Torre del mulino – Pretola (PG)

La torre e l’opificio, un molino con due macine da grano, ben visibile dal percorso pedonale lungo il fiume, è situato sulla sponda destra del Tevere presso il centro abitato di Pretola, a ridosso della Torre medievale del 1300, oggi sede dell’Ecomuseo.
Accanto alla torre e al molino si ritrovavano le lavandaie che facevano il bucato nella acque del Tevere.

 

Cenni Storici

Il Castello è situato sulla sponda occidentale del Tevere, distante quattro chilometri da Perugia, faceva parte del contado di porta Sole e nella documentazione più antica compariva con il nome di Fracta Iamperetole.
La denominazione “Pretola” probabilmente deriva dal latino medievale “peretra” o “pretula“.
Questi termini si riferiscono alla presenza di “pietre“.
È facile il passaggio da “pretula” o “peretra” al nome del paese di Pretola.
Era una località “plenus pretulis“, si riferiva alla presenza abbondante di “ciottoli e pietre” nell’alveo del fiume Tevere, una risorsa in passato molto utile agli abitanti.
Pretola ha una storia molto antica, sicuramente era un pagus romano, coma hanno rilevato recenti ritrovamenti archeologici, e da sempre è stata un ottimo territorio per l’insediamento umano, visti i terreni fertili da coltivare e la presenza del fiume che garantiva sussistenza ed era un’ottima via di comunicazione.
Nel 1258 e nel 1282 era classificato come villa.
Un territorio che ha avuto da sempre una ricca antropizzazione e già nel 1248 contava 41 fuochi con un rapporto di circa 164-205 persone che negli anni 1439-1439 erano diventate 240-300 con 60 fuochi.
Pretola nel corso dei secoli non ha mai visto momenti di decremento demografico, nemmeno ai tempi della peste degli inizi del XVI secolo, tanto che in un certo periodo pare abbia contato quasi mille abitanti tanto da essere considerata una piccola città.
Purtroppo le devastazioni, ed i saccheggi subiti nei secoli hanno impedito un maggiore sviluppo.
Persino Annibale pare sia transitato qui nel 217 a.C. dopo la battaglia del Trasimeno, come testimoniato da un “elmo” ritrovato nel corso di uno scavo nei pressi di Pretola passato al Galleria del Granducato di Toscana ed ora conservato a Firenze.
Quello che fece la fortuna del paese fu il Tevere e la forza motrice che alimentava i suoi mulini a cui confluivano anche gli abitanti dei paesi vicini e fornivano ricchezza alla città di Perugia; i molini poi erano edificati in una posizione protetta da attacchi nemici in quanto lontani dai ponti sul Tevere e riparati dalla ripida collina verso Perugia.
L’impianto molitorio venne con molta probabilità fatta costruire da un ordine religioso, infatti le numerose fonti documentarie dimostrano che fin dall’età medievale le strutture molitorie collocate nel tratto del Tevere in questione, erano per la maggior parte sotto il controllo degli Enti religiosi cittadini.
I documenti della seconda metà del 1300 attestano la presenza di almeno tre molini nella zona di Pretola.
Nel 1334 sotto la badessa Giovanna si tenne un capitolo presso il convento di Santa Maria di Monteluce a proposito della controversia per il possesso di chiese e mulini a Pretola.
Nel 1370, per volere di Urbano V, l’area venne a trovarsi sotto il dominio della Famiglia Boccoli che, tra il 1367 e il 1370, edificò una torre a difesa del mulino e della villa di loro proprietà corrispondente oggi al nucleo di case di fronte alla stessa torre.
I Boccoli persero Pretola nel corso della disputa tra Beccherini e Raspanti, ma con la sconfitta di questi ultimi ne tornarono in possesso.
Tra gli strascichi di questa disputa va inserito il saccheggio e la distruzione dei molini lungo il Tevere da parte del capitano di ventura Braccio Fortebraccio che nell’aprile 1410 devastò case e ville di Pretola e incendiò il mulino.
Tre anni dopo Matteo Boccoli vendette la villa e la torre all’Ospedale Santa Maria della Misericordia che intendeva dotarsi di un granaio produttivo.
Ricordiamo che l’Ospedale di Santa Maria della Misericordia fu il più importante ente assistenziale cittadino che deteneva il primato delle strutture produttive lungo il Tevere, poiché intorno alla metà del 1500 assorbì anche il patrimonio fondiario dell’Ospedale del Colle.
L’appartenenza a questa Opera assistenziale è ancora oggi visibile sulla facciata della torre dove troviamo lo stemma dell’Opera Ospedaliera.
La torre venne ristrutturata dai danni prodotti da Braccio intorno al 1440.
In conseguenza della distruzione arrecata da Braccio nel 1438 e nel 1439 la località era ritornata a essere indicata come villa e nel 1428 la comunità istituì il gruppo “Capitani del Contado” che erano stipendiati da Porta Sole di Perugia, da cui dipendeva e nel 1469 le cortine difensive furono ricostruite.
Il paese pagava come tributo a Perugia 10 fiorini, una tassa superiore a paesi più grandi, visto la sua florida economia e lo stato di benessere.
Nel 1540, durante la “Guerra del Sale“, l’esercito pontificio al comando di Alessandro Vitelli si fermò a Pretola mentre i mercenari papalini si diedero a saccheggiare le case isolate e i villaggi posti intorno alla città di Perugia.
Di fronte ad un così poderoso esercito i perugini ebbero un momento di smarrimento, compiendo qualche sortita verso Pretola per cercare di portare via almeno alcuni sacchi di farina: l’impresa si risolse con un gran numero di morti da entrambe le parti.
Pretola oggi ha un volto nuovo con ville e grossi fabbricati e con una popolazione che si aggira sui 900 abitanti, occupati come operai, impiegati e professionisti, con una piccola quota di artigiani.
L’associazione più attiva a Pretola è la Società dilettantistica Sportiva Ciclistica “Tevere” che si esprime ai massimi livelli ormai da una cinquantina di anni nel “Gran Premio Pretola“, la seconda domenica di ottobre.
Nel 1978 si è costituita la Filarmonica che ha eseguito concerti anche al di fuori della regione, ha partecipato alla “Maratona delle bande europee” con un concerto a Praga (Repubblica Ceca) l’8 Aprile 2001.
La Filarmonica ogni anno alla Sala dei Notari di Palazzo dei Priori tiene il Concerto dell’Epifania.
 

Il Mulino

Il Molino della Torre era rappresentato come munito di tre avancorpi sul fiume , ciascuno con parete ad angolo per non ostacolare la corrente e facilitare la deviazione dell’acqua verso ciascuna delle due ruote per ottenere più spinta.
Fino al 1940 il mulino macinava grano tenero, duro ed altri cereali, leguminose e granoturco; finché venne acquistato pochi anni dopo dal marchese Pietro Marini Clarelli e da Luigi Rossi, che lo utilizzò per macinare ghiaia.
Successivamente divenne una fabbrica di mattonelle.
Oggi, visibilmente in degrado, l’intero complesso è di proprietà del Comune di Perugia.
 

Il Sentiero delle Lavandaie

Pretola a partire dall’Ottocento e fino agli anni Cinquanta ha rappresentato una vera e propria lavanderia a cielo aperto al servizio della città di Perugia.
Le lavandaie di Pretola e non solo, fino a quando non si è diffusa la lavatrice, hanno rappresentato per molte famiglie perugine un importante aiuto per la gestione familiare.
Le lavandaie si ritrovavano a Porta Pesa dove avveniva la consegna e il ritiro dei panni lavati o da lavare, scendevano il crinale nei pressi della Chiesa di San Bevignate lungo il Fosso del Camposanto e scendevano fino ad arrivare al molino e alla Torre Medioevale di Pretola lungo il Tevere dove venivano lavati i panni, per poi rifare lo stesso percorso al ritorno per tornare in città a riconsegnare il bucato.
Un’economia questa che coinvolse un gran numero di persone in un certo periodo si contarono fino a 369 donne che lavavano al fosso e al Tevere e facevano il bucato con la scina.
Questo metodo consisteva nel mettere i panni in un grosso recipiente in terracotta si coprivano di cenere e si versava sopra acqua bollente; la soluzione ottenuta di acqua calda e cenere si chiama ranno o lisciva.
Questa economia finì nell’ultimo secolo con la diffusione delle lavatrici.
 

Gli uncinatori

In passato l’economia del borgo di Pretola si basava sui mestieri legati al fiume Tevere, nei giorni di piena del Tevere (che puntualmente si ripeteva 3 o 4 volte ad ogni stagione invernale), gli uomini andavano al fiume, trasformandosi in raccoglitori di legna (uncinatori), un mestiere antichissimo, tramandato da padre a figlio.
I raccoglitori di legna o uncinatori arpionavano i tronchi d’albero portati via dalle piene e raccolti con l’uncinaja (un uncino normalmente realizzato in acero campestre legato ad una lunga corda) in modo da avere legna da ardere e da vendere.
 

Fonti documentative

D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
Giovanni Maria Lanci – Pretola sulla riva del Tevere – 2001

http://www.faffailfornaio.it/it/i-percorsi-del-gusto-i-molini/

https://it.wikipedia.org/wiki/Pretola

http://itinerari2013.comune.perugia.it/media/sentiero-delle-lavandaie-001

http://www.emozioninumbria.com/eventi-umbria/sentieri-aperti-2016-itinerario-delle-lavandaie/

http://www.wikidonca.it/dizionario/Scina

 

Mappa

Link coordinate: 43.115936 12.437371

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