Palazzo Altieri – Fratta Todina (PG)
Cenni Storici
Quello che oggi viene comunemente chiamato “Palazzo Alteri“, in verità è stato per secoli la villa estiva dei vescovi di Todi, ultima destinazione dopo diversi passaggi di proprietà tra comuni e signori.
La sua storia è molto variegata.
Quando Fratta era un semplice mucchio di case intorno ad una chiesa, in quel luogo c’era una sorta di piccola rocca, un cassero, unico strumento difensivo insieme alla palizzata.
Qualcosa dovette cambiate già nei primi anni 30 del 1300, quando Todi decise di fortificare Fratta, ma il vero cambiamento ci fu ottant’anni dopo con Braccio Fortebraccio che, raddoppiando la superficie del castello, nel punto di congiunzione tra il vecchio impianto e l’addizione costruì il suo palazzo baronale.
Di fatto lo abitò poco, ma va detto che qui soggiornarono Francesco Sforza, la famiglia Baglioni e i nobili di Perugia esiliati da Braccio, perfino Pico della Mirandola.
Questa prima età aurea terminò nel 1424 con la morte di Braccio e la situazione cambiò poco fino al 1451, data in cui il castello tornò sotto il vescovo di Todi e il palazzo tornò ad essere una modesta dimora vescovile come testimonierà il Visitatore Pastorale Pietro Camaiani nella visita apostolica del 1574.
Dopo questa fase sono due le personalità che hanno cambiato funzione e aspetto all’edificio: Angelo Cesi e Giovambattista Altieri, vescovi di Todi che fecero di Fratta loro luogo di villeggiatura.
L’intento di ampliarla si realizzò nel 1603 quando venne perfezionata una permuta di immobili tra il Cesi e l’Universitas della Fratta.
Il 2 maggio il vescovo, riconosciuta la grande necessità della comunità che non aveva un locale deputato alle pubbliche riunioni, destinava alla stessa una sua casa posta “tra le due porte” sul lato sud delle mura (la porta che continuiamo a chiamare Todi è in effetti composta di un elemento esterno ed uno interno) nella quale insediare la sede comunale e un ginnasio “ut adolescentes qui studiis incubere volunt possint facilius ediscere et commoditatem studendi habere” (affinchè i giovani che vogliono dedicarsi allo studio, possano apprendere più facilmente ed avere una migliore opportunità di studiare); nel nuovo edificio avrebbe trovato posto anche l’alloggio per il predicatore della quaresima e l’ufficio dei soprastanti alla fiera di Sant’Angelo.
In cambio il vescovo si assicurava, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’autorizzazione all’ampliamento della villa episcopale e l’utilizzo di alcuni locali ad essa adiacenti.
Le numerose stanze che il prelato donò alla comunità e che restaurò a proprie spese adattandole ad uso di ufficio, sono quelle in cui ancora oggi ha sede la casa municipale di Fratta Todina.
Circa la prestigiosa presenza del ginnasio (che comportava un curriculum più avanzato rispetto alla scuola normale), occorre ricordare che non si trova menzione di un altro istituto simile in tutta la diocesi, ad eccezione di quello todino che era finanziato dal comune fin dal XIV secolo.
L’atto di donazione del 2 maggio venne sottoscritto “in palatio episcopatus situm iuxta ecclesiam Sancti Savini, viam publicam, muros castellanos“.
Dunque, la chiesa di San Savino sorgeva al di là della strada come testimoniava anche il Camaiani, spiegando cosi l’anomalia attuale della torre campanaria staccata dal corpo dell’edificio ed anzi divisa da esso dalla via principale del castello.
Ingrandì il palazzo, inglobando anche le mura che oramai non servivano più e aggiungendo i giardini. Cosa interessante, Cesi avviò la coltura del baco da seta, che durò quasi fino a metà ‘900; la sua firma è posta sopra il portale che dà sulla via con lo stemma del suo casato, ed è l’unico segno evidente, infatti non vide mai la fine della sua opera in quanto morì nel dicembre del 1606.
Fu il cardinale Altieri, che, appartenente alla nobiltà romana, mezzo secolo più tardi, tra gli anni ’40 e ’50 del 1600 completò l’opera trasferendo in essa lo spirito di grandezza proprio della sua indole dandogli l’aspetto barocco, forse commissionandolo al de’ Rossi, a cui aveva già affidato il palazzo romano, o comunque avvalendosi della sua consulenza.
Decorò con i sui stemmi il cortile del pozzo con stelle a 8 punte e api (simbolo dei Barberini con cui era imparentato) e fece dipingere nel tetto del corridoio lo stemma stellare degli Altieri; della vecchia struttura rimase anche una stupenda fontana che reca sulla fronte una iscrizione del vescovo Ludovico Gualterio che fece restaurare nel 1725 le condutture ostruite dal fango o danneggiate, che un tempo, “longa via, portavano l’acqua con fantasiosi giochi nei giardini del vescovo Altieri. Sappiano che questo impianto, che sembra attingesse da alcuni depositi realizzati con ingegnose opere di captazione presso Santa Maria di Collattone, alimentava cascatelle e zampilli inventati dall’architetto tuderte Lodovico Gattelli“.
Di fatto la fontana era una grande peschiera per l’allevamento dei pesci che poi venivano pescati per diletto in un laghetto posto nel giardino.
I giardini furono circondati da un muro con due grande portali ai lati.
In tutto il palazzo la firma del cardinale è ovunque sui marcapiani e sugli architravi delle finestre.
L’ambiente più bello è la galleria affrescata da maestri di scuola romana di metà ‘600 con sette episodi vetero-testamentari e la terrazza che apre sui giardini.
Vi si leggono: sulla parete di ingresso: Il trionfo di David, a destra (disposti su tre riquadrature scandite da grottesche, putti ed altri motivi ornamentali) Lot e le figlie, Il sacrificio di Isacco, Tobia e i tre Angeli; a sinistra Il sogno di Giacobbe, Le figlie di Jetro e Mosè abbandonato sulle acque del Nilo.
Il palazzo dunque nel 1653 poteva dirsi compiuto anche nei suoi motivi ornamentali radicalmente modificato rispetto l’impianto cesiano.
Scrive il Leoni: “L’aria sottile e montana della città nostra non si affaceva alla sua salute (dell’Altieri) e perciò si trattenne lungamente a dimora nel castello della Fratta dove costruì uno splendido palazzo con un bel giardino e la chiesa parrocchiale”.
Vi furono impiantate anche serre e limonaie secondo la moda corrente.
Alla costruzione è legata una sommossa del popolo di Todi che si sollevò contro la profusione di quel fiume di denaro che il vescovo autorizzava mentre in città mancava persino il pane.
Si narra che l’Altieri attendesse tranquillamente la folla inferocita che calmò all’ultimo istante dando ordine alle autorità civili di aprire i magazzini dell’abbondanza per la distribuzione gratuita del grano.
Con i due vescovi di casa Gualterio, Filippo Antonio e Anselmo Ludovico, a cavallo tra XVII-XVIII secolo, termina la seconda età dell’oro.
Dopo ciò il palazzo diventò una sorta di tenuta agricola, fino a quando, a metà del secolo scorso il vescovo Alfonso Maria de Sanctis lo dette in utilizzo alle Figlie dell’Amore Misericordioso, che lo acquistarono e lo ristrutturarono per adibirlo ad asilo e istituto di recupero per disabili, senza con ciò rovinarne la bellezza.
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L’antica chiesa di San Cassiano
L’antica chiesa di San Cassiano, coeva al castello, è stata inglobata nel Palazzo vescovile edificato dal Vescovo Cesi prima e completato dall’Altieri poi.
La nuova chiesa fu edificata a spese del Cesi dall’altra parte della strada lasciando il campanile nella sua sede originaria cioè inglobato nel palazzo.
L’antica abside si nota ancora all’esterno mentre all’interno è stata tamponata; la porta della cappellina in legno con vetrate si affaccia su via Roma e sui vetri sono stati riprodotti i simboli di San Bernardino e due ancore simbolo del Centro Speranza e delle suore dell’ordine delle Figlie dell’Amore Misericordioso che la usano come cappellina interna.
Durante i lavori di restauro in una nicchia è tornato alla luce un affresco del 1574 raffigurante una Natività.
A sinistra il gruppo dei pastori, al centro la Natività e sullo sfondo un paesaggio peruginesco ricco di dettagli mentre a destra compare un personaggio che nulla a che vedere con la scena rappresentata tanto che al disopra dello stesso compare una scritta e una data difforme da quella della composizione.
La scritta SCAROLUS e la data 1612 è riferita al personaggio sottostante che probabilmente è stato aggiunto in quell’anno da un devoto e si tratta di San Carlo Borromeo che prega Gesù nato ma si tratta di un soggetto postumo e inutile.
Questa Natività è inedita e quindi questo sito si attribuisce l’esclusiva essendo il primo che ne diffonde in rete la notizia e le immagini.
IL CENTRO SPERANZA
Il Centro Speranza è una struttura sanitaria dove ci si prende cura delle persone con disabilità, bambini e adulti con cerebrolesioni gravi e difficoltà nello sviluppo neuropsicologico, attraverso un percorso educativo e riabilitativo in grado di promuovere la crescita personale e relazionale.
Il Centro Speranza è gestito dalla Congregazione Suore Ancelle dell’Amore Misericordioso, è chiamato così in ricordo della fondatrice Madre Speranza la quale, da sempre, aveva espresso il desiderio di realizzare a Fratta Todina (Pg) un’opera in grado di accogliere e curare bambini e ragazzi in difficoltà insieme alle loro famiglie.
La mission del Centro Speranza è tutelare il benessere, la dignità delle persone con disabilità migliorandone la qualità della vita. Il Centro Speranza ha, inoltre, lo scopo di accompagnare le famiglie dei bambini e ragazzi con disabilità.
Accreditamento, Convenzioni e Certificazione di Qualità
1984 Convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale
2006 Certificazione di Qualità – standard normativo internazionale ISO 9001:2008
2007 Accreditamento con la Regione Umbria, D.D. n. 9810 – rinnovato nel 2013, D.D. n. 9897 – rinnovato nel 2017, D.D. n. 1607
2014 Accreditamento Istituzionale per “attività di Logopedia ed attività diagnostiche, riabilitative, psicoterapeutiche e psicopedagogiche su soggetti con disturbi specifici di apprendimento (DSA), disturbi neuropsicologici, comportamentali e della sfera relazionale” ai sensi dell’art. 4 del Regolamento regionale n.2/2000” D. Regionale n. 4537
Servizio Semiresidenziale diurno
dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 – 16.00
È rivolto a bambini, adolescenti e adulti con disabilità intellettiva e/o fisica, e/o disabilità multisensoriale e del comportamento, previa autorizzazione della ASL dell’Umbria.
Dopo la valutazione, per ogni utente, l’équipe medico-psico-pedagogica formula un Progetto Riabilitativo Individuale declinato in interventi educativi-riabilitativi, volti al contenimento allo sviluppo delle potenzialità della persona, in una prospettiva di armonizzazione e benessere psicofisico e alla riduzione delle conseguenze negative delle patologie.
Gli utenti sono seguiti da educatori professionali e terapisti della riabilitazione. Il programma è attuato e continuamente verificato attraverso un attento lavoro dell’équipe multidisciplinare, composta dal neuropsichiatra, assistente sociale, coordinatore pedagogico, educatori e terapisti.
Finalità, obiettivi e metodologie sono condivisi con la famiglia dell’utente, che svolge un ruolo fondamentale nel processo educativo, per un coinvolgimento totale del suo contesto sociale e ambientale.
Servizio di riabilitazione ambulatoriale privata o in convenzione
dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 – 17.00
Il servizio di riabilitazione ambulatoriale privata è rivolto a bambini, adolescenti e adulti per trattamenti di fisioterapia (anche in piscina con acqua riscaldata) di logopedia, di musicoterapia, di psicomotricità, di massofisioterapia, di attività occupazionale.
Il servizio di riabilitazione ambulatoriale è in convenzione con il S.S.N. per utenti fino ai 18 anni (previa autorizzazione della USL) per trattamenti di fisioterapia e di logopedia.
Il Centro Speranza con Determinazione Regionale n. 4537 del 06/06/2014 ha ottenuto l’Accreditamento Istituzionale ad effettuare la diagnosi di DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e rilasciare la relativa certificazione a fini scolastici per gli adempimenti previsti dalla Legge 170/10.
Fonti documentative
G. Comez – Vicende storiche di Fratta Todina – 1990
Cartellonistica sul posto di Emanuele Frenguelli
http://www.centrosperanza.it/
Nota
Da questa pagina ringrazio sentitamente le Suore che gestiscono il Centro Speranza per la loro dedizione, professionalità e smisurato amore che mettono ogni giorno nella loro vocazione, in particolare ringrazio la madre Superiora Suor Maria Grazia per la sua infinita disponibilità e pazienza dimostrata nei miei confronti.