Monastero di Santa Maria inter Angelos detto “delle Palazze” – Spoleto (PG)

Il complesso è stato completamente ristrutturato, adibito ad usi privati e non visitabile.

 

Cenni Storici

L’ex monastero di Santa Maria inter Angelos, conosciuto dagli spoletini come “Le Palazze“, si trova sul versante sud occidentale del Colle Ciciano, lungo il Giro dei condotti, oltrepassato il Ponte Sanguineto.
Il nome del monastero deriva dalla sua collocazione tra le dirute chiese di Sant’Angelo di Scisciano e Sant’Angelo di Cervellone.
Fu fondato, prima del 1232, probabilmente nel 1229, da Gregorio IX; fu sede della prima comunità “regolare” di recluse, parte di un più ampio movimento eremitico femminile penitenziale che si era insediato a Spoleto e dintorni, la cui crescita si protrasse per tutto il XIII secolo.
Il 27 luglio 1232 Gregorio IX dette a Nicola, vescovo di Spoleto l’ordine di assegnare i possedimenti che l’Abbazia di San Silvestro del Monte Subasio aveva presso Cocoronum, ossia Montefalco, a Santa Maria inter Angelos.
Il 2 agosto 1236 sempre Gregorio IX confermò che il Santa Maria inter Angelos fosse esente dalla giurisdizione del vescovo di Spoleto e vi introdusse la regola da lui stesso redatta in sostituzione di quella benedettina.
Nel documento del 1262 il monastero, per il suo aspetto imponente, è detto Palatium, da allora il nome fu assunto anche dalle recluse, dette monache del Palazzo.
Nello stesso documento si attesta la presenza di trenta consorelle nel monastero.
Nel 1263, a seguito dell’emanazione della regola da parte di Urbano IV, le monache furono inquadrate nell’ordine delle Clarisse.
Il 2 agosto 1236 sempre Gregorio IX confermò che il Monastero di Santa Maria inter angulos fosse esente dalla giurisdizione del vescovo di Spoleto e vi introdusse la regola da lui stesso redatta in sostituzione di quella benedettina.
Alla fine del XIII secolo si dette avvio alla decorazione pittorica della chiesa e del sottostante oratorio, secondo le ipotesi più accreditate sotto il pontificato di Bonifacio VIII, con ogni probabilità appena dopo il tremendo terremoto del 1298.
Risale anche allo stesso anno il Periculoso, la bolla con cui Bonifacio VIII inasprì le regole degli ordini monastici femminili, è probabile che i due eventi abbiano imposto un rinnovamento e una riorganizzazione degli spazi interni al monastero e, conseguentemente, una nuova decorazione.
Inizialmente, pertanto, la sua esistenza fu florida, e tale continuò ad essere, con ogni probabilità, anche nel XIV secolo, pur nella scarsità di documentazione: nel 1348 il monastero è oggetto di un lascito testamentario di tal Marinetto di Mattiolo di Ramparelli, altre sporadiche citazioni si trovano in documenti del 1362, 1370 e 1372.
Le clarisse, per motivi di sicurezza, alla fine del secolo, presumibilmente nel 1295 furono trasferite da Bonifacio IX all’interno delle Mura di Spoleto, presso i ruderi dell’anfiteatro romano, in un edificio che da allora assunse il nome di Monastero del Palazzo; non tutte le religiose accettarono lo spostamento, alcune preferirono rimanere e continuare la vita religiosa dell’antico monastero.
Infatti il luogo è menzionato nella visita del De Lunel del 1571 e del Lascaris del 1713, che cita gli affreschi dell’ambiente inferiore ancora visibili.
Dopo la soppressione delle corporazioni religiose in Umbria (1860-1861) il monastero, trasformato in casale, passò allo stato che nel 1871 lo vendette a Francesco Cianni.
Alla sua morte, nel 1908, passò in eredità al figlio Guglielmo.
Nel 1914 il Ministero della Pubblica Istruzione aveva segnalato gli affreschi tra quelli di interesse nazionale, omettendo però la notifica al proprietario.
Nel 1921 sei su sette delle scene sulle pareti del primo piano dell’oratorio del monastero, allora adibito a fienile, furono rimosse, immediatamente immesse sul mercato e abusivamente vendute.
A nulla valsero le denunce apparse sulla stampa e il temporaneo sequestro avvenuto a Bergamo l’anno seguente, i sei affreschi furono esportati in Francia e nel giro di pochi anni rivenduti da mercanti parigini a musei e collezionisti americani.
Il Cianni, inquisito e processato, si difese con abilità, forte della mancata notifica, e fu assolto.
Nella sua dichiarazione, resa durante la fase inquisitoria, afferma tra l’altro: “Circa 35 o 40 anni or sono il defunto Sordini Giuseppe archeologo del Circondario di Spoleto dopo aver esaminato gli affreschi esistenti in un podere che trovasi nel vocabolole palazzedi proprietà del fu Francesco Cianni, dichiarò che solo uno aveva un certo valore ed invitò il proprietario a cederlo a Comune di Spoleto, e così fu fatto.
Detto affresco trovasi tuttora nella pinacoteca della città
“.
Se la testimonianza è veritiera rimane il mistero di cosa raffigurasse l’affresco e di dove sia attualmente allocato.
Nel 1957, grazie ad un attento sopralluogo condotto da Bruno Toscano al piano terra del monastero, vennero alla luce altre opere non conosciute, al piano superiore furono apprezzate cinque sinopie degli affreschi ed un affresco ancora in sito, poi il tutto fu distaccato a distanza di anni, le sinopie nel 1964, i due affreschi del piano terra nel 1972; ora le une e gli altri sono esposti al Museo del Ducato di Spoleto.
 

Aspetto

L’intero complesso oggi è completamente ristrutturato, adibito ad usi privati e non visitabile.
All’esterno si trova, ad un livello inferiore al piano di campagna e accessibile tramite una scalinata, un ambiente con fonte, lavatoio e pozzo.
Della ricca decorazione pittorica che un tempo ornava il monastero rimangono flebili tracce di alcuni degli affreschi, visibili al primo piano, all’interno di quella che forse era una chiesa, poi divenuta fienile e ora adibito a sala conferenze.
Sulla parete di sinistra si trovava una Crocifissione, ora al Worcester Art Museum, la sinopia è esposta al Museo del Ducato di Spoleto.
Segue una Parusia, la seconda venuta di Cristo, già erroneamente individuata come Giudizio Universale, in basso a sinistra è raffigurata la Madonna della Misericordia, anche questo affresco si trova ora in Pennsylvania, Glencain Museum, la sinopia è esposta al Museo del Ducato di Spoleto.
A seguire l’Ultima Cena e in un riquadro, in basso a destra, l’Orazione di Gesù nell’orto.
Come per i precedenti originale al Worcester Art Museum, sinopia al Museo del Ducato di Spoleto.
È interessante notare che tra sinopia ed affresco sussistono significative differenze, indice di ripensamento dell’artista nella fase finale di esecuzione.
Chiude la parete la Derisione di Cristo, affresco non distaccato nel 1921 e ora conservato al Museo del Ducato di Spoleto.
Nella parete di fondo erano poste una Crocifissione e un altro affresco, di cui già all’inizio del secolo scorso non rimanevano che flebili tracce, forse La Presentazione di Gesù al Tempio o forse una Madonna col Bambino, non lo si saprà mai con certezza.
La parte sinistra della Crocifissione è stata staccata nel 1921, ora è al Worcester Art Museum, a lungo tempo descritta erroneamente come Soldato e Santa, trattasi in realtà di Longino e della Madonna; la sinopia è conservata nei magazzini del Museo del Ducato di Spoleto.
In sito sono rimasti pochi resti del Crocifisso e una mano di San Giovanni.
Sulla parete di destra, nel lato adiacente a quella di fondo, ci doveva essere un affresco, con ogni probabilità un’Adorazione dei Magi, di cui già all’inizio del secolo scorso non rimanevano tracce.
Seguiva una Natività, già molto danneggiata al momento dello strappo, poi sezionata in quattro pezzi e venduta separatamente: San Giuseppe al Worcester Art Museum, un Pastore, a lungo identificato erroneamente come Caino, al Glencairn Fogg Art Museum di Cambridge, un Re Magio ad Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of art, infine, Gesù Bambino è a Boston al Museum of Fine Arts.
Chiude infine la serie degli affreschi del piano superiore un’Annunciazione, ora in Pennsylvania, Glencain Museum.
Al piano terra, in un ambiente presumibilmente già dedicato ad oratorio e coro delle monache, poi utilizzato come chiesa, sono stati rinvenuti due distinti affreschi rimasti per secoli nascosti, posizionati in alto, separati da una finestra certamente preesistente, appena visibili grazie alla caduta di particelle della tinteggiatura a calce che li ricopriva.
Su segnalazione del professor Bruno Toscano, la Soprintendenza ha staccato i due affreschi, raffiguranti la Madonna col Bambino tra i Santi Francesco e Chiara e una Crocifissione, acquisiti poi dal comune di Spoleto, ora visibili al Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.
La gran parte della decorazione pittorica era opera di un pittore anonimo, probabilmente Spoletino, il cui stile ha avuto origine dalla tradizione umbra duecentesca e dagli esempi lasciati da Cimabue ad Assisi.
Attivo a Spoleto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, è stato convenzionalmente detto il Maestro delle Palazze, in riferimento al luogo di provenienza delle opere a lui attribuite.
L’antico monastero è ora di proprietà privata.
 

Nota di precisazione e di ringraziamento

Le immagini degli interni sono tratte da Wikimedia, con autorizzazione dell’autrice, Manuela Musco, che si ringrazia.
 

Fonti documentative

DELPRIORI ALESSANDRO La scuola di Spoleto Immagini dipinte e scolpite nel Trecento tra Valle Umbra e Valnerina QUATTROEMME, 2015
DI CARPEGNA FALCONIERI TOMMASO, FACHECHI GRAZIA MARIA Gli affreschi delle Palazze Una storia tra Umbria e America Gangemi, Roma 2017
GENTILI L., GIACCHÉ L, RAGNI B. E TOSCANO B., L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto, Roma, Edindustria, 1978
METELLI CECILIA Tesi di laurea La rimozione della pittura murale. Parabola degli stacchi negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo Coordinatore del Dottorato Prof. Daniele Manacorda Tutor Prof. Mario Micheli
PICCHIARELLI VERUSKA Maestro delle Palazze in Capolavori del Trecento Il Cantiere di Giotto Spoleto e l’Appennino a cura di Vittoria Garibaldi e Alessandro Delpriori QUATTROEMME, 2018, pagine 184 -191
SENSI MARIO a cura di Itinerari del sacro in Umbria
SENSI MARIO, Storie di Bizzoche: tra Umbria e Marche
SORDINI GIUSEPPE Di un cimitero cristiano sotterraneo nell’Umbria: memoria letta in una solenne adunanza del III Congresso Internazionale di archeologia cristiana, Spoleto, Tipografia dell’Umbria, 1903
TOSCANO BRUNO, II Maestro delle Palazze e il suo ambiente, in Paragone, nº 25, Firenze, Sansoni, 1974.
TOSCANO BRUNO, Frammenti del Maestro delle Palazze, in Spoletium, 26-27, 29 e 30, Spoleto, Accademia spoletina, 1985, pp. 21-31.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ex_monastero_di_Santa_Maria_inter_Angelos

https://it.wikipedia.org/wiki/Maestro_delle_Palazze

https://chiaradiassisi.jimdo.com/bolla-per-la-clausura-bonifacio-viii-periculoso/

http://www.sorbellofoundation.org/spoleto-project/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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