La Fortezza (Rocca) di Acquaviva Picena (AP)
Cenni Storici
Spostandovi nell’entroterra a meno di 10 km, vi segnaliamo la Fortezza Medioevale ad Acquaviva Picena. Costruita nel XIV secolo dagli Acquaviva d’Atri, la Fortezza medioevale è situata su un colle a 365 metri s.l.m., in una posizione strategicamente importante nel passato. Menzionata tra le più importanti rocche della regione, la Fortezza costituisce il monumento più rappresentativo e la principale attrattiva turistica del paese. Probabilmente ideata sul primo affermarsi della potenza della Famiglia degli Acquaviva, fu completata intorno al 1300. Giovan Francesco Azzolino, in seguito della distruzione operata dai Fermani nel 1447 si occupò della ricostruzione, a cui sembra essersi interessato il grande architetto fiorentino Baccio Pontelli, autore della Rocca di Senigallia, delle fortezze di Officia, di Jesi e di Osimo. Esemplare importante di fortificazione, presenta una pianta a quadrilatero irregolare, che racchiude un’ampia corte centrale con pozzo, con i vertici rafforzati da torrioni. Il torrione più alto, il Mastio, di forma cilindrica è alto circa 22 m e presenta una scarpata fortemente accentuata. L’interno è occupato da due vani voltati tra loro collegati da una scala in muratura. Davvero suggestivo è lo spettacolo paesaggistico che si apre allo sguardo del visitatore dalla sommità del Mastio, che permette di scorgere per un ampio orizzonte il mare, i colli circostanti e le imponenti vette del Gran Sasso e della Maiella. Il torrione da cui si aprono feritoie per bocche da fuoco, posto in diagonale rispetto al Mastio, è di pianta pentagonale e presenta all’interno due vani sovrapposti aperti sulla corte. Il Mastio, ha forma circolare ed è alto circa 22 mt. Fortemente accentuata è la scarpata a cono il cui attacco è sottolineato da un cordone, come nelle rocche di Cesena e Brisighella. Nella parte alta la struttura difensiva aggettante poggia su eleganti beccatelli. Un tempo doveva essere coronata da merli, poi sostituiti da un parapetto nel quale vennero ricavate troniere. alloggiamenti per piccoli pezzi di artiglieria. Il Mastio domina la piazza Del Forte, le cui case sono disposte in modo da formare una corte elegante. Verso l’esterno è ornato con due stemmi: l’aquila imperiale, su uno scudo, e l’antico stemma della città di Fermo, con una croce ed un’iscrizione oggi illeggibile. Le altre due torri, rispettivamente di pianta pentagonale e quadrata, erano destinate ad armi leggere quali colubrine ed archibugi. Nella parte alta, percorribile attraverso camminamenti, la struttura difensiva poggia su eleganti beccatelli. Nello spessore della muraglia è ricavato un corridoio con piccoli appostamenti a casamatta ed una porta all’uscita della cortina. L’intero complesso restaurato alla fine dell’Ottocento dal noto architetto marchigiano Giuseppe Sacconi, autore del Vittoriale a Roma, e di recente ristrutturato, sembra accennare ai principi di Leonardo e preludere ai baluardi del secolo XVI. La rocca ospita al suo interno il Museo della Pajarola, in cui è possibile ammirare gli abiti delle pajarolare (le donne che realizzavano ogni giorno i cestini di paglia di frumento tipici della tradizione di Acquaviva Picena), i cesti, le bamboline, gli utensili da cucina e di uso quotidiano, tutti rigorosamente realizzati a mano. Potrete quindi visitare la Fortezza in compagnia del vostro Amico Zampa Animale prestando le solite attenzioni, soprattutto nei mesi estivi: periodo in cui nella corte centrale si svolgono numerose manifestazioni in costume, con giochi e spettacoli. Erra, senza pace, nella cittadella militare, il fantasma del capitano della Rocca, lasciatosi corrompere nel 1432 da Giosia Acquaviva. Costui gli aveva promesso che non avrebbe in alcun modo infierito sui residenti in quanto il suo unico interesse era quello di riappropriarsi dell’antico maniero di famiglia. Disattendendo però ogni assicurazione precedentemente resa, Giosia, una volta penetrato all’interno della fortezza, massacrò l’intera guarnigione, oltre ai suoi pochi abitanti, trovandovi, infine, morte violenta anche il Capitano della Rocca, in un estremo tentativo di evitare l’eccidio della sua famiglia. Tra i sibili del vento che si canalizza nei camini e misteriosi lamenti, nelle notti di inverno il fantasma del Capitano della Rocca vaga, cercando la sua famiglia, schiacciando contro le mura e scuotendo chi si trova dinanzi, come volesse far rinsavire qualcuno dal perduto senno per interrogarlo. Ancora oggi alcuni anziani del posto tramandano la storia di un fantasma che schiaffeggiava e schiacciava, nelle notti di inverno, contro i muri delle stanze di antichi edifici i malcapitati del momento, narrando fatti effettivamente occorsi, fino anche ad esser stati costretti a dover ricorrere a numerosi esorcismi per far cessare queste manifestazioni.