Fortezza di Civitella del Tronto (TE)
Abruzzo – Cenni Storici
La fortificazione è stata edificata a più di 600 m. s.l.m nell’area prossima alla linea di confine tra le contee ascolana ed aprutina ed eleva le sue costruzioni in posizione dominante rispetto al nucleo abitato del paese, sull’altura posta tra il torrente Vibrata ed il fiume Salinello. Dagli spalti si osserva un vasto panorama che spazia dalla valle del Salinello alla val Vibrata fino alla valle del Tronto. Si vedono anche i monti Gemelli, i massicci del Gran Sasso, dei monti della Laga, della Majella, il monte Ascensione ed il mare Adriatico.
Le fonti storiche attestano l’esistenza di scritture dell’XI secolo che citano il borgo di Civitella. È riportata la data dell’anno 1001, riferita ad un atto di donazione sottoscritto da Raterio, figlio di Giuseppe, che descrive la «curtis» di «Tibitella», posta a guardia del confine del Salinello, tra il comitato ascolano e quello aprutino. A questo segue, nel 1069, un altro atto di donazione sottoscritto da Siolfo, figlio di Trasmondo e nipote di Trasmondo, che destina la proprietà del castello di «Civitellae» a Stefano, vescovo di Ascoli. Civitella era posta a guardia del confine del Salinello e, nei secoli che seguiranno, le vicissitudini del presidio difensivo vedranno l’alternarsi dell’arretramento o dell’avanzamento della linea di delimitazione territoriale che divideva la sovranità delle due giurisdizioni. Il 30 gennaio dell’anno 1255, papa Alessandro IV confermò il potere sulla rocca a Teodino, vescovo di Ascoli, ed esortò gli ascolani a fortificare e risarcire il castello di Civitella. In seguito, Carlo I d’Angiò, organizzando un riassetto difensivo del regno, decise di potenziare alcuni castelli tra i quali, nell’anno 1269, fu annoverata anche la riparazione di Civitella. Tra il XII ed il XIII secolo, il forte ebbe un incremento di inservienti che passarono dai trenta del 1269 ai sessanta del 1271. Nel 1273 vi furono portate munizioni avanzate e macchine d’assedio per la conquista di Castel Manfrino. Un documento dell’anno 1276, redatto durante la dominazione angioina, riferisce di una rocca come «appena costruita», riportando probabilmente informazioni di lavori di consolidamento o di rinnovamento delle costruzioni sveve. Due pergamene, conservate presso l’Archivio di Stato ascolano, comprovano che dopo il 1387, 13 probiviri[11] di Civitella si riunirono pubblicamente e nominarono due ambasciatori da inviare ad Ascoli per trattare con il locale Consiglio degli Anziani al fine di porre la loro patria sotto «obbedienza, protezione e difesa» della giurisdizione cittadina. All’anno 1426 appartiene un documento che convalida il pagamento di un compenso «a quattro mastri carpentieri e a due trasportatori di Ascoli» per aver trasferito nel forte una bombarda. Verso la metà del XV secolo, nel 1442 il dominio del castello passò dagli Angioini agli Aragonesi. Alfonso I d’Aragona dispose il potenziamento e l’ampliamento della fortificazione e già nel 1450 il complesso difensivo aveva le sue cinque torri. In questi anni furono realizzate modificazioni con la messa in opera di strutture protettive erette all’estremità orientale del forte, conferendo al sito l’aspetto di una «cittadella fortificata del primo Rinascimento». Negli anni che seguirono il popolo di Civitella non ebbe sempre rapporti ottimali con i castellani. Del comandante Leone Gazull chiesero la rimozione al re Ferrante I d’Aragona con una formale istanza nel 1475. Nel 1481, l’Università di Civitella procedette a reperire fondi per restaurare le mura della Terra, mentre nel 1485 Alfonso I d’Aragona, duca di Calabria, si recò ad ispezionare la fortezza. Quattro, delle cinque torri della fortezza, furono distrutte dai civitellesi nell’anno 1495 per il diffuso malcontento e «per non patire le insolenze de’ i castellani». Odet de Foix, al comando di truppe francesi, occupò Civitella nel febbraio del 1528 quando la fortificazione aveva una sola torre idonea alla difesa, avendo le altre quattro non ancora ricostruite. Queste furono riparate negli anni che seguirono e nel 1557 la fortezza risarcita fu pronta a fronteggiare l’assalto della Guerra del Tronto. Nell’anno 1557 subì l’assedio condotto dal duca di Guisa ed Antonio Carafa. Nel 1734, i Borboni si insediarono come nuovi dominatori del forte, sostituendo la precedente sovranità asburgica, realizzando nuove modifiche strutturali che consentirono alla fortificazione di opporsi agli assedi francesi e piemontesi. Nel 1798 e nel 1806 subì gli assedi dalle truppe francesi, durante la campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, guastarono le strutture al punto che nel 1820 la fortezza fu completamente restaurata mantenendo il suo carattere rinascimentale. L’ultimo assedio, quello più noto alle cronache storiche, si ebbe tra il 1860 ed il 1861 e determinò l’inizio della fine della funzione del presidio. Queste vicissitudini determinarono il venir meno della funzione della fortezza cui seguì un lungo periodo di abbandono e un progressivo smantellamento del complesso difensivo. Si verificarono anche furti, posti in essere dagli stessi abitanti civitellesi che utilizzarono i ruderi «come cava di materiale da costruzione». La fortificazione beneficiò di una consistente opera di restauro condotta dal 1975 sino al 1985, grazie al patrocinio della Soprintendenza delle Belle Arti dell’Aquila, della Cassa del Mezzogiorno e della locale amministrazione comunale. Oltre che a restituire per gran parte l’uso del forte e dei suoi ambienti, ha fatto sì che si conservasse il suo carattere di cittadella fortificata del primo Rinascimento, particolarmente rilevante per l’importanza storico, culturale e militare della fortezza.