Eremo di San Marco – Giappiedi di Cascia (PG)
Cenni descrittivi
Si trova nei pressi dei ruderi dell’antico castello di Paterno, un tempo facente parte del sistema di difesa del comune di Cascia e rimasto distrutto durante lotte confinarie, ma l’eremo è rimasto attivo per diversi secoli.
Vi si accede attraverso un arco appoggiato alla parete rocciosa, probabilmente era composto di due ambienti separati provvisti di copertura.
Prima della porta, sulla destra, si trova una piccola cavità di cui si ignora la funzione, forse era utilizzata come ripostiglio o dispensa.
Appena oltrepassato l’ingresso, appena a destra si trova una grotta di non ampie dimensioni, sulla parete di fondo era affrescata una Crocifissione, rimane visibile solo il volto della Madonna.
Dalla roccia è stato ricavato un piccolo altare.
Nel secondo ambiente, oggi non più separato dal primo, ove probabilmente era la vera e propria chiesuola ancora funzionante nel 1712;si scorgono, su quella che probabilmente era la parete d’altare un frammento di Crocifissione, con Sant’Antonio abate insolitamente posto a fianco della croce.
A destra è raffigurata Sant’Orsola con la corona che con la destra sorregge la freccia del suo martirio e con la sinistra una bandiera con croce rossa in campo bianco.
Dall’aspetto gli affreschi, di ingenua mano, sembrerebbero essere tardo cinquecenteschi.
Purtroppo il tutto è in cattivo stato di conservazione, ai danni del tempo si è aggiunta l’idiozia di alcuni vandali che hanno voluto testimoniare di essere degli imbecilli lasciando scritto il proprio nome.
Al momento è quasi completamente crollato, resistono dei resti di affresco in quel che doveva essere la chiesa e dei miseri ambienti fra le rocce.
Per quanto riguarda gli affreschi al loro deterioramento contribuiscono quei pochi vandali che riescono ancora ad arrivare fin lassù tra le rocce, lasciando scritte a graffiti a ricordo del loro passaggio.
Pare che la campana si stata trafugata circa 20 anni fa, il che fa presumere che c’era ancora in piedi la chiesa e il campanile, oggi scomparso.
Nota
Il testo e la galleria fotografica sono di Raimondo Fugnoli e Silvio Sorcini.