Convento di Santa Maria dei Lumi – Civitella del Tronto (TE)
Cenni Storici
Posto poco fuori dalle mura cittadine, quasi al confine tra Abruzzo e Marche, su un colle ameno dal quale si domina con lo sguardo sia il litorale abruzzese che l’entroterra ascolano, ‘sorvegliato’ dai cosiddetti Monti Gemelli i quali anticipano lo scorcio sull’imponente Gran Sasso, sorge l’antica Grancia benedettina di S. Maria. L’edificio monastico lasciato in disuso dai monaci benedettini fu ceduto ai frati francescani intorno alla metà del duecento. Il simpatizzante di storia francescana saprà che l’Ordine francescano ha vissuto al suo interno complesse vicende storiche che hanno determinato una progressiva ed articolata distinzione tra i Francescani stessi. Quando datiamo il 1200 ci riferiamo a quel periodo in cui l’Ordine non era effettivamente ancora diviso, sicché possiamo identificare la prima presenza francescana a S. Maria con quella dei Frati Minori della Comunità, detti anche Conventuali. Questi si trasferirono nel 1326 all’interno delle mura cittadine, nel nuovo Convento di S. Francesco. Nel frattempo si formalizzò la prima più importante distinzione all’interno dell’Ordine, il quale dal 1368 aveva due anime, quella Conventuale e quella Osservante; quest’ultima ottenne, tuttavia, la piena autonomia dalla primigenia Comunità conventuale solo nel 1517. Nel 1471 i Frati Minori della Regolare Osservanza presero possesso del Convento di S. Maria. Anche per l’influsso del Santo di Monteprandone (AP) Giacomo della Marca (1394-1476), uno dei grandi promotori dell’Osservanza francescana, il Convento conobbe in questo periodo una particolare vitalità spirituale, il cui emblema può essere individuato nella statua lignea della Madonna dei Lumi – ancora ben conservata – probabilmente commissionata dallo stesso S. Giacomo. I frati furono costretti a lasciare il Convento una prima volta nel 1811 a seguito delle leggi soppressive murattiane e poi definitivamente nel 1866 a causa dello stato pericolante dell’edificio, seriamente danneggiato dai combattimenti del 1861 per l’unità d’Italia nel corso del famoso ultimo assedio della fortezza borbonica di Civitella attuato dalle truppe piemontesi accampate attorno al Convento. Nel 1882 un frate conventuale, il civitellese p. Giuseppe Ferretti, incoraggiato dalla dirigenza dell’Ordine, vendette i beni di famiglia e riacquistò dal comune di Civitella il Convento di S. Maria. Da allora fino ad oggi i francescani conventuali hanno continuamente risieduto nel Convento, pur tra le non facili vicissitudini dovute alle due guerre mondiali; la prima, nel 1915, quando il Convento fu requisito e messo a disposizione dei profughi di guerra, sia nel giugno 1940 quando, durante il regime fascista, il ministero stabilì per quatto anni presso il Convento un campo di concentramento per sudditi di stati nemici, esclusivamente ebrei. La vita cristiana e il ruolo sociale del Convento hanno sempre tratto la loro originalità soprattutto dalla devozione alla Madonna e in particolare a Lei sotto il titolo di S. Maria dei Lumi. Il nome deriva da un prodigioso fenomeno più volte ripetutosi nella seconda metà del ‘600: angeli festanti sembravano da lontano come delle luci attorno al Santuario. Da questo tempo ebbe la Madonna il titolo di S. Maria dei Lumi o de la Lumera. I fedeli amano rivolgersi a Lei anche con il titolo di Madonna de la piova perché sia il 20 maggio 1779, sia il 27 aprile 1893 si ottenne per sua intercessione l’implorata pioggia. E’ per questo che la festa in onore della Vergine – ancora una delle più importanti della zona – viene fatta il 27 aprile di ogni anno. La statua quattrocentesca della Madonna, attribuita a Giovanni di Biasuccio da Fontavignone, sembra unire magistralmente solennità e semplicità; l’abbondante panneggio che cade fino ai piedi della Vergine appartiene in realtà ad una giovane madre dal volto semplice e gioviale, sulle cui ginocchia è disteso il bimbo Gesù, anch’esso umanissimo e gaio. Ne risulta una figura complessiva di grande realismo che sembra tradurre plasticamente l’antico detto patristico che recita: caro Christi, caro Mariae (la carne di Cristo è la carne di Maria). La statua della Madonna è incastonata in un recente complesso ligneo comprendente il ciborio e che riprende nello stile anche l’altare maggiore. Il tutto conferisce alla Chiesa un tocco di calore ed intensità. Il resto del Santuario risulta un accordo di più stili sovrapposti nel corso del tempo, considerando che sia la Chiesa sia il resto dell’attuale edificio conventuale sono il risultato di una lunga serie di restauri che rendono poco decifrabile la struttura originaria. La facciata esterna della Chiesa, inclusa in quella del resto dell’edificio conventuale, è stata recentemente (2006) recuperata alla sua antichità rendendo visibili le tipiche pietre di travertino locale. Il Chiostro conserva l’ordine inferiore del loggiato con archi a tutto sesto su pilastrini di pietra, dalle linee tre-quattrocentesche. Attualmente il Convento appartiene (dal 1882) alla Provincia d’Abruzzo dei Frati Minori Conventuali. La vita francescana e l’attività di evangelizzazione dei frati sono vissute sinergicamente come servizio santuariale, attraverso le SS. Messe, l’amministrazione del Sacramento della Riconciliazione, l’offerta di itinerari catechetici, esercizi spirituali personali e comunitari e infine campi scuola per giovani. Occasionalmente è anche sede di convegni e conferenze.
Bibliografia: L. Bartolini Salimbeni, Architettura francescana in Abruzzo dal XIII al XVIII sec., Roma 1993; L. Di Fonzo, “Francescani”, in G. Pelliccia – G. Rocca (a cura), Dizionario degli Istituti di Perfezione, IV v., Roma 1984-2003, 464-511; V. Di Gennaro, Per un profilo di Giovanni di Biasuccio: la “Madonna dei Lumi” e i modelli fiorentini in Abruzzo, in Prospettiva 117-118 (2005) 100-121; C. Gambacorta, Compendio della storia di Civitella del Tronto, Teramo 1984; N. Palma, Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di napoli (…) oggi città di Teramo e diocesi Aprutina, V vv., Teramo, Angeletti, 1832/36; rist. a cura della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, Teramo 1978-81; N. Petrone, Francescanesimo in Abruzzo, Tagliacozzo 2000.