Chiesa e Monastero di San Feliciano di Mormonzone – Sant’Eraclio di Foligno (PG)

La chiesa, dopo gli interventi di restauro, è stata riaperta eccezionalmente il 31 gennaio 2015 grazie anche al patrocinio della diocesi di Foligno, nell’ambito dell’iniziativa “Scopri.amo Foligno”, un progetto culturale promosso dall’associazione “Benvenuti a Foligno” e volto a far conoscere la città della Quintana sia dentro che fuori le mura.

 

Ubicazione, Viabilità antica, Toponimi

La chiesa con l’annesso monastero di S.Feliciano di Mormonzone sorge lungo la via Flaminia Vecchia, antico tracciato della strada consolare romana, tra S.Eraclio e S.Maria in Campis, nel punto di incrocio con la strada di S.Benedetto.
Questa piccola strada, che prende il nome dalla presenza del monastero benedettino e che ora è visibile solo in parte, anticamente collegava il secondo tracciato della Flaminia ( che più a valle correva seguendo il percorso rettilineo, da S. Eraclio a Foligno) con la via Flaminia Vecchia, per poi proseguire, secondo la linea di massima pendenza fino a Carpello.
In prossimità della Maestà Bella (sec. XV) si riuniva alla strada, anch’essa certamente antica, che con un percorso a mezza costa saliva dolcemente da Santa Maria in Campis a Carpello per poi proseguire fino alle cave di pietra delle Fossacce, utilizzate fin dall’epoca romana.
Da S. Maria in Campis altri due tracciati stradali, (in gran parte perduti nella seconda meta dell’800 con la realizzazione della ferrovia e con la costruzione della Caserma), scendevano direttamente a Foligno: il primo si immetteva direttamente nella Porta della Croce o S. Felicianetto (perché appunto collegava direttamente la città con la chiesa di S. Feliciano di Mormonzone detta anche di S. Felicianetto), l’altro alla Porta Romana.
La via Flaminia, da Santa Maria in Campis proseguiva verso nord e dopo aver scavalcato in un punto imprecisato il Topino e toccava l’ insediamento di S. Giovanni Profiamma, antica Forum Flamini.
Intorno metà degli anni ’70, dopo che era stata realizzata la lottizzazione la parte inferiore del tracciato fu cancellato dal proprietari perché costituiva un ostacolo alla lavorazione dei terreni che erano rimasti agricoli.
 

Prime attestazioni della Chiesa e del Monastero

Il più antico documento che fa riferimento al sito, si trova nella “Passio Sancti Feliciani” che risale all’anno 996.
In essa si legge che S. Feliciano morì sulla via Flaminia, in un luogo denominato “ad Fulgineam civitatem….non longe ab urbe… miliario uno … sub Monteum Rotundum” distante tre miglia da Forum Flaminii.
Il toponimo Monte Rotondo si trasformerà poi in Montatone, Monterone, Mormonzone.
La distanza di tre miglia indicata nella Passio, coincide con quella effettiva da S. Giovanni Profiamma lungo l’antico tracciato delta via Flaminia Vecchia.
In un atto di donazione dei 1214 conservato nell’Archivio dell’Abbazia di Sassovivo, dove il toponimo appare già deformato in Monterone, è ricordato per la prima volta un monastero.
Il toponimo compare anche in una seconda donazione del 1222 conservato nello stesso Archivio.
In una pergamena del 1232, anch’essa conservata nell’Archivio di Sassovivo, il toponimo è già trasformato in Mormonzone.
 

Gli Olivetani

Nel 1339 compaiono per la prima volta, in maniera esplicita, la chiesa e il monastero organizzati secondo la regola di S. Benedetto.
Il Vescovo Paolo Trinci (1326 -1363) dona in quell’anno il Complesso agli Olivetani che però dopo pochi anni, tra il 1347 e il 1350, lo lasciano.
Numerosi sono i riferimenti alla chiesa e al monastero contenuti negli Statuti del Comune di Foligno che risalgono al 1350.
La rubrica 40, “De Auditorium fieudo in opere ecclesie Sancti Feliciani de Mormonzone” ci testimonia aiuti, fino a 50 libre di denari perugini, che il Comune concede per il costruendo campanile della chiesa, per dotare lo stesso di una campana, per sistemare l’altare e per i paramenti dei chierici.
Il Comune si impegna inoltre a chiedere al Vescovo di dotare la chiesa “de un bono et sufficienti presbitero”.
Della successiva Rubrica 41 “Quod Potestas et Capitaneus in corum adventu deperant bravia afferenda ecclesia Beati Feliciani” si riapprende che le massime autorità civili della città, all’atto del loro insediamento, erano tenute ad offrire pali alla Chiesa di S. Feliciano.
La Rubrica 262 “De Beavio offrendo ad altare ecclesia Sancti Feliciani de Mormonzone per priores populi et confalonierum justitie civitas Fulginei octava die testi Sancti Feliciani” ci testimonia le solenni celebrazioni che annualmente avvenivano nella chiesa una settimana dopo la festa del Santo Patrono.
Nel 1350, data dello statuto del Popolo, a S. Feliciano di Mormonzone erano ancora presenti i frati di S. Maria di Monte Oliveto.
Secondo una notizia riportata dal Faloci Pulignani, che però non ne cita la fonte, nel 1473 il convento era abitato dai Clareni.
 

Gli Amadeiti

Nel 1 484 il monastero viene dato in uso ai frati Amadeiti francescani riformati della Congregazione del Beato portoghese Amedeo Menez de Silva.
Questo ordine religioso, che subìto dopo la morte dei Santo fondatore si era sviluppato in alcune diocesi dell’Italia Settentrionale, qualche anno dopo si diffuse anche in Umbria.
A chiamare gli Amadeiti a Foligno fu il Vescovo Antonio Bettini sollecitato da un breve, del 27 aprile 1484, di Papa Sisto IV.
Al Pontefice si era rivolto il Comune Foligno nell’intento di risolvere una delicata questione che si protraeva oramai da molti anni.
Le monache del Monastero di S. Anna, avvalendosi di particolari privilegi concessi al Monastero da Martino V e da Eugenio IV erano dispensate dal rispetto della clausura.
Questo comportamento determinò un aperto contrasto con gli ordini osservanti che si rifiutarono di dare a quel Monastero la necessaria assistenza spirituale.
Con l’arrivo a Foligno degli Amadeiti, noti per la loro vita semplice e rigorosa e per l’intensa attività di confessori predicatori e assistenti spirituali, la questione fu temporaneamente risolta. Il Convento nel quale si insediarono era certamente assai piccolo e in condizioni di grande degrado per il lungo periodo di abbandono.
L’edificio fu perciò riattivato, ampliato e portato nel suo assetto definitivo degli Amadeiti negli ultimi due decenni del XV secolo.
Tali lavori furono resi possibili da donazioni, lasciti e soprattutto dagli aiuti concessi dal Comune di Foligno.
Nel breve papale del 27 aprile 1484 si parla della costruzione di una “domum lum ecclesia, humili campanili, campana, claustro, refectorio, coemeterio, dormitorio, ortis, ortalibus et aliis necessaris afficinis“.
In un altro documento del 1486si parla “Fabricam novan S. feliciano de Mormonzone”.
Una serie di atti stipulati a Mormonzone negli anni seguenti che ricordano alcuni elementi del monastero, come il refettorio e il pozzo ci testimoniano che nel monastero c’erano almeno otto monaci, tutti provenienti dalle Diocesi di Brescia, Milano, Cremona, Pavia, i quali alternavano la loro presenza nel Convento di Foligno.
In un atto del 10 dicembre 1487 è detto infatti “Actum in refectorio ecclesia S. Feliciani de Mormoncono sito a parte inferiore prefate ecclesiae presentibus ven.viris fr. Hisaia d. Stefani de Bresiis de Mediolano dioc., p. Albertino d. Laurentii dioc. Briesceusis, fr. Pacifico d. Bartolomei de Bumo Briescesis dioc., fr. Erasmus Guidini Briescensis dioc., fr. Evangelista d. Marci de Nigris dioc. Cremonensis, fr. Agostino Baptiste de Facendis de pavia, fr. Valentino Fulchini de diocesi Briesceusis, omnibus ipsis fratibus conventualibus et professionis ad preseus in prefata ecclesia Supradicta commorantibus ordinis minorum“.
Ad un altro atto del 6 febbraio 1488, nel quale viene citato un “putenum noviter inceptum per disto fratres“, sono presenti oltre a Isagià (Hisaia) de Mediolano, padre guardiano del convento, il ven. fr Laurentio de Bagno Cavallo predicatore, fr. Albertino de Leno, f. Erasmo de Cleris… e fr. Costantino de Mediolano.
Ad un terzo atto del 19 marzo 1491 sono presenti il padre guardiano fr. Rossini Bressiani, fr. Justimy Briessensis, fr. Andreas Moreti de Brissia, fr. Thomas Jacobi de Mediolano, fr. Tomassinus Antonii de Mediolano, fr. Hipolitus Laurenti de Brissia, fr. Ba Bartolomei de Brissia, fr. Felitianus Antonii M. ediolano tutti frati del detto ordine e aventi voce nel detto capitolo.
I padri Amadeiti del convento di Mormonzone, che gradualmente avevano esteso i loro offici religiosi e la loro assistenza spirituale ad altri monasteri della città, erano molto considerati e benvoluti dai cittadini che fecero al convento numerosi lasciti e donazioni.
Quando però nella prima metà del XVI secolo si comincio a respirare il clima della Controriforma, l’ordine degli Amadeiti riformati francescani, non ebbe vita facile.
Non si conosce con esattezza la posizione giuridica economica assunta dagli Amadeiti di Mormonzone, ma due delibere del Consiglio Comunale del 1537 e 1538 ci documentano che i monaci avevano lasciato Mormonzone.
Del convento si impadronirono “furfanti apostati” che dopo averlo addirittura saccheggiato delle suppellettili e degli arredi sacri, conducevano in quel luogo una vita tutt’altro che onesta.
Il Comune intervenne allora formalmente per aiutare i monaci che si erano rifugiati in città, ma il tentativo di riportarli al convento non riuscì.
Il 24 aprile del 1542 il Comune deliberò la spesa “pro porta lignea Sancti Feliciani Barbonzone” e il 12 giugno successivo nominò due cittadini “ad reparandam aedes Sancti Feliciani Barbonzone“.
In quegli anni quindi il convento era caduto in uno stato di abbandono ed anche le strutture avevano subito danni.
 

I Carmelitani

Nel 1576 il Generale dei minori restituì il convento al Comune di Foligno.
La sacralità del luogo e la devozione dei cittadini spinsero allora le autorità civili e religiose a ricercare una nuova congregazione religiosa alla quale affidare la chiesa ed il convento.
Con delibera del 2 marzo 1579 il Consiglio Comunale, in accordo con il Vescovo Mesto Palladio, concesse Mormonzone ai Padri Carmelitani.
Questi inizialmente riattivarono il monastero che era rimasto per alcuni decenni in uno stato di abbandono e solo più tardi, verso la meta del XVII sec., intervennero a ristrutturare e ad abbellire la chiesa.
Ludovico Jacobilli nel suo “Discorso della Città di Foligno” elenca i conventi presenti nel 1626 a Foligno e al n 5 cita: “S.Feliciano in Mormonzone, circa un miglio fuori della città ove abitano 6 frati carmelitani, li quali l’ottennero nel 1576“.
I frati Carmelitani che esercitavano il loro ministero soprattutto tra la popolazione del vicino Castello di S. Eraclio, istituirono a Mormonzone la Confraternita dello Scapolare della Madonna dei Carmine per gli uomini e per le donne e tennero vivo nella loro chiesa il culto e il ricordo di S. Feliciano ripristinando l’antica usanza di festeggiarlo solennemente la domenica dopo il 24 gennaio, con una processione alla quale partecipava anche il capitolo del Duomo, che muovendo alla cattedrale giungeva a Mormonzone per poi ritornare in città passando da S. Maria in Campis.
Alla ristrutturazione della chiesa, avvenuta nei primi decenni del XVII secolo, ha certamente contribuito la famiglia Jacobilli.
La nuova facciata (1623), nel fregio della cornice che in alto la corona, presenta decorazioni a rilievo in terracotta del tutto analoghe a quelle poste in opera qualche anno prima nel Palazzo Jacobilli in via Gramsci.
L’analogia potrebbe essere spiegata dall’impiego delle stesse maestranze che avevano lavorato al palazzo.
Il contributo degli Jacobilli è poi testimoniato da un documento di Ludovico Jacobilli conservato nella Biblioteca che porta il suo nome.
In esso è scritto: “L’anno 1630 io Ludovico Jacobilli eressi in detta chiesa una cappella ad onore di S. Feliciano martire e Vescovo di Foligno, il quale mori nel sito di questa chiesa e vi feci dipingere attorno quel quadro di esso tutta la vita, e lo dotai di scudi 3 l’anno, per una messa al mese nel primo venerdì, ed anche nella festa di questo Santo al 24 di gennaio e pagai il sito ai frati ed altro, che ci furono spesi scudi 53 e io vi spesi per adornarla altri scudi 100“.
In alto, nel fregio dell’altare si legge la data 1642, mentre sugli stilobati delle colonne sono visibili gli stemmi della famiglia Jacobilli.
Nella chiesa, tra gli archi che sorreggono la copertura in legno, fu inserita una volta a botte realizzata con mattoni a foglio, lunettata in corrispondenza degli appoggi e furono inseriti quattro altari laterali: uno dedicato al Crocefisso ed uno a S. Giuseppe sulla sinistra (il quadro di S. Giuseppe è indicato come perduto dal Faloci Pulignani nel 1935), quello di S. Feliciano ed un altro altare poi dedicato a S. Benedetto, sulla destra.
Nel 1642 il Comune assegnò ai frati 20 scudi “pro completamento corum fabricae“.
L’altare maggiore, inserito in un fondale architettonico realizzato con marmi pregiati ed arricchito da stucchi, cornici e pitture, ha al centro l’immagine della Madonna del carniere.
Dietro alla tela, sull’intonaco della parete, compaiono su due righe le date 1646 e 1690.
Sulle pareti laterali del piccolo presbiterio nel 1652 furono realizzati due dipinti murali a tempera inseriti in ricche cornici di stucco: a destra la Presentazione, a sinistra la Visitazione.
Attribuite in un primo tempo ad Anton Maria Fabrizi ( + 1649) sono state recentemente assegnate al pittore Minore Osservante fra Umile da Foligno.
Le poche decorazioni presenti all’interno del Monastero possono essere tutte ricondotte alla metà del XVII secolo.
I gigli in stucco che ornano elegantemente le volte sono certamente segni di riconoscenza verso la città di Foligno.
Il completamento dell’altare verrà portato a termine più tardi dai Monaci Cassinesi che inserirono nei due loculi sotto la mensa i corpi dei due Santi Martiri Stratonico e Devonizio oggi nella Cattedrale. L’iscrizione al centro spiega che i due Corpi donati nel 1644 ai Cassinesi che dipendevano dall’Abbazia di S. Pietro in Perugia, furono li collocati nel 1660.
La presenza nella parte bassa della macchina d’altare, di due piccole porte laterali ci conferma le indicazioni del Catasto Gregoriano e della stima dei 1815 secondo le quali in quell’epoca la sagrestia era ubicata subito dietro l’abside.
 

I Benedettini Cassianesi

I Carmelitani rimasero nel convento fino al 1653.
Nel 1649 il Vescovo di Foligno Antonio Montecatini cercava una sede per il Seminario che aveva istituito.
Avvalendosi delle disposizioni del Concilio di Trento che autorizzavano i Vescovi a sopprimere i piccoli conventi che non erano più necessari, e a devolvere i fabbricati e le rendite a vantaggio delle opere più bisognose della Diocesi, con decreto della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, soppresse il convento e lo riunì ai Seminario.
Nel 1658 permutò il convento di S. Feliciano di Mormonzone con la Chiesa e il Convento di S. Benedetto che i benedettini Cassinesi nel 1626 avevano eretto a Foligno in prossimità dei Canapé, sull’area poi occupata dallo stabilimento tipografico Salvati.
Con i benedettini il convento, abitato da un abate e sei monaci, prese il nome di “S. Benedetto e S. Feliciano“.
Nella chiesa il secondo altare a destra fu dedicato a S. Benedetto.
Sotto alla mensa dell’altare principale, come già detto, furono trasferiti i corpi dei Santi Monaci Stratonico e Devonizio.
I Benedettini ripresero e continuarono a Mormonzone le antiche tradizioni di culto verso il patrono della città.
 

La Famiglia Zipoli

Nel 1816 i Cassinesi, nel riordino delle loro proprietà, vennero autorizzati dalle competenti autorità ecclesiastiche, a vendere la chiesa, il monastero e i beni ad essi collegati.
In attesa dell’autorizzazione, l’anno precedente furono commissionate da Don Antonio Morgatti, Amministratore deputato dei monaci, due distinte perizie all’arch. Giovanni Settimi di Foligno per la chiesa e il monastero e al perito Domenico Rossi per l’orto e gli altri beni rustici.
L’atto di vendita al Sig. Paolo Zipoli, per scudi 1620, reca la data 12 luglio 1816.
Con l’acquisto, Paolo Zipoli assunse l’obbligo della manutenzione e della conservazione del monastero e della chiesa con tutte le sue suppellettili e si impegnò a tenere aperta la chiesa al culto dei fedeli. All’antica usanza della solenne processione che con il Capitolo del Duomo muoveva a Mormonzone dalla Cattedrale nella domenica successiva alla festa del patrono, dopo i terremoti del 1831-32 se ne aggiunse un’altra; il Magistrato cittadino dispose infatti di celebrare per 100 anni una solenne funzione riparatrice nella chiesa di Mormonzone il giorno 13 del mese di gennaio.
E da quegli anni successivi al terremoto, il Vescovo Ignazio Cadolini, accogliendo una supplica del parroco di S. Eraclio Natale Sammartini, concesse ai fedeli di S. Eraclio di unirsi alla solenne processione della domenica successiva alla festa del Patrono, per ringraziarlo di aver protetto il Castello di S. Eraclio da quella desolante catastrofe.
Intorno al 1856 il Comune di Foligno dovendo individuare il sito per il cimitero, propose di realizzarlo a Mormonzone, ma poi a questa ubicazione fu prescelta quella di S. Maria in Campis, più vicina alla città.
La chiesa di S. Feliciano di Mormonzone divenne così una cappella mortuaria della famiglia Zipoli che è rimasta proprietaria del complesso fino ai giorni nostri.
Le antiche tradizioni religiose si sono interrotte negli anni ’70 quando per lo stato di degrado la chiesa venne chiusa al culto.
Non sono chiare le vicende edilizie del Complesso dai primi anni del XIX secolo ad oggi.
Nel Catasto gregoriano infatti, che dovrebbe risalire al 1819, il chiostro dei convento appare circondato sui quattro lati da corpi di fabbrica.
Inoltre la chiesa ha un prolungamento in corrispondenza dell’abside ed il corpo ortogonale alla chiesa, di spessore maggiore rispetto agli altri, risulta prolungato di circa 13 metri rispetto all’ingombro attuale.
 

Fonti documentative

Cartellonistica sul posto
D. M. Faloci Pulignani – Memorie storiche di San Feliciano di Mormonzone – 1935
 

Da vedere nella zona

Chiesa di Santa Maria in Campis
 

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