Chiesa di San Giacomo de Murorupto – Assisi

E’ una delle rare chiese di un centro urbano inserite nel sito, ma ha trovato il suo sapzio essendo particolare architettonicamente e sconosciuta quasi anche agli assisani stessi.

 

Cenni Storici

La chiesa si trova nei pressi di porta San Giacomo, lungo via Metastasio, all’interno del monastero di San Giacomo “de Murorupto“.
Secondo la tradizione fu fatta costruire nell’anno 1080 dall’abate di Farfa Berardo I, grazie al lascito di libertino di Guittone di Assisi, ad espiazione di una penitenza di 300 anni comminatagli dal vescovo Giuliano di Gubbio.
Egli aveva donato dei terreni all’Abate di Farfa (mq 26.010) per costruire una chiesa dedicata all’Apostolo, poiché, tra le penitenze pubbliche di quei tempi, vi era quella di andare in pellegrinaggio a Compostella a visitare la tomba del Santo, oppure di fare donazioni, costruire chiese in suo onore.
È documentata per la prima volta nel 1147 esistente al limite delle mura cittadine, edificata sulle rovine di un antico tempio romano, probabilmente in una zona, , accanto alle mura di cinta della città, ove queste erano state distrutte, da cui il vocabolo “Murorupto“.
Nel 1256 Giacomo, abate di Farfa, donò il monastero alla badessa Benedetta, appartenente all’ordine delle damianite, che a sua volta lo cedette ai canonici di San Rufino per avere in cambio la chiesa di San Giorgio (attuale Santa Chiara) ove era già sepolta la santa.
Nel 1323 il convento passò alle monache di san Donato di Flebule, che risiedevano nella vicina località di Colcaprile, ma vi si stanziarono soltanto nel 1458, per rimanervi fino al 1897.
Dal 1892 vi si sono stabilite le suore francescane angeline.
 

Aspetto esterno

L’attuale impianto della chiesa si deve a una ricostruzione del primitivo edificio databile fra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Alla chiesa si accede lateralmente attraverso un portico su cui si aprono degli archi binati, sostenuti da tozze colonne con capitello a stampella, di cui uno ornato da semplici motivi vegetali e zoomorfi.
Esternamente l’abside è ritmata da semicolonne e semipilastri culminanti con una serie di architetture finemente lavorate.
 

Interno

L’interno è a unica navata, divisa in tre campate voltate a crociera, terminante con un transetto poco accentuato e voltato a botte. Chiude la navata un’abside dove lateralmente si aprono due nicchie irregolari.
 

Affresco della Sacrestia

Madonna con Bambino tra San Francesco, San Rocco, San Benedetto, San Rufino, Santa Scolastica e San Sebastiano.
Il dipinto venne eseguito su commissione di Suor Giovanna di Giovanni da Perugia nel 1536.
Ignorato dalla letteratura critica e periegetica assisiate, presenta forti punti di contatto con la produzione giovanile di Dono Doni, in particolare con l’affresco di San Giacomo di Spoleto del 1530, dal quale deriva la figura della Vergine e la larga modellazione dei piani ricordo della formazione presso lo Spagna.
I Santi al contrario, riescono duri e legnosi e richiamano nel San Sebastiano una cultura di origine più antica, del tutto più antica, del tutto estranea al pittore, forse imputabile a quel Cecco di Bernardino collaboratore documentato del Doni a San Giacomo e nel 1532 ad Assisi per la decorazione di Stemmi, ma già attivo in precedenza a fianco di Tiberio di Assisi.
 

Figura di San Giacomo apostolo

Vita del Santo Giacomo, detto “il Maggiore“, era figlio di Zebedeo e di Salome e fratello maggiore di Giovanni Evangelista, col quale fu chiamato fra i primi discepoli da Gesù e fu sollecitato a seguirlo (“…lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono” Mc1,20).
Pronto e impetuoso come il fratello, viene soprannominato da Gesù “Boanerghes“, cioè “figlio del tuono” ma è fra i prediletti insieme con il fratello, con Pietro e Andrea.
Assistette alla guarigione della suocera di Pietro, alla guarigione della figlia di Giairo, alla trasfigurazione di Gesù sul Tabor, poi, con Pietro e Giovanni, è chiamato da Gesù a vegliare nel Getzemani.
Ambiziosamente mirò ai primi posti nel Regno, dichiarandosi pronto a tutto, suscitando la reazione degli altri Apostoli e il richiamo di Gesù a un altro primato: quello del servizio e del martirio. La profezia che Gesù gli fece, che cioè avrebbe “bevuto con lui il calice del sacrificio” (Mc 10,39) si realizzò in pieno, quando Giacomo fu il primo tra gli Apostoli a dare il sangue per il suo Signore e, come lui durante le feste pasquali, fu fatto decapitare da Erode Agrippa nel 42/43 d.C. Dal IX sec. il culto di san Giacomo ebbe un notevole sviluppo in Europa e rese i luoghi a lui dedicati, mete principali dei pellegrinaggi nel Medioevo e oltre.
 

Fonti documentative

Opuscolo in distribuzione presso la chiesa
Chiese Romaniche in Umbria di Bernardino Sperandio 2001
Descrizione in loco dell’affresco
 

Da vedere nella zona

Sacro Convento
 

Mappa

Link alle coordinate

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