Castello di Ficulle – Ficulle (TR)
Cenni Storici
Impresa ardua, e quindi tutt’altro che facile, è riassumere in poche righe gli eventi, i fatti, i personaggi e tutto ciò che direttamente o indirettamente è legato al patrimonio storico di Ficulle nei suoi vari aspetti artistici, sociali, culturali, religiosi, economici ecc..
Il compito si fa più difficile se si pensa che l’unico riferimento valido per una conoscenza storica del nostro paese può essere ancora oggi uno studio elaborato da Giuseppe Tedeschini-Romani che risale alla fine del secolo scorso.
Consultandolo, tuttavia, poco si ricava circa le origini di Ficulle: sembra probabile, in epoca etrusca, qualche stanziamento in loco se è vero, come sostengono alcuni archeologi, che le grotte dette della Madonna della Maestà sono colombari, cioè sepolcreti piuttosto modesti di carattere rurale.
Una parte della storia, se non proprio le origini di Ficulle, potrebbe essere legata alla antica strada romana Cassia Nuova o “Traiana” che qui passava (della quale rimangono tracce presso la località di Montalvano) e che, superato il Chiani, si dirigeva da un lato verso Chiusi e dall’altro verso Perugia.
La sua presenza fa supporre che queste zone vedessero il passaggio di una parte del traffico romano di quell’epoca diretto al nord e che pertanto questi siano stati luoghi aperti a scambi, commerci e perciò ideali per piccoli insediamenti.
Forse fu proprio questa posizione che avvalorò la leggenda secondo la quale un gruppo di transfughi, provenienti da Ficulea (antica città della Sabina situata nei pressi di Roma sulla via Nomentana) giunse in questi luoghi, e vi si stabilisse, dando vita ad un piccolo centro.
All’epoca romana risale tuttavia un unico reperto archeologico: un cippo marmoreo dedicato al Dio Mitra, dove si leggono ancora le iscrizioni che attestano l’esistenza di una grotta, un altare e altri oggetti consacrati al Dio.
La scritta che vi compare così dice:
SOLI INVICTO/MITHRAE/TIBERIUS CLAUDI/US TIBERI FILIUS/THERMO[….]/SPELAEUM CVI[….]/SIGNIS ET AR[….]/CETERISQV[….]/VOTI COMPOS/DEDIT.
Tradotto “Tiberio Claudio Termo(-doro/-donte), figlio di Tiberio, essendo stato soddisfatto in un suo desiderio, dedicò al Sole invincibile Mitra una grotta con figure ed altare e tutto il resto“.
Sul lato sinistro è raffigurata in rilievo una brocca e sul destro la patera.
Questo cippo, di cui si ignora il luogo preciso del ritrovamento, fu collocato presso l’antica Pieve (S. Maria Vecchia), adibito a fonte battesimale o acquasantiera e tuttora li conservato.
Probabilmente l’esiguità di testimonianze storiche è anche all’origine dell’equivoco nel quale incorsero coloro che, nella scelta ai un emblema da apporre sullo stemma cittadino, fecero risalire un l’origine del nome Ficulle alla famosa “ficaja” che spicca ancora oggi nel blasone comunale:
“Con una ficaja fu rappresentato il Blasone o stemma di Ficulle, siccome risulta da antico libro membranaceo, e da vecchi ferrei suggelli conservati nella Casa del Comune. A quest’impresa come ad àncora di salvamento stanno affidati coloro che pretendono dagli antichi Ficolensi originata Ficulle”.
Più verosimile sembra, invece, la tesi secondo la quale Ficulle in particolare il suo nome, derivi dall’antico termine latino “figulus” (vasaio) che, in un certo qual modo, testimonierebbe un’origine più autoctona del paese.
Infatti la lavorazione delle terrecotte a Ficulle ha origini profondissime che si perdono nella notte dei tempi.
Questo tipo di lavorazione ancora oggi riveste un ruolo importante nell’ambito delle attività artigianali del paese.
Pochissime notizie abbiamo anche del periodo intorno all’Alto Medioevo, quando, probabilmente, iniziarono a formarsi le prime opere di fortificazione risalenti ai secoli X e XI ad opera dei Conti Bovacciani.
In questa stessa epoca, a nord del paese, non molto lontano dal Chiani, venne costruita l’Abbadia camaldolese di S. Nicolò al Monte Orvietano (gli Annali Camaldolesi ci dicono che fu lo stesso S. Romualdo, fondatore dell’Ordine, vissuto tra il 950 e il 1027, a riordinarla).
Nella stessa Abbadia venne accolto come monaco Graziano, famoso giurista che insegnò all’Università di Bologna, autore del più celebre dei compendi sistematici e ragionati di canoni, la “Concordantia” ( o Concordia) discordantium canonum, comunemente noto come Decretun Gratiani , del 1152.
E’ il figlio più illustre di questo paese, essendo nato, come dice il cronista Giovanni Colonna, nel villaggio di “Carraria” presso Ficulle.
In questo periodo Ficulle si va configurando come un territorio importante nell’ambito del dominio orvietano: nel catasto del 1292 sono citate sedici tra Ville e Castelli che costituiscono il suo piviere.
Ficulle risulta Castello ben formato, con supremazia militare ed amministrativa su tutto il territorio limitrofo; nello stesso tempo è anche centro importante sotto l’aspetto religioso, in quanto la Pieve di S. Maria diventa il punto di riferimento per tutte le altre chiese del territorio di Ficulle.
È l’epoca caratterizzata dal fiorire dei Comuni: il castello di Ficulle seguirà le vicende che videro protagonista, nella zona, il Comune di Orvieto.
Infatti passò dapprima sotto la supremazia di una potente famiglia Ghibellina, quella dei Filippeschi, che a Ficulle trovava riparo tutte le volte che la sua fazione aveva la peggio.
Infine, sconfitta questa in maniera definitiva nel 1313, il castello passò e sotto il dominio della famiglia dei Monaldeschi del Ramo della Vipera.
Ficulle venne a trovarsi come zona di confine vicino al territorio della emergente famiglia dei Conti di Marsciano, “cugini” della stessa famiglia dei Monaldeschi però del Ramo della Cervara e per questo soggetta a frequenti saccheggi e colpi di mano che ebbero il loro punto più drammatico nelle distruzioni del 1351.
In questa occasione fu rasa al suolo l’Abbadia di San Nicola di Monte Orbetani, il convento francescano al Monte, da poco edificato, e il paese stesso, mentre e fu rispettata l’antica Pieve.
Nel contempo tra i vari castelli del contado sviluppo particolare ebbe quello della Sala, costruito tra la fine dell’XII e inizio del XIII secolo, ampliato e completato dalla famiglia dei Monaldeschi della Vipera.
Nel 1461 Orvieto con il suo territorio, e quindi anche Ficulle, passa sotto il dominio dello Stato della Chiesa.
Nei lungo periodo di pace successivo vengono risanate le “ferite” provocate dagli eventi bellici precedenti: vengono riparate le mura, le due Rocche, ristrutturato il Castelmaggiore.
Nel contempo vengono abbellite con pitture murali le chiese: S Sebastiano, con affreschi di scuola umbra; l’antica Pieve, con affreschi risalenti al XV secolo, tuttora visibili e raffiguranti il martirio di S. Sebastiano, la Vergine e Santi con i misteri del Rosario, un Santo Pontefice e due Santi non identificati.
Anche nella cappellina, posta all’ingresso del castello della Sala, è conservato in buono stato un affresco che ripresenta l'”Adorazione dei Magi” (V secolo).
Nel XVI secolo il paese acquista una fisionomia più autonoma (ciò è testimoniato dagli Statuti del Comune del 1534); nello stesso tempo assume una considerevole importanza nel circondario e si avverte la necessità di ampliarlo.
Risale a questo periodo la nascita dei due borghi (Borgo di Sotto e Borgo di Sopra o del Sole/S. Maria) e anche l’antico nucleo del castello viene modificato con l a costruzione, verso ovest, di una nuova fila di case con il conseguente spostamento dell’asse principale del paese, da via della Rocca-Castelmaggiore, all’attuale Corso della Rinascita-Piazza della Repubblica.
In questo periodo si manifesta un risveglio della vita religiosa testimoniato dalla nascita delle confraternite del d SS. Rosario S.S. Sacramento (1495) e (1515); si ha anche notizia della Compagnia della SS. Trinità di cui però non si conosce la data della costituzione.
Le sedi di queste confraternite sono rispettivamente S. Vittoria, S. Maria Vecchia e S. Lorenzo.
Nel 1576 si avverte il desiderio di riportare i frati nel convento di S. Francesco al Monte e per questo si pensa di restaurarlo.
Trovando nell’opera grandi difficoltà si decide, nel 1580, di edificarne uno nuovo più vicino al paese (presso l’attuale zona di Cappuccini) dove probabilmente esisteva già una piccola cappella con un affresco raffigurante la Madonna del Giglio, ora chiamata Madonna delle Grazie.
Tale convento fu terminato nel 1587 e vennero chiamati ad abitarlo i frati Cappuccini che vi restarono fino al 1863; dal 1924 tale costruzione è stata adattata in “Casa di riposo per gli anziani”.
Agli inizi del XVII secolo venne edificata l’attuale chiesa parrocchiale Collegiata di S. Maria Nova.
La lapide che ricorda la consacrazione, nel 1610, è conservata nella sacrestia e riferisce che fu eretta in “comodum populi”, cioè per comodità della popolazione che evidentemente risiedeva, per la maggior parte, all’interno del paese.
L’edificio, il cui progetto è attribuito all’architetto Ippolito Scalza (1532-1617), viene abbellito con tele che risalgono ai primi decenni del XVII secolo; alla cappella del SS. Sacramento e all’altare del Rosario provvedono le relative confraternite.
La vita relative religiosa dell’epoca è caratterizzata dal sorgere di una particolare devozione alla Madonna della Maestà, alla quale è consacrata una piccola chiesa posta all’incrocio tra l’antica strada per Orvieto (Torronaccio, via Cassia Nova) e la strada per Bagni – Maella (Monte Nibbio).
Tale denominazione deriva dal modo in cui è raffigurata la Madonna stessa rappresentata con il bambino, seduta in un trono di nubi, tra angeli e Santi (i toscani chiamano tale raffigurazione Maestà).
Degli ultimi tre secoli di storia di Ficulle si potrebbero ricavare notizie più approfondite dall’archivio Comunale che conserva i registri delle deliberazioni e degli atti più significativi della vita del paese, compresi i registri parrocchiali (iniziati verso il 1560) e sequestrati con l’avvento del Regno d’Italia (1861).
Purtroppo fino ad ora una ricerca a proposito non è stata mai effettuata anche perché l’accesso all’archivio stesso risulta alquanto problematico dato che il materiale non è adeguatamente sistemato.
Fra gli avvenimenti più importanti e del secolo scorso possiamo sottolinearne alcuni, quelli cioè noti a tutti perché ricordati da lapidi o a altro, come: la visita di due Papi, Gregorio XVI (1841) e Pio IX (1857), il passaggio di Giuseppe Garibaldi che pernottò in un campo, presso il Borgo di Sotto che da lui prese il nome.
Inoltre nella seconda metà del XIX secolo, in seguito alle leggi Siccardi, il Comune era diventato proprietario di tutto il patrimonio appartenente all’Abbazia di San Nicolò al monte che aveva già in “Enfituesi” sin dal 1648.
Il Tedeschini –Romani scrive che:
“….Nel 1879 il Municipio Ficullese nell’idea di dare maggiore sviluppo alla locale agricoltura, concedeva ripartitamente alla generalità delle famiglie del Comune una vasta superficie di terreni sterposi onde essere ridotti coltivabili”.
Pertanto quei beni finirono per costituire le cosiddette “parti del Monte” che ancora oggi parecchie famiglie posseggono.
Per quanto riguarda la storia più recente, è noto che Ficulle ha rivestito un posto di rilievo nel territorio dell’Alto Orvietano, diventando capoluogo di Mandamento con un suo distretto militare, una pretura (soppressa nel 1930), un carcere mandamentale sistemato nell’ex chiesa di S. Lorenzo.
All’inizio del XX secolo, secondo anche la testimonianza dei più anziani del paese si apre alle nuove problematiche di carattere sociale e politico; la vita dei singoli partiti è molto attiva e vivace (viene costruita una Casa del Popolo alla Porta del Sole), si tentano esperienze di tipo assistenziale (la Società di Mutuo Soccorso) e vengono create delle Cooperative.
Alcune di esse naufragano per inesperienza e impreparazione, altre tramonteranno con l’avvento del regime fascista.
Due istituzioni sopravvivono modificando in parte il loro aspetto originario: la Cassa Rurale ed Artigiana (1916) e la Casa della Divina Provvidenza per l’assistenza agli anziani.
Queste realtà si pongono come vive testimonianze dell’impegno sociale, delle capacità organizzative, dello spirito di solidarietà che hanno animato le ultime generazioni Ficullesi.
Aspetto
La parte più antica di questo castello è costituita dalla zona di Castelmaggiore, alla quale si accedeva attraverso via della Rocca, dove si possono notare ancora tracce di portali costruiti nello stile dell’epoca.
Il nucleo abitativo era cinto da mura (ben evidenti nella parte orientale, Sottofossi Vecchio) e racchiuso entro due porte custodite da due torri (Rocche), tuttora ben conservate grazie anche a recenti restauri. All’interno del castello vi era una chiesa dedicata a S. Lorenzo, situata nella parte più alta (attuale teatro).
Di una delle altre chiese del contado e cioè quella di S. Cristina a Montarso (attualmente località S. Cristina), si hanno notizie abbastanza sicure.
Da essa proviene una statua lignea raffigurante la Santa; un’opera di buona fattura, risalente al secolo XIV e attribuita alla scuola dei Maitani, attualmente custodita nella chiesa parrocchiale.
La Rocca
La rocca situata a sud del paese è stata recentemente ristrutturata ed è visitabile, durante la stagione estiva (1° Aprile 30 Settembre), nei giorni di sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30; per visite fuori da questi orari e da questo periodo basta contattare il Comune di Ficulle al n° 3311848777 oppure 0763 86031 interno 6.
Fonti documentative
Cartellonistica sul posto con testi a cura del Circolo Culturale “Il Teatro” di Ficulle