Castello di Fabbri – Montefalco (PG)


 

Cenni Storici

Posto a metà strada tra Trevi e Montefalco, dall’alto di una collinetta domina la pianura sottostante in cui predomina la cultura della vite.
Il luogo è abitato da epoca antica, nei pressi è stata rinvenuta un’area ad uso cimiteriale.
Nei dintorni di Fabbri in passato è tornata alla luce un’ara di travertino con la dedica di un militare della coorte urbana al dio Silvano posta per grazia ricevuta, testimoniando quindi la presenza di un luogo di culto dedicato a tale divinità.
Dalla zona provengono anche due sarcofagi tardo antichi.
Vigliano, toponimo di tipo prediale di un vicino sito, testimonia altresì la presenza di un insediamento antico.
Il Castello è stato costruito nel XIV secolo, faceva parte del sistema difensivo albornoziano.
Passò sul finire del ‘300 sotto il dominio dei Trinci; era all’epoca chiamato Bastida Fabrorum con a capo “castellanu fido con socio“, con un appannaggio mensile di cinque fiorini d’oro.
Alla fine della dinastia dei Trinci, con la morte di Corrado XV, passò sotto il dominio trevano.
Picolpasso così descrive il castello: “Ha bonissime mura et alte, tutte nove: è posto nel piano e confina con Spoleti. Ripone di ogni sorte di frutti a bastanza. Gli abitatori son contadini. Fa fuochi 50 in circa con il contado. Dentro non vi sta che il guardiano. Ha questo luogo dintorno l’acqua nei suoi fossi“.
Fabbri appartenne in seguito alla comunità appodiata di Cannaiola fino al 1817 quando passò definitivamente sotto Montefalco.
Nel 1819 aveva 210 abitanti.
Il castello ha forma di un rettangolo sghembo con alte mura merlate, bastioni quadrangolari, fossato e ponte levatoio.
Il mastio, di forma quadrata con lato di 7 metri e alto 20 metri, si conserva perfettamente integro e ancor oggi si staglia maestoso sulla verde pianura sottostante; è opera di Gregorio da Cerreto nel 1395, lo stesso architetto della torre di Matigge.
La torre è in perfetto allineamento con quelle di Matigge, Montefalco e Morcicchia, la leggenda vuole che esse erano collegate attraverso un camminamento sotterraneo, in effetti sotto le fondamenta del mastio si trovano lunghi sotterranei.
Nel 1932 la torre è stata trasformata in serbatoio d’acqua ad uso dei paesi limitrofi, nello stesso anno a fianco all’ingresso sono stati murati due stemmi, a sinistra un fascio, ora scalpellato, a destra l’aquila di Montefalco; sopra la porta c’è la scritta:
TENERAS SALICES CLITUMNUS EGO RELINQUO/FALISCIS SACER ANTIQUIS/AD SITIENTES UT VENIAM FASCIUM IMPERIUM.
Di fronte si trova una Croce in ferro, inserita alla fine del XIX secolo su una grande lastra frammentaria di epoca romana.
Nella piazza del castello di Fabbri si trova un’edicola con ampia apertura ad arco, contiene un affresco raffigurante la Madonna con Bambino fra due santi, opera di Francesco Melanzio degli inizi del XVI secolo.
Lo stato di conservazione pessimo: il dipinto è quasi del tutto perduto, resta appena visibile il volto della Madonna nella parte alta.
Sul muretto di una casa vicina è scolpita una graziosa immagine di una Madonna col Bambino, di recente fattura, vicino è posta una fontana.
Un’altra edicola è ubicata lungo la via principale del borgo del castello, contiene un affresco molto deteriorato raffigurante la Madonna con Bambino fra due santi, sempre opera di Francesco Melanzio degli inizi del XVI secolo.
Le due figure di santi sono di difficile interpretazione a causa del pessimo stato di conservazione dell’affresco.
Sull’intradosso è affrescata la colomba dello Spirito Santo.
 
 
 

Parrocchiale, Edicole, Fontana e Gelso

Nei pressi del castello si trova la malridotta ex parrocchiale, Chiesa di San Michele Arcangelo.
Non si conosce la sua data di erezione a parrocchia, oggi non lo è più.
La documentazione pervenuta, conservata nello stato civile del Comune di Montefalco, ne attesta l’attività dal 1572 al 1861.
La chiesa originaria è però più antica, la prima notizia documentata che se ne ha risale al 1088, quando furono ceduti i diritti su di essa all’Abbazia di Sassovivo, tale cessione fu confermata da Papa Clemente III nel 1188.
In seguito Papa Alessandro III nel 1178 e Onorio III nel 1217 la riconobbero all’Abbazia di San Pietro di Bovara, poi, come parrocchia, passò sotto la giurisdizione vescovile.
Completamente ricostruita dopo il terremoto del 1832, oggi è inagibile e in pessime condizioni statiche, al suo interno v’era uno stendardo processionale con una Crocifissione e la Madonna della Misericordia, probabile opera giovanile del Melanzio, ora in deposito al Museo Diocesano di Spoleto.
All’ingresso del Cimitero di Fabbri, addossate al muro di cinta, si trovano due Maestà realizzate in muratura, risalenti agli inizi del XVI secolo
Quella posta sulla sinistra dell’accesso attualmente è priva di immagine affrescata, è incerto se l’abbia mai contenuta: l’intradosso conserva tracce di decorazione, probabilmente recente.
Da poco vi è stata collocata una piccola immagine votiva moderna, di nessun pregio artistico.
In quella di destra è affrescata una Madonna col Bambino fra due angeli reggicortina, opera di Francesco Melanzio.
Appena dopo si incontra una graziosa, ma malridotta, fontana in laterizio.
Al limite dell’abitato, nei pressi di una casa isolata vegeta un imponente esemplare di gelso, tra i più grandi dell’Umbria, con una circonferenza del tronco pari a 3,62 metri.
 

Fonti documentative

NESSI SILVESTRO, Montefalco e il suo territorio, Spoleto, 1980

http://www.stradadelsagrantino.it/scheda-punto-interesse.php?id=45&PP=mg

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/montefalco/

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50357

https://www.montagneaperte.it/itinerarinellastoria/montefalco/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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