Castello di Campi – Norcia (PG)
Cenni Storici
L’antico abitato di Campi, denominato Campi Basso o, impropriamente, Nuovo, di probabili origini umbre, e costantemente abitato fin dall’epoca romana, sorgeva in pianura, nei pressi dell’attuale chiesa di San Salvatore, in un sito ancor oggi chiamato la Civita.
Da qui provengono numerosi oggetti di scavo, tra cui monete, fistulae aquariae,mosaici, mattoni, ecc. segnalati nel secolo XVII e visti, nel 1712, insieme a un’iscrizione antica, anche dal vescovo di Spoleto Carlo Giacinto Lascaris.
Ai nostri giorni sono riaffiorati grossi conci calcarei raccolti dinanzi alla pieve di San Salvatore, urne di terracotta, vasi, pesi, ghiande missili, monili, monete, mattoncini romboidali e altro materiale.
Con il declino dell’impero romano si ripete anche per Campi una storia comune a tanti altri centri umbri, il fondovalle, non più sicuro, è abbandonato dagli abitanti, che si trasferiscono sul soprastante colle, ove sorgerà poi l’insediamento di Campi Alto o Vecchio.
Intorno al VI sec. d. C. la Valle Castoriana diviene luogo di preghiera e isolamento: Gregorio Magno nei suoi Dialoghi,composti tra il 593-594, ricordano infatti la presenza di eremi e cenobi in tutta la valle fondati da Santo Spes.
Campi alto, per molti secoli, fu sotto l’influenza della vicina e potente abbazia di Sant’Eutizio.
Norcia in seguito al rafforzamento del partito imperiale in Umbria, nella prima metà del secolo XIII, con l’aiuto di Federico II nel 1227 si impossessò del castello di Presenzano, sito nei pressi di Campi Basso depredandolo e distruggendolo, impossessandosi poi anche della stessa Campi.
Il 22 Luglio 1250 il Cardinale legato Capocci riconosceva a Norcia il possesso di Campi, ma la concessione aumentò gli appetiti dei norcini.
L’abate di Sant’Eutizio Teodino, per riappacificarsi, il giorno 21 ottobre 1257, riconosce al comune di Norcia il possesso della villa di Campi, che, cinta da mura nel 1288, diviene uno dei castelli nursini più importanti, sia per la collocazione geografica, a controllo della viabilità che attraversa la valle campiana, sia perché situato presso i confini della potente abbazia di Sant’Eutizio e del Comune di Visso.
Prova della floridezza dell’insediamento, della sua importanza e della sua ricchezza è la presenza di ben 22 tra chiese, oratori e conventi.
Secondo il trecentesco codice Pelosius facevano parte del plebato di Campli, oltre alla Pieve, all’epoca dedicata a Santa Maria, ora San Salvatore, le chiese di Santa Lucia, San Leonardo, Sant’Andrea, San Nicola de Carnariis, Santa Croce, Santa Maria, Sant’Antonio, San Giacomo, San Lorenzo, Santa Maria di Valle, Santa Maria Vecchia, Sant’Angelo, dipendeva dal plebato persino l’abbazia di Sant’Eutizio
Nel 1329, Spoleto s’impadronì del castello di Campi, ma, con un attacco fulmineo, il popolo di Norcia lo liberò catturando gli invasori.
Nel 1438, il castello fu occupato dalle truppe di Francesco Sforza e Norcia dovette pagare il riscatto per riaverlo.
In seguito il castello seguì le vicende del comune di Norcia.
Nel 1703 fu devastato dal tremendo terremoto.
Il vescovo di Spoleto Monsignor Carlo Giacinto Lascaris nel corso della sua visita pastorale, nel 1712 così annota:
“(…) Attualmente -scrive il Lascaris- vivono in Campi 106 famiglie con 503 persone, sette sacerdoti, un monastero. In Campi vecchio (costruito sul piano di S. Salvatore) sorgono sei chiese dal titolo: Madonna del Sole, S. Lorenzo, S. Donato, SS. Salvatore, Madonna della Valle Tuscia, S. Leonardo.
Nel castello invece ci sono ben 15 chiese ed un monastero.
Entro le mura vi è quella di S. Andrea, l’Oratorio del Sacramento, San Michele Arcangelo, Madonna della Misericordia, il monastero di S. OrsoIa, S. Giacomo, Madonna delle Grazie e S. Giovanni.
Le altre, rurali, sono: Madonna del condotto, S. Biagio, S. Croce nuova, Madonna del Cerqueto, S. Nicola, S. Antonio abate, S. Croce in valle, S. Lucia...”
Dalla relazione si apprende altresì che S. Leonardo in Campi vecchio era ridotta a rudere, S. Croce in valle giaceva lesa gravemente dai terremoti, mentre S. Biagio, S. Lucia, e S. Salvatore si presentavano mal tenute.
Dopo quello tremendo del 1703 Campi subì altri eventi sismici di notevole entità nel 1730, 1859, 1979. Uscita con pochi danni dal terremoto del 1997 è stato purtroppo semidistrutta da quelli del 2016.
Aspetto
Campi Alto conserva ancora l’aspetto tipico del Castello di pendio: le mura perimetrali sono crollate, ma si conservano ancora l’arco d’ingresso ed una torre.
L’insediamento, posto su un pendio molto acclive, è caratterizzato dalla disposizione degli edifici su una serie di terrazzamenti concentrici delimitati da vie parallele, che seguono l’originario profilo topografico, raccordate da brevi rampe radiali.
In cima, al vertice del triangolare castello di pendio, svetta ancora la malconcia torre, a fianco è crollata la vecchia Chiesa della Madonna delle Grazie, detta anche “Madonna della Neve“, la chiesa era l’unica costruzione superstite sulla parte più alta del Castello di Campi, a testimonianza di una più densa edificazione.
Era molto piccola e sulla porta laterale presentava un architrave capovolto con la data 1630.
La sua origine è comunque più antica.
L’esterno era caratterizzato da una facciata a due spioventi con un portale a tutto sesto, a sinistra del quale si apriva una finestrella, un’altra si trovava sopra di esso.
Il campanile a vela a doppio fornice era disposto anteriormente, in linea con la parete sinistra. All’interno, ad unica navata, vi errano tre altari: nel maggiore campeggiava un’immagine della Madonna col Bambino tra le braccia, opera di una artista romano contemporaneo che ha preso il posto dell’originale.
Assenti dai due altari laterali anche le tele originali dedicate a San Gaetano e a San Carlo.
La chiesetta, oggetto di saccheggi e di ristrutturazioni varie, oggi è completamente diruta.
Vi si celebrava la Santa Messa in onore della Madonna delle Grazie la prima domenica di agosto.
Del pari semidistrutta è la magnifica Chiesa di Sant’Andrea.
Sorte ancora peggiore per la deliziosa Chiesa di Santa Maria di Piazza, completamente crollata.
Non si conosce lo stato attuale dei due oratori di San Michele arcangelo e del Sacramento, ancor oggi (2019) compresi all’interno della zona rossa e inavvicinabile.
Degli altri edifici religiosi citato dalle fonti il Convento di Sant’Orsola era stato distrutto in epoca napoleonica, così come sono da tempo completamente dirute le due chiese di San Giacomo e San Giovanni.
Al di fuori delle mura, ma sempre di pertinenza di Campi alto, si trovavano altre sei chiese.
Della Chiesa di San Biagio, che aveva annesso un convento dei Monaci Benedettini, non si rintracciano più neppure i ruderi, si conserva, presso il Museo Diocesano di Spoleto, un magnifico crocefisso sagomato.
Tempera su tavola del 1241.
Il Crocefisso di Petrus è stato realizzato secondo un’iconografia che possiamo definire “di passaggio” fra il Triumphans ed il Patiens.
Qui il Cristo è morto e trionfante per la sua solenne calma oltre la morte; il capo è chinato e gli occhi sono chiusi, ma la sua morte assomiglia più ad un sonno, come ad evocare il pensiero che, nel corpo morto di Cristo, la vita prosegue custodita dallo Spirito Santo.
L’iscrizione parzialmente leggibile che la croce reca alla base del montante, rende noto il nome dell’esecutore “PETRUS PICTOR” e la data di realizzazione, che può essere interpretata in due diversi modi: 1241 oppure 1212.
La prima ipotesi è quella più accreditata dagli storici dell’arte, che vedono in questa croce echi della croce che Giunta Pisano aveva realizzato per la Basilica di San Francesco in Assisi nel 1236, ormai perduta.
I confronti con altre croci di questo maestro, dimostrano un’affinità più compositiva (le figure dei dolenti collocate nei capicroce piuttosto che nel tabellone) e iconografica (l’adozione di una rappresentazione più umanizzata di Gesù), piuttosto che stilistica.
Tale iconografia convive in Occidente con quella del Cristo Triumphans fino alla metà del XIII secolo. Le chiese di Santa Croce in Valle e di San Nicola sono da tempo scomparse.
Della Chiesa della Madonna del Condotto rimanevano, prima del terremoto, dei poveri ruderi.
La Chiesa della Madonna Del Cerqueto, detta anche “la Cona“, è una tipica cappella di campagna, lungo la vecchia via che conduce a Capo del Colle.
Sulla facciata presenta un piccolo atrio.
Della Chiesa di Santa Croce Nuova non si hanno notizie.
Lungo la via Vissana, presso la villa Angelini Paroli, sopravvissuta al terremoto, si trova la Fonte Antica, forse costruita in epoca medievale riadoperando elementi romani o tardo antichi ritenuti appartenere ad una balaustra collocata in origine all’interno di una chiesa del vetusto insediamento di Campi.
Si tratta di due lastre (una terza a Sant’Eutizio fu pure reimpiegata come fontana), a bassorilievo con motivi a losanga, decorate sia internamente che esternamente e con cornice superiore aggettante.
Disastrosa è anche la situazione di Campi Basso.
Il suo più insigne monumento, la Pieve di San Salvatore è completamente crollata con le ultime due scosse di terremoto, l’immediata azione di protezione e di recupero dei frammenti lasciano una qualche speranza di recupero.
Delle altre chiese citate dalle fonti, da tempo non sono più esistenti la Madonna del Sole con il convento dei padri Francescani Scalzi, San Donato e San Leonardo.
La Chiesa di San Lorenzo, già ridotta a rudere, è completamente crollata.
Stessa sorte ha subito la modesta Chiesa di Santa Lucia, in cui nel 1540 lavorarono maestri lombardi, sita presso i Coranoni e già soggetta all’abbazia di Sant’Eutizio.
La Chiesa di Sant’Antonio, ora quasi completamente crollata, si trova nella parte a valle di Campi, all’incrocio della vecchia strada che conduceva a Visso e che sale nella parte alta del castello.
Si tratta di uno stabile basso e lungo che fu completamente ricostruito tra il XIV ed il XVI secolo su di una primitiva struttura gotica risalente al 1358, che aveva anche un ospedale annesso.
La chiesa, edificata in pietra, presenta una facciata cinquecentesca più alta rispetto al corpo della struttura, terminante con un timpano ed un oculo posto subito sotto.
Dell’architettura originaria si conservano i resti del portale gotico con bassorilievi di due leoni e dell’Agnus Dei.
Il piccolo campanile a vela era situato nella parte posteriore dell’edificio mentre la sacrestia, quasi semisommersa dal terreno circostante, funge da abside.
L’interno si presentava con un soffitto a capriate le cui travi poggiavano direttamente sui pilastri ed alle pareti facevano ancora bella mostra di sé tracce di affreschi del XV secolo, attribuiti a Paolo da Visso.
Sulla parete di destra si trovava un bel trittico murale degli inizi del 1400 opera di Antonio Sparapane, raffigurante Sant’Antonio Abate ed una Madonna con Bambino tra due Santi.
A fianco all’acquasantiera del 1575 sono posti alcuni resti del vecchio portale gotico trecentesco.
Nel presbiterio era posta una statua lignea di San Biagio dei primi anni del 1500, proveniente dall’omonima chiesa ed una di Sant’Antonio Abate del XVI secolo.
L’altare maggiore, con colonnine a chiocciola, completo di tabernacolo proveniva dal Monastero di Sant’Orsola delle benedettine ora distrutto.
All’interno della chiesa fu scoperta nel 1927 la Croce dipinta raffigurante il Cristo Crocifisso opera di Petrus Pictor della prima meta del 1200, ed oggi conservata al Museo Diocesano di Spoleto (come sopra detto).
La chiesa era aperta al pubblico il 13 di gennaio, giorno di Sant’Antonio ed in quell’occasione si celebrava la messa, fatta la benedizione degli animali e l’asta delle agnelle offerte da tutti i pastori del paese.
Uno dei pochi edifici sacri rimasto in qualche maniera in piedi, ancorché gravemente danneggiato è l’Eremo della Madonna di Santa Croce, risalente al XV secolo, completamente edificato in pietra con annessa una piccola chiesa.
Un loggiato con arco introduce alla facciata sul quale è posto il portone di ingresso con affianco due finestre protette da inferriate.
L’interno a unica navata e con volta a crociera presenta ancora alcune tracce di affreschi raffiguranti i Santi e la Vergine.
Sull’altare vi era collocata una statua lignea alta 65 cm e larga 40, che diede il nome alla chiesa; si trattava di una Madonna seduta in trono che regge con la mano destra una piccola croce e con la sinistra il Bambino, in piedi sulle sue ginocchia e vestito con una tunica rossa intento a leggere il libro sacro.
La statua è sempre stata molto venerata dalla comunità campiana tanto che qui, ogni prima domenica del mese di settembre, si celebra una festa in suo onore.
Ora di Campi e delle sue magnifiche chiese rimangono le macerie e i ricordi, ma la speranza è che possiamo in futuro rivederla bella come prima.
Fonti documentative
AA. VV. Aggiornamento della vulnerabilità sismica del centro storico di Campi Alto di Norcia
CARDANI GIULIANA La vulnerabilità sismica nei centri storici: Il caso di Campi Alto di Norcia Tesi di laurea Politecnico di Milano anno 2003
CORDELLA ROMANO – CRINITINICOLALa Sabina settentrionale: Norcia, Cascia e Valnerina romane in Ager Veleias, 2.06, 2007
FAUSTI LUIGI, Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
LATTANZIO FEDERICO Il Comune di Norcia e i suoi rapporti col governo Pontificio nel secolo XV Tesi di laurea Università degli studi di Firenze, anni 2011 – 2013
LEONI ANNA, La chiesa di S. Andrea a Campi di Norcia. Studio storico artistico per il recupero di un monumento della Valnerina. Spoletium n. 40
SANSI ACHILLE, Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
TOSCANO B., GIACCHÈ L., RAGNI B.,L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria1977
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Opuscolo illustrativo del servizio turistico associato
https://www.prolococampi.it/arte-storia-e-cultura/
Nota
Il testo è stato realizzato da Silvio Sorcini, la galleria fotografica è di Alberto Monti e Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Pieve di San Salvatore
Chiesa di Sant’Andrea
Chiesa di Santa Maria di Piazza
Chiesa di San Lorenzo
Ancarano
Castello di Castelfranco – Capo del Colle
Chiesa di Sant’Antonio Abate – Capo del Colle
Chiesa di San Matteo – Piè del Colle
Chiesa della Madonna Bianca