Castello di Belfiore (ex Fragnano) – Foligno (PG)
Cenni Storici
Il piccolo agglomerato urbano sviluppatosi attorno all’antico castello sorge in una vallata ai piedi del monte di Pale lungo il corso del fiume Menotre, motore per molti secoli dell’economia della valle, e lungo un diverticolo della Flaminia che portava, risalendo le cascate dell’Altolina fino ai Piani Plestini e quindi nelle Marche e all’Adriatico.
In età moderna questo percorso prese il nome di via Lauretana, in quanto era la strada frequentata dai pellegrini diretti al celebre santuario mariano di Loreto.
La derivazione del nome Fragnano, come anticamente veniva chiamato l’abitato di Belfiore, secondo alcuni deriva da Flamignano, cioè paese vicino all’antica via Flaminia che passava nelle vicinanze, il nome poi si sarebbe evoluto in Fragnano; per altri Fragnano è un prediale che deriva forse da Afrenius o Afrinius e ci tramanda il nome del proprietario di quel latifondo: un signore vissuto in età tardo antica, quando appunto i grandi poderi venivano indicati con il nome dei rispettivi proprietari.
Ma va pure detto come tutta la zona circostante sia ricca di toponimi con terminazione in “ano”: Scanzano (da Scantius), Ravignano (da Ravinius o Ravilius), Pasano (da Pacius).
Trovare antiche notizie di Belfiore non è facile, quelle che conosciamo provengono dall’archivio di Sassovivo e dalle meticolose ricerche dello Jacobilli.
Fragnano era il nome originario di Belfiore e il centro religioso di questa comunità era la chiesa di S. Nicolò, chiamata allora “S. Nicolò di Guesia”.
Guesia era il nome antico del fiume Menotre e la chiesa ricordata era vicino a questo fiume, che dava anche il nome a quell’abitato detto ora Vescia.
Ecco alcune notizie riguardanti questo villaggio che testimoniano la sua antichità.
La prima data a cui si riferisce questo abitato è nel gennaio dell’anno 1085, sappiamo del documento che un certo Azzo di Lupo vendette a un sacerdote chiamato Berardo figlio di Raineri una terra situata in località detta Fragnano.
Di due anni dopo della data precedente (luglio 1087) è la notizia che un certo Bono, figlio di Fattone, per la salvezza dell’anima propria, del padre e di suo fratello Adorno, dona all’abate di Sassovivo e alla chiesa di “S. Maria Veccli”, la parte propria e quella che gli era stata lasciata dal citato Adorno, di una terra e di una vigna situata in una località chiamata Fragnano, la cella di S. Eutizio e la casa già abitata dal sacerdote Adamo.
Nel gennaio del 1110 un certo Savino prete, del fu Saviono, conferma con questa carta la volontà di donare le sue proprietà di un molino al monastero di Veccli, che si trova nella zona di Fragnano, lascia inoltre delle vigne e vari appezzamenti di terra con degli alberi; lo scopo della donazione era motivata dalla desiderata salvezza della propria anima e di quella dei propri genitori e del figlio Tignoso.
In documenti pontifici del 1188 di Clemente III e del 1191 di Celestino III, Fragnano è oggetto di riconferme di proprietà o di privilegi avuti al tempo di Pontefici predecessori.
Il 21 maggio 1138 Papa Innocenzo III prende sotto la sua protezione il monastero di Sassovivo e con questo tutti i suoi possedimenti e dipendenze, fra questi la chiesa di S. Nicolò di Vescia “S. Nicolai Guesiae”.
Una certa Bruna, figlia di Gerardo, il 17 maggio 1225, al tempo di Papa Onorio III e dell’imperatore dei romani Federico, vende e consegna a Giacomo di Gentile di Alessandro, una proprietà posta nella zona di Fragnano.
1382 – Dalla “Cronaca di S. Croce del monastero di Sassovivo”, dello Jacobilli abbiamo un’altra notizia: Giovanni vescovo di Foligno, commissario del Pontefice Urbano conferma priore della chiesa di S. Nicolò di Guesia, membro del Monastero di Sassovivo F. Pietro di Bianco della valle di Guesia, monaco di Sassovivo.
1497 – Dalla “Cronica della Chiesa e monastero di Santa Croce di Sassovivo nel territorio di Foligno” si legge che in quell’anno Papa Innocenzo Ottavo creò terzo Abbate Commendatario di questo monastero il Cardinale Giovan Battista, detto Battista Orfini, e godè di questa commenda fino al 22 febbraio del 1503 quando morì a Roma.
Lo stesso appunto nel 1497 creò Priore della Chiesa Parrocchiale di San Nicolò della Vescia o di Fragnano, detta poi Belfiore m. Nicolò, figlio di Francesco di Someo del Dottor Nicolò Bici, Sacerdote nobile di Foligno.
1546 – Altra notizia seppur di poca importanza la troviamo sempre nella stessa opera citata dello Jacobilli. Paolo III, il 25-XI-1538, concesse facoltà all’abate di Sassovivo di creare dei conservatori per gli interessi dell’Abbazia.
Il Dr. Leonello Cibo, nobile folignate nel 1539 creò Benedetto Borghese rettore della chiesa di S. Maria di Copernaco, di S. Giovanni di Talogna, di S. Pietro di Annifo, di S. Nicolò di Bevagna, di S. Fortunato di Cascia… l’anno 1546 creò fra Bartolomeo di Liberatore di Marco di Belfiore, rettore di S. Venanzo, chiesa di Uppello…
L’anno 1570 creò Urbano di m. Urbani sacerdote di Foligno, rettore della chiesa di S. Biagio e della Trinità di Pale, e di S. Lucia del Ponte.
Anche in questa notizia della Cronaca di Sassovivo, Fragnano è chiamato dunque Belfiore.
Le prime abitazioni civili di Belfiore furono indubbiamente una conseguenza della presenza di opifici creati dai benedettini lungo il corso del fiume Menotre.
Il nuovo insediamento ebbe inizio durante il sec. XVI.e, sulla fine del ‘600 la villa di Belfiore aveva già una propria chiesa, quella di S. Maria; mentre la comunità di Fragnano era servita dalla chiesa di S. Eutizio.
In alto poi, sul colle di S. Egidio, dove appunto un tempo sorgeva il Castello dei conti di Uppello, restava in piedi la chiesa di S. Egidio, ora detta di Pasanello, trasferita poi nell’abitato di Liè.
L’abitato di Fragnano rimase di dominio dello Stato Pontificio fino al 1655 dopodiché passò sotto il Comune di Foligno restandovi fino ai nostri giorni.
La Leggenda del nome
Del toponimo Belfiore ben presto s’impadronì la leggenda così riferita da Michele Faloci Pulignani: “una volta accadde che viaggiando per la strada di Colle, forse reduce o diretta a Loreto, una certa regina della quale il nome si ignora, e di lassù mirando giù in fondo nella piccola valle il nostro villaggio ne chiese il nome a quelli che l’accompagnavano: Bel Frignano, risposero questi; ed essa: -oh! brutto nome, soggiunse, e perché non chiamarlo Bel fiore? Il grazioso complimento della regina, giunse agli orecchi degli abitanti, i quali, immaginate voi, con quanto piacere profittassero della fortunata occasione che si presentava loro di togliersi dallo stomaco il grave peso di un nome che li faceva mettere in burla dai vicini.
Fragnano fu relegato fra le anticaglie ed in quella vece uscì fuori un simpatico “Bel fiore“, nome che veramente non corrisponde troppo alla realtà, ma che in fondo è sempre un bel nome e che in parte compensa assai bene la realtà.
Così i Fragnanesi rinunciarono al venerando nome che avevano avuto in retaggio dai loro padri e si convertirono in Belfioresi“.
Attività industriali
Il fiume Menotre è stato nei secoli, il motore e la forza idraulica che ha favorito il nascere di diverse attività lungo il suo alveo favorendo lo sviluppo economico delle comunità che su esso gravavano.
Tra i primi ad utilizzare la forza idraulica del fiume Menotre furono i monaci di Sassovivo i quali lungo il corso di questo fiume, da Scopoli fin verso la fine della valle costruirono gualchiere per panni e per carta.
Le frazioni che maggiormente hanno sfruttato i benefici delle acque del Menotre sono state Pale e Belfiore.
Agli inizi dell’età moderna, nell’ultimo tratto del Menotre, da Pale a Belfiore, era un susseguirsi di opifici: dodici cartiere, di cui otto nel castello di Pale, tre nella villa di Belfiore, uno a Carpineto, con una ramiera, cioè luogo dove si batteva il rame, senza contare poi i numerosi mulini, stagionali per olio e annuali per i cereali.
La carta che si produceva a pale fu considerata la più pregiata d’Italia.
Belfiore è stato un polo industriale rilevante tanto che ha attirato mano d’opera dai comuni vicini tanto era la disponibilità di lavoro.
Si ha notizia di un importante molino a grano di proprietà della Casa Boncompagni Ludovisi che nel 1665 era appartenuto alla famiglia degli Unti.
Nel 1906, ci fu l’inaugurazione a Belfiore di una discreta fabbrica di carta paglia per uso imballaggio, di fiammiferi in legno e vari tipi di cordame; la fabbrica fu costruita ex novo, dalle fondamenta da coraggiosi imprenditori, quali erano Guglielmo e Liborio Coltorti.
Precedentemente a questo periodo, siamo al 1905, erano già in funzione alla fine del precedente secolo, le cartiere dei fratelli Gismondi, Antonio Innamorati, Natale Innamorati, Lorenzo Innamorati e discreta, per il tempo, era la produzione raggiunta di un milione di libbre di greggio annuo con 24.000 risme di carta per i vari usi.
Altra attività lavorativa, in questi tempi, era un maglio, o fonderia di rame gestito da Francesco Antinucci assieme al loro figlio Egidio.
Numerose erano pure altre aziende a lavoro stagionale, come i 10 mulini a olio che servivano la clientela di gran parte dei paesi lungo la valle del Topino, tra Belfiore e S. Giovanni Profiamma.
Aziende, seppur di minore importanza, ma con ciclo lavorativo per tutto l’anno, erano un paio di mulini a grano di proprietà, uno del principe di Piombino e uno del signor Giovanni Gismondi.
Nel 1909 due belfioresi, Ercole Speranzini e Antonio Innamorati, riuscirono, di comune accordo, a mettere in funzione un pastificio su un nuovissimo fabbricato, costruito da Ferdinando Innamorati.
I macchinari erano migliori che la tecnologia del momento potesse offrire egli ambienti di lavoro di questa produzione della pasta furono giudicati ottimi, sia per le condizioni di luce sia per quelle di spazio, sia soprattutto per la sua igienicità.
Da segnalare anche uno stabilimento militare sorto però a Vescia all’imbocco per la deviazione per Belfiore per la produzione di carne in scatola per l’esercito (detto Carnificio) che occupava all’epoca oltre 200 unità.
Importante è stata per un certo periodo fino agli anni settanta lo fabbrica di mattonelle dei fratelli Antinucci, prodotto molto richiesto allora, prima dell’avvento della ceramica.
La comunità di Belfiore, nella prima metà del XX secolo, non ha conosciuto crisi di lavoro.
Con il cambiamento delle abitudini e dell’evoluzione industriale, nonché l’importazione di prodotti a basso costo, le attività lavorative a Belfiore si sono ridotte e la maggior parte sono scomparse, molti giovani se ne sono andati, e anche questo territorio così ricco in passato sta vivendo la profonda crisi occupazionale del nostro secolo, da comunità pilota e trainante dell’economia folignate oggi è relegata al rango di modesta frazione della periferia di Foligno.
Personaggi di rilievo
Fra coloro che hanno lasciato la loro impronta come poeti si ricorda Matteo Innamorati che nella vita era educatore ed aveva esercitato la sua attività a Spello, ma era nativo di Belfiore. Zoppo dalla nascita scrisse poesie romantiche sullo stile Leopardiano.
Viene inoltre ricordato da Mons. Faloci Pulignani nella sua composizione “Il Topino” un altro poeta, personaggio alquanto stravagante che amava trascorrere il tempo a Belfiore specie nei mesi estivi, si tratta di Ovidio degli Unti.
Ancora oggi una pietra posta ad architrave sopra la porta di quella che fu l’abitazione degli Unti si legge:
HENDERIX DE UNTIS SECRETARIUS IMPERATORIS.
La scritta non si riferisce certamente al nostro personaggio ma ad un suo antenato sembra segretario dell’Imperatore Federico II.
E’ ricordato più per la nobiltà della sua famiglia che per i suoi versi.
Per finire si ricorda Giovan Battista Pacini detto “Giovannino” molto attaccato alla sua terra che cantava attraverso i suoi versi.
Uno dei personaggi politici più di rilievo fu Ferdinando Innamorati maestro e guida del socialismo, non soltanto locale, a lui è dedicata la via principale di Belfiore.
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Chiesa di Santa Maria Assunta
Belfiore, il nuovo insediamento sorto lungo il corso del Menotre a fianco degli opifici, ha sempre riconosciuto come parrocchiale la chiesa di San Nicolò distante dal paese e nella stessa vi risiedeva addirittura il parroco fino a poco tempo fa, la storia pastorale quindi si è sempre sviluppata laggiù.
La posa della prima pietra avvenne nel 1683, proseguì fino al 1720 e fu dedicata inizialmente a Santa Maria Assunta, a San Nicolò e a Sant’Egido, solo nel 1986 è stata dedicata solo alla Vergine.
Il progetto della nuova facciata venne approvato nel 1894 e il 4 ottobre del 1896 avvenne l’inaugurazione.
Il campanile però non era ancora funzionante, infatti alla fine del secolo scorso non esisteva; la facciata della chiesa, fu portata a termine nel settembre del 1929 il tutto dall’architetto Vincenzo Benvenuti su disegno del prof. Nicola Brunelli.
Interno
Sul terzo altare a sinistra, nel 1872 fu riportato l’affresco strappato dalla cappella di S. Maria del Prato, un’edicola del sec. XIV dedicata, forse nel secolo successivo, alla Madonna di Loreto, come si apprende da un inventario, vi è raffigurata la Madonna col Bambino fra S. Vincenzo Ferrer e altro santo frate.
Nel 1641 l’edicola era stata trasformata in cappella a motivo delle numerose grazie che i Belfioresi avevano ricevuto invocando quella sacra immagine, mentre la demolizione nel 1872 si era resa necessaria per l’ampliamento della strada principale che attraversava il paese.
Questa immagine, insieme ad altre edicole, delimitava lo Spazio Sacro di Belfiore e costituivano una protezione spirituale per gli abitanti, quasi una barriera frapposta alle forze del male, il corrispettivo del ruolo che svolge la cinta muraria per una città.
Sempre nella parete sinistra subito dopo si può ammirare un pregevole organo pneumatico – manuale della ditta Zeno Fedeli di Foligno.
Negli altari di destra due tele sette-ottocentesche .
Nella parete d’altare due belle statue in terracotta restaurate nel 1905, raffiguranti S. Pietro Apostolo e S. Vincenzo Ferrer dello scultore Angelo Biscarini, proprietario allora della fabbrica rinomata di terre cotte di Perugia.
Fonti documentative
Don Luciano Gregori – La Valle del Menotre – 1990
https://books.google.it/
http://www.belfioreformaevita.org/
http://www.diocesidifoligno.it/