Castello-chiesa di San Faustino – Cingoli (MC)

Cenni Storici

Il poggio che si eleva a circa 800 metri di distanza dal centro abitato di San Faustino, in direzione nord, può essere identificato, per la presenza sulla sommità sia di una piccola chiesa non più officiata dedicata a San Faustino, sia di frammenti di ceramica acroma medioevale puntualmente affioranti dopo ogni aratura, con il sito sul quale fu edificato, nel 1303, il castrum S. Faustini.
In quell’anno il podestà e i priori di Osimo ottennero dal rettore della Marca la licenza di fabbricare, sul poggio di San Faustino “domus muratas et sine muro fortificatas” perché vi si rifugiassero i coloni abitanti nei dintorni, i quali sempre più tendevano ad abbandonare i loro campi troppo distanti dalle vie di comunicazione e la cui coltivazione comportava troppo spesso “iacturam et incommodum” (1).
Cinque anni dopo tutti gli abitanti della vicina Villa di Cerlongo furono obbligati ad abitare nel castello da poco costruito (1).
Nel luglio del 1312 gli Osimani furono costretti a cancellare dai loro catasti i terreni e il castello di San Faustino, beni che però, nel settembre di quello stesso anno, vi furono nuovamente iscritti (2). Evidentemente Osimo perse un’altra volta il castello dal momento che una bolla di Eugenio IV ne sancì la restituzione a quella stessa città nel 1443; possesso anche quest’ultimo di breve durata poiché di lì a poco il castello tornò a far parte stabilmente del territorio cingolano (2).

(1) L. Fanciulli, Osservazioni critiche sopra le antichità cristiane di Cingoli, Osimo 1769, vol. II, pp. 773, 777
(2) Regesto dei documenti dell’Archivio Comunale di Cingoli compilato da G. Vogel nel 1797, Archivio dell’insigne Collegiata di Sant’Esuperanzio, Cingoli, atto n. 58, atto n. 97

Fonte:
P. Appignanesi, Testimonianze medievali nel territorio di Cingoli in AA.VV., Cingoli dalle origini al sec. XVI. Contributi e ricerche, Atti del XIX Convegno di Studi Maceratesi, Cingoli 15-16 ottobre 1983, “Studi Maceratesi”, 19, Macerata 1986, pp. 144-145

Per approfondimenti maggiori: www.antiqui.it

 

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