Castelleone – Deruta (PG)
Cenni storici
Castelleone è un piccolo centro sovrastante la valle del Puglia in stupenda posizione panoramica.
Lo circondano alte mura e torrioni che testimoniano del suo antico ruolo strategico a difesa dei confini con Todi.
Non si possiedono notizie del castello anteriori al sec. XIII.
È del resto probabile che l’origine di questo luogo coincida con la necessità dei perugini di accrescere, al tempo della guerra contro Todi, la sicurezza e le capacità difensive dei limiti meridionali del proprio territorio.
Il primo documento che nomina esplicitamente « Castrum Leonis » è del 1273 e riguarda una deliberazione presa dal Comune di Perugia a favore della sicurezza degli abitanti del castello.
È quasi certo che anche Castelleone avesse un’organizzazione amministrativa guidata da un rettore o podestà, secondo quanto prescritto dallo statuto di Perugia del 1279.
D’altra parte frammenti di affreschi conservati in un ambiente terreno al centro del paese, con gli stemmi di Perugia e di Castelleone, fanno pensare che qui si trovasse una sorta di residenza pubblica. L’accentuarsi, verso gli inizi del Trecento, delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, e quindi tra Perugia e Todi, causò gravi danni al castello che nel 1310 fu incendiato e parzialmente demolito dai todini.
Nel 1311 i magistrati di Perugia, accogliendo una richiesta degli abitanti, inviarono 50 balestrieri per provvedere al restauro e alla ricostruzione delle mura trattandosi, come dice il Mariotti, « di un luogo di molta importanza e quasi chiave delle altre castella, particolarmente di Deruta essendovi in piccola distanza ».
Il risarcimento delle fortificazioni fu eseguito con materiali recuperati dal diruto castello di Poggio Mainardo, anch’esso devastato dai todini.
In questo stesso periodo si pensò di far fronte al rilevante decremento demografico imponendo agli abitanti delle vicine località di Colle Boneggio e di Pieve di Campagnola di trasferirsi nel castello con concessione di immunità ed esenzione fiscale per alcuni anni.
Intanto con la sottomissione a Perugia (dicembre 1310) della vicina Casalalta, località fortificata nel territorio di Todi, Castelleone venne a perdere l’assai scomoda posizione di estremo baluardo di confine.
Il maggior sviluppo politico ed amministrativo del castello si ebbe nella prima metà del Trecento quando, in armonia con il benessere e la ricchezza della città dominante, anche Castelleone prosperò economicamente e socialmente accogliendo, ad esempio, tra le sue mura ben quattro notai regolarmente iscritti alla matricola dell’arte.
A un secolo di distanza dalla guerra con Todi il castello subì una nuova gravissima distruzione ad opera di Braccio Fortebracci che nel 1410 « preso Torsciano et lasciato Sforza alla guardia, andò a dar l’assalto a Castelleone, il quale è posto in un altissimo monte, et havendolo incontamente preso, fu dato ogni cosa in preda ai soldati ».
Come risulta da suppliche e petizioni inviate dai profughi del Castello ai priori di Perugia è da credere che in quegli anni il paese fosse quasi abbandonato e che i suoi abitanti vivessero in misere condizioni.
Ciò che infatti veniva richiesto non era più un intervento per la ricostruzione delle mura castellane, ma soltanto l’invio di vettovaglie e l’esenzione dai tributi.
Un restauro della cinta muraria fu comunque promosso nel 1438, quando le diminuite esigenze difensive del castello portarono anche alla demolizione di un tratto fortificato verso ponente.
La ricostruzione di mura e di torri contribuì a far rinascere la vita nel castello che presto registrò un notevole aumento di popolazione, mentre i reggenti del luogo provvedettero al restauro della chiesa parrocchiale e alla costruzione di una fontana nella piazza.
È forse in questo periodo che Castélleone si dota anche di uno statuto, purtroppo perduto, ma indirettamente documentato da una richiesta della comunità ai priori di Perugia (24 agosto 1536) di poter limitare il pascolo delle capre nella zona boschiva prossima al castello secondo quanto previsto nel « loro vecchio statuto ».
Nel corso del Cinquecento non si registrano fatti di rilievo ad eccezione della nascita di Napolione Comitoli (1548) che sarà insigne giurista, auditore della Sacra Rota e vescovo di Perugia dal 1591 al 1624, anno della sua morte.
La vita del castello procede uniforme anche per il secolo successivo e per gran parte del Settecento. Nobili famiglie quali i Crispolti, i Della Penna, i Del Buon Tromboni si alternano, per successione ereditaria, nel possesso dei principali edifici del luogo.
Il Fabretti ricorda che nel 1620 nacque una disputa tra i Padri Barnabiti di Perugia e la famiglia Crispolti per confini di terre e per il possesso di un torrione, forse quello all’ingresso del paese.
Nel 1700 Castelleone è un comune autonomo amministrato da due priori e da un consiglio di reggenza.
Le nuove circoscrizioni di epoca francese (1798) porteranno all’annessione del castello al Comune di Deruta, dal quale tuttora dipende.
Aspetto
Si entra nel castello attraverso un arco affiancato da un torrione circolare inserito nel tratto murario costruito nel sec. XV a seguito della riduzione verso est dell’antica cinta difensiva.
Ci si trova subito sulla via principale che ha anche funzione di piazza e di « cardo decumanus » del castello.
Una serie di piccole vie la intersecano ortogonalmente, creando un’organizzazione urbanistica semplice e funzionale.
Sempre su questa via si affacciano i principali edifici del castello (Palazzo Del Buon Tromboni, già Comitali e Della Penna, Palazzo del Buon Tromboni già Crispolti, Palazzo Bianconi), í resti del palazzetto municipale, purtroppo gravemente trasformato, e la chiesa parrocchiale di San Donato.
La via termina in corrispondenza della cinta occidentale e della porta principale, dotata di controporta, un tempo resa più sicura dalla presenza di un ponte levatoio e di una torre attualmente trasformata in campanile.
Nel punto in cui la via si allarga, a creare una specie di piazzetta, un ambiente terreno, adibito a magazzino, conserva i resti delle antiche decorazioni pittoriche del Palazzetto Pubblico.
Si tratta di due affreschi, ormai quasi illeggibili, con gli stemmi di Perugia (il grifo rampante) e di Castelleone (un leone che tenta inutilmente di aprire la porta di un castello).
La decorazione era un tempo completata da una Madonna in trono tra i Santi Donato ed Ercolano, oggi nella collezione Magnini di Deruta.
La modesta qualità delle pitture, appartenenti alla metà del sec. XV, non può far sfuggire l’importanza del loro significato simbolico, riferimento più che esplicito ai rapporti di amicizia e fedeltà che legano Castelleone a Perugia (Donato, santo titolare del luogo, affianca la Vergine insieme ad Ercolano, santo protettore di Perugia).
Fonti documentative
F. F. Mancini – Deruta e il suo Territorio – Pro Deruta 1980