Castello di Castel San Giovanni – Castel Ritaldi (PG)

Il castello mantiene ancora bene il suo fascino con le possenti mura a ridosso della provinciale.

 

Cenni Storici

Le origini sono molto antiche, ma non esistono documentazioni scritte fino al secolo XIII.
Probabilmente il luogo era già un vicus romano, dopo la caduta dell’impero, le invasioni, le guerre gotiche e il dominio dei bizantini, fu occupata dai longobardi e accorpata al Ducato di Spoleto, di cui seguì le sorti.
Negli antichi documenti è citato come San Giovanni di Porcaria, in seguito come San Giovani di Botonta, termine che sta ad indicare “di confine“, e che potrebbe attestare una probabile esistenza di una fortificazione Longobarda.
Dovrebbe essere rimasta feudo imperiale fino al principio del XIII secolo, affidato ai Ritaldi, poi ai Lombardi Cattanei, longobardi di Trevi, parte quindi del territorio della Normandia (da normanno o normale cioè sottoposto all’arbitrio della Chiesa), una piccola provincia amministrativa che sopravvisse per due secoli, mancano però notizie certe a riguardo.
Castel San Giovanni fu costruito dal cardinale Egidio Albornoz con il nome di San Giovanni della Botonta, nel 1376, e fu offerto in feudo ai Botontei.
In nome del papa, nel 1400 fu occupato da Ugolino III Trinci.
Dopo tumulti e insubordinazioni, nel 1421, Martino V ordinò di togliere a Corrado Trinci la ribelle Trevi e Pissignano; ma poi tornò a concederglieli in vicariato per tre anni.
Nel 1424, dopo una breve occupazione da parte di Francesco Sforza, una sollevazione di popolo tornò a distruggere la infausta rocca, questa volta con il benestare del papa, e Trevi tornò alla Chiesa sotto il Legato di Perugia, ma nel 1425 Corrado Trinci ne ebbe una ulteriore investitura.
Con la bolla “licet et iniuncto“, del 25 maggio 1428, Martino V decreta che il castello sia eretto a comunità senza dipendere da Trevi, passò quindi sotto l’influenza di Spoleto.
Con la bolla “sincere devotionis“, del 28 marzo 1430, lo stesso pontefice sancisce ulteriormente a separazione da Trevi decretandone l’autonomia.
In data 11 marzo 1431, sotto il pontificato di Eugenio IV, il vescovo di Curlandia (Lettonia) Giovanni Tigarth, “luogotenente, commissario e giudice delegato pro Sancta Romana Ecclesia et papa“, per mezzo del notaio e cancelliere Vojgandus Giabori, appone i confini tra Castel S. Giovanni e Trevi.
Il 1432 è l’anno della promulgazione dello statuto comunale.
Vi fu poi un periodo di ulteriore contesa tra Trevi e Spoleto: dapprima, nel 1471 la bolla papale di Sisto IV punì Spoleto, affidando il castello a Trevi: solo nel 1502 gli abitanti, allettati da promesse economiche, tornarono alla città di Spoleto anche grazie all’aiuto del capitano di ventura Saccoccio Cecili.
Altre guerre seguirono, fin quando nel 1520 fu definitivamente assegnato a Spoleto da Leone X, dietro pagamento di oltre 3.000 ducati.
Trevi perdeva così definitivamente, fatta salva la parentesi dell’occupazione francese, il possesso del castello, dopo essersi dissanguata per mantenerlo, ancor oggi nella cittadina umbra c’è il detto “costa più che San Giovanni a Trevi“.
Tra il 1580 e il 1581 divenne uno dei rifugi del famoso bandito Petrino di Giovanni Leoncilli che tiranneggiò nella zona fono al 1580.
Con deliberazione del Consiglio provinciale dell’Umbria del 12 settembre 1868, con Comune di Castel San Giovanni di Spoleto era aggregato a Castel Ritaldi.
Nella seduta consiliare del 15 agosto 1875, fu presentata dal sindaco Giuseppe Alessandrini la lista elettorale amministrativa riformata dalla giunta municipale per la costituzione del nuovo consiglio comunale.
Denominato fino al 1863 Castel San Giovanni e quindi Castel San Giovanni di Spoleto, con deliberazione consiliare dei due riuniti castelli del 12 settembre 1875, divenne un paese appodiato al comune di Castel Ritaldi, tanto che la denominazione ufficiale fu, fino al 1927, comune di “Castel Ritaldi e San Giovanni“, intestazione che compare sugli atti ufficiali e sulle carte prodotte dell’epoca.
Nel 1927; con r.d. (Regio Decreto) n. 337 del 10 marzo, pubblicato nella gazzetta ufficiale del Regno in data 24 marzo, nell’ambito di una razionalizzazione territoriale amministrativa, il comune di Castel Ritaldi e San Giovanni, al pari di altri comuni minori come Campello sul Clitunno, Giano dell’Umbria, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino e Vallo di Nera, fu soppresso e trasformato in delegazione podestarile, dipendente dal Comune di Spoleto; fu definitivamente ripristinato pochi anni più tardi, nel 1932, ma col nome di comune di Castel Ritaldi.
 

Aspetto

Il castello, ottimamente conservato, è a pianta quadrata, inizialmente era difeso da un fossato e da una palizzata, sostituita poi da una cinta di mura lunghe 150 metri e robuste torri angolari cilindriche.
In prossimità della porta d’ingresso, affiancata da un’altissima torre di forma quadrata chiomata con beccatelli e merli alla guelfa, si notano i resti dell’antico ponte levatoio, il fossato esisteva ed era visibile fino alla seconda guerra mondiale.
Sopra le porta sono affissi gli stemmi del Comune di Spoleto, con la scritta SPOL/DOM/M e più in alto uno stemma a chiavi decussate.
A destra della porta si trova il palazzetto del vecchio Comune.
Al centro del Castello si trova la chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
Nei dintorni, appena fuori della porta, nei pressi del cimitero si trova l’antica parrocchiale, Sant’Angelo de Assisibus.
Nel territorio di Castel San Giovanni esistevano altre chiese, Santa Lucia di Nido, ora ridotta a poco più di un rudere; la cappella privata di San Domenico in Suriano trasformata in stanza della casa; San Martino de Pratolongo, forse la prima parrocchiale di cui si è persa persino la memoria dell’ubicazione, ne rimane solo il nome in una via, Sant’Andrea de Nido, di cui rimane solo il nome; infine San Giorgio, di cui rimangono pochi resti sorretti da una robusta vegetazione che li occulta e li sostiene.
Vi si accede dalla strada Castel San Giovanni-La Bruna per mezzo della campestre “Viaccia”, vicino al fiume Tatarena.
Fu fatta edificare nel 1502 in un appezzamento del monastero della Madonna della Stella di Spoleto dalla badessa Evienia Zampolini.
Nel XIX secolo il parroco, Don Filippo Benedetti Valentini la descrive ancora provvista di arredi e officiata una volta l’anno, il 2 luglio, seppur già in condizioni di degrado.
La chiesa ad unico vano rigorosamente orientata est-ovest, con porta secondaria a nord e finestra con grata a sud affiancata da un piccolo pertugio circolare.
Il crollo del tetto e il totale abbandono da anni la rende del tutto impraticabile, con edere e alberi che ne invadono ovunque gli spazi interni e quelli esterni a ridosso dei muri.
All’esterno appena si intravede l’abside nel cui vano era collocato l’altare, del quale restano soltanto macerie.
 
 
 

Edicole sacre

Caratteristica di Castel San Giovanni è la presenza di numerose edicole, collocate nelle piazze, incorporate nelle abitazioni, ricavate nelle loro pareti o a esse appoggiate, poste nei crocevia in punti cruciali dell’antica viabilità del territorio, se ne descrivono solo le più significative.
Tre sono inserite all’interno del Castello, due contengono moderne statuine, la terza incorniciata da mattoni, oggi ricoperti di bianco, si trova sulla parete di un’abitazione privata, dentro il castello di San Giovanni, dopo la porta castellana, all’inizio della via a sinistra.
L’affresco risale alla prima metà XV secolo, molto deteriorato, raffigura la Madonna con Bambino. Restano soltanto labili tracce del volto della Madonna e della mano del Bambino benedicente, i due nimbi, il disegno preparatorio del manto, una decorazione a racemi sullo sfondo.
La cosiddetta “Madonnuccia“, si trova a circa duecento metri dal Castello, lungo la strada che conduce a San Lorenzo, anticamente l’edicola era situata presso l’incrocio con la “strada delle Porcarie“.
A nord era la Madonna del Carmine, sull’incrocio con la strada dei molini di Trevi o della Porcaria trebana, così detta perché raggiungeva gli insediamenti rurali del piano ricchi d’animali.
Situata sul bordo del campo, è costruita in mattoni, solo in parte intonacata, rivolta a nord, con una profonda nicchia che ha preservato l’affresco, risalente al XVI secolo, dalle intemperie.
Vi è raffigurata l’immagine della Madonna del Carmine che stringe materna il Bambino, incoronata da due angeli, mentre ai suoi piedi l’adorano altri due angeli, uno a destra e uno a sinistra. Nell’intradosso sinistro è dipinto San Giovanni Evangelista con calice, mentre è scomparsa la figura nell’intradosso destro.
A circa duecento metri dalla chiesa di Sant’Angelo, all’altro lato della strada, ora in un campo, ma un tempo ai bordi di un viottolo scomparso con la realizzazione della nuova variante stradale del 1964, è posta l’edicola di San Gregorio, che conserva sul retro la muratura originale in mattoni e sul fronte tracce dell’intonaco originale dipinto.
Nell’arco ribassato un frammento di affresco raffigura San Gregorio Magno circondato da un nimbo radiato, con in capo il triregno e la colomba sulla spalla.
Ai lati due finte lampade sembrano posticce.
Nell’imbotte, in un tondo, è la colomba dello Spirito Santo; a destra e a sinistra, vi sono tracce di due figure di santi irriconoscibili.
Nell’aureola di san Gregorio Magno si legge la scritta “Carlo Filippi 1916” è la firma del giovane della casa di fronte che, prima di partire per il fronte di guerra, affidava alla venerata immagine la protezione e le speranze del ritorno.
L’affresco in rovina è stato integrato da un quadretto moderno raffigurante la Sacra Famiglia.
A sud un’edicola con Madonna con Bambino e santi, in Via della Rotonda, al vocabolo Villa, presiedeva il trivio della strada che da Castel San Giovanni si dirigeva verso Beroide e verso Spoleto; infine in località Borgo, all’incrocio fra la strada per La Bruna e la Viaccia, si trova un’edicola cinquecentesca dall’elegante timpano, nella nicchia non c’è traccia di affresco, forse non fu mai realizzato.
Oggi è del tutto abbandonata e prossima alla definitiva rovina.
 
 
 

Casali e Mulino

Nei pressi del castello si trovano una miriade di piccoli insediamenti, i più cospicui, in direzione de La Bruna mantengono l’antico nome Borgo I e Borgo II, vi sono inoltre numerosi casali isolati, alcuni ristrutturati, altri in rovina, pregevoli esempi di architettura rurale, spesso dotati di torri colombare.
Rimangono anche i resti di un antico mulino, un modesto opificio, indicato con il toponimo “a mulinétta” la cui costruzione, sul torrente Tatarena, fu deliberata nel Consiglio generale del 7 novembre 1460, come risulta da un registro del comune di San Giovanni.
Nel 1474 risulta essere già in funzione e da una lettera di reclamo sugli obblighi di sistemazione della rifolta (sistema di chiuse), datata 25 gennaio 1875, si deduce che a tale data era ancora attivo.
Il piccolo edificio è stato poi adattato ad abitazione fino agli anni 1940, oggi è prossimo alla definitiva rovina e non conserva più memoria della funzione originaria essendo scomparsi gli elementi molitori, non rimane più traccia anche del canale che convogliava l’acqua del Tatarena al molino e la reimmetteva nel torrente più a valle.
Nel territorio erano operanti, prima del 1900, due fornaci che prelevavano il “sabbione” per fare mattoni dal torrente Tatarena.
 

Fonti documentative

AA. VV, Castel San Giovanni Un borgo minore al centro della ricerca storica 2005 Banca Popolare di Spoleto
A.A.V.V., La pista ciclabile Spoleto-Assisi, a cura dell’Istituto d’Arte “L. Leonardi”, Spoleto, 2006
ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
DESPLANQUES H., Campagne umbre: contributo allo studio dei paesaggi rurali dell’Umbria centrale, trad. it. di A. Melelli, Perugia, Guerra, 1975
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Montefalco, Itinerari Spoletini 2, Spoleto, 1974
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia, Itinerari Spoletini 5, Spoleto, 1979
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Sacra visita di Pietro de Lunel vescovo di Gaeta, 1571, in Biblioteca Comunale di Foligno
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869
SPERANDIO B., Chiese romaniche in Umbria, Quattroemme, Perugia, 2001
S.A.S.S., Archivio Notarile
S.A.S.S., Riformanze
TABARRINI M.- L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra – 1982
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

CASTEL SAN GIOVANNI
Castello di Castel San Giovanni
Chiesa di Sant’Angelo de Assisibus
Chiesa di San Giovanni Battista

LA BRUNA
Santuario della Madonna della Bruna

CASTEL RITALDI
Castello di Castel Ritaldi
Chiesa di Santa Marina
Chiesa di San Nicola
Pieve di San Gregorio Magno

COLLE DEL MARCHESE
Castello di Colle del Marchese
Chiesa di San Pancrazio
Chiesa di Santa Maria della Stelletta
 

Mappa

Link coordinate: 42.835395 12.705318

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