Borgo e Rocca di Offagna (AN)
Cenni Storici
Offagna sorge sulle morbide e fertili colline dell’ entroterra marchigiano, in una posizione panoramicamente e strategicamente dominante.
Del suo castello si parla per la prima volta in una concessione fondiaria fatta dall’arcivescovo ravennate Onesto, rogata ante 978.
Il Castellum venne eretto fra il 958 ed il 978 e il sito prescelto fu il monte Sentino (dal latino sentis “spino, rovo”), un blocco tufaceo a 306 mt sul livello del mare, uno dei punti più alti nel quadrilatero Osimo-Camerano-Gallignano-Polverigi: la stessa sommità attorno alla quale si abbarbica ancora oggi l’abitato di Offagna.
Con buona probabilità la costruzione avvenne su preesistenti strutture: la pratica del riuso di vecchi materiali era assai diffusa nell’antichità.
Il toponimo Ofania ha avuto varie interpretazioni, ma la più ricorrente lo fa discendere per corruzione lessicale dalla Massa Afraniana, un vasto latifondo costituito in epoca romana a favore della gens Afrania.
Gli Afrani erano un’illustre famiglia che aveva possedimenti nel territorio offagnese.
Il territorio marchigiano, nel corso dell’Alto Medioevo, non presenta generalmente castelli isolati concepiti solo per finalità strategiche e militari; le costruzioni servono quasi sempre a consolidare e proteggere gli insediamenti. E così anche il “Castellum Ofanie”, di forma semplice e dimensioni modeste, nasce vicino a questo centro economico-rurale, la Massa Afraniana.
Dopo il Mille, passata la crisi, riprende la voglia di fare, cresce la produzione agricola e aumenta la popolazione. Il Castellum, sorto alla buona come luogo di protezione, migliora l’apparato difensivo: si completano le mura, si innalzano torrioni, nasce il corpo di guardia, si mette il ponte levatoio. Al contempo si registra al suo interno una confluenza di varie attività del vivere civile: sorge il mercato dei prodotti agricoli, prendono corpo le attività artigianali, si tengono le funzioni religiose, ora che la pieve da “rurale” si è fatta “castellana”.
Le fonti tardo-medievali dimettono il termine Castellum a favore del termine “Castrum Offanie” , quasi a voler significare la più stabile struttura castellana e la più complessa articolazione del potere.
Il salto qualitativo da Castrum a Comune si compie quando la Terra d’Offagna, fiaccate le pretese e le riottosità delle nobiltà locali e affrancatasi dagli osimani, riesce a darsi una propria legislazione.
La promulgazione degli “Statuti d’Offagna” risale alla prima metà del XIV secolo; il paese inizia così a godere di uno stato di libertà, anche se “vigilata”. Ma questi non sono momenti di quieto vivere. Infuria la lotta tra guelfi e ghibellini.
Le devastazioni e i saccheggi portano alla decadenza e rovina del castello.
Nel corso del XV secolo è la grande signoria, prima i Malatesta poi gli Sforza, a volersi impadronire del territorio marchigiano. L’impresa non riesce e inevitabilmente riprendono le ostilità locali: Ancona e Osimo si contendono Offagna. Ancona vuole il paese perché dalle sue alture può controllare più agevolmente i movimenti degli osimani e la Chiesa non si dimostra contraria. Osimo però non vuole vicinati invadenti. Così quando il pontefice Eugenio IV concede ad Ancona la giurisdizione sul territorio offagnese , gli osimani si armano e riconquistano il paese.
Ma i tempi erano ormai maturi perché Offagna divenisse anconetana: la minima occasio fu trovata.
La Chiesa era in obbligo con il comune di Ancona per un prestito di 7000 fiorini: e siccome il Papa, Niccolò V, non aveva alcuna intenzione di depauperare la mensa vescovile, con un semplice foglio di carta cedeva Offagna ad Ancona. Era il 1454.
L’attuale Rocca fu costruita dai solerti anconetani in soli 2 anni, dal 1454 al 1456 per evitare che, seguendo l’esempio di Castelfidardo, anche gli offagnesi si ribellassero. Funzionò da presidio armato per qualche decennio. Offagna diventava così uno dei 18 accampamenti del contado di Ancona: un nobile anconetano vi era mandato come castellano ed aveva l’obbligo di risiedere nella Rocca nei 6 mesi in cui ricopriva la sua carica.
Dopo il 1477, anno della famosa “battaglia del porco” che vede il prode capitano di ventura osimano (ma di origini offagnesi) Boccolino da Guzzone vincere sulle truppe anconetane, la fortezza perde d’importanza. Le guerre paesane si esauriscono.
Altri sono ora i nemici: peste, carestie, banditismo, terremoti. Da un inventario fatto nel 1652 dal nuovo castellano C. Nappi risulta che tutte le armi portatili erano state asportate e la Rocca veniva ormai utilizzata come magazzino.
Un primo cenno della torre dell’orologio è presente nel verbale del 1654 dove si dice che l’appalto per la sua manutenzione fu dato per la corrisposta annua di tre scudi.
Nel 1663 il comune l’affidò all’offagnese Giovanni Gentilone e l’orologio andò bene per oltre un secolo. Nel 1776, logoro e mal funzionante, si propose di rinnovarlo del tutto.
La storia della Rocca di Offagna
Notevole esempio di architettura militare del periodo a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento.
E’ un edificio pressoché quadrangolare con mastio eccentrico e poggia su una rupe tufacea che ne aumenta moltissimo il potere difensivo. Vista la posizione strategica non era necessaria la presenza di alcun fossato; d’altra parte gli ingressi si trovavano a notevole altezza rispetto al terreno, per cui, una volta ritirati i due ponti levatoi di accesso, la rocca rimaneva perfettamente isolata.
L’edificio è costruito in una solida cinta di mura spesse, dove corrono il camminamento di ronda principale e quelli suppletivi che consentivano rapido accesso alle cannoniere. Attualmente si accede all’interno da un ingresso ricavato sventrando una delle cinquanta troniere presenti nel castello e si entra in una vasta galleria con volta a sesto acuto.
L’ampiezza del locale fa pensare che potesse essere usato come deposito di polveri e proiettili e come alloggio per le truppe, in particolare per i bombardieri e gli archibugieri ai quali era affidata la difesa di questa parte del castello. Alla fine della galleria è situata la torre del pozzo: a piano terra c’era un pozzo profondo circa 30 metri che assicurava l’approvvigionamento d’acqua. Gli altri due piani, come i camminamenti e tutte le altre strutture interne erano in legno.
L’ingresso originario era situato nella torre di guardia tramite i due ponti levatoi di cui era fornita: uno piccolo per le persone e uno grande per i carri e i cavalli.
Il mastio, la torre di massimo avvistamento, è suddiviso in cinque piani. Nel primo piano si trova una cella che comunica con il piano superiore tramite due botole poste sul soffitto. Il castellano risiedeva al terzo piano. Ne è prova la traccia dell’unico camino esistente in tutta la rocca. L’ingresso al mastio era situato al quarto piano, quindi a notevole dislivello. Questo era un accorgimento assai diffuso in epoca medievale: in caso di irruzione del nemico all’ interno del recinto, si distruggevano le scalee il mastio, perfettamente isolato,si preparava alla difesa ad oltranza.
Sulla sommità, verosimilmente provvista di copertura, stava anzitutto la grossa campana in bronzo recante la data 1477, oltre all’invocazione alla Madonna, e il nome del fonditore, tale Iacobus de Istria.
La merlatura posta a coronamento delle cortine e delle torri è di tipo ghibellino, a coda di rondine.
Oltre che dalla Rocca, Offagna era difesa da un recinto fortificato intervallato da torri, che serviva da primo baluardo e che era destinato ad accogliere gli abitanti del contado con il loro bestiame in caso di pericolo. E’ tuttora esistente un torrione, semirotondo, che terminava a nord-est la cinta muraria.
Dall’esame dei manufatti risulta pressoché certa la mano di maestranze lombarde nell’esecuzione di questo mirabile esempio di architettura fortificata di transizione.
ESPOSIZIONE
All’interno della Rocca di Offagna,costruita tra il 1454 e il 1456, è allestita una ricca esposizione di armi antiche e preziosi reperti realizzata in collaborazione con l’Accademia di Oplologia e Militaria di Ancona ed i Musei di Stato della Repubblica di San Marino.
Una sezione della mostra è dedicata a Cacciatori e guerrieri dalla pietra all’acciaio, esposizioni di armi per la caccia e per il combattimento curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche.