Borgo e Mulino di Piedicava – Acquasanta Terme (AP)

Borgo di Piedicava

Frazione di Acquasanta Terme, ad est di Cervara da cui dista circa un chilometro in linea d’aria e ne è collegata tramite un sentiero scosceso ma praticabile, Piedicava ( m. 490 di quota) si trova tra le vicine frazioni di Arola, a sud, e Torre Santa Lucia, a nord. Nella sottostante valle, a circa 150 metri, nella confluenza del Fosso di Arola e del Fosso di Cervara sorge un antico mulino ad acqua che un tempo serviva numerose frazioni della zona. Oggi è ancora funzionante, per appuntamento, soprattutto per fini turistici e didattici. Si può raggiungere in macchina, dalla vecchia Salaria, imboccando uno dei due bivi per Torre Santa Lucia e Piedicava che si trovano prima e dopo l’abitato di Centrale.
Piedicava è il paesino subito dopo Valledacqua ed il suo nome lo deve probabilmente alle cave di travertino aperte in questa zona più a valle. Le vene di Santa Caterina caratterizzano il territorio di Piedicava, un monumento naturale di rara bellezza che purtroppo hanno perso il loro caratteristico sperone di boschi per l’intensa attività estrattiva di travertino. Nel 1860 nelle Vene di Santa Caterina hanno trovato rifugio i ribelli papalini che si nascondevano in una grotta, grande come due stanze, che disponeva di due aperture nascoste tra rovi e sassi. Ora la grotta non c’è più a causa dell’attività estrattiva che ne ha determinato la distruzione. Nei pressi di Piedicava si trova l’antico mulino ad acqua ancora oggi perfettamente funzionante. La famiglia Angelini, proprietaria del mulino, continua ancora oggi l’attività ed offre a tutti coloro che sono interessati la possibilità di visite guidate o, acquistare prodotti biologici.
 

Mulino Ernesto Angelini

Il Mulino di Piedicava

Il Mulino di Piedicava si trova immerso in una natura incontaminata. L’antico mulino ad acqua ancora perfettamente funzionante in Villa Predicava d’Acquasanta Terme, uno dei tanti borghi del comune, dove si possono vedere case cinquecentesche. Luogo ideale per passare delle ore in tranquillità, rivivendo la storia e la cultura rurale di un tempo, vedendo la macina in funzione e come vivevano i nostri avi, visitando anche l’abitazione annessa al mulino, rimasta com’era nel 1914. Numerosi gestori e proprietari si sono succeduti nel tempo portando aventi un’attività intensa e proficua, fino all’avvento dell’era industriale in cui l’attività è andata scremando fino a divenire inesistente, anche se il mulino non ha mai smesso di funzionare. Il mulino è saltuariamente aperto e in funzione nei fine settimana.
Da ricerche effettuate da Don Virgilio Cognoli, (pubblicate in un suo libro) e dalla signora Patrizia Castelli (la cui tesi di laurea ha come oggetto i mulini ad acqua dell’alta Valle del Tronto), già nel 1504 un mulino è situato sul fosso di Piedicava, detto anche di fosso di Annicciano (in rigo de Pede Cavarum sive lu Rigo d’Anniciano); Cicco Luce di Torre Affinili ne vende la propria nona parte ad Antonio Mariani e soci de Pede Cavarum. Nel 1693, Donna Argeria di Piedicava, acquista il diritto sul fosso di Piedicava, da capo parato al mulino, per rimettere in piedi l’esercizio e macinare grano nel fosso del “Rivo del Stallo di Piedicava” vicino alla villa di Piedicava.
Nel 1828 detto mulino è riportato attivo nell’elenco trovato nell’archivio storico del comune di Acquasanta Terme.
L’opificio al 1° gennaio 1835, costituito dal solo piano terra, con un solo palmento (macina) ed annessa gualchiera (macchina idraulica con magli per follare tessuti e pelli e conferire loro una consistenza simile al feltro), era intestato al Sig. Parnarelli Gaetano Saverio.
In vista del ripristino della tassa sul macinato, compare nell’elenco redatto il 4 settembre 1867 dal comune di Acquasanta terme, descritto come molino da grano con una ruota, posto in contrada sotto Piedicava, il cui proprietario era il Sig. Vannarelli Salvatore.
Nel 1913 il mulino di Piedicava fu acquistato da Angelini Luigi Raffaele detto Ernesto (mio nonno) che, in vista di una maggiore produzione lo ampliò portandolo da una a due macine e per esigenze abitative della sua famiglia lo sopraelevò, realizzando l’abitazione al primo piano.

Abitazione del mugnaio

Nel 1914, come riportato dalla scritta originale sulla “matrimonia” (tramoggia), riprese l’attività che fu proseguita poi dal figlio Guido (mio padre), ininterrottamente fino alla fine degli anni sessanta, del secolo scorso. Con l’avvento dell’era industriale, l’attività è andata scemando fino a divenire inesistente, il mulino però non ha mai smesso di funzionare, perché mio padre con caparbietà, passione e consapevolezza di avere un bene da salvaguardare, ha continuato anche se saltuariamente, a macinare e a fare tutte le manutenzioni di cui aveva bisogno. È stato soprattutto in quegli anni, aiutando mio padre, che anche in me è tornata fuori quella passione e quella consapevolezza (avute fin da piccolo, visto che li ci sono nato), così quando lui è venuto a mancare, sono rimasto forse, l’ultimo vero mugnaio della zona, continuando l’attività di famiglia da quasi cento anni.

Ernesto il mugnaio

Ernesto sembra un uomo come tanti: ha una moglie, dei figli, una bella casa moderna, un lavoro “normale”, una macchina, …… Se lo incontrassi durante la settimana, potrei scambiarlo con il papà di un qualsiasi compagno di scuola. Ma nel tempo libero, Ernesto fugge dalla città, dal traffico, dalle file negli uffici, dai carrelli pieni di spesa nei centri commerciali; egli parte per un lungo viaggio che lo riporta indietro nel tempo e in una mezz’ora raggiunge il paese che “c’era una volta”, che si chiama Piedicava. A Piedicava egli si trasforma e diventa Ernesto il mugnaio. La cosa straordinaria è che Ernesto non si traveste per attrarre i visitatori: egli è un mugnaio vero e possiede un vero mulino ad acqua ancora funzionante pieno di antichi attrezzi più ingegnosi degli elettrodomestici della mia mamma, più strani degli arnesi del mio papà e perfino più curiosi e affascinanti dei miei giocattoli tecnologici. Ernesto usa questi aggeggi per aggiustare le macine e per sostituire i vari pezzi usurati: smonta e rimonta come fossero mattoncini Lego; si serve della forza dell’acqua, della durezza della pietra e della flessibilità del legno per far funzionare il suo mulino e macinare ogni tipo di granaglie con la stessa naturalezza con cui mia madre tritura e impasta con il robot strani miscugli che a volte ci tocca anche mangiare.
La cosa più straordinaria è che sembra che Ernesto non abbia mai fatto altro nella vita. Forse ha imparato a camminare su queste assi sconnesse ed è qui che ha iniziato a conoscere il mondo curiosando fra sacchi di grano, casse di legno e amici topini; sicuramente molte sere si sarà addormentatati fra le solide braccia del nonno sognando misteriosi stranieri venuti chissà da dove con il loro prezioso carico di semi d’oro; e la mattina, aprendo gli occhi, avrà sentito lo scroscio dell’acqua e il rumore delle macine di pietra al lavoro dal sorgere del sole; e attirato da un profumo dolce e intenso, si sarà alzato per gustare i biscotti appena sfornati dalla nonna; una volta vestito, si sarà alzato per il viso nel catino rabbrividendo al freddo dell’acqua sorgiva. Certamente, una volta finite le vacanze, sarà tornato alla solita vita di paese e ai suoi impegni di ragazzino: la scuola, gli amici, le feste religiose, le compere in città una volta ogni tanto. Crescendo, le visite al mulino si saranno diradate e dopo la morte del nonno anche quel piccolo bambino sognatore se ne sarà andato in un paese lontano. Ma tempo libero quell’uomo si reca al come tanti: ha una moglie, dei figli, una bella casa moderna, un lavoro “normale”, una macchina ……. Nel tempo libero quell’uomo si reca al paese “c’era una volta” e fa rivivere quel bambino curioso e sognatore, che diventato uomo, ha fatto ripartire il vecchio mulino del suo nonno. Quando mi sarebbe piaciuto se mio nonno, invece di lasciarci la casa al mare, ci avesse lasciato un luogo magico con il mulino di Ernesto!
 

Madonna della Neve

Sotto all’abitato di Piedicava, a circa cento metri dalle case, attaccata al fosso Stello, detto anche fosso di Arola, di poco a monte del mulino ad acqua e vicino al luogo ove in passato sorgeva la fontana del paese vi è una minuscola chiesetta (circa sei metri quadrati). Sopra al piccolo altare l’immagine della Madonna della Neve. Raccontano a Piedicava che nel diciannovesimo secolo un soldato gravemente ferito, tornando a casa, passò in quel posto e, esausto, si fermò presso la fontana ove lavò abbondantemente la ferita. L’acqua freschissima e limpida fermò l’emorragia ed evito l’infezione. Il soldato guarì e probabilmente per mantenere una promessa votiva, fece costruire a sue spese la chiesetta. Dicono a Piedicava che questo soldato fosse originario di Cervara.
 

 

Mappa

Link coordinate: 42.780430 13.451726

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