Basilica di San Flaviano – Montefiascone (VT)
Cenni Storici
L’attuale chiesa di San Flaviano, formata da due ambienti sovrapposti, fu iniziata nel XI secolo in sostituzione di un edificio più antico.
Le sue origini sono incerte: la chiesa è citata per la prima volta in una bolla papale di Leone IV nell’852 indirizzata al vescovo di Tuscania Virobono, era intitolata allora alla Vergine Maria.
Si ha testimonianza di un arredo presbiteriale carolingio grazie ad alcuni frammenti di pluteo, transenna o ciborio rinvenuti durante gli ultimi lavori di restauro.
Nel 1032 la piccola chiesa di Santa Maria, ormai rovinata, fu ricostruita totalmente, una lapide, oggi murata nella controfacciata, ci dà notizia dell’avvenimento e ne attribuisce il merito al fervore del popolo di Montefiascone ed alla munificenza di un certo Lando (da alcuni studiosi la data è letta 1302, più congruente con i caratteri gotici dell’iscrizione e compatibile con il rinnovamento gotico dell’edificio).
Nel 1118, all’interno di un diploma imperiale di Enrico V, si parla dell’edificio come consacrato a Santa Maria.
Risale al 1262 la riconsacrazione della chiesa superiore da parte di Urbano IV, di cui è testimonianza una lapide nell’altare della chiesa superiore ed una cattedra addossata alla parete occidentale.
La prima volta in cui è citata senza alcun equivoco l’intitolazione a San Flaviano risale al 1263, in un carteggio di papa Urbano IV.
La costruzione originale, rimaneggiata in epoche successive, presentava soluzioni architettoniche particolari.
La singolarità di questa imponente costruzione, nella cui struttura sono evidenti sia l’impronta romanica che quella gotica, è data dalla sovrapposizione di un matroneo a forma rettangolare: si hanno due piani e due entrate, una rivolta ad est (quella inferiore), e l’altra ad ovest.
Vi sono riunite le due tendenze morfologiche dell’architettura romanica, quella basilicale longitudinale, delineata da tre navate e dal perimetro esterno rettangolare, con quella radiale a pianta centralizzata, tipica dei battisteri, rilevabile sia nella pianta interna, tendenzialmente ovoidale, sia nelle absidi raggiate e nella conformazione del matroneo, che si sviluppava come ambulacro perimetrico.
Successivamente il prolungamento trecentesco coinvolse entrambi i piani della chiesa: nel livello inferiore furono aggiunte due campate verso est, coperte a crociera e sorrette da due pilastri polistili; nel livello superiore si raccordò la parte romanica alla nuova facciata gotica mediante due ampie arcate, sorrette anch’esse da due pilastri di chiara fattura gotica.
Nel corso del Quattrocento infine furono aperte nella parete sud una serie di cappelle, sopra le quali nel corso del tempo furono addossate alcune abitazioni, probabilmente utilizzate dai canonici della chiesa e smantellate soltanto nel 1965.
All’inizio del Settecento, tra i vari lavori voluti dal cardinale Aldrovandi, fu modificato l’ingresso principale, con aggiunta del suo stemma sopra il portale e costruito il tetto sorretto da colonnine a copertura della loggia delle benedizioni, oltre al rifacimento della copertura della chiesa.
Aspetto esterno
L’asimmetrica facciata principale, in cui si apre l’ingresso alla chiesa inferiore, si mostra incompiuta, in blocchi di peperino a vista, con una parte molto alta articolata da tre grandi arcate a sesto acuto, fra loro disuguali, di cui quella centrale è più ampia e leggermente aggettante. Nell’arcata mediana, sovrastata dallo stemma gentilizio del cardinale Aldovrandi, si apre un grande portale anch’esso gotico, mentre quelle laterali sono caratterizzate dalla presenza di due piccole monofore.
La parte superiore a terminazione cuspidata è alleggerita da tre aperture circolari e a sinistra svetta un piccolo campanile a vela dotato di due campane.
Al disopra delle arcate si sviluppa un balcone a loggetta per l’intera larghezza della facciata.
Una cornice sostenuta da mensole costituisce la base del parapetto del balcone.
Esili colonnine si ergono dallo stesso parapetto a sostegno di una tettoia con orditura in legno.
Sopra la loggetta si eleva il tratto sommitale della facciata, a forma di timpano, scandito soltanto da due colonne, con un oculo centrale più ampio e altri due laterali che illuminano la chiesa superiore.
La parte posteriore dell’edificio è addossato alla collina con l’abside incuneato nel terreno.
La facciata ovest ha un semplice schema a capanna.
Il prospetto è intonacato e vi si aprono due accessi posti ai lati, con cornice in peperino, sormontati da finestre ovali, mentre al centro, più in alto, è presente una finestra quadrilobata fornita di due ingressi per il piano superiore della chiesa e presenta un rosone nel centro e due aperture circolari ai lati.
Sul lato sud tracce si notano inserzioni di piccoli tetti e pilastri con angoli smussati sorreggenti un arco, a testimonianza che in passato parecchie costruzioni dovevano essere addossate a questo lato dell’edificio, poi demolite per permettere la costruzione della canonica, anch’essa abbattuta durante i lavori di restauro del 1965, che riportarono alla luce una bifora gotica la cui decorazione è andata distrutta.
Chiesa inferiore
La chiesa presenta una pianta basilicale a tre navate terminanti in uno spazio poligonale su cui si aprono in testata tre absidi.
Le navate sono divise da pilastri a fascio e colonne a sostegno di quattro arcate.
Nel suo sviluppo, la navata centrale è interrotta a metà da un arco trasversale e un altro la conclude verso il presbiterio.
La prima metà e le due corrispondenti campate laterali sono coperte da volte a crociera a sesto acuto. La seconda metà della navata è invece forata in alto, e quindi comunicante con la chiesa superiore, mentre le corrispondenti campate delle navate laterali si presentano con volte a crociera a tutto sesto.
Ancora volte a crociera coprono le campate terminali dello spazio poligonale; su questo affaccia il presbiterio triabsidato, di due gradini più alto.
L’abside centrale è più ampia e fa da sfondo ad un altare a mensa.
Sul fianco della navata sinistra si aprono tre cappelle quadrangolari e l’accesso alla sagrestia.
Sul lato destro del presbiterio, una scala corre alle spalle dell’abside minore e collega la chiesa inferiore con la superiore.
Pilastri e colonne sono di varia forma con capitelli vari per tipologia ed epoca.
I due capitelli gotici dei pilastri di fronte all’ingresso risalgono agli inizi del Trecento.
Nel destro, quasi mimetizzato dai motivi floreali, è scolpito un pellicano, figura allegorica del Cristo, che si squarcia il petto per nutrire con il proprio sangue i suoi piccoli, mentre sulla faccia adiacente si trova una civetta stilizzata con al di sopra due uccellini.
Il capitello del primo pilastro a sinistra è invece decorato da un doppio ordine di foglie lanceolate con abaco caratterizzato da un motivo fitomorfo.
I capitelli romanici delle semicolonne addossate alle lesene, distribuite lungo le navate e il deambulatorio, alcuni risultano non terminati, altri più o meno inglobati in opere successive.
Due delle semicolonne che li sostengono sono scanalate, una è tortile.
Il capitello romanico della terza colonna di sinistra è decorato con un doppio ordine di foglie sormontate da caulicoli, mentre quello del secondo pilastro, anch’esso del XII secolo, è interamente ricoperto da un motivo fitomorfo a foglie stilizzate e da ghirlande di fiori.
Tra la decorazione vegetale sono inseriti vari animali, tra cui due leoni che divorano un uomo.
I capitelli delle colonne centrali sono tipicamente romanici.
Il capitello del secondo pilastro a destra presenta un doppio ordine di foglie lanceolate, sormontate da caulicoli, e abaco decorato con un motivo a nastri intrecciati, mentre quello della terza colonna a destra si contraddistingue per la presenza di una figura umoristica che regge le volute del capitello e si tira la barba esclamando “O voi che guardate la nostra chiesa osservate anche la mia barba“.
Sul lato destro dello stesso capitello un’altra figura sorride tenendosi la pancia e reggendo la voluta con l’altra mano e dice: “Io sono qui custode scolpito per prendere in giro gli stolti“.
Del XII secolo sono anche i capitelli dei pilastri vicini all’altare che, pur ispirati alle decorazioni dei capitelli cubici bizantini, riescono a manifestare una loro autonomia di tipo ravennate. Nell’ultimo pilastro a destra è inserito un piccolo ciborio gotico della fine del Duecento.
Al centro della navata la copertura a volte è interrotta da una grande apertura rettangolare comunicante con la chiesa superiore, che forma quasi un grande matroneo, cui si accede da una scala posta a destra della parete d’altare.
Le pareti e le vele delle volte sono rivestite da affreschi eseguiti tra il XIV e il XVI secolo, opera di pittori di diversa formazione.
Sull’arco della navata mediana è raffigurata la Madonna col Bambino tra angeli e due evangelisti, affresco del XIV secolo attribuito ad un anonimo artista che dimostra la conoscenza del linguaggio del Cavallini.
Nella parte sinistra della controfacciata è affrescata una Crocifissione e il ciclo delle Storie di Santa Caterina d’Alessandria, attribuiti ad un anonimo artista di ambito romano del XIV secolo, influenzato dal Cavallini.
La prima cappella a sinistra, detta degli Innocenti, fu aggiunta al corpo della chiesa nel Quattrocento e decorata nel 1499 da un anonimo artista locale influenzato dal linguaggio del Pastura e vicino a Francesco d’Avanzarano detto il Fantastico, su committenza dei coniugi Onofri, che compaiono ritratti tra i fregi della volta.
Sopra l’arcata d’ingresso è affrescato l’Incontro dei tre vivi con i tre morti, il dipinto, datato all’inizio del XIV secolo, mostra tre falconieri che si imbattono in tre scheletri (la figura di uno degli scheletri è abrasa), in alto San Macario, che fece parlare un teschio toccandolo con una mano, li indica ammonendo: PENSATE QUOD ESTIS ET QUOD NON VITARE POTESTIS.
Secondo alcune ipotesi i Tre Vivi potrebbero raffigurare la famiglia imperiale sveva al completo: Corrado IV, Isabella d’Inghilterra, Federico II.
In basso a sinistra dipinti frammentari, databili anch’essi al XIV secolo, raffigurano un Santo non più identificabile e un Cristo della Domenica.
L’affresco della parete di fondo rappresenta la Strage degli Innocenti, mentre sotto la mensa d’altare figura Cristo deposto.
Le arcate che delimitano la volta sono decorate con grottesche, putti e mascheroni, mentre al centro, tra figure angeliche, è raffigurato Cristo benedicente entro una mandorla.
Nella cappella seguente, detta della Crocifissione, a destra è raffigurato San Sebastiano e, di fronte, una malandata Crocifissione con la Madonna, San Nicola e San Giovanni Battista, entrambi del XV secolo.
A fianco, gravemente lacunosi, due affreschi, nel primo è raffigurata una Madonna in trono col Bambino, nel secondo un gigantesco San Cristoforo, mutilo della parte superiore.
Tra i resti degli affreschi è inserita una lapide del 1667 che ricorda una morte per un morbo contagioso.
Nell’intradosso dell’arco d’ingresso della terza cappella della navata sinistra, detta della Maddalena, compaiono le figure di Santa Barbara e di San Sebastiano, poste una di fronte all’altra.
All’interno, sulla parete sinistra figura la Madonna in trono col Bambino, a destra ancora un San Sebastiano, tutti risalenti al XV secolo, sulla parete di fondo è una Crocifissione appena leggibile.
Segue un’edicola gotica con dipinti della fine del Trecento o all’inizio del secolo successivo, con ampie ridipinture seicentesche.
Sull’arcata dell’edicola è dipinta entro due piccoli clipei l’Annunciazione, all’interno in alto Dio Padre benedicente e, in due tondi, un’Annunciazione, in basso la Visitazione.
A destra dell’edicola compare una popolana con un cesto sul capo che non ha attinenza con l’episodio sacro, probabilmente è quel che resta di un più antico affresco coperto dall’edicola.
Nella navata sinistra, nei pressi dell’abside, compaiono degli affreschi lacunosi: una Deposizione e al di sopra una Madonna in trono col Bambino e Santi del XV secolo.
In fondo all’edificio si aprono tre absidi disposte ad arco.
Nell’abside di sinistra, ove è posto il fonte battesimale, è affrescato il Battesimo di Gesù tra i Santi Martino e Lucia, risalente alla seconda metà del Cinquecento.
Nella calotta dell’abside centrale Gesù benedicente e i Santi Paolo e Pietro, affresco della fine del Quattrocento o dell’inizio del secolo successivo, e poco più in basso San Flaviano martire (XV secolo).
In quella di destra, è affrescata un’Annunciazione del 1575.
Nella quarta arcata della navata destra è posta una tela del 1740 che raffigura il Martirio di San Flaviano, realizzata da Giuseppe Antonio Ghedini.
Nella terza arcata, sono visibili solo alcuni frammenti di affreschi, si riconosce solo, al centro, una Santa Caterina d’Alessandria.
Nella seconda arcata, gli affreschi superstiti sono disposti su tre registri, sul registro inferiore si riconoscono i ritratti di San Giovanni Battista e Papa Urbano V, al registro mediano rimane visibile una Crocifissione; al registro superiore è affrescata la Madonna col Bambino in trono e Santi.
Sull’arco trasverso è affrescato il Battesimo di Gesù.
Nella prima arcata della navata destra gli affreschi sono disposti su quattro registri.
Al registro inferiore appare una figura non riconoscibile.
Al secondo registro dal basso sono raffigurati Tre Sante e San Michele arcangelo, che pesa le anime e uccide il demonio; al riquadro centrale sono le figure di Santa Caterina d’Alessandria, San Giorgio e un’altra Santa; segue un Miracolo di San Nicola di Bari.
Al terzo registro sono raffigurati tre Miracoli di San Nicola di Bari e al superiore una Crocifissione compresa tra due tondi con effigiati Profeti; tutti affreschi del XIV secolo.
Sulla parete d’ingresso a destra è collocata un’absidiola ove sono affrescati Gesù e Santi.
Sulla parete, al primo registro dal basso, l’Adorazione dei Magi, sopra la Natività e nella lunetta L’Annunciazione.
Sul pavimento è collocata la pietra tombale attribuita dalla tradizione a Giovanni Defuk, dignitario di Augusta morto nel 1113, che ha dato vita alla leggenda dell’Est Est Est.
La lastra, riconducibile al XIII secolo, data ben lontana dall’anno della morte dell’illustre personaggio, è stata considerata la sua sepoltura.
L’epigrafe, un tempo collocata ai piedi della lastra, ora sistemata in una parete è stata così tradotta, in verità abbastanza arbitrariamente:
EST EST EST PER IL TROPPO EST QUI GIACE MORTO IL MIO SIGNORE GIOVANNI DEUC.
Secondo la leggenda fu posta dal servo del defunto che aveva il compito di precederlo nel viaggio per indicargli con la parola est i luoghi dove si poteva bere del buon vino.
Il servo ne trovò a Montefiascone di così squisito che scrisse est, est, est e il padrone tanto ne bevve che morì.
Da ciò sarebbe derivato il nome Est! Est!! Est!!! del vino bianco locale.
Nel corso dei secoli la lastra tombale è stata sicuramente modificata: dal cuscino sepolcrale sono stati ricavati due calici, inoltre sono stati alterati sia la forma del mantello che il copricapo.
Ai lati della testa del personaggio raffigurato nella lastra tombale di San Flaviano sono scolpiti due stemmi simili ma non identici.
Secondo ipotesi meno leggendarie e più attendibili sarebbe la sepoltura dello svevo Friedrich Von Tanne, duca morto in battaglia a Montefiascone.
Infine la parete della campata centrale della controfacciata presenta i resti di una Dormitio Virginis.
Al di sotto, ai lati della porta, compaiono due figure di profeti rivolti verso l’alto e recanti un cartiglio illeggibile, mentre a destra si trova l’immagine acefala di San Francesco.
Chiesa superiore
Al termine della navata destra, per un’arcata gotica, si accede ad una scalinata che conduce alla chiesa superiore, anch’essa a pianta basilicale a tre navate, coincidenti con le sottostanti e con terminazione piana, suddivise da tozze colonne che sostengono una prima arcata di notevole ampiezza, corrispondente alla metà anteriore della chiesa sottostante, e altri quattro archi sia a tutto sesto che ribassati.
La costruzione di questo ambiente è sicuramente terminata nel 1262, quando papa Urbano IV ne inaugurò l’altare.
L’ampliamento gotico che ha interessato la zona est della chiesa inferiore si è risolto nella parte superiore con la costruzione di un unico grande arcone.
L’odierna copertura lignea è stata realizzata negli anni ’80.
La modifica delle falde doppie sfalsate laterali in un’unica falda è riferibile al tempo di Urbano IV. All’inizio del Settecento furono costruiti tre nuovi altari in stucco, poi rimossi insieme all’intonaco che ricopriva la chiesa durante i lavori di restauro eseguiti negli anni ’60 del secolo scorso.
Altri interventi di restauro, messi in atto nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso, hanno poi ripristinato le forme originarie della chiesa inferiore e non di quella superiore.
Nel mezzo della navata centrale una grande apertura rettangolare, delimitata da un’elegante cancellata settecentesca, lascia intravedere la chiesa inferiore.
Al centro della parete d’ingresso, dietro l’altare papale, è posto il seggio di Urbano IV (1262).
È composto da una nicchia scavata nel muro, sormontata da un baldacchino con timpano trilobato, sorretto da due colonnine con capitelli di tipo corinzio e con basi irregolari.
Sulla parete opposta, al principio della navata, vi è un grande organo a canne.
In fondo, sulla parete sinistra si trova una tela di Pietro Ercole Fava che raffigura il Martirio di Santa Margherita, firmata e datata 1739.
Il dipinto rivela l’influenza di formule adottate dalla scuola bolognese nel secolo precedente.
Fonti documentative
Giancarlo Breccola – II “Cristo della Domenica” nella basilica di S. Flaviano a Montefiascone Un’immagine a monito dei contadini e degli artigiani che non santificavano la festa – in “Biblioteca e Società”, anno XII, n° 4, Viterbo, 2003, pp. 41-44.
Quinto Ficari – Il mistero dell’affresco – tracce nascoste di Federico II nella basilica di san Flaviano a Montefiascone – 2018
Novella Bonfanti – La Chiesa di San Flaviano a Montefiascone: ipotesi di una Rotonda – in Le rotonde del Santo Sepolcro. Un itinerario europeo, a cura di Piero Pierotti, Carlo Tosco e Caterina Zannella, Edipuglia, 2006 pp. 233-245
https://montefiascone.artecitta.it/
http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=22507#
http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Lazio/Montefiascone.html
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.