Abbazia SS. Benedetto e Mauro – Monsampolo del Tronto (AP)
Cenni Storici
Situata nella bassa valle del Tronto, nella frazione Stella di Monsampolo, la piccola Abbazia di San Mauro è tutto ciò che resta dell’antico complesso monastico dedicato in origine a San Benedetto. Il convento fu costruito ampliando le mura di un piccolo tempio preesistente che, secondo alcuni storici, era stato eretto sul luogo del martirio d’un fervente evangelizzatore cristiano del Piceno e dell’alto Teramano, San Marone, ucciso sotto gli imperatori Nerva o Traiano tra il 96 e il 117 d.C. In seguito con un po’ di confusione linguistico-popolare e letteraria, il nome di Marone fu modificato in Mauro. Nicola Palma, poi, a proposito della duplice denominazione di Santi Benedetto e Mauro narra che, nei documenti conservati nell’archivio vescovile di Teramo, l’abbazia viene così denominata quasi amalgamando l’antico titolo Marone con quello nuovo Benedetto imposto dai benedettini. Le volte a crociera a pieno centro impostate su sei pilastri addossati alle pareti perimetrali sono frutto di una ristrutturazione avvenuta alla fine del secolo XV. Nel 1799 il Colucci scriveva, relativamente al monastero, di vederne ancora grandi resti murari che formavano il recinto dell’antico edificio. Il Marcucci scrive che l’abbazia dei Ss. Benedetto e Mauro fu fondata verso la fine del 700 sotto il vescovo Auclere, notizia confermata dal Capponi. I due storici non allegano però documenti che confermino le loro affermazioni; le notizie riportate dal Picciafuoco affermano che nel Praeceptum Desiderii regis Longobardorum de possessionibus huius loci (id est Montis Casini), inviato a Teodomaro, abate di Montecassino nel dicembre del 761, non risulta che questa abbazia vi sia inserita. Il Picciafuoco accenna a dare come data di costruzione il 981 che proviene dalla lettura del privilegio Qui vir venerabilis di Ottone II emenato nel 981 e pubblicato dal Gattola la’ dove dice …sequuntur aliae ecclesiae… e cioe’ …segue l’elencazione di altre chiese. La prima volta che si nomina l’abbazia è nel documento pontificio Convenit apostolico moderamini dell’11 novembre 990 del papa Giovanni XV e inviato all’abate Mansoneove. Il pontefice conferma all’abbazia di Montecassino il potere su varie abbazie e tra queste figura per la prima volta anche quella dei Ss. Benedetto e Mauro del fiume Tronto. Questo documento e’ il più antico che indica con sicurezza pressoche’ definitiva che tra il 941 e il 990 l’abbazia era una realta’ operante. Intorno al decimo secolo, barbari e saraceni durante le loro sanguinose scorribande misero a ferro e fuoco l’intero territorio piceno, distruggendo borgate e castelli. I benedettini che abitavano la piccola abbazia furono costretti a fuggire e corsero a ripararsi alla meglio verso la più vicina collina, dove costruirono un castello, che prese il nome dall’apostolo Paolo, e cioe’ Mons Sancti Pauli, oggi Monsampolo. Negli anni 1031 e 1033 un certo Gisone di Alerto dona al vescovo Uberto di Fermo… per la redenzione dell’anima propria e di quelle dei suoi genitori… metà del castello di Fano … e quanto gli apparteneva nella chiesa del monastero di S. Benedetto al Tronto… Nel rescritto di Corrado II, emesso da Benevento in data 9 giugno 1038, si confermano a Montecassino tutti i beni abbaziali, compresi quelli dell’abbazia di S. Benedetto presso il fiume Tronto. Nel XIII secolo venne effettuato un rifacimento della chiesa che eliminò le sporgenze del transetto, arretrò il presbiterio e aprì sul fianco destro ampie monofore a pieno centro. A causa di questi rifacimenti l’abside venne a trovarsi fuori asse. La cripta e l’abside costituiscono le testimonianze vive del primitivo ordinamento costruttivo. La cripta in modo particolare è l’unico episodio rilevante rimastoci dell’arte alto medioevale; essa e’ rimasta inalterata senza rimaneggiamenti o adattamenti. Nicolò Palma, storico teramano nella sua Storia di Teramo afferma che tra le sei più illustri abbazie dipendenze da Montecassino site nel territorio aprutino vi era anche quella dei Ss. Benedetto e Mauro al Tronto; non solo ma che essa aveva a sua volta sotto le sue dipendenze altre abbazie minori, dette abbazie filiali o priorie. La Chiesa dei Ss. Benedetto e Mauro sul fiume Tronto, insieme al monastero, appartenne fino al 1314 al monastero di Montecassino per poi passare in quella data sotto l’abbazia di Farfa. Nicola Palma tra il 1820 e il 1830 precisava che la chiesa era ancora aperta al culto, ma che il nome di S. Mauro gia’ prevaleva su quello di S. Benedetto, aggiungendo che, se il fiume Tronto avesse continuato ad ingrossarsi, ben presto sarebbe andata distrutta. Nonostante durante il XIX secolo la Chiesa di S. Mauro versasse in condizioni disastrose, il culto religioso non si era spento nei fedeli devoti al santo, che era ed e’ tuttora ritenuto protettore contro il male epilettico e così i contadini della zona e della vallata truentina pagarono un cappellano affinchè si portasse sul luogo almeno nei giorni festivi per la celebrazione della S. Messa. La facciata che l`edificio presenta attualmente e` frutto di un rifacimento effettuato nell’immediato dopoguerra; i contrafforti che l’affiancano appartengono alla facciata originaria. Verso il 1700 cominciò il declino dell’abbazia dei Ss. Benedetto e Mauro, ormai abbandonata dai religiosi. Nel 1990 iniziarono i lavori di restauro relativi alla stonacatura delle volte.
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Antico centro di cultura, operosità, carità e spiritualità benedettina penetrata nella bassa valle del Tronto, il monastero di S. Benedetto conserva elementi architettonici che datano la sua fondazione all’Altomedioevo (VIII-IX secolo). La tradizione e i documenti vogliono questo antichissimo monumento opera dei cenobiti di Monte Cassino e, in effetti, la storia iniziale ci parla di forti legami con l’abbazia di Montecassino che lasciò un’impronta indelebile nella XIII formella della porta basilicale, fatta fondere nel secolo XI dall’abate Desiderio: S[anctus] BEN[edictus] I[n] TR[u]NTO CUM CELLA S[anctae] MARGHARITAE. Le celle erano organismi religiosi formati da una chiesa e da alcune proprietà rurali dipendenti da un centro maggiore. Nel 1484 vi si fecero compiere importanti lavori di restauro nell’unica navata dell’antica chiesa abbaziale, la quale assunse il doppio titolo SS. Benedetto e Mauro in relazione al culto che nel frattempo si era sviluppato nei confronti di S. Mauro, primo discepolo di S. Benedetto, venerato dai pellegrini come protettore dall’epilessia. Nelle ricorrenze patronali suggestiva era la scenografia del “ponte”realizzata allineando dei carri agricoli, dalle grandi ruote decorate, sul Tronto per favorire il transito ai numerosi fedeli abruzzesi. Unica manifestazione di religiosità e devozione popolare ancora praticata nel Santuario è il tradizionale triplice giro in cripta toccando le sacre pietre cenobitiche.
La Cripta – I vescovi del Cinquecento la definivano grotta fatta a croce di una bella antichità. Le volte deformi hanno un sapore rude e arcaico, accentuato dall’uso irregolare dei ciottoli di fiume e dal reimpiego degli embrici romani. Sopra la mensa dell’altare si conserva un concio scolpito con un intreccio di vimini tipico dell’VIII-IX secolo, probabile avanzo del decoro della primitiva chiesa rimaneggiata nel 1482.
La Ciesa – I vescovi aprutini, ogni volta che la visitavano, udivano dalla viva voce degli astanti che questa chiesa è stata de’ monaci. Qui, l’impareggiabile fascino architettonico, è mantenuto intatto dalle volte quattrocentesche poggianti su alti pilastri fatti costruire dagli affittuari degli antichi benefici del monastero, probabilmente in sostituzione delle vecchie capriate. Nell’abside del vano presbiteriale, accessibile mediante due scale ai lati di pietra di sette gradini, l’unico decoro scultoreo si limita a un fregio di conchiglia entro una nicchia cuspidata che inscrive una monofora con archivolto listellato.
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Monsampolo del Tronto: proseguono i ritrovamenti archeologici nella zona della chiesa di San Mauro.
Dopo il rinvenimento di reperti di epoca Picena risalenti al V secolo A.C. avvenuto nel 2002 e la costituzione di un Museo delle Mummie, unico di questo genere nelle Marche con Urbania, nei pressi della località Stella si stanno ampliando gli scavi attorno alla chiesetta di San Mauro, piccolo gioiello architettonico risalente al X secolo e unico edificio superstite dell’Abbazia di San Benedetto in Tronto. Ci troviamo precisamente tra la superstrada Ascoli-Mare, il fiume Tronto, il fosso Icona e la nuova pista ciclopedonale lungo l’argine del fiume. Il completamento del percorso ciclopedonale sul Tronto ha permesso di far scoprire a molti, questo monumento finora nascosto tra il fiume ed il rilevato della superstrada. Le indagini archeologiche a cura del comune di Monsampolo iniziate a novembre di quest’anno, hanno permesso di individuare ed evidenziare subito i muri perimetrali in estensione verso ovest della navata della chiesa più antica ed altri muri adiacenti sul fronte sud ovest. All’interno dello scavo sono state individuate alcune sepolture, una a ridosso ed in parte al di sotto della parete d’ingresso. I pochi reperti ceramici rintracciati portano a datare tali strutture al X – XI secolo. A breve i lavori riprenderanno ed interesseranno la zona dell’abside e l’interno della cripta. I prossimi interventi già illustrati alle Soprintendenze ai Beni Architettonici e Archeologica delle Marche, determineranno il recupero della facciata della chiesa e una maggiore valorizzazione proprio del “Parco archeologico fluviale Abazia SS. Benedetto e Mauro in Tronto”. Se si pensa che alcuni decenni fa, la chiesetta ha rischiato di perdersi a causa delle piene del Tronto, la costruzione della Superstrada e i passaggi del gasdotto e linea fognaria, non si può che ritenersi soddisfatti per il recupero e ampliamento del monumento e la conseguente riscoperta, anche di chi risiede in località vicine, di uno dei tanti preziosi beni culturali che punteggiano le colline del Piceno e le Marche in generale
di Roberto Guidotti