Pieve di San Cassiano – Castel Cavallino (PU)


 

Cenni storici

Nei pressi del borgo fortificato di Castel Cavallino, a circa 2,5 km, si erge l’antica Pieve di San Cassiano, che molto probabilmente era connessa al suddetto “castrum”.
Fu luogo di culto da tempi lontani, in quanto, tra i reperti rinvenuti di epoca romana, è stata ritrovata la base marmorea di una statua con un?iscrizione dedicata alla dea Pallade (Atena), che fa pensare alla presenza di un precedente edificio di culto nel medesimo sito.
L’iscrizione qui riportata è stata tradotta da Don Quintilio Donati:
Cum Divae Palladi calendas martii darentur honores ex senatu. Consultu eadem die collegium et cultorum populorum curiones. Sportulas accipere curarunt et poecuniam liberama liberis iudicis ordo sanctus.imaginem argenteam cum aereo clipeo ponendam censuit. Libantespoculis dono dederunt dedicaverunt“.
Festeggiandosi la Dea Pallade nelle calende di marzo per consiglio del Senato, nello stesso giorno il Collegio ed i centurioni del popolo devoto si presero cura di ricevere le sporte delle offerte ed il denaro elargito libero da tasse e gabelle. L’ordine santo del Collegio dei Sacerdoti e Curioni decretò di porre questa statua d’argento coll’elmo di bronzo aspergendo l’immagine con tazza di vino, la dettero in dono, la dedicarono“.
Le prime notizie certe della pieve risalgono al 1290, anche se le testimonianze romane rinvenute nel sito risalgono all’VIII secolo.
La pieve venne dedicata a San Cassiano, martire del IV sec. d.c.
Il territorio di pertinenza della pieve era piuttosto vasto, in quanto comprendeva molti territori appartenenti alla Valle del Foglia, includendo una parte dell’attuale Comune di Montecalvo.
Nel 1472 ne fu parroco il domenicano Bartolomeo Corradini, meglio conosciuto come Fra’ Carnevale (pseudonimo che risalta la sua indole festaiola), famoso anche per le sue qualità artistiche; infatti si dice che sia l’autore del dipinto “la città ideale“, conservato al Palazzo Ducale di Urbino; il Vasari lo cita dicendo che Bramante studiò le pitture di Fra’ Carnevale.
Nel 1983 la pieve venne restaurata e l’edificio annesso, che ne copre il lato destro, divenne un luogo di accoglienza per ritiri religiosi e manifestazioni culturali.
 

Aspetto esterno

La pieve presenta una facciata semplice su cui si aprono lateralmente due finestre e al centro un portale sormontato da lunetta, dove al laterizio si alternano conci di pietra calcarea ed arenaria; la finestra sul fianco sinistro della chiesa è trilobata, mentre la monofora dietro l’altare è chiusa. Dall’abside centrale svetta, come torre di vedetta, il campanile eretto nel XIV-XV sec., la cui conformazione massiccia aveva lo scopo di essere un punto di avvistamento sulla Valle del Foglia.
La torre campanaria al suo interno ospita due campane: una datata 1571 in ricordo della vittoria di Lepanto da parte dell’esercito cristiano su quello turco e l’altra datata 1725.
Sul lato destro della chiesa, a cui è attaccato il corpo della struttura adiacente, vi è una seconda porta che accede all’interno della chiesa, che presenta anch’essa un portale romanico bicromo con l’alternanza di pietra calcare ed arenaria; qui, sugli stipiti della porta, sono stati lasciati segni (probabilmente si tratta di bassorilievi che rappresentano degli strumenti di lavoro) da parte di scalpellini dell’epoca.
 

Interno

La pianta basilicale è a tre navate divise da quattro colonne cilindriche alternate a due pilastri attraverso archi a tutto sesto.
I pilastri e le colonne sono sormontati da mensole quadrangolari, di cui alcune di queste decorate con motivi geometrici in rilievo e rozze teste.
Il tetto è a capriate in legno.
Interessanti sono i numerosi segni sulle colonne e sopra gli archi lasciati dagli scalpellini; alcuni di questi sembrano raffigurare delle lische di pesce, delle foglie o dei raggi di sole.
La parte centrale dell’abside è abbellita da frammenti di affreschi di gusto riminese: in alto “Cristo Benedicente” e nella parte centrale dell’abside “Teoria dei dieci Santi” (seconda metà del XIV secolo), sulla destra “Due Profeti” (prima metà del XIV secolo).
Il dipinto su tela del XVII sec. “Madonna con Bambino, San Cassiano e un angelo” (che prima si conservava nella chiesa e che ora si trova al Museo Albani di Urbino) è attribuito all’urbinate Alessandro Vitali (1580-1630).
La tela raffigura una Madonna con Bambino, San Cassiano che regge il castello di Cavallino e verso il fondo vi è il ritratto del committente dell’opera.
 

Curiosità

In questo luogo di silenzio e natura trovò ispirazione Pascoli, che scrisse “L’Aquilone“:

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole,
anzi d’antico: io vivo altrove, e sento
che sono intorno nate le viole.

Son nate nella selva del convento
dei cappuccini, tra le morte foglie
che al ceppo delle quercie agita il vento.

Si respira una dolce aria che scioglie
le dure zolle, e visita le chiese
di campagna, ch’erbose hanno le soglie:

un’aria d’altro luogo e d’altro mese
e d’altra vita: un’aria celestina
che regga molte bianche ali sospese…
sì, gli aquiloni! È questa una mattina
che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera
tra le siepi di rovo e d’albaspina.

Le siepi erano brulle, irte; ma c’era
d’autunno ancora qualche mazzo rosso
di bacche, e qualche fior di primavera

bianco; e sui rami nudi il pettirosso
saltava, e la lucertola il capino
mostrava tra le foglie aspre del fosso.

Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino
ventoso: ognuno manda da una balza
la sua cometa per il ciel turchino.

Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza,
risale, prende il vento; ecco pian piano
tra un lungo dei fanciulli urlo s’inalza.

S’inalza; e ruba il filo dalla mano,
come un fiore che fugga su lo stelo
esile, e vada a rifiorir lontano.

S’inalza; e i piedi trepidi e l’anelo
petto del bimbo e l’avida pupilla
e il viso e il cuore, porta tutto in cielo.

Più su, più su: già come un punto brilla
lassù, lassù… Ma ecco una ventata
di sbieco, ecco uno strillo alto… – Chi strilla?

Sono le voci della camerata mia:
le conosco tutte all’improvviso,
una dolce, una acuta, una velata…

A uno a uno tutti vi ravviso,
o miei compagni! E te, sì, che abbandoni
su l’omero il pallor muto del viso.

Sì: dissi sopra te l’orazioni,
e piansi: eppur, felice te che al vento
non vedesti cader che gli aquiloni!

Tu eri tutto bianco, io mi rammento:
solo avevi del rosso nei ginocchi,
per quel nostro pregar sul pavimento.

Oh! te felice che chiudesti gli occhi
persuaso, stringendoti sul cuore
il più caro dei tuoi cari balocchi!

Oh! dolcemente, so ben io, si muore
la sua stringendo fanciullezza al petto,
come i candidi suoi pètali un fiore

ancora in boccia! O morto giovinetto,
anch’io presto verrò sotto le zolle
là dove dormi placido e soletto…

Meglio venirci ansante, roseo, molle
di sudor, come dopo una gioconda
corsa di gara per salire un colle!

Meglio venirci con la testa bionda,
che poi che fredda giacque sul guanciale,
ti pettinò co’ bei capelli a onda tua madre…

adagio, per non farti male.
 

Fonti documentative

Pannello informativo nei pressi della Pieve.
A. Fucili e T. Mancini – Urbino. Chiese fuori le mura “ch’erbose hanno le soglie” – Urbino 1997 e 2010.
A. Fucili Bartolucci – Pievania di Castelcavallino in Bartolomeo Corradini (fra’ Carnevale) nella cultura urbinate del XV secolo – a cura di B. Cleri, Quaderni di Notizie da Palazzo Albani, Atti del Convegno (2002), Sant’Angelo in Vado 2004
L. Angeli e A. Fucili – Castelcavallino. Storie nella storia, Pieve di S. Cassiano in Castelcavallino – Urbania 2001.
A. Fucili – Scheda 229 in Pittura baroccesca nella provincia di Pesaro e Urbino, a cura di B. Cleri – Pesaro 2008, pp. 234-235
Daniele Sacco – La provincia dei cento borghi, vol.7 – Metauro Edizioni.
Giuliano Tacchi – I centri minori della provincia di Pesaro e Urbino – Edizioni Cooperativa sociale “Magma
www.prourbino.it
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati prodotti da Camilla Zoppis
 

Da vedere nella zona

Castel Cavallino
 

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