Villa rustica romana – Valtopina (PG)
Cenni storici
Testimonianze preromane sono documentate dai numerosi castellieri che erano presenti sulle alture che circondano la valle del Topino.
L’occupazione successiva del territorio da parte dei Romani è ampiamente documentato da numerosi ritrovamenti nonché i resti della via Flaminia che costruita nel III sec a.C determinò un radicale cambiamento dello stile di vita e dell’economia di tutta la vallata e non solo.
La presenza stabile romana è leggibile dalla presenza di località di proprietà di famiglie romane che hanno lasciato i nomi frutto di derivazioni prediali, molte infatti terminano con il suffisso “Ano“, Pasano, Largnano, Caparrano, Gallano; infatti i proprietari romani utilizzavano questo suffisso per indicare la proprietà a loro legate.
Resti di una Villa rustica romana risalente al (I a.C.-II d.C) è visibile lungo la strada che conduce a Santa Cristina.
L’insediamento rustico, venuto alla luce a seguito di un rinvenimento fortuito segnalato dagli allievi della locale scuola media, nel 1993, è ubicato sulle colline che dominano la sponda sinistra del Topino tra Casa Nova e Casa Balconi, è stato parzialmente esplorato nell’aprile – maggio 1994 dalla Sovrintendenza archeologica per l’Umbria con la collaborazione del Comune di Valtopina e della Comunità Montana del Subasio.
I lavori, eseguiti dalla ditta Pecci di Gualdo Tadino, con la collaborazione scientifica e tecnica di D. Martinelli e dell’ass. Casa Cerqueglini.
I rilievi sono stati eseguiti da V. Cruciani con la collaborazione di C. Cassisa.
La villa rustica era disposta sul versante meridionale del colle culminante con la quota 620 alle cui pendici sono ubicate Casa Balconi e Casa Nova, probabilmente su terrazzamenti artificiali che seguivano le curve di livello del terreno.
L’area occupata dall’insediamento, da un’analisi della situazione topografica ed ambientale, doveva occupare un’estensione compresa tra i 5000 e i 10.000 mq.
Tale area è attualmente tagliata dalla strada comunale per Santa Cristina.
L’esplorazione ha interessato solo una piccola parte della villa, ma i risultati ottenuti fanno intuire che essa fosse ampia e articolata in una parte produttiva e una parte padronale.
L’area indagata misura circa mq. 144 e faceva parte di due dei terrazzamenti inferiori, di cui il più basso manomesso a seguito di recenti lavori di spianamento.
Sul terrazzamento superiore è stato riportato alla luce un grande ambiente, orientato da est ad ovest
delimitato da muri perimetrali in opera incerta di cui quello settentrionale è largo m. 1 e conservato per un’altezza di m. 1,60 circa, e quello orientale è largo m. 0,70.
All’interno di questo ambiente che ha una pavimentazione in cocciopesto, a fianco del muro settentrionale si conservano ancora in situ due dolii di terracotta rossastra, restaurati in antico con grappe di piombo, alti m. 1 e larghi all’imboccatura m. 0,80.
Al centro dell’ambiente vi è una vasca che si appoggia a monte alla parete orientale del vano sopra
descritto.
Essa è a pianta rettangolare e i suoi muri perimetrali sono costruiti anch’essi in opera incerta e
sono larghi m. 0,60.
La vasca misura internamente m. 6 x 3,20.
Le pareti e il pavimento sono rivestite in cocciopesto.
All’esterno del muro occidentale di tale vasca vi è un terzo dolio e subito dopo a circa metà del muro una vaschetta rettangolare di m. 0,70 x 0,85 le cui pareti sono rivestite con tegole poste a coltello.
E’ profonda circa m. 0,50 e al centro vi è un dolio infisso nel terreno alto m. 0,50 e largo all’imboccatura m. 0,35.
In questa vaschetta si immette un tubo fittile inserito alla base del muro della vasca soprastante.
Tali ambienti fanno chiaramente parte della pars fructuaria cioè del settore della villa destinato alle attività produttive.
Ci troviamo, infatti, di fronte ad un impianto destinato alla produzione del vino come mostrano le due vasche comunicanti tra loro: la più grande era la vasca di pigiatura e la più piccola la vasca di decantazione.
L’ambiente più grande in cui sono contenute le due vasche era destinato a cella vinaria, come
dimostrano i dolii ancora in situ e i frammenti di anfora rinvenuti nello stato di riempimento sotto il
crollo del tetto.
L’ambiente, però, doveva essere usato anche per l’immagazzinamento di altre derrate.
Infatti è stata rinvenuta anche un’olla contenente granaglie.
Le dimensioni della vasca di pigiatura fanno ritenere che la produzione fosse piuttosto consistente e quindi si deve anche presupporre che il fondo agricolo fosse di buone dimensioni.
La relativa vicinanza della via Flaminia favoriva certamente la commercializzazione dei prodotti agricoli.
Il rinvenimento di frammenti di ceramica fine da mensa e di vasellame vitreo policromo sono invece indizio delle buone possibilità economiche dei proprietari del fondo.
Partendo da queste considerazioni e considerata anche l’esposizione della villa, la situazione ambientale etc., si può ipotizzare che la villa non fosse composta solo da impianti produttivi con i relativi alloggi per i lavoranti nel fondo, ma comprendesse anche una parte padronale destinata al dominus come residenza piacevole e confortevole.
Tale settore è con ogni probabilità da ricercare a monte, verso Casa Balconi.
La presenza di frammenti di ceramica da mensa sigillata chiara databile tra la fine del I sec. a. C. e gli inizi del I secolo d . C. e di frammenti di anfora di produzione locale del II secolo d. C. mostra come la villa fosse attiva almeno per tutto questo arco di tempo.
Fonti documentative
Scuola Media “G. Galilei” S. Eraclio – Valtopina – Valtopina Itinerari – 1995 Scheda della Sovrintendenza Archeologica
http://www.italyzone.it/viaggi/umbria/perugia/valtopina/