Fortilizio di Vescia (Guesia) – Foligno (PG)
Cenni Storici
Il nome Vescia deriva da “Guesia“, toponimo con il quale anticamente e fino a tutto il basso medioevo era chiamato il fiume Menotre.
E’ quindi il fiume che ha dato il nome al paese, che si trova nella parte terminale dello stesso poco prima che confluisca nel Topino.
Il Menotre è stato la fonte vitale della popolazione, ha fornito energia per diverse attività umane, oltre che essere stato utilizzato per innaffiare campi ed orti; infatti solo a Vescia erano attive 2 valchiere, fabbriche per la lavorazione dei panni, e quattro mulini a grano.
La villa di “Guesia” e l’attigua villa di Scanzano sono entrambi d’origine longobarda; i primi documenti che la riguardano compaiono negli “Statuti del Comune di Foligno“, e nel “Cartulario ” dell’Abbazia di Sassovivo.
Tra il XIII e il XIV secolo, Vescia, secondo lo Jacobilli divenne villa fortificata per la difesa di Foligno e a guardia dell’antica Via Flaminia in seguito Lauretana, che proprio da qui attraverso Belfiore, Pale e Sostino raggiungeva Loreto.
Proprio a tal proposito, Vescia, insieme a Fragnano (Belfiore), Lié e Pale aveva il compito della manutenzione, a proprie spese, della strada che da Pale va verso Belfiore e questa norma era stabilita nelle “Riformanze” del Comune di Foligno che dettavano norme sulla manutenzione delle strade che spettavano soprattutto agli utenti immediati.
Nel 1644 questa era la situazione secondo lo Jacobilli:
Vescia Fuochi 41 anime 217.
La chiesa di riferimento, da tempi antichissimi, era S. Nicolò, parrocchia con cura d’anime, che oltre a Vescia (Guesia) comprendeva diversi centri abitati come Fragnano (Belfiore), Scanzano, S. Vittore, Lié, Ravignano, Carpineto …
Questa villa essendo considerata di montagna, doveva come tante altre, contribuire alla legna ai priori della città di Foligno, nei mesi più freddi.
Questo tipo di gabella non riconosciuta regolare dai vari sindaci della valle fu molte volte contestata presso l’autorità del Comune di Foligno.
A titolo di curiosità, ecco una notizia del 1573, riguardante un elenco di ville tassate:
Vescia contribuiva con 12 salmas di legna ed era la Villa più tassata, insieme ad Agnano, della montagna prospiciente a Foligno.
Fra le usanze religiose si ricorda che nel mese di giugno, gli abitanti di Ravignano, con quelli di Belfiore, Liè, San Giovanni Profiamma, Scanzano e Vescia, si recavano in processione al santuario terapeutico di Santa Maria Giacobbe (Pale), per scongiurare le malattie delle ossa.
Il paese, ebbe il suo momento di enorme sviluppo con conseguente ulteriore benessere, in seguito alla costruzione del “Carnificio militare” o “Scatolettificio” prima, e del “Centro smistamento postale” negli anni successivi; furono questi i due insediamenti, che risollevarono la critica situazione economica delle comunità locali e non solo.
Aspetto
Oramai la frazione si è fusa abitativamente con quella di Scanzano ed è diventata un’appendice del Comune di Foligno che si è espanso fino a lambirla.
Poche le tracce che sono rimaste dell’antico borgo, solo qualche edificio nella parte alta dell’abitato ricorda le sue origini medievali.
Anche i mulini alimentati da una deviazione del Menotre attraverso un canale, oramai non esistono più, alcuni sono diventati comuni abitazioni, qualcuno è un rudere e l’unico rimasto che macina le olive è alimentato con energia elettrica.
Anche i vecchi lavatoi sistemati nella parte bassa del paese sono in completo disuso poiché nessuno si sogna più di andare a lavare i panni al fiume, avendo in casa l’acqua corrente e la lavatrice.
A ridosso del Menotre, si può ancora leggere l’impianto murario della fortificazione oramai destinata a condomini, solo un’alta e massiccia torre, anch’essa usata come abitazione, svetta sopra le altre case.
Al disotto di essa l’arco della porta dell’antico castello che immette nel borgo.
Fonti documentative
Sandro Capodimonti – Il Menotre e la sua Valle Borghi, genti, acque, sorgenti – 2017
Don Luciano Gregori – La Valle del Menotre – 1990