Villa di Perticano – Sassoferrato (AN)

Il paese di Perticano, al confine oggi con la regione Umbria da cui è separato dal Rio Freddo, è di antica fondazione e fu l’ultima Precettoria Templare (delle 150 documentate) a finire sotto inquisizione nel 1310.

 

Cenni storici

Perticano, attraversato dal Rio Freddo che scende dal Monte Cucco, è adagiato in una valle circondata dall’Appennino Umbro-Marchigiano; conta circa 20 abitanti in inverno ma che in estate diventano anche 250.
Il paese, di antica fondazione, sorge sul confine tra l’Umbra e le Marche rappresentato dal Rio Freddo e questo determina che esso ricada sia nel Comune di Sassoferrato in provincia di Ancona che di quello di Scheggia e Pascelupo in provincia di Perugia.
II toponimo “perticano” ha sollevato diverse interpretazioni, una di questa ipotizza che il termine rimanda a pertica, ovvero uno stanga, un bastone di legno piuttosto lungo adatto a diversi usi in ambito contadino dunque il toponimo rimanderebbe verosimilmente ad un luogo dove per particolari caratteristiche arboree si potevano ricavare buone, robuste e lunghe pertiche.
Un’altra ipotesi è che il termie “pertica“, sia riferito ad un palo o tronco, cioè a qualche struttura o simbolo simile ad un palo che segnalava un confine, probabilmente tra contea e diocesi di Gubbio e contea e diocesi di Nocera Umbra.
Una diversa tradizione, ma senza alcun supporto documentale, farebbe derivare il toponimo dal nome di Gano, un soldato che in epoca romana qui mori in battaglia: da qui il nome Perticano, ossia “qui perì Gano“.
Da fonti certe risulta invece chiaro che il nome della “Villa“, nel suo agglomerato urbano, era Perticano mentre per la chiesa e la parrocchia di San Paterniano era preferita la localizzazione idrografica-ambientale definendo lo chiesa e quindi parrocchia, con il nome del corso d’acqua: Rigo Retroso o Petroso (oggi Rio Freddo).
La “Villa di Perticano” è citata la prima volta all’anno 1246, in un atto relativo ad una controversia legale quando Petruccio di Bernardo di Salvolo di detta villa è tra i testimoni convocati per la lite tra il nobile Federico di Federico ed il comune di Rocca Contrada oggi Arcevia.
L’Ordine del Tempio qui si insediò probabilmente fin dal XII secolo e quella di Perticano fu l’ultima Precettoria templare ad essere colpita dal mandato d’inquisizione emesso da Clemente V il 28 febbraio 1310.
Dopo la definitiva soppressione dell’Ordine, a partire almeno dal 1333, la Precettoria passò agli Ospitalieri di San Giovanni che la trasformarono in Ospitale.
Citazioni e dati riguardanti Perticano si trovano in alcuni documenti tra i quali lo “Statuto di Sassoferrato” del 1457 dove è citata la parrocchia di San Paterniano di Perticano: nel liber Beneficiorum della diocesi di Nocera del 1568 è citata “Ecclesia S. Paterniani de Rivo Cetrose“, mentre dalle cronache di una visita apostolica del 1573 risulta che la parrocchia comprendeva anche gli insediamenti di Monte Bollo, di Pantana e contava settanta famiglie.
Da alcuni elenchi di beni appartenenti all’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta, il cosiddetto attuale Ordine di Malta, (cfr. Cabreo 203 del 1680; Cabreo 204 del 1706: Cabreo 206 del 1731) si parla, citandoli, dei Commendatori dell’Ordine e si trae una descrizione esatta circa le dimensioni della chiesa (lunga 32 piedi, larga 17 ed alta 12) e della campana di cui era dotata riportante I’scrizione “Christus vincit, Christus regna, Christus impera, ab omni malo nos defendat 1676“.
 

Chiesa della Madonnella

La Madonnella“, nella porzione umbro della Frazione, è una piccola chiesa costruita dai capofamiglia di Perticano intorno alla fine dell’Ottocento e divenuto poi anche Monumento ai Caduti.
Il restauro del 2009 è stato possibile grazie alla fattiva volontà dei paesani.
Riportiamo gli eventi avvenuti nella seconda guerra mondiale riferiti a questa chiesa estratti dal racconto di Emiliano Terzoni “Miliano“, uno degli abitanti più longevi e dalla ferrea memoria del limitrofo paese di San Felice di Sassoferrato.

la chiesetta di Perticano, durante la seconda guerra mondiale fu rifugio/nascondiglio per di una ventina di paesani fuggiti tempo addietro su al pian del Cerreto (località sopra la Badia, a nemmeno due chilometri da Perticano), per scappare ai fascisti/nazisti, e tornati in paese per cercare riparo dalle forti piogge e dal freddo che rendeva impossibile la permanenza sulle colline.
Nascosti e compressi nel monolocale, in attesa della fine della guerra (le dimensioni dell’unica sala della chiesa non superano i 20 metri quadri), furono stanati dai soldati grazie al contributo di una spia, a tutt’oggi ignota.
Fatti immediatamente prigionieri furono messi in fila per la fucilazione di rito, proprio davanti alla chiesa.
Alla domanda di uno dei soldati fascisti rivolta al proprio caporale, in merito a da dove iniziare a fucilare, se da destra o da sinistra, alla risposta “da destra” Imolo, l’ultimo della fila e primo a dover lasciare la pelle si gettò a terra per la disperazione, con tanta di quella foga da rimanere stordito dall’impatto (o forse caduto proprio perchè svenuto dalla paura).
Intervenne a quel punto Don Checco, che si mise a gridare al morto al morto e così facendo, ai fascisti Don Checco
“gli ha levato l’idea”.
A quel punto alcuni furono caricati e portati ai campi di concentramento, altri lasciati liberi“.
 

Il Mulino

Le acque del Rio Freddo sin dal medioevo sono state sfruttate per azionare mulini a cereali, per produrre farine necessarie per la sopravvivenza della popolazione.
Ancora oggi sono ben visibili i resti di un antico mulino documentato, a partire, almeno, dall’anno 1570, quale proprietà dei penitenti camaldolesi di Monte Corona del vicino eremo di San Girolamo di Monte Cucco.
Il suo bacino di alimentazione era costituito da un laghetto che ad oggi è stato riconvertito a pesca sportiva.
Un mulino e una strada che costeggiava la sinistra idrografica del Rio è citata in un documento di possedimento terriero “item unam aliam petiam terre positam( … ) in plano Molini i usta flumen Pertecani et via“, per cui un mulino a Perticano c’è sempre stato.
La strada di cui si parla probabilmente arrivava dall’abbazia di Sant’Emiliano e a differenza dell’attuale seguiva la valle alla sinistra del corso d’acqua per scavalcarlo al centro del paese dove oggi c’è un ponte adiacente i ruderi del vecchio mulino.
Una precettoria od un ospizio che si rispetti si stanziava necessariamente lungo un corso d’acqua perenne in modo da impiantare stabilmente il proprio molino da cereali, e Perticano in questo non era da meno.
 

La Precettoria Templare di Perticano

Tra la Marca e l’Umbria, sulle tracce dellacasa madredei Templari del Monte Cucco.

La presenza, già nel secolo XIV, di edifici assai importanti e costosi (e di plausibile, antica destinazione d’uso militare) e l’eremo di San Girolamo di Monte Cucco, (Scheggia) ha fatto pensare che la costruzione di quest’ultimo potesse essere stata, in origine, voluta da qualche influente Ordine religioso medioevale, come, ad esempio, quello dei Templari, i quali erano presenti, con una mansione, o, meglio, una precettoria, a Perticano, uno stanziamento a Casalvento, Pascelupo, Sigillo e Purello.
I Templari erano, dunque, presenti, con una precettoria (antico “insediamento di strada“, a 398 m), identificabile con la chiesa parrocchiale di Perticano (non l’attuale che è molto più recente) probabilmente nella porzione umbra o forse in entrambe.
L’autorevolissimo storico dell’Università di Perugia, Professor Francesco Tommasi, nell’articolo dal titolo “L’ordine dei Templari a Perugia” (“Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria“, vol. LXXVIII, Perugia, 1981, p.22), desumendo le notizie dall’Archivio Segreto Vaticano, scrive: “Ultima, in ordine di tempo, ad essere raggiunta dai mandatari dell’Inquisizione, fu la precettoria templare di S. Paterniano nella diocesi di Nocera […]. La precettoria è identificabile con la chiesa parrocchiale di Perticano (comune di Sassoferrato), nel cui possesso entrarono i Giovanniti dopo la soppressione della Milizia del Tempio” (Tommasi, op. cit., p. 43 [note]).
Nella prima seduta del processo ai Templari di Perticano, celebratosi, a Gubbio, in due distinte sedi, tra il 3 ed il 7 marzo del 1310, comparve, probabilmente in qualità di testimone dell’accusa, anche l’influente monaco avellanita di Costacciaro padre Ubaldo Guelfoni, abate, in tempi diversi, di Sant’Andrea de Insula Filiorum Manfredi e di San Benedetto Vecchio.
Un documento scritto, ufficiale ed originale, d’archivio, lo “Status domus sancti Paterniani de Rigo Petroso assignatus per frate Angelum preceptorem dicte domus” (cfr. Archivio Segreto Vaticano – Liber Prioratus Urbis Ordinis Sancti Johannis Hierosolymitani – Vat. Lat.10372 (f, 17r) anno 1333) sancisce, ed inequivocabilmente, che la precettoria templare di Perticano passò nelle mani degli Ospitalieri di San Giovanni a partire, almeno, dal 1333.
La precettoria templare, dopo essere stata chiusa nel 1310, in seguito al processo inquisitorio intentato ai Templari, fu trasformata in domus ed ospedale per pellegrini (hospitalem) dell’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni, quindi commendata al frate precettore giovannita Angelo (altri, lo studioso Domenico Ferretti in “L’Azione” di Fabriano del 10/01/1987, cita, quale commendatario, un tale Don Camillo Ghisi).
Frate Angelo viveva con un aiutante oblato e la famiglia di questi.
La chiesa di San Paterniano, forse già parrocchiale, ed altrove detta de “Rivoretroso sive de Villa Perticani“, percepiva, all’epoca, appena 40 soldi di entrate annue, corrispondenti a mezzo fiorino d’oro.
Il locale torrente “Rigo Petroso“, oggi detto Rio Freddo e, più oltre nel documento, chiamato “flumen Partecani” (in altri scritti anche “Rio Perticaro“, forse da “verticare“, “ribaltare“, per l’irruenza delle sue turbinose onde di piena), divideva due territori d’influenza politico-amministrativa ecclesiastica: quello diocesano di Gubbio da quello di Nocera Umbra.
L’inventario della chiesa e di un probabile annesso parrocchiale indica una dotazione, costituita da semplici oggetti d’uso comune e, come si dice spesso nel medesimo testo del repertorio, piccoli e di poco valore (“campanellam parvam“, “anthifonarium de die pauci valoris“).
Fra essi, figurava, altresì, una “màttera” per fare il pane: “item unam macteram actam ad faciendus panem“.
Sulla sinistra idrografica del Rigo Petroso (cioè, alla lettera, del “ruscello sassoso“), o Rio Freddo che dir si voglia, s’estendevano i terreni posti nel distretto di Gubbio.
Altre terre andavano ben oltre la località “Metula“, cioè, probabilmente, al di là dell’attuale “Balza del Metolóne” (“Metolone scinditura del Meta“, definiva, tale rupe, un erudito monaco dell’Eremo di Monte Cucco nel XIX secolo), in un’area situata lungo il versante sudorientale della montagna, oltre il Rio Freddo, nelle zone di San Felice, Casalvento, Piaggia Secca, Viacce, Rucce, ecc.
Un pezzo di terra era sito nella villa di Perticano e confinava con il Rio Freddo e la locale strada che, ancor oggi, lo costeggia: “petiam terre positam in dicto comitatus in villa Perticani cui ab flumen Partecani“.
I Templari e, poi, i Giovanniti coltivavano una vigna nelle vicinanze dell’assolato centro di Monte Bollo, oggi frazione di Scheggia: “item unam aliam petiam terre vineatam positam in dicto comitatu in villa Montis Bulli“.
Sulla montagna di Monte Bollo risulta, ancor oggi, documentato il toponimo, di fonte orale, “Il Campo dei Frati“, il quale potrebbe anche essersi anticamente riferito ai Templari, ai Giovanniti o, anche, perché no, ben più semplicemente, agli eremiti camaldolesi di Monte Corona, stanziati nell’Eremo di Monte Cucco sin dal 1521.
Un’altra striscia di terra s’estendeva nel piano dell’antichissimo mulino di Perticano, lungo il Rio Freddo e la strada: “item unam aliam petiam terre positam […] in plano Molini iusta flumen Pertecani et via“.
Il mulino di Perticano, come ha recentemente scoperto il valente ricercatore d’archivio eugubino Fabrizio Cece, risulta già documentato, a partire, almeno, dall’anno 1570, quale proprietà dei penitenti camaldolesi di Monte Corona del vicino Eremo di San Girolamo di Monte Cucco.
Si ricordi come quasi ogni precettoria importante, od ospizio, tendesse ad attestarsi lungo un corso d’acqua perenne, impiantandovi, e stabilmente, il proprio molino da cereali.
La chiesa di San Paterniano de Rigo Petroso, de Rigoretroso o de Rivoretroso (Leonardo da Vinci, nei suoi studi sopra i moti acquatici, parla “dei retrosi” d’acqua, cioè dei “mulinelli” degli “invorticamenti“, e delle “turbolenze” del liquido elemento scorrente nei corsi d’acqua), possedeva un mulino anche lungo il Torrente Sentino, in località “Le Conelle“, il quale mulino fu venduto nel corso del XV secolo.
Un’altra possessione fondiaria, che forniva grano, era ubicata “in Pescaria” e lungo la strada (“iusta viam“).
Il toponimo Piscaria indicava, e di sovente, un invaso artificiale, realizzato per allevare i pesci, molto appetiti dai Templari, i quali, in quanto monaci, li utilizzavano, nell’alimentazione, soprattutto per ragioni rituali e liturgiche.
Non vi era, infatti, quasi precettoria che non possedesse una propria Piscaria, rendendosi, così, autosufficiente in ordine all’approvvigionamento ed al consumo ittico.
Un’altra località ancora, ma non meglio precisata e, quindi, non facilmente identificabile, apparteneva, anch’essa, alla domus giovannita di Perticano: “Ortale“.
Tale nome di luogo lascerebbe presupporre l’esistenza di terra destinata a produzioni orticole ed orto-frutticole.
Un ulteriore campo, in cui si seminava grano, si distendeva tra la chiesa e le proprietà di un certo Cagnium Petri.
Nelle vicinanze di Perticano esiste tuttora un luogo denominato “Cagni” che, nel nome, di forma genitivale possessiva, potrebbe anche ricordare un originario possessore di nome Cagnium o Cagno.
I Giovanniti perticanesi e, ancor prima di loro, i Templari locali, curavano anche una coltivazione di Scotano (Cotinus coggygria), arbusto usato intensamente nella concia delle pelli e per colorare i tessuti ed un bosco: “item unam scotonariam cum una silva“.
Questi beni rendevano “5 libre denariorum modus cortonensium“.
Ancora un altro pezzo di terra da frumento era localizzato presso “Ruce Petruzolo“, cioè, come io credo, nella località fabrianese di Rucce, vicino alle proprietà di un tale Petruciolum Salutij.
Non sappiamo dove, esattamente, si situasse la sede della precettoria templare di Perticano, anche se pare assodato come questa dovesse coincidere con la chiesa di San Paterniano.
Tale tempio, sacro al Vescovo di Fano, tuttavia, che oggi si trova in territorio marchigiano (Provincia di Ancona e Comune di Sassoferrato), è di costruzione abbastanza recente e, comunque, non certo retrodatabile fino al basso Medioevo.
Che la primitiva chiesa templare di San Paterniano e, dunque, la stessa sede templare ad essa associata, sorgesse, nel Medioevo, in territorio umbro è cosa abbastanza probabile.
Si deve, infatti, considerare come la strada principale di Perticano costeggiasse “sì, ab antiquo“, il Rio Freddo, come accade ancor oggi, ma, provenendo dall’abbazia di Sant’Emiliano in Congiuntoli, lo dovesse fare lungo il suo versante idrografico sinistro e, cioè, verso l’Umbria.
Tale strada entrava, quindi, nella Marca d’Ancona, forse proprio al centro di Perticano, superando un originario ponticello sul Torrente Rio Freddo, nei cui pressi sorgono, tuttora, i ruderi d’un vecchio mulino.
Sia a Casalvento sia a San Felice s’ergeva una torre di guardia.
A Casalvento, presso la locale chiesa di Santa Croce (che, da taluno, si vuole anch’essa templare), i ruderi di questa struttura difensiva esistono ancora, mentre, a San Felice, pare resistere più soltanto il nome che, anticamente, la designava: “La Torre”, appunto.
Che tali costruzioni militari siano state, in qualche modo, collegate alla precettoria di Perticano è ipotesi suggestiva ma, purtroppo, priva di reali basi documentarie sulle quali far forza ed indubitata fede.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco

http://www.neversleep.it/index.php/a/folk-e-feste-paesane/chiesa-perticano-restauro-2009-san-felic

http://www.scheggiaepascelupo.info/storia/i-templari-nel-massiccio-del-monte-cucco/

Testi e articoli vari di Euro Puletti
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.401583 12.773851

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>