Villa di Cassignano – Foligno (PG)

L’abitato posizionato verso Nocera Umbra ai margini dei Piani Plestini nell’alto medioevo era nella sfera longobarda del guastaldato di questa città.

 

Cenni Storici

Non si conoscono le origine di questo abitato che sorge ai margini dei Piani Plestini, ma si sa che al tempo dei Longobardi già esisteva, infatti qui nel 1970 furono trovate due necropoli, con le caratteristiche tombe a cassone di lastre di pietra è quindi da dedurre che queste terre appartenessero al guastaldato di Nocera Umbra dove insisteva una forte e radicata presenza longobarda.
Lo stesso prediale in “ano” fa supporre la presenza di una nobile famiglia di origine romana.
Probabilmente nell’Alto medioevo questo posto era abitato da pastori e costituito da capanne e rari edifici in muratura.
Una vera e propria costituzione in agglomerati urbani si ebbe appena il Mille quando piccoli feudatari discendenti dei conquistatori longobardi, si interessarono a queste terre, misero a coltura i campi e spinsero quanti abitavano i castellieri a scendere in aree coltivate più in basso; si iniziarono a costruire case e chiese dando vita al vero e proprio incastellamento del territorio.
I signori di cui parliamo soni i conti di Antignano, Napoleone e Rinaldo del conte Monaldo, che nel 1147 avevano acquistato gran parte della montagna folignate che da Capodacqua si sviluppa per tutti i Piani.
Da quello che riportano i documenti del monastero di Santo Stefano in Gallano che vanno dal 1086 al 1238, si deduce che l’insediamento di Cassignano, che aveva origini molto antiche, oramai era certamente ben strutturato (1138).
Nel 1282 questi nobili signori fondiari di cippo feudale vengono chiamati “domini de Cassignano“.
Chi però fece rifiorire di vita gli altopiani furono poi i benedettini che nel XIII secolo cosparsero il territorio di una fitta rete di chiese e cappelle.
Tanto per restare nell’argomento si ricorda che dalla pieve di Santa Maria di Cassignano dipendevano le cappelle di S. Andrea de Caliguedani e di S. Pietro de colle Annifi, Santa Maria de Villava, chiese tutte dotate di terreni e rendite.
Dopo le due sanguinose guerre con Perugia (1282-1283; 1289) devastanti per gli Altipiani plestini contesi dalla Diocesi di Nocera alleata di Perugia contro Foligno si assiste all’incastellamento vero e proprio operato dal Comune di Foligno che organizzava militarmente il territorio per difendersi dalle mire anche della vicina Camerino che anch’essa aveva ambizioni sui piani Plestini.
Si ricorda che il 3 giugno 1282 un esercito perugino, forte di 5000 armati, invade e depreda la zona montana dove sorgono Cassignano ed Annifo scendono lentamente verso la pianura, devastando coltivazioni ed abitazioni per otto giorni, prendendo prigionieri ed uccidendo.
E’ questo il momento che vennero realizzate le fortificazioni di Verchiano (1265), Popola (1264), Colfiorito (1269) e Annifo (1350) e proprio a quest’ultimo che vennero assoggettate le ville di Cassignano, Arvello, Palarne, Talogna, Fondi, Cariè, Afrile, Seggio, Rivo, Tesino, Pisenti, Collelungo, Sestino ecc.
Una volta strutturato amministrativamente il territorio con castelli e ville la città aveva il pieno controllo dei Piani Plestini e tutti i soggetti sottoposti dovevano conferire (come atto di sottomissione e di obbedienza) i “doppieri” in occasione della solennità di san Feliciano (24 gennaio).
I castelli e le ville sfilavano nella processione secondo un ordine rispondente alla funzione strategica e alla consistenza demografica dei diversi luoghi e nella prima metà del 1400 Cassignano ricopre il ventesimo posto e deve corrispondere un doppiere da 3 libbre; nel 1537 era obbligato anche a donare un tessuto di raso incarnato di 7 braccia.
Nel censimento della popolazione per fuochi negli Altipiani Plestini degli anni 1485; 1573; 1644, Cassignano è classificato come “Villa” e rispettivamente conta 12, 32 e 26 fuochi.
In merito all’andamento demografico registrato dal 1644 al 2006 abbiamo un calo sensibile della popolazione e si assiste ad un graduale spopolamento conforme un po’ per tutta la montagna, infatti si passa da 98 persone a 64 nel 2006, ma attualmente dopo i recenti terremoti gli abitanti sono rimasti veramente pochi.
Nella ripartizione amministrativa del Comune di Foligno nell’anno 1528 la frazione risulta inserita nella castellania di Annifo.
Dopo la dopo la restaurazione del Potere Pontificio (1817) troviamo Cassignano appodiato a Colfiorito.
Sia con Napoleone che con l’Unità d’Italia passò sotto il Comune di Foligno.
Nel 1933 nella gestione dei diritti comunitari su terre demaniali e private, Cassignano con i suoi 61 ettari, appartiene alla Comunanza agraria di Fondi insieme ad Arvello, Afrile e Cariè, ai giorni nostri costituisce una Comunanza agraria propria.
 

Aspetto

L’abitato ha subito ingenti danni durante il terremoto del 1997 e del 2016 ed è stato in gran parte recuperato facendo però perdere il suo aspetto antico, solo brevi stralci di muro, sottopassi o archi portano alla memoria la sua natura medievale.
Il paese si sviluppa in prevalenza lungo la strada che lo collega con Nocera Umbra.
 
 
 

Chiesa di San Fortunato

Tutti gli antichi documenti a partire da una bolla di Innocenzo II e successivamente nella sentenza emessa dal cardinale Capocci nel 1239 si parla di una Pieve dedicata a Santa Maria che poi nel 1573 cambia il titolo in quello della Madonna del Carmelo, ma di questa struttura non rimane traccia.
Addirittura in un documento del 1573 si parla che la chiesa era fuori dall’abitato e a questa si aggiunse quella di San Fortunato eretta entro le mura per volontà del popolo; questa poi sarebbe diventata nel 1643 “ecclesia Sancti Fortunati villae Cassignani, seu Sanctae Mariae“.
Ora dove era posizionata questa chiesa non è chiaro, però più a valle dell’abitato c’è una Maestà che alcuni abitanti identificano come luogo dove sorgeva l’edificio sacro.
San Fortunato è il patrono di Cassignano e la sua chiesa è stata fortemente danneggiata dai recenti terremoti ma per fortuna è stata del tutto recuperata.
Sorge nel paese a fianco dei lavatoi, fu ricostruita nel 1906 e riconsacrata nel 1908; ebbe una ristrutturazione negli anni 1920-1924 che gli diede l’attuale aspetto.
 

Aspetto

La facciata è in mattoni con portale squadrato, ha un tetto a capanna con timpano al cui interno è stata ricavata una lunetta che garantisce l’illuminazione interna insieme alle due finestre nella parete sinistra.
Il campanile era stato abbattuto dal terremoto del 1997 ed è stato completamente ricostruito sul fondo della parete sinistra.
 

Interno

Al suo interno non conserva elementi di rilievo se si esclude un bel fonte battesimale con il catino in pietra e la parte superiore in legno a forma di cupola.
La navata, voltata a botte, è absidata e scandita da lesene; sopra l’ingresso si nota una bella cantoria in legno sorretta da due colonne.
 
 
 

Edicola della Madonna

A poche centinaia di metri dal paese, dove la vecchia strada che conduceva a Nocera, che ancora oggi corre parallela a quella attuale, si incrocia con una traversa che si addentra nella Val Marina, un sentiero che conduce al centro di Fondi, si trova un modesto edificio adibito ad edicola campestre dedicata alla Madonna.
Un tempo questa strada era molto frequentata dagli uomini e dalle donne che salivano a Fondi ed a Cariè per lavorare i campi e guadagnare la giornata, visto che li c’erano ampi appezzamenti che la piccola e stretta valle di Cassignano non aveva.
Qualcuno identifica questa costruzione come edificio a memoria del luogo dove sorgeva l’antica Pieve di Santa Maria riportata dai documenti fuori dalle mura e ad oggi scomparsa, ma questa ipotesi non è supportata da prove evidenti o documenti.
Il piccolo edificio presenta una facciata con tetto a capanna, una stretta porta squadrata con le finestrelle del viandante e un’altra finestra è presente sotto il colmo del tetto.
L’interno è voltato a botte e la parete di fondo è occupata da un altare affrescato con un’immagine della Madonna orante entro medaglione affiancata da San Vincenzo e San Rocco, con una scritta centrale “Auxilium christianorum“.
Nella spalla destra dell’arco un medaglione contiene l’immagine di un Santo Vescovo e in quella sinistra un’immagine sbiadita non riconoscibile.
L’edicola è moto ben tenuta e raccoglie una profonda devozione fra gli abitanti del posto.
 

Fonti documentative

Bernardino Lattanzi – Storia di Foligno dalle origini al 1305 – 1994
F. Bettoni, M.R. Picuti – La montagna di Foligno itinerari tra Flaminia e Lauretana – 2007
Don Mario Sensi – Plestia si racconta dalla “Fiera” alla “Sagra della patata rossa”– in Quaderni della “Sagra della patata rossa” 2 del 1998
 

Mappa

link alle coordinate: 43.052081 12.836963

Edicola della Madonna – Link alle coordinate: 43.051406 12.829539

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>