Villa di Arvello – Foligno (PG)
Costa d’Arvello
Cenni Storici
Se si guarda dall’alto questa vasta area si ha una splendida lettura degli altipiani di Colfiorito, fra Umbria e Marche, ai piedi del gruppo del Monte Pennino.
Loro caratteristica è la presenza di piani, vaste zone pianeggianti, resti di antichi laghi prosciugati naturalmente o bonificati dall’uomo; questi sono 7 cioè i piani di Colfiorito, Cesi, Popola, Annifo, Collecroce, Arvello e Ricciano a quota 750/790 m.
Si tratta di un insieme morfologico a sé stante, caratterizzato da valli chiuse che si sono impostate in depressioni strutturali riempitesi con l’andare del tempo di depositi alluvio-lacustri.
Le acque piovane, che di inverno vi si raccolgono, vengono drenate più o meno velocemente dai terreni e dagli inghiottitoi, il più singolare dei quali è l’inghiottitoio del “mulinaccio“, sul quale, a seguito della Bonifica del lago di Colfiorito operata da Francesco lacobilli, fu eretto un molino a grano rimasto in funzione fin quasi ai nostri giorni.
Questi bacini alimentano le più grosse sorgenti del bacino del Fiume Topino e cioè Capodacqua, Rio e Bagnara, nonché le sorgenti dei fiumi Chienti e Menotre.
Su un piccolo colle che sovrasta uno di questi piani (Omonimo) sorge il paese di Arvello; sin dall’antichità non fu mai fortificato pertanto rimase sempre una “Villa” e quando nel 1343, Ugolino VIII e Corrado Trinci fecero fabbricare il castello di Annifo, di Capodacqua, e la Rocca di Passano, questo entrò nella cerchia di Annifo; infatti come si legge nei Capitoli prescritti dalla città a tutti i castellani e vicari, quello di Annifo aveva pure giurisdizione nelle ville di Cassignano, Arvello, Palarno, Talogna, Fondi, Cariè, Affrile, Seggio, Rivo, Tesino, Pisenti, Collelungo, Sestino ecc..
Poco sappiamo della sua fondazione e delle sue origini, don Mario Sensi affermava che sia Annifo che Arvello derivino da soggetti provenienti dall’oriente e questo spiegherebbe il culto locale di santa Maria Giacobbe che si venera sia ad Arvello che a Costa d’Arvello.
Infatti proprio a monaci orientali fa riferimento il mito di fondazione della devozione a S. Maria Giacobbe del piccolo villaggio di Arvello, monaci orientali in transito e provenienti da Pale avrebbero suggerito a quegli abitanti il culto verso questa santa, ancora oggi loro patrona.
Secondo gli ultimi studi il primo nucleo abitativo che si è formato pare sia stato Costa d’Arvello dal quale successivamente a poca distanza, più in alto, è stato edificato l’Arvello attuale documentato come entità indipendente da Costa soltanto a partire dal 1746.
Dai documenti (1086-1230) del monastero di Santo Stefano in Gallano sappiamo che nel 1157 Avello era una realtà ben consolidata ma rientrando nella giurisdizione dei Trinci di Foligno, in occasione della solennità di San Feliciano (24 gennaio) doveva conferire alla cattedrale i “doppieri” (candelotti di cera) devozionali di vario peso, come simbolico omaggio al patrono e un tangibile tributo di obbedienza alla città; nell’anno 1448 Palarne, Talogna e Avello erano al 18 posto nella processione e dovevano corrispondere di un doppiere da 3 libbre.
Allo stesso tempo il paese doveva contribuire con un palio processionale stabilito e nel 1537 doveva corrispondere un tessuto di raso verde della misura di sette braccia.
Nei censimenti della popolazione per fuochi negli Altipiani Plestini negli anni 1485; 1573; la “villa” insieme a Palarne e Talogna conta 14 fuochi mentre nel 1644, da sola ne conta 17 per un totale di circa 70 persone.
Nella distribuzione delle frazioni secondo la ripartizione amministrativa del Comune di Foligno, nel 1528 Arvello è inserito nella Castellania di Annifo.
Durante l’età napoleonica (1808-1814) nella distribuzione dei comuni e delle frazioni nella ripartizione amministrativa del Cantone di Foligno, nel Circondario di Foligno e nel Dipartimento del Trasimeno Arvello è inserito sotto il Comune di Colfiorito; tale collocazione persiste sia con restaurazione del potere pontificio (1817), sia con la riforma del 1833 che nel censimento del 1853.
Con L’Unità d’Italia tutti paese dell’altopiano sono passati sotto il Comune di Foligno.
Aspetto
Il paese ha subito i danni conseguenti al terremoto del 1997 e quello successivo ed è stato completamente rimesso a nuovo, facendo perdere completamente l’aspetto antico agli edifici comunque è tornato a rivivere grazie alla costanza e la tenacia dei suoi abitanti che mai hanno lasciato queste terre.
Sopra il paese all’apice della collina si nota la presenza di un castelliere preistorico caratteristico per la sua forma circolare del vallo ad aggère.
Fonti documentative
Fabio Bettoni Maria Romana Picuti – La montagna di Foligno Itinerari tra Flaminia e Lauretana – 2007
Don Mario Sensi – Plestia si racconta dalla “Fiera” alla “Sagra della patata rossa” – in Quaderni della “Sagra della patata rossa” 1988
Don Mario Sensi – Vita di pietà e vita civile di un altopiano tra Umbria e Marche (secc. XI-XVI) – 1984
Mappa
Link alle coordinate: 43.037875 12.845661