Villa del Boccaglione – Passaggio di Bettona (PG)
Cenni Storici
La Villa si trova in un avvallamento alla sinistra del fiume Topino nella frazione di Passaggio di Bettona e il suo nome deriva dalla trasformazione del termine Bucajone o Bucaione (usata dal XIV secolo), toponimo che identifica il vocabolo definito poggio o balìa, Bucaione a sua volta è la trasformazione del nome originario Bucaronis.
Il termine fu usato dal VII al XII secolo d. C. per identificare la proprietà del gastaldo longobardo vissuto nel luogo, dove poi, nel XVIII secolo venne costruita la Villa dei Crispolti.
Dai documenti archivistici del Catasto di Bettona già dal 1731 il Cavaliere Pietro Crispolti risulta impegnato nella gestione di numerosi terreni della zona circostante l’attuale villa.
Furono probabilmente Pietro e Teresa che decisero di costruire qui la loro nuova dimora che necessitava di un ampio spazio per le scuderie come si confaceva ad un esponente dell’alta carica della Chiesa del Priorato di Malta; infatti diversi membri della famiglia erano stati Cavalieri di Malta, fra questi si ricorda Fabrizio Crispolti iscritto all’elenco con data 23 giugno 1684 e altri Crispolti del ceppo di Rieti, Francesco Maria Crispolti (1672) e il più famoso Tullio (1677).
La Famiglia Crispolti, tra l’altro, ebbe un ruolo decisivo per la storia di Bettona, fin dai tempi della guerra decennale che oppose Federico II al papato, ovvero già a partire dagli anni 1236-1239.
La Villa collocata peraltro al centro dei lori vasti possedimenti terrieri e posizionata in un ambito perfettamente pianeggiante, compreso nel bacino fluviale del fiume Chiascio, nella sua confluenza con il Topino, godeva anche di ricche sorgenti naturali presenti nei colli circostanti, il che permise ai Crispolti di pensare in grande la loro residenza di campagna dotandola di giardini progettati e realizzati secondo le più avanzate tecniche idrauliche del tempo.
Questo complesso venne avviata nella seconda metà del Settecento, e il progetto è stato attribuito ai due architetti più in voga all’epoca Antonio Stefanucci e Giuseppe Piermarini entrambi allievi di Vanvitelli ed entrambi presenti a Bettona; ma quasi certamente la paternità appartiene a quest’ultimo in quanto esisteva un forte legame tra il Piermarini e Giuseppe Crispolti.
Purtroppo il patrimonio documentativo dei Crispolti è andato disperso nelle controverse vicende storiche che hanno interessato il fabbricato.
Successivamente, la proprietà della Villa e dei suoi terreni passò agli Arcipreti della Penna Crispolti che ne risultano intestatari ancora nel 1818, come attestato dal Catasto Gregoriano, per poi appartenere alla famiglia Bianconi e poi alla famiglia Iraci-Mandolini-Borgia.
Nell’epoca Napoleonica si può ipotizzare con ampio margine di certezza che la Villa sia stata utilizzata, in quanto costituiva la residenza più prestigiosa presente sul territorio di Bettona, quale sede dei comandi delle truppe napoleoniche.
Nel ventennio fascista e durante la seconda Guerra Mondiale i tedeschi qui allestirono il loro quartiere generale e nelle fasi cruciali della ritirata, non usarono certo premure per quello che rappresentava un pregevole esempio dell’arte italiana.
Il primo formale riconoscimento del valore storico-artistico ed architettonico della Villa del Boccaglione e il Parco annesso risale al 23 giugno 1956 anno in cui, con Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione ne viene dichiarato l’interesse culturale.
Un altro provvedimento di tutela, questa volta indiretta, fu emesso con il Decreto Ministeriale del 6 aprile 1998, ovvero a seguito del perfezionamento della procedura di acquisizione al patrimonio statale del complesso.
Con l’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (1974), la Soprintendenza dell’Umbria, tra le sue prime attività sul territorio, avviò il rilievo del complesso monumentale.
Sono gli inizi del 1980 e il complesso è in grave stato di abbandono ha già subito umilianti spoliazioni: mancano totalmente gli arredi, porte e finestre sono divelte, le mostre in stucco degli antichi camini sono asportate, come risultano mancanti gli specchi del grande salone.
Il complesso viene pertanto ascritto al patrimonio statale con presa in possesso da parte della Soprintendenza il 10 maggio 1993.
Negli anni a seguire sono stati avviati i lavori di consolidamento e di recupero della struttura, lavori tuttora in corso compreso il restauro degli apparati decorativi.
Aspetto esterno
La Villa nonostante si collochi in aperta campagna, come le ville urbane, si richiude su se stessa e nelle sue mura, segnando quindi una netta separazione dal territorio agricolo; l’unico elemento che mette in relazione il complesso architettonico con il territorio circostante è rappresentato dal viale alberato rettilineo di accesso che attraversa la corte d’onore.
Questa direttrice, attraversa il fornice del piano terra per dare accesso ai giardini retrostanti e proseguire oltre, attraversare il boschetto e quindi supera il grande portale di fondo per disperdersi nella campagna, in direzione del fiume.
Sulla sinistra della Villa si individuano gli spazi di servizio della fattoria, la scuderia, la casa colonica ad essa contigua, la chiesa della SS. Annunziata compresa tra due edifici ed il corpo di fabbrica a ballatoio (ora crollato) che collegava il piano nobile della residenza al matroneo della chiesa, riservato ai Signori che da qui potevano assistere alle celebrazioni.
A destra si apre il giardino all’italiana o “giardino segreto” disposto su due livelli con una vasca circolare.
Di fianco al giardino si apre l’analogo accesso al grande locale in origine adibito a limonaia e costituito da quattro campate delimitate da archi ogivali.
La facciata della villa è scandita da lesene mentre sul tetto si eleva un leggero coronamento sommitale e un particolare cupolino dei venti a forma ovale; nella stessa inoltre si aprono 4 nicchie ora vuote ma che un tempo dovevano contenere statue in gesso ispirate ad un repertorio classico apposte per abbellimento.
L’accesso al grande portale d’ingresso al piano nobile del palazzo è contraddistinto da uno scalone monumentale a doppia rampa semicircolare con gradini monolitici in arenaria e delimitata da balaustre composte da pannellature di elementi decorativi in laterizio, detti “ciambelloni“, per la loro originale forma, intervallate da pilastrini.
Interno
All’interno sono presenti scale elicoidali a rampa libera a sbalzo senza la presenza di un perno centrale.
Piano terra
Al piano terra si nota un lungo corridoio a volta ribassata che attraversa la lunghezza dell’immobile: a destra e a sinistra del lungo corridoio sono due porte per lato che conducono nei due lati della casa; nella prima sala a destra dell’ingresso al centro della volta a botte vi è un angelo fra nuvole che tiene in mano un contenitore metallico entro una cornice quadrilobata contornato alla base da racemi e decorazioni.
Si passa al grande salone che si sviluppa per tutta la lunghezza dell’immobile, la volta a botte è decorata alla base da una balaustra dipinta, con vasi di fiori e due putti servono il tè al centro del soffitto.
La sala successiva è ora destinato come archivio disegni della Soprintendenza, ha al centro del soffitto una decorazione ad ottagono, al centro della quale è un putto con un cesto di fiori.
Nell’ambiente successivo definito nel progetto come “camera di conversazione” nell’angolo ad est, non vi sono tracce di decorazioni ma solo un grande camino.
Riattraversando il grande salone si accede ad una stanza con volta a crociera affrescata, si notano al centro un angelo sospeso in cielo con un grande grappolo d’uva; lungo tutto il perimetro del soffitto è presente un fregio a finto stucco nei toni del marrone su bianco con riquadri a motivi di volute d’acanto e calici entro ellissi gialle.
Segue un piccolo ambiente lungo e stretto coperto da una volta a botte interamente dipinta con forme e colori riconducibili alla stanza precedente.
Si riattraversa il corridoio d’ingresso per arrivare nella zona nord-ovest della casa, questa parte non ha decorazioni ed era destinata probabilmente alla servitù e al servizio cucina dove è presente il camino più grande dell’edificio e presenta una scala ellittica che porta ai piani alti del palazzo.
Primo piano
Al piano superiore si accede dalle scale interne e dalla scala esterna a tenaglia e subito troviamo un ingresso monumentale dove al centro del soffitto campeggia lo stemma dipinto della famiglia Crispolti: raffigura uno scudo quadripartito in bianco e azzurro con in basso un elmo ed armi ed in alto una corona.
La prima stanza a destra che si incontra nel progetto originale è denominata “della musica” per il fregio fra parete e soffitto con strumenti musicali.
Il locale successivo è un grande salone coperto da un’ampia volta a botte riccamente decorata con un elegante camino le cui pareti erano ornate di specchi.
Nella stanza successiva la decorazione presenta una balaustra che gira tutto intorno al soffitto al centro e sopra ogni parete appaiono figure con templi e ghirlande di fiori; di seguito c’è un disimpegno.
La stanza successiva ha una decorazione a grottesche sul soffitto.
Di seguito si trova una stanza dove è presente un camino con cornice in gesso ocra e marrone; da qui si accede ad un importante salone collegato all’ingresso da un bel portale, è detto “dei paesaggi” in riferimento ai riquadri che corrono lungo il fregio in alto alle pareti e che dovevano contenere delle tele.
Proseguendo in direzione ovest si entra in un ulteriore salone con funzioni di rilievo nella vita sociale della famiglia, al soffitto sono rappresentati gli stemmi araldici dei Crispolti e delle famiglie che si legarono alla loro.
Da questo piccolo vano si accede alla scala triangolare che attraversa i tre piani; subito dopo si incontra quella che probabilmente era una camera da letto con una decorazione molto delicata, sul fregio si trovano esili motivi ad intreccio di foglie d’acanto.
Di seguito si trova uno stanzino, probabilmente un guardaroba, collegato, da una scala tonda, al piano destinato alla servitù e che conduce ai successivi locali di servizio utili ai proprietari; qui esisteva un passaggio esterno, oggi crollato da cui si accedeva alla chiesa.
La stanza successiva si nota sul soffitto una decorazione molto originale e particolare costituita da un grande tondo plissettato, avente su ogni raggio una decorazione a fiori e foglie orientate verso il centro della stanza.
Nel piccolo locale che segue con una decorazione è molto ricca, si trovano due ovali aperti in alto che collegano l’ambiente, forse funzionale alla padrona di casa, con una delle scale destinate alla servitù.
Nella sala successiva riconosciuta come sala da bagno c’è una decorazione con al centro del soffitto un tondo con la dea dell’Abbondanza con il Sole sul petto e una cornucopia sorretta da un puttino, le pareti presentano fini decorazioni.
L’ambiente successivo è una grande sala con camino decorato in gesso con figure antropomorfe ed intrecci vegetali; in questa stanza si legge la data 1775 che probabilmente, è l’anno in cui iniziarono i lavori di edificazione della Villa.
Nell’ultima stanza del piano sulle travi del soffitto sono dipinti grappoli d’uva su un traliccio, nel fregio che corre intorno alla base del soffitto sono due monocromi incorniciati da volute e cornucopie con mazzi di fiori e frutta.
Secondo piano
Al secondo piano l’ambiente d’ingresso si pone esattamente sopra alle altre sale d’entrata, al posto dell’ingresso dall’esterno c’è un balconcino, l’unico sulla facciata esterna.
Esattamente di fronte nel salone adiacente un altro balconcino affaccia sul giardino all’italiana con ringhiera in ferro battuto.
L’intervento di recupero di questo piano è stato effettuato nel 2019.
Nel salone più grande, come in altri ambienti del piano sono presenti diversi camini, tutti elegantemente decorati in gesso.
Gli ambiti di questo piano non presentano decorazioni sfarzose o dipinti importanti, sono definiti con cura e molti presentano tracce di carte da parati alle pareti; è probabile che fosse una zona destinata agli ospiti.
Chiesa della SS. Annunziata
La Chiesa della famiglia Crispolti compresa nella Villa alla sinistra del cortile d’onore, è dedicata alla SS. Annunziata e fu consacrata nel 1787.
Un tempo era provvista di un campanile a vela del quale è possibile vedere solo il basamento, unica traccia superstite sopravvissuto al crollo.
La copertura dell’intero edificio è a tetto a spiovente.
Al momento l’edificio è inagibile e in attesa di restauro.
INTERNO
L’interno è a navata unica in stile neoclassico.
Il sovrastante ballatoio riservato alla famiglia, costituisce l’atrio dell’ingresso all’aula.
Il presbiterio è definito dai due setti murari che unitamente all’arco absidale incorniciano la zona dell’altare.
Lateralmente a quest’ultimo, sono disposte due aperture: una porta cieca a sud ed, in corrispondenza sul lato opposto, un passaggio reale verso la sacrestia.
Gli apparati decorativi interni, l’intera superficie delle pareti è decorata con riquadri marmorei dai toni giallo rosa e bianco; le pareti della navata presentano tre lesene per parte con capitelli di ordine ionico.
Altre lesene doppie sono poste in tutti gli angoli della chiesa e su ogni estremità delle pareti.
Atre lesene doppie sono poste in tutti gli angoli della chiesa e su ogni estremità delle pareti.
Da una cronaca di Pietro Onori sappiamo che sull’altare maggiore era conservata una tela della stessa epoca della costruzione della chiesa raffigurante l’Annunciazione di Maria Vergine e sopra il ciborio era un’urna contenente sacre reliquie; gli oggetti sacri furono trasportati a Perugia dall’erede Fabrizio della Penna, per unirlo alla propria collezione di quadri contenuti nella sua residenza perugina.
Fonti documentative
Valeriana Mazzasette, Maria Brucato, Gilda Giancipoli – Villa del Boccaglione Identità, storia e restauri del complesso monumentale – 2021 RIFLESSIONI Studi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria sulla Tutela del Patrimonio Culturale 2.
Mappa
Link alle coordinate: 43.023868 12.501191