Vicinato di “Marcaccio” o di “Massaccio” – Capodacqua di Assisi (PG)

L’intero complesso è in vendita, ma diverse abitazioni versano in uno stato di abbandono e di degrado.

 

Cenni Storici

La definizione “Vicinato” nella tradizione popolare del posto rappresenta un gruppo di case addossate l’una alle altre che circondano una corte comune e come in questo caso anche un pozzo di dominio pubblico.
Questo fabbricato sorge nella parte bassa delle pendici del monte Subasio nella fascia semi-collinare e vicina alla strada “Romana” che collega ancora oggi Foligno con Assisi; poco più in alto troviamo l’antico capoluogo della ripartizione territoriale del Comune di Assisi in epoca medievale, Capodacqua, e ancora più in altro i baluardi di Sasso Palombo e Sassorosso.
Per l’abbondanza di sorgenti e la felice posizione sulle prime pendici del Subasio che le consente di essere protetta alle spalle dai venti freddi e di godere in tutto il suo territorio dell’esposizione a mezzogiorno, Capodacqua fu di certo abitata fin dai tempi più antichi.
Almeno cinque epigrafi lapidarie latine, rinvenute negli ultimi secoli, testimoniano che la zona fu interessata da insediamenti romani; non solo, ma nelle immediate vicinanze dell’abitato in località Renaro, al confine fra i Comuni di Spello ed Assisi, nel 1979 fu rinvenuta un’estesa area di frammenti fittili, costituita da ceramiche a vernice nera, di sigillata italica, di ceramica comune, di tegole con alette, mattoncini per “suspensurae“, ed una canaletta in pietra conservata presso il Palazzo Comunale; la Villa rustica risalente agli inizi del I secolo a. C. fu totalmente distrutto da scassi di ruspe e da una cava.
Resti di pietre squadrate e reperti si possono ancora vedere nei muri di una abitazione poco distante.
Consistenti tracce di insediamenti romani sono stati inoltre rinvenuti a valle con strutture insediative, tombe e manufatti che sono venuti alla luce nella sottostante area residenziale di Capitan Loreto dove tuttora è visibile un moncone di un mausoleo romano nascosto tra i moderni insediamenti abitativi.
La costa meridionale del Subasio era quindi fortemente antropizzata ai tempi dei Romani.
Stessa cosa si può notare in questo abitato dove sono visibili pietre squadrate di epoca molto antica riutilizzate come materiale da costruzione e, murata in una parete di un’abitazione, si vede ancora una vecchia macina a mano in pietra.
Considerata l’area residenziale che si è sviluppata poco più a valle denominata Capitan Loreto e che conta oggi un numero di diverse migliaia di abitanti, questo isolato si può considerare forse il primo nucleo più antico dell’insediamento urbano dell’area.
Sicuramente quello che ha favorito lo svilupparsi dell’agglomerato urbano, oltre che l’esposizione e la protezione della montagna alle spalle che garantiva un clima mite, è stata soprattutto la presenza di sorgenti di acqua, infatti questo è uno dei punti, a quell’altezza dove è presente un pozzo scavato a mano.
Questo, oltre che a pietre squadrate di riutilizzo, usate per la cornice, presenta una pietra completamente scavata dallo scorrere delle corde o delle catene che servivano per tirare su i mastelli pieni di acqua e a giudicare dalle scanalature molto fitte e molto profonde, la sua esistenza deve retrodatarsi e diversi secoli addietro e la consistenza abitativa che beneficiava dell’acqua doveva essere elevata.
Un’ipotesi sulla collocazione storica dell’abitato possiamo trarla dal nome del tutto particolare.
Per ricostruire una cronologia storica del nome dobbiamo tener conto dell’ultima fase abitativa, infatti in questo nucleo ha abitato per qualche generazione la famiglia Marchetti che per tradizione erano dei ricercati armaioli, e qualcuno può pensare che il nome “Marcaccio” possa derivare, in senso dispregiativo, proprio da un qualche componente della famiglia con nome affine, ma se andiamo a fare una ricerca storica un dettaglio ci dice altro.
Il Comune di Assisi nel 1232 aveva suddiviso il suo territorio in bailie, cioè suddivisioni territoriali per meglio amministrare la cosa pubblica e in questa zona confinavano due Bailie, quella di Capodacqua e quella di Gabbiano che nel censimento del 1232, (bailia Gabiani) contava 46 focolari.
Nei quattrocenteschi Statuti di Assisi (1469) si fa una definizione precisa dei suoi confini della bailia Gabbiani e nei sui limiti più a valle si dice che la separazione “….va lungo i confini del comune di Assisi e (quello) di Spello fino al trivio della strada Francesca, la quale è presso il torrione di Magassio” più tardi detto “il Massaccio” lo storico Santucci afferma che ad oggi è nel Comune di Spello.
Visto che ai nostri giorni è scomparsa qualsiasi forma di torre lungo la costa del Subasio, possiamo ipotizzare che per Torrione potrebbe non intendersi una fortificazione ad uso militare, ma potrebbe essersi trattato di una massiccia torre colombaia.
Ora è da capire dove poteva trovarsi di preciso questo “Massaccio“, visto che i confini fra Spello e Assisi sono stati per più di un secolo oggetto di contese aspre, al punto che la Santa Sede investita dal problema che poteva condurre alle armi i due contendenti inviò nel 1772 il Cardinale Soderini che verificata sul posto la situazione decretò i confini e su questo versante che è quello che ci interessa, il confine era nella “riva sinistra del fosso di Gabbiano” oggi conosciuto come “Fosso Renaio“, per cui trovandosi l’abitato sulla destra anche se per pochi metri, ancora oggi è compreso nel Comune di Assisi.
Il Fosso “Renaro” o “Renaio” fu il riferimento di confine fra i due Comuni come lo è tutt’ora e a conferma di tale confinamento furono apposti dei cippi in pietra; uno di questi ancora esiste e si trovava proprio all’incrocio tra il Fosso e la strada “Romana” o “Strada maestra di Fuligno” davanti al Panificio Serenelli; il cippo è stato ritrovato durante i lavori di realizzazione di un muretto di recinzione e meritoriamente il proprietario ha pensato bene di murarcelo onde evitare il suo trafugamento.
Forse questi cippi furono messi dopo l’intervento del Cardinale Soderini (cippo ritrovato fra le foto della galleria).
Quindi sappiamo che era sulla zona di confine fra i due Comuni.
Altro elemento che ci aiuta a fare una collocazione territoriale è una relazione del luogotenente assisano Vincenzo Aluigi che il 23 luglio 1631 fa ai suoi superiori della Congregazione.
Va premesso che in quegli anni imperversava un’epidemia di peste (1630-1633) e nelle osterie o bettole era proibito ospitare forestieri o viandanti; tale regola doveva essere applicata anche al “Passaggio“, luogo nel quale si pagava il pedaggio all’ingresso del territorio di Assisi lungo la Strada Romana provvisto anche di una osteria.
Questo punto di gabella, come citata dagli Statuti (1469) era nella bailia di Capodacqua, e dobbiamo riconoscere che altro non è che all’attuale località Passaggio, e la sua esistenza dovrebbe risalire alla prima metà del Trecento.
La strada, lungo la quale si trovava l’osteria del Passaggio, nei secoli XV-XVI era detta genericamente la “via per la quale si va a Foligno” e più tardi “Strada Romana” o “Strada maestra di Fuligno” in sintesi l’attuale località “Passaggio” ancora oggo così chiamato.
I documenti d’Archivio attestano che durante la pestilenza degli anni 1630-1633, al Passaggio venne scavato un fossato trasversale sulla strada per costringere coloro che venivano da Foligno ed erano diretti a Perugia a passare per Assisi, piuttosto che per Rivotorto e S. Maria degli Angeli, per farli così sottoporre al controllo sanitario stabilito a Porta S. Francesco, dove dovevano essere esibiti i “bollettini” o “fedi di sanità“, al fine di permettere o impedire la permanenza dei forestieri nel territorio comunale di Assisi.
Ora tornando alla relazione di questo Luogotenente, che stava transitando per l’Osteria del Passaggio si accorse che “ne l’hosteria di Giuseppe del Benvenuto Zoppo, nel territorio d’Assisi, alcuni ciattoni stavano in una trabacca o cappanna incontro da detta hostaria, alcuni de’ quali stavano giocando con detto hoste et altri attendevano a far maccheroni e mangiare” quindi l’oste stava palesemente trasgredendo le regole imposte dai vincoli sanitari per cui non avendo rispettato gli ordini, fu arrestato e imprigionato.
Ma la cosa interessante che salta agli occhi della relazione riferita all’oste del Passaggio è che il luogotenente scrive che “Tornando io da Foligno, mentre fui di qua dal Messaccio (da intendere “Massaccio“) insieme con Bernardo de Ludovico della Bastia…”.
Quindi ci dice che aveva da poco superato il “Massaccio“, cioè oggi Capitan Loreto, infatti questo posto si trova a poche centinaia di metri dal Passaggio, quindi questo “Vicinato” potrebbe essere facilmente quello di cui si parla negli Statuti (1469) e nella relazione, essendo l’unico nucleo abitato della zona in quel tempo.
Ma l’attinenza fra il nome “Massaccio” e la successiva dicitura “Marcaccio” è secondo me indicativa, infatti il termine “Marcaccio” non deriva da un epiteto dispregiativo di una persona, ma deriva dalla storpiatura del termine “Massaccio” e la trasformazione forse è stata favorita in seguito dalla presenza della Famiglia Marchetti che si è trovata affibbiata un epiteto che non gli apparteneva, tanto che il tempo ha fatto giustizia e il nome si è trasformato in “Vicinato dei Marchetti” come ad oggi dagli anziani è conosciuto.
Il nome quindi è passato da “Magassio” a “Massaccio” per finire in “Marcaccio“.
In merito alla torre ancora oggi al centro del fabbricato, seppur trasformato e snaturato con sovrapposizioni di case di epoche più svariate, svetta al centro dell’isolato, trasformata in allevamento dei piccioni ma ben delimitata nel suo perimetro.
Sicuramente anche questa ha subito notevoli trasformazioni e rimaneggiamenti tra cui in primis il suo utilizzo come colombario.
L’attività dell’allevamento dei piccioni ha interessato tutta la Costa per motivi economici e ha consentito per secoli l’allevamento per uso commestibile e per la produzione di concime, utilissimo nella coltivazione della canapa, materia prima per corde e filati, quasi sempre prodotti all’interno di ogni famiglia.
Testimonianze raccolte sul posto ci dicono che durante l’ultimo conflitto mondiale questa torre serviva da ricovero per i piccioni viaggiatori in dotazione alle truppe che li utilizzavano per la trasmissione dei dispacci ed evitare le intercettazioni delle informazioni da parte del nemico.
 

Aspetto attuale

Al nucleo centrale più antico sono state addossate nei secoli abitazioni costruite con materiali diversi anche in epoca recente che hanno snaturato l’originaria struttura che forse in passato aveva edifici meno alti e anche la torre colombaria potrebbe aver subito radicali trasformazioni per necessità abitative.
Ora tutto il “Vicinato” è in uno stato di abbandono e in uno stato di semi-fatiscenza, suddiviso in diverse proprietà e messo in vendita.
 

Fonti documentative

F. Santucci – Capodacqua di Assisi – 1992
I Longobardi dei Ducati di Spoleto e Benevento – Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull’Alto medioevo Spoleto, 20-23 ottobre 2002 Benevento, 24-27 ottobre 2002 Tomo Primo
Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo Spoleto 2003
P. Bonacci S. Guiducci – Hispellum la città e il territorio – 2009
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio Giorgio Cantoni che si è adoperato nella ricerca del nome del vicinato che oramai si era perso nel tempo, ringrazio inoltre Cleto Serenelli che avendo rinvenuto il cippo lo salvato murandolo e per avermelo fatto notare e fotografare.
 

Mappa

Link alle coordinate: 43.024106 12.651183