Tugurio di San Pietro Eremita – Trevi nel Lazio (FR)

Qui si narra la storia e le vicissitudini della vita di San Pietro eremita che dal villaggio di origine in Abruzzo portò l’evangelizzazione nel Lazio praticando un eremitaggio itinerante; morì a Trevi nel Lazio dove si conserva il Tugurio dove visse.

 

Cenni Storici

La religiosità dei secoli XI-XII fu spesso caratterizzata anche dal fenomeno degli eremiti itineranti, uomini chierici o laici che vivevano da soli o in piccoli gruppi, sostavano in un luogo e lo evangelizzavano predicando e vivendo di carità poi, dopo aver testimoniato Cristo con la parola e con l’esempio della loro vita austera, si allontanavano verso altri paesi per fare lo stesso.
Pietro, soprannominato Cavaliere itinerante, è uno di questi.
Nacque a Rocca di Botte presso Carsoli, nell’Abruzzo Marsicano, agli inizi dell’XI secolo e visse nel suo paese, del quale è patrono, fino alla gioventù, poi per sfuggire a un matrimonio combinato dai suoi genitori nel 1048 se ne andò a Tivoli, dove per due anni seguì la scuola di Cleto, diacono della chiesa tiburtina.
Quando il maestro vide che il discepolo aveva raggiunto un’adeguata preparazione, lo presentò al vescovo di Tivoli Giovanni, che gli dette la tonsura, gli consegnò una croce di ferro (ancora conservata tra le reliquie della collegiata di Trevi) e lo inviò a predicare la religione cristiana nei vari paesi della diocesi.
Ritornò a Rocca di Botte e per due anni operò nella sua patria e nei paesi vicini: Carsoli, Pereto, Riofreddo, Oricola, Camerata, Arsoli, Vallinfreda, Tufo, Cervara, Poggio Cinolfo … ma dopo una visione di Gesù e Maria, che lo sollecitavano a portare altrove la sua parola, spostò il suo apostolato a Subiaco e per cinque mesi fu ospite di Pietro, rettore della chiesa di S. Abbondio, oggi concattedrale di S. Andrea.
Il 9 agosto 1052 partì anche da Subiaco e risalendo il corso del fiume Aniene il giorno dopo giunse nell’antica diocesi di Trevi (la Treba Augusta dei romani).
Anche oggi è possibile ripercorrere il cammino dell’eremita della valle dell’Aniene, sul sentiero che collega Subiaco a Trevi nel Lazio.
 

Il percorso di San Pietro Eremita

E’ una lunga (18 km) ma bellissima passeggiata su un agevole percorso di fondovalle lungo il fiume Aniene, che consente di trascorrere una splendida giornata a contatto con la natura.
Partendo da Subiaco si segue la via dei Monasteri e si parcheggia di fronte ai ruderi della Villa di Nerone; si prende la stradina che scende sotto la falesia su cui è costruita l’Abbazia di Santa Scolastica, che prosegue poi sterrata fin sotto Jenne; sempre costeggiando il fiume si arriva alla Mola Vecchia di Ienne, posta circa a metà percorso.
Da qui si può salire a Ienne, che è il centro del bellissimo Parco Regionale dei Monti Simbruini, la patria di papa Alessandro IV, e la residenza dello scrittore Antonio Fogazzaro, che vi ambientò il suo romanzo “Il Santo“.
Oppure dalla Mola Vecchia si prosegue verso Trevi fino all’area archeologica di Comunacque, “ad communes aquas“, punto d’incontro del torrente Simbrivio, che nasce a Vallepietra sotto il santuario della SS. Trinità, con il fiume Aniene, che nasce dalle montagne di Filettino e di Fiumata; da qui partiva anche l’acquedotto dell’Acqua Marcia (146 a. C.).
L’insediamento archeologico è posto pochi metri dopo il ponte, sulla riva destra dell’Aniene, dove si notano i resti di un’imponente costruzione in opera quadrata risalente probabilmente al II-IV secolo a. C.
L’area, già nota dal 1866 nelle descrizioni del Gori, appare pittoresca e interessante:
passato il ponte di Comunacchio a sinistra… un muro reticolato e un pavimento in mosaico, resti di qualche villa romana che poi nel 1082 cedé il luogo al castello di Comunacchio, il quale cominciò a desolarsi nel 1470…“.
Di questo castello non si hanno notizie certe; i resti medievali visibili potrebbero appartenere a un insediamento difensivo o a un complesso produttivo con una mola; vicinissima e fragorosa è la spettacolare cascata di Trevi.
Da Comunacque si prosegue per Trevi nel Lazio, l’antica civitas di Treba Augusta, nel Parco Regionale dei monti Simbruini.
Il borgo ha origini preromane; era abitata dagli Equi, popolazione bellicosa che contrastò l’espansionismo dei Romani, e conserva tratti di mura megalitiche.
Il suo castello Caetani, sul punto più alto dell’abitato, offre magnifiche vedute su valle e monti.
Il Cammino di San Pietro Eremita è un itinerario storico e naturalistico che ripercorre la peregrinazione di san Pietro l’eremita tra i luoghi della piana del Cavaliere, il Sublacense e l’alta valle dell’Aniene, fino a Trevi nel Lazio dove il santo morì ed è sepolto.
 

San Pietro Eremita

La permanenza di Pietro a Trevi durò solo 20 giorni; dormiva in un tugurio (dai locali definito “pollaio“) posto sotto una scala di pietra.
Da lì continuò il suo apostolato itinerante, guarendo anche due bambini (Gualtiero dalla cecità e Liuto dalla paralisi) e morendovi il 30 agosto di un anno che tradizionalmente si crede il 1052, all’età di 24 anni.
Il 1° ottobre 1215 fu proclamato santo dal vescovo di Anagni Giovanni IV con l’autorità di papa Innocenzo III; il suo nome fu inserito nel Martirologio Romano nel 1701.
Dei miracoli da lui compiuti a Trevi, il primo avvenne il giorno della canonizzazione, quando una colomba si posò sul suo sepolcro e poi volò via da una finestra.
Da questo deriverebbe la colomba presente sui cinque monticelli dello stemma di Trevi, che ha pure la scritta: Hoc tuta Patrono (difesa da questo protettore).
Il miracolo più celebre riguarda la liberazione del paese dai lupi, secondo il sogno di un contadino che vide S. Pietro tenere con la mano sinistra un branco di lupi incatenati e con la destra un vaso contenente un liquore; da ciò l’uso di rappresentare il santo con i lupi a catena.
A proposito di lupi, a 2,2 km dal centro del paese, in località Capocerrito sulla provinciale per gli Altipiani di Arcinazzo, appena prima del bivio per Comunacque/Vallepietra, si trova la Cona di San Pietro Eremita.
In essa, su una piastrella di ceramica decorata, è scritto:
Luogo del Tenimento Trebense (o del patto tra San Pietro Eremita e i trebani).
Miracolo dei lupi.
In questo luogo, dopo la morte di San Pietro Eremita un contadino di Trevi, stanco del lavoro, volle riposarsi e si addormentò. Era un periodo in cui i lupi la facevano da padroni assoluti in queste zone. Durante il sonno all’uomo apparve in sogno San Pietro, circondato da una fortissima luce, il quale teneva in una mano una ampolla e nell’altra dei lupi incatenati. Il Santo ricordò al trebano il rispetto del precetto festivo, cioè onorare la Domenica quale giorno del Signore e non svolgere in esso nessun tipo di lavoro, e lo esortò a riferire a tutti i trebani che, se avesse mantenuto questo patto, egli li avrebbe liberati dai lupi; e, a riprova di ciò, versò del liquido contenuto nell’ampolla su un masso che si trovava in questo punto, che all’istante si liquefece. Al risveglio l’uomo non trovò più il masso e allora comprese che quella effettivamente era la prova del Patto che San Pietro Eremita aveva istituito con il popolo di Trevi. Da questo episodio in tutte le immagini di San Pietro Eremita viene raffigurato con la croce di ferro, donatagli dal vescovo di Tivoli, e nell’altra tre lupi incatenati“.
In un’altra piastrella di maiolica decorata presente sulla Cona è scritto:
Dalla Vita di San Pietro eremita opera del Cav. Baldè Reti Aretino, tradotta fin dal 1692, pubblicata nella ricorrenza del XVII Cinquantenario, riveduta e corredata di speciali note da Caponi Ferdinando.
…Per le selve trebane e per dirupi facean strage di Putti intorno intorno
Molti rapaci e insaziabili Lupi, devastavan di notte e in mezzo al giorno.
Stavan nascosti in grotte ed antri cupi, Allor che il Santo Protettor adorno.
Li volle liberare, e nelle selve fé strage delle incontentabili belve.
A un contadin trebense egli comparve, cinto di sacra e inestinguibil luce:
con un’ampolla nella destra apparve, con la sinistra i Lupi Egli conduce
Incatenati, con legami e parve che così gli parlasse il santo Duce:
‘Ascolta, e tutto quel che ascolterai agli afflitti treban racconterai.
Se vuole il popolo esser liberato Da Lupi, guardi tutti i dì festivi
Indi del vaso, che avea disserrato, versò in un sasso di liquore i rivi
che liquefessi dall’uman sacrato. (Così si domeran, né saran vivi
i Lupi) Ei dissi. Udiste il parlar mio? E tosto verso il cielo egli spariò
“.
I resti di San Pietro Eremita sono conservati nel centro storico di Trevi, nella cripta o chiesa inferiore della collegiata dell’Assunta; questa chiesa a tre navate, con torre campanaria d’epoca gotico-rinascimentale, è menzionata fin dal XIII secolo, ristrutturata e ampliata ai primi del 1600 per il rientro della popolazione dentro le mura.
All’interno conserva numerosi dipinti del XVII e XVIII secolo, tra i quali un’Assunzione ispirata a quella del Tiziano; di particolare interesse è il seicentesco monumentale organo Bonifazi (1633-34).
Vicino alla collegiata è il tugurio dove visse san Pietro, sul quale nel 1685-90 fu costruita una chiesa-oratorio a navata unica, che conserva l’immagine più antica del santo (1685) con questa didascalia:
Beatissimus confessor Christi Petrus hic diem suum clausit extremum.
Sull’altare è un gruppo marmoreo di scuola berniniana formato da due statue di rara bellezza (Angelo e San Pietro morente).
Reliquie di San Pietro eremita sono presenti in tutti i comuni dove maggiormente operò, a partire da Rocca di Botte, dove si mostra anche la casa natale del santo.
Accanto ad essa, nella parte più antica del borgo, gli fu dedicata la chiesa di San Pietro Eremita, eretta verosimilmente nel 1215, l’anno della canonizzazione; di sicuro è citata in un catalogo angioino del 1273 e fu ricostruita nel 1777.
Numerose manifestazioni religiose, che coinvolgono le due comunità di Trevi e Rocca di Botte, si tengono in suo onore nella festa patronale, che si celebra in tre giorni (29, 30 e 31 agosto) almeno dal 1260, come stabilito anche nello Statuto di Trevi e come confermato nella bolla di Urbano VIII.
La sera del 29 si svolge una grandiosa processione alla quale partecipano anche i “compari” di Rocca di Botte, portando per le vie di Trevi il busto d’argento del 1627 contenente il cranio del Santo.
Il “comparatico” o “comparanza“, cioè il gemellaggio tra i cittadini di Rocca di Botte e di Trevi nel Lazio, il più antico che la storia ricordi, risale al 1215 quando Pietro fu canonizzato e quando, dopo un periodo di conflittualità tra i due paesi per il possesso del suo corpo, si giunse a un accordo che portò tra le due popolazioni concordia, amicizia e affetto nel nome del comune patrono.
Così il 29 agosto di ogni anno il popolo di Rocca di Botte, con le autorità civili religiose e militari e insieme alla confraternita di san Pietro e al gonfalone del comune, si reca a Trevi ed è accolto alle porte della città dalle autorità, dal gonfalone, dalla confraternita di San Pietro e dal popolo trebano che otto giorni dopo (nell’ottavario o nella prima domenica di settembre), con altrettanta solennità, restituisce la visita ai “compari“.
In questa domenica durante il “comparatico” si celebra a Rocca di Botte il rito della “Panarda” con l’offerta del “pane di san Pietro“, un pane benedetto cotto nell’antico forno della casa natale di San Pietro l’eremita.
Infine una “Preghiera a San Pietro Eremita” di Mons. Lorenzo Loppa, Vescovo di Anagni-Alatri.
O insigne patrono di Trevi, San Pietro Eremita,
che hai coltivato nella solitudine la sapienza del Vangelo,
riempiendo di luce il breve spazio della tua giovane vita,
noi ricorriamo alla tua fraterna intercessione,
per dare una testimonianza forte e coraggiosa al Vangelo.
Tu hai servito con vigore la Parola di Dio
predicandola alle popolazioni della valle dell’Aniene
senza compromessi e senza cedimenti.
Insegnaci il silenzio e la preghiera
per crescere sempre più come figli e fratelli.
Ti ricordiamo come formatore di costumi, come uomo di orazione
e penitenza, come grande taumaturgo.
Fa che la nostra testimonianza, umile e discreta,
compia il prodigio di lasciare trasparire la misericordia di Dio
e di trasmettere alle giovani generazioni
il gusto del bene e l’amore alla vita.
E come nella tua predicazione
ha avuto un particolare fulgore la santificazione della domenica,
così possa brillare nella nostra settimana il Giorno del Signore
come giorno della gratuità, della riconoscenza, dell’attenzione
e della disponibilità a Dio e agli uomini.
Il tuo servizio al Regno di Dio
e la tua testimonianza itinerante senza stanchezza
ci siano di esempio e di sprone
per una vita cristiana meno pigra e sfiduciata,
ma più vivace e feconda, per la gioia e la pienezza
della Città degli uomini.
Trevi nel Lazio, 1° ottobre 2016,
+ Lorenzo Loppa
“.

 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri e Francesco Fioramonti; la visita è stata effettuata il 22 maggio 2018.
 

Fonti documentative

Anonimo – Legenda – in 30 capitoli o paragrafi, preziosa pergamena conservata nell’archivio di S. Maria e ora scomparsa, scritta alcuni anni dopo la morte del santo perché alcuni abitanti di Subiaco sono citati come testimoni oculari di due miracoli compiuti da lui, attestati con giuramento.
Bolla di papa Paolo II del 20 agosto 1470 che per la prima volta chiama “eremita” il santo.
D. A. Pierantoni (sacerdote gesuita trebano) – Vita di San Pietro confessore detto Eremita a Trevi nel Lazio – inizi sec. XVIII.
Id. – Vite diverse e altre memorie di San Pietro confessore.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.862499 13.250259

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