Torri di Beccatiquesto e Beccatiquello (o Quest’altro) – Chiusi (SI)

Di fatto il riferimento è Chiusi, ma le due torri si fronteggiano sul confine tra Siena e Perugia quindi tuttora una è in territorio Senese e l’altra in territorio Perugino. Un’altro esempio di tale denominazione per manifestare la sfida fra rivali lo abbiamo in territorio Spoletino a Beroide lungo la Flaminia, riportato dai documenti nella sfida tra Spoleto e Perugia, però del fortilizio in questo caso si è perso persino il toponimo.

 

Cenni Storici

Le due torri che si fronteggiano dall’una e dall’altra parte del torrente Tresa e del canale Chianicella furono costruite tra il 1200 e il 1500 sulla linea di confine tra i Comuni di Siena e di Perugia, confini che ancora oggi segnano la linea di separazione fra le due Provincie.
La storia della Valdichiana è ricca di momenti particolari e conflitti, non soltanto contro altri uomini, ma anche contro la natura.
La rottura degli argini del fiume “Clanis” e la formazione dell’area paludosa che per secoli ha occupato la Valdichiana ha costretto la popolazione locale a vivere in un’area malsana, a compiere continui tentativi di bonifica e a lottare con i vicini per mantenere il controllo delle poche campagne e fortezze disponibili.
Il particolare nome delle torri, rimasto tuttora in uso, dimostra l’importanza della derisione degli avversari in epoca medievale, come strumento per evitare oppure, come in questo caso inasprire i conflitti innervosendo e sbeffeggiando gli avversari.
Pochi sono i documenti che ne parlano, ma tra questi un “Istrumento” del 1288 rogato dal “notaro Grazia Boni” in cui si fa riferimento ad una Lega tra Castel della Pieve oggi Città della Pieve e Perugia in cui quest’ultima incaricava la prima ad ultimare la “Fabbrica della Rocca denominata Beccati quello” di faccia all’altra chiamata “Beccati questo” piantata sul lago di Chiusi.
La valle del Chiugi e Chiusi in particolare era contesa da tre forti comuni: Orvieto, Perugia e Siena.
Chiusi, al centro del confine di queste tre potenze dell’epoca, conquistata o comprata quando dall’una quando dall’altra, non possedendo più ormai liberamente la terra, fu assoggettato dal vescovo di Arezzo (e condottiero che morì nella battaglia di Campaldino) Guglielmo degli Ubertini che in quel tempo si impadronì anche di Montepulciano ed affermò il suo forte diritto sul lago e al limite delle acque dei pantani insalubri eresse a sfida dei nemici nell’anno 1289 al molo del traghetto una elegante torre ottagonale edificata a perfetta regola d’arte e con perfetta architettura militare a cui diede il nome provocatore di “Beccati questo” in pieno senso di sfida.
I Perugini per non essere da meno, per accampare anch’essi diritti sulle paludi deliberarono e costruirono sull’opposta riva e sull’alto di una piccola collina di fronte un’altra torre più alta, più massiccia e più grande, ma squadrata e rude con poche pretese architettoniche e di rimando gli imposero il nome ingiurioso di “Beccati quest’altro” e le due città trovarono così un nuovo pretesto alla lotta e allo spargimento di sangue.
L’attuale torre ottagonale che oggi vediamo a cavallo tra il torrente Tresa ed il canale Chianicella sostituì l’altra fortificazione ricordata nell’atto di vendita della città e territorio di Chiusi che Sforza Attendolo di Cutignola fece ai Senesi nel 1416.
Quello che fu venduto era un fortilizio con un palazzotto “sopra le Chiane” usato soprattutto come posto di guardia sul passaggio e per la riscossione delle Gabelle.
Il predetto atto di vendita ricorda anche il fortilizio di opposto che serviva ai Perugini e ai Pievesi per lo stesso scopo.
Ma al tempo dell’acquisto da parte dei Senesi la vecchia fortificazione chiusina era allora in piena rovina e i Senesi, nel 1426, ordinarono la costruzione di una nuova torre (l’attuale) nel passo del Bagnolo, dandone incarico a Biagio di Francesco Dini, il quale si servì dell’opera degli architetti Maestro Sano di Simone e Maestro Antonio del Terna.
Nel 1427 Maestro Androccio da Montepulciano demolì il vecchio fortilizio e costruì questa Torre che, costruita inizialmente all’asciutto, cominciò a trovarsi sommersa dalla palude della Valdichiana dopo le opere di deviazioni dei torrenti Tresa e Rio Maggiore e del lago Trasimeno verso la Chiana operata dallo Stato Pontificio alla fine del XV secolo (1490).
Un terzo della struttura è stata interrata dalle colmate della bonifica, resa necessaria per arrestare l’impaludamento della zona.
Le due Torri, come abbiamo detto, servirono più ai gabellieri che agli uomini d’arme anche se la fantasia popolare e qualche episodio storico le videro destinate a sanguinose lotte.
I due fortilizi erano collegati da un ponte che permetteva il passaggio dei carrettieri e delle merci a cui veniva chiesto il pedaggio.
Il ponte è documentato nella mappa della Valdichiana disegnata “a Volo d’uccello” tra il 1452 ed il 1519 dove compare un primo manufatto fra le due torri e risalendo a nord Leonardo ne disegna altri due (l’ultimo nei pressi di Valiano) dopodiché il lago si apre in maniera consistente.
L’ampiezza della palude a nord era considerevole tanto che nella “Vita di Santa Caterina da Cortona” si narra che nella sua fuga notturna con Arsenio da Laviano a Montepulciano rischiò di annegare per il rovesciamento della barca mentre attraversava la palude.
Lo studio di Leonardo potrebbe avere avuto un “carattere plurivalente“, forse tracciata per scopi militari quando Leonardo era al seguito di Cesare Borgia, nel 1502-03, poi destinata alla Repubblica fiorentina nel 1503-1504 in vista di opere di bonifica, o anche forse utilizzata intorno al 1515 in occasione della ripresa del progetto di prosciugamento della palude.
Le due torri sono ancora li dopo seicento anni sul confine che ancora separa le due Province a testimoniare questa secolare rivalità che in forma diversa e meno cruenta ancora oggi si presenta campanilisticamente dal punto di vista sportivo.
 

Nota Storica

Ricordiamo che Guglielmo o Guglielmino degli Ubertini vescovo di Arezzo e condottiero sottomise il Castello di Lucignano, Monte San Savino, e Gorgonza e sebbene già vecchio si spinse per la Chiana impadronendosi di Montepulciano e Chiusi.
Lo stesso morirà nella battaglia di Campaldino dove i Fiorentini, tra i quali c’era anche Dante, venticinquenne come cavaliere “Feditore“, vinsero contro Arezzo ed i Ghibellini guidati da quel Vescovo aretino al quale Santa Margherita aveva raccomandato di impugnare il pastorale anziché la spada.
Dante in un’opera minore, descrive gli aretini, “botoli ringhiosi” (così li chiama nel Purgatorio XIV 46-47) ma di loro “ebbe temenza molta” poiché questi piccoli uomini della fanteria aretina gli andavano a scannare i cavalli e lui si dava da fare per allontanarli con la sua spada.
Il Sommo poeta nella Divina Commedia ricalca il suo disprezzo verso quel popolo ed analizzando il corso dell’Arno che scendendo dal Falterona si incanala verso sud e poi a poco prima di Arezzo improvvisamente fa la bizzarra voltata e devia a nord verso Firenze, con manifesto disprezzo verso gli aretini (Purgatorio XIV, 48) e con profonda ironia dice che persino l’Arno “da lor disdegnosa torce il muso“.
 

Aspetto

La torre di Chiusi è di modesta fattura, ma per la sua forma ottagonale e le merlature, è un edificio tutto in pietra dall’architettura militare elaborata che indica il gusto artistico che i Senesi, suoi costruttori, portavano in tutte le loro cose.
E’di proprietà pubblica, ben tenuta con una porta nuova e delle ringhiere di sicurezza sulla cima, ciò vuol dire che è fruibile dal punto di vista turistico.
L’altra perugina, di proprietà privata, è posta sull’alto di una piccola collina in territorio umbro, ma è tozza squadrata, molto più grande e senza alcuna pretesa di un’eleganza nell’aspetto.
Accanto alla torre perugina è stata costruita una casa colonica anch’essa abbandonata; la torre nella facciata sud – est è stata invasa all’edera e nella faccia opposta presenta delle lesioni che sono state messa in sicurezza con dei tiranti, nonostante gli anni il complesso però è da definirsi ancora in buono stato.
 

Quercia secolare

Accanto alla torre perugina di Beccatiquest’altro cresce una quercia secolare con una bellissima ed estesa palcatura di rami ed un tronco che misurato a circa 60 cm dalla base ha una circonferenza di 4,20 ma alla base questa misura è abbondantemente superata.
E’ in territorio perugino ma non so se sia stata mai censita.
 

Fonti documentative

Remo Serafini – Storia di Vaiano – 1985
Sante Felici – L’Abbazia di Farneta in Val di Chiana- Sesta edizione 1994
Mario Tabarrini – L’Umbria si racconta – 1982

https://www.lavaldichiana.it/torri-beccati-questo/

https://www.visittuscany.com/it/attrazioni/le-torri-di-beccati-questo-e-di-beccati-quello/

 

Mappa

Link coordinate Torre di Beccatiquesto 43.028512 11.970818

Link coordinate Torre di Beccatiquello o quest’altro 43.028567 11.973135

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