Torre Mammona – Assisi (PG)
Cenni Storici
Il fortilizio che ad oggi non è più tale, sorge a 520 m s.l.m. su una cima a strapiombo alla sinistra delle gole del Rio Grande di Valfabbrica a 2,5 km dalla Badia di S. Nicolò di Campolongo, il toponimo risale al basso Medioevo al pari di Turris Berard (“Torre Berarda” o “di Belardo“).
E’ ormai rimasto il solo vocabolo, che distingue le terre intorno ad una vecchia casa, rifatta in parte nel 1936-37, e ad una torre decapitata sulla quale furono rinvenute piccole feritoie volte verso Valfabbrica, feritoie da colubrine per la eventuale difesa da Gubbio o da Urbino.
Appena dopo la morte di S. Francesco, il territorio del Comune di Assisi viene diviso in tante contrade, dette “balìa” e fra queste nell’elenco dei fuochi del 1232 tra le 52 balìe della diocesi di Assisi troviamo “baylia Castri Malmonis” e tale baylia occupa la ventitreesima posizione per numero di fuochi pari a 44, che, rapportato alla media di abitanti per famiglia, doveva essere di circa 220 persone; la stima ci permette di affermare che la zona era alquanto popolata durante il XIII secolo.
Il primo proprietario pare che fosse un certo Malmone o Mammone di Assisi della famiglia dei Mammoni che venivano per ciò chiamati “nobilius” o “de comitibus de Armenzano” “conti del castello di Armenzano e del Gualdo di Torre Mammona nei monti di Asisi“.
Lo stemma in pietra di questa casata, una torre sostenuta da due gatti mammoni, è ancora visibile nel muro poco distante dall’arco di Porta Perlici in Assisi, a testimonianza del successivo inurbamento.
I possedimenti di questa famiglia in via Porta Perlici sono confermati da un documento che nomina testualmente il “nobilis vir Nicolaus Franceschini de nobilibus de Armenzano Portae Perlasii“.
Nel 1437 i conti di Armenzano si imparentano con gli Aluigi di Assisi: Giacoma, figlia di Appollonius Andreae (Aluigi), sposa Franceschino Napoleutii, conte di Armenzano.
L’unione delle due famiglie ha una corrispondenza anche nella fusione dei due stemmi delle casate, infatti gli Aluigi, aggiunsero alla semplice ruota raggiata d’oro (Aluigi) due gatti mammoni che posano su di essa e sostengono una rocca con torroncino (Mammoni).
Il primo personaggio di questa casata è testimoniato nel 1233, si tratta di “d. Napoleo de Armenzano” Napoleone di Martino dei Mammoni il quale presenziò alla consacrazione di S. Maria della Porziuncola e alla indizione del Perdono del 1223, e nel 1281 i figli di Martino vendettero il castello di Armenzano al Comune di Assisi.
Pare che tale Martino sia stato discendente della casa Honenstaufen, con Mainardo capostipite, da cui sarebbero derivate le casate dei conti di Antignano (sopra Bevagna) con Montefalco e Foligno e i conti di Postignano con Gualdo Tadino e Nocera.
Le prime attestazioni storiche si hanno nel catasto del 1354 che pone in “baylia Gualdi domus Malmoni” anche “la chiesa di Sancta Maria de Gualdo, Sanctus Iohannes de dicta balya, San Giuliano (in precedenza apparteneva alla badia di San Nicolò di Campolongo che in effetti ancora nel 1333 paga una decima di 10 soldi), Sanctus Benedictus de balya Gualdi, Sanctus Petrus de Gualdo“.
Nel 1370 certo Corrado di Nunzio è castellano di Tormammona, e la vedova di Corrado di Nunzio di Petruccio da Assisi, Ricca, ha venduto pezzi di terre e bosco ad un certo Giovanni del Gualdo e a Cecco di Ugo del Gualdo, la donna dispone inoltre che siano mantenute le volontà del figlio Giulio espresse prima che questi morisse, ossia la cessione di terre al monastero di S. Lucia di Assisi e di S. Nicolò di Campolongo.
Un castellano, pagato dal Comune, abita presso il fortilizio nel 1380 per cui vengono dati 10 libbre e 25 soldi a Corrado di Nunzio castellano “fortiliti Casemaymonis“.
Il 12 aprile 1391 in “fortilitio que dicitur Casamamonis” vi è la residenza dell’abate di S. Nicolò di Campologno, frate Angelo di Nalli di Assisi ma sta sul punto di rinunciare all’abbazia e nomina un procuratore.
Dall’atto si desume inoltre che nel XIV secolo Tormammona non è più balìa a sé stante, bensì unita alla balìa del Gualdo.
Il 18 marzo 1399 Tormammona compare annoverata, come “fortilitium Casemamonis“, tra i vari fortilizi del contado assisano che versano una certa quantità di raserie di grano al comune di Assisi per la custodia e munizione del castello di Porziano.
Nel “fortilitium Casae Mammonis” una casa è data in enfitesi, nel 1415 e vi abita, ser Benvenuto di Stefano.
Nell’elenco dei fuochi del XVI secolo, Tormammona non risulta più balìa autonoma, ma inserita in quella della balìa di “Porciano et el Gualdo“.
L’abbazia di San Nicolò di Campolongo ha proprietà a Tormammona, certamente attestate fino al ‘400 in vocabolo “Castellaris Casemaymonis“.
Il convento di S. Francesco tratta, nel 1598, con i signori Buonacquisti di S. Angelo di Panzo per riprendere terre a Tormammona, ove nel 1605 sono fatte delle bonifiche alle strutture murarie; una lapide affissa presso la porta della casa ex colonica, ora disabitata, ne attesta la verità con le parole scolpite:
“jussu – R. – CUS – P/M – BARTEO – DE/TERMO – M – THO/MAS – DE – ASI XIO/F – CURA VIT – A – D – MDCV – DIE XV – JA”.
Nel 1770 Giovanni Fontana ebbe l’incarico da Padre Tedaldi di redigere un nuovo Catasto e a Tormammona registra una casa per il colono e una torre.
Nel 1823, con nuovi contratti agrari, troviamo a Tormammona, quale colono del sacro Convento, Chiappini Giuseppe e figlio.
Dal 1929 hanno abitato a Tormammona i mezzadri Faloja Alfredo (fino agli anni ’50), poi Ceccarelli Umberto di fu Giovanni; a Salsa Rossi Angelo, Caposaldo Gisberto, poi il figlio Primo (fino agli anni ’60) dopodiché la struttura è andata in completo abbandono.
Nota
In un libro di amministrazione del Convento si legge che tra gli anni 1821-1825 vennero corrisposti a Ciambolone per opere varie a Badia, Tomammona, Salsa ecc. baiocchi 6,40, ai contadini per legna tagliata a Tormammonna scudi 1,50 per fosse da alberi a Salsa e Tormammona scudi 5,32, ai legnaioli Pierino di Badia e Giovanni Picco, che hanno tagliato legna pel Convento a Tormammona scudi 2,70.
Aspetto
Poco o nulla rimane dell’antico fortilizio, poiché completamente riconvertito in parte negli anni 1936-37 a casa colonica.
La torre si può ancora leggere architettonicamente nel fianco destro della prima casa colonica, dove si nota chiaramente, sia per i differenti materiali costruttivi che per il distacco dei due edifici, il perimetro della torre.
Nell’angolo sinistro della casa colonica si notano altresì anche pietre angolari di materiale completamente diverso da quello utilizzato per la costruzione, fa quasi pensare a pietre di riutilizzo di matrice romana, e quasi sicuramente un posto di controllo così appetibile non penso sia passato inosservato a quell’Impero che ha conquistato gran parte del mondo conosciuto.
I fabbricati ancora esistenti sono due, uno addossato alla torre ed il secondo a poca distanza e presenta una scala esterna di accesso all’edificio; entrambi sono oramai diroccati e avvolti dalla vegetazione anche se la sterpaglia intorno che probabilmente li aveva avvolti è stata sradicata con una ruspa.
Fonti documentative
Accademia Properziana del Subasio – Porziano terre da scoprire – 2018
V. Falcinelli – Per Ville e Castelli di Assisi – 1982
V. Falcinelli – Badia S. Nicolò di Campolongo – 1973