Torre di Categge o di Ribecco – Gualdo Tadino (PG)
Cenni Storici
Il castello di Categge che dominava il piano di Gualdo, costituiva un baluardo dei Perugini nell’estremo oriente dei loro possedimenti e costituiva un punto fortificato a ridosso della Flaminia.
Fu possesso dei Conti di Categge e successivamente passò alla famiglia dei Ribacco.
La torre era appunto chiamata “di Ribecco” (che alcuni asseriscono aver dato il nome agli attuali Ribacchi).
Aspetto
Ora non ne restano in piedi che due brandelli di mura contrapposte di una torre quadrata, uno più basso sul lato est e uno più alto su quello ovest, persiste anche una parte dell’angolo sud ma molto più piccolo rispetto agli altri due in avanzatissimo stato di degrado.
La visuale che si gode da quella posizione è magnifica e si controlla la Flaminia per un lungo tratto oltrechè tutta la vallata circostante.
Origini della famiglia Ribacchi
Secondo alcuni storici i Ribacchi discendevano dai conti di Categge, in origine proprietari del castello, anche se essi non ne citano le fonti archivistiche.
Successivamente alcuni membri della famiglia Ribacchi si sono insediati in altre località nei dintorni di Categge: principalmente Gualdo Tadino, Fossato di Vico e San Pellegrino.
La famiglia Ribacchi è stata sempre molto legata ai suoi luoghi natali, e per almeno due secoli è rimasta concentrata nei dintorni di Categge.
Secondo fonti archivistiche familiari, raccolte da don Antonio Ribacchi (1862-1930), il capostipite fu Pompilio Ribacchi, nato il 15 ottobre 1642 a Categge, sposato a Chiara di Andrea.
Nell’albero genealogico custodito dai discendenti attuali, non si fa menzione di un illustre antenato: Fortunato Maria Ribacchi (1878) di Gualdo Tadino, padre cappuccino, che fu più volte Guardiano del convento e “…resse la comunità con molta prudenza“.
Fu sacerdote di amabile conversazione e per questo era l’amico ed il confidente di tutti, specialmente dell’aristocrazia perugina, e quando i frati furono cacciati dal “Loco Novo“, egli solo fu lasciato come custode.
Era assai amante della carità fraterna e di grande zelo per il bene del prossimo tanto che il Papa Leone XIII che lo conobbe molto bene in Perugia, quando ne seppe la morte disse: “E’ morto l’Apostolo di Perugia“.
Con molta probabilità il nome Fortunato potrebbe essere stato quello da cappuccino e non quello di nascita, così come appare probabile che non fosse del ramo gualdese ma di quello originato o da Fossato di Vico o da San Pellegrino.
Fonti documentative
IRRES Istituto regionale di ricerche economiche e sociali – Dorsale Appenninica Centro Nord – 1994
http://www.ribacchi.it/ribacchi/storia.htm