Chiesa di Santa Maria sopra Minerva – Assisi (PG)

Il “Tempio di Minerva“, cosi chiamato dagli assisani, spicca con il suo imponente colonnato sulla piazza della città; Goethe ne parla ammirato nel suo “Viaggio in Italia“, avendolo visitato nel 1786.

 

Cenni Storici

In realtà l’antico tempio romano, per lungo tempo ritenuto destinato al culto di Minerva, dea romana della sapienza e della pace, era dedicato probabilmente ad Ercole, vi si è rinvenuta una lapide votiva a lui dedicata.
Risale al 30 a.C., edificato per volere di due dei quattuorviri, Gneo Cestio e Tito Cesio Prisco, che furono anche i finanziatori del progetto.
Il tempio si stagliava in alto dominando il complesso del Forum e rimase per secoli testimone delle vicende assisane sia durante il periodo imperiale sia durante il graduale decadere dell’impero romano.
Cessato il culto pagano, il tempio rimase abbandonato per oltre un secolo, in epoca imprecisata, ma probabilmente nella seconda metà del 500 d.C., i monaci Benedettini lo restaurarono, dividendo la cella in due piani, ricavando stanze di abitazione nella parte superiore e la chiesa di San Donato nella parte inferiore; anche il pronao fu diviso in due piani.
Con atto del 24 maggio 1212 i Benedettini concessero in affitto per cento anni rinnovabili tutti gli ambienti del Tempio al Comune di Assisi, ma si riservarono come abitazione le stanze sistemate nella parte superiore del pronao.
I Magistrati del Comune trasferirono i loro uffici nelle stanze soprastanti la cella del Tempio.
In data 23 febbraio 1215 il podestà vi esercita già le sue funzioni e vi rimarrà fino al 1270.
In tale periodo il sigillo del Comune di Assisi porta l’effigie di Minerva o nicefora.
Nella primavera del 1270 il podestà si insedia nel vicino Palazzo del Capitano del popolo, dove rimane fino al 1300 quando la sua funzione si estingue.
Nei secoli XII e XIII il pronao funge da tribunale civico e la chiesetta di San Donato è utilizzata come carcere comunale, almeno fino all’inizio del 1400.
Sullo sfondo dell’affresco di Giotto “Omaggio dell’uomo semplice“, alla basilica superiore di Assisi, si notano le inferriate poste sulla facciata.
La duecentesca Torre del Popolo, nella versione che noi oggi vediamo, fu ultimata nel 1305, posta sul lato sinistro della chiesa.
Nel 1456, tolto ormai il carcere, la chiesa di San Donato fu di nuovo riaperta al culto.
Negli anni 1527-1530 i Magistrati di Assisi, sollecitati da richieste e lamentele dei cittadini, fecero eseguire alcuni restauri urgenti.
Nel 1539 il papa Paolo III, facendo visita ad Assisi, ordinò che il tempio fosse completamente restaurato e dedicato alla Madonna, regina della vera sapienza.
Il tempio prese il nome di “Santa Maria sopra Minerva“.
Con verbale del 5 aprile 1613 il vescovo di Assisi Marcello Crescenzi, avuto anche il consenso del Comune cittadino, donò il Tempio ai Frati del Terzo Ordine Regolare di San Francesco per garantire meglio il servizio liturgico.
I frati ne entrarono in possesso il 15 aprile del 1613 e vi rimasero ininterrottamente per 145 anni.
Nel 1634 i frati intrapresero grandi opere di ristrutturazione sotto la guida dell’architetto assisano Giacomo Giorgetti.
Egli eliminò le stanze nella parte alta della cella del tempio, fece costruire la volta a botte, prolungò l’area della cella fino al retrostante muro di sostruzione (mt 5,45), disegnando anche il monumentale altare maggiore.
In data 8 maggio 1758 i Terziari Regolari, avendo costruito il nuovo Convento di Sant’Antonio di Padova con l’annessa chiesa, lasciarono il tempio alla Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri.
I Filippini edificarono subito un ampio convento (attuale palazzo Bozzoni), tolsero le piccole stanze che ingombrano ancora la parte alta del pronao e ristrutturarono l’interno della chiesa, aggiungendo due altari laterali.
Con la soppressione napoleonica del 1810 i Filippini dovettero abbandonare la chiesa, che passò al clero secolare.
Con rogito del 14 aprile 1918 la Chiesa di Santa Maria sopra Minerva fu affidata di nuovo ai Frati del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, che la officiano tuttora.
 

Aspetto esterno

La facciata mostra ancora intatte le sei splendide colonne corinzie con basi attiche, fusti scanalati e capitelli corinzi, poggiate su piedistalli che interrompono la scalinata di accesso; anche le mura laterali dell’edificio sono ben conservate, visibili soltanto dall’esterno: dal cortile dell’edificio attiguo risulta visibile il fianco sinistro dell’edificio templare e, al fondo, il muro di sostegno del terrapieno.
Si conserva anche la trabeazione con il fregio, che in antico recava un’iscrizione con lettere di bronzo, delle quali restano i fori di fissaggio, con la cornice a mensole e il frontone, di dimensioni proporzionalmente ridotte.
L’edificio appartiene alla tipologia del tempio prostilo corinzio “in antis” (con pronao delimitato lateralmente dal prolungamento delle pareti della cella), con colonne scanalate poggianti su alti plinti quadrangolari, trabeazione e frontone.
Il campanile, chiamato “Torre del Popolo” si erge sulla sinistra.
 

Interno

All’interno la cella è andata completamente distrutta durante la ristrutturazione della chiesa nel XVI secolo.
Recentemente è stato riscoperto un breve tratto del tempio vicino all’altare, con un arco murato.
Il piccolo tratto non è più stato coperto ed è tuttora visibile.
Sono emerse inoltre parte dell’antica pavimentazione romana e il grande muro di terrazzamento posteriore.
Si presenta oggi in stile barocco, ad unica navata.
La volta è stata interamente affrescata nella metà del XVIII secolo da Francesco Appiani con la Gloria di San Filippo e Virtù Cardinali e Teologali.
Dello stesso periodo sono i due altari laterali, su disegno di Pietro Carattoli, la cantoria ed i coretti.
L’altare di sinistra, composto da due colonne rosate, con capitelli dorati, chiuse entro lesene a spicchi, disposte in un piano obliquo ove si trova il cornicione tutto mosso a spigoli.
Sopra di esso è una voluta ricurva, chiusa in ogni lato da un angelo a stucco dorato.
Al centro dello specchio due puttini svolazzanti reggono la corona di gloria.
L’architettura è in legno tinto a marmo, è ornato da la Morte di San Giuseppe dipinta da Martin Knoeller.
L’altare maggiore è decorato da pregevoli stucchi seicenteschi.
Le quattro colonne corinzie, il cornicione e il frontespizio dell’altare sono di terracotta rivestita di stucco e abbellita di oro.
Le altre parti e i putti sono tutto stucco.
In mezzo al frontespizio un quadro del Giorgetti rappresenta Dio Creatore, circondato da angeli, in atto di abbracciare tutto il creato.
Sopra il quadro vi era una iscrizione in latino (ora conservata dietro all’altare):
Questo tempio glorioso, già dedicato a Minerva, dea della falsa sapienza, [ora è consacrato] alla Madre della vera sapienza“, attualmente si legge la scritta: “A Dio ottimo massimo in onore della Beata Vergine Maria, madre della vera sapienza, e di San Filippo Neri“.
Sul cornicione dell’altare, in corrispondenza delle quattro colonne corinzie, vi sono le statue simboliche della Purezza e della Carità, nonché due angeli assai grandi.
Altri due angeli più piccoli chiudono un frontoncino ricurvo, sopra il quale è il monogramma raggiato della Vergine, fra due puttini.
A metà altezza, fra colonna e colonna, svolazzano in ogni lato due putti a tutto rilievo, di buona fattura.
In alto, nella parte posteriore, si ammirano molti putti in forma di gloria, reggenti serti di fiori.
Ai lati dell’altare statue lignee di San Pietro e San Paolo.
L’altare di destra, simile al dirimpettaio, è ornato da una tela con la Morte di Sant’Andrea Avellino di Anton Maria Garbi.
L’organo a canne settecentesco è stato rifatto nel 1957 dalla ditta Ruffatti di Padova, restaurato nel 1997 dalla ditta Valentini dell’Umbria.
L’ampia sacrestia è stata costruita nel 1658-1659 su disegno del perugino Pietro Carattoli.
Vi sono conservate alcune tele: Crocifissione, F. Appiani; Angelo annunziante e Annunziata, di G. Martelli; San Francesco di Sales, San Nicola di Bari, San Liborio, Natività, Annuncio ai pastori, Cristo deriso, di Bassano; San Girolamo penitente, di G. Giorgetti; Discesa dello Spirito santo, del Sermei, 1630; Visione di S. Filippo di B. Orsini.
 

Fonti documentative

https://it.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Minerva_(Assisi)

https://www.umbriatourism.it/it/-/chiesa-di-santa-maria-sopra-minerva

http://www.franciscanum.it/tempio-di-minerva/

 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>