Tempio di Demetra – Vetralla (VT)


 

Cenni Storici

Il Tempio di Demetra è sito in località Macchia delle Valli, è un piccolo santuario semi scavato nella roccia viva con dentro la piccola cella che costituisce il santuario.
La sua scoperta è relativamente recente, solo nel 2006, a seguito di una segnalazione dell’arma dei Carabinieri, intervenuta a sventare attività illecite di scavo clandestino di traffico reperti archeologici è emerso dalla fitta vegetazione.
L’area è da lungo tempo utilizzata come cava di peperino, sono visibili tagli di cava, verosimilmente di epoca antica.
La grotta del santuario si è formata a seguito della caduta di un enorme blocco di peperino.
Il santuario è stato costruito sotto la parete di roccia aggettante, un vero e proprio riparo, cui sono state appoggiate le strutture costruite all’esterno.
Al momento della scoperta esso presentava un muro di epoca industriale a protezione di uno spazio che era stato utilizzato come ovile, sfruttando il riparo naturale offerto dall’incavo nella parete di peperino.
Dalla terra smossa dagli scavatori clandestini sono emersi numerosi reperti ceramici di epoca etrusca riferibili a un deposito votivo.
La parte più interna e più sacra sfrutta una piccola grotta che conduce a un anfratto, alla cui estremità è stata costruita la cella sistemata in un incavo eseguito ad hoc lungo illato orientale della spaccatura.
Nella cella è stata rinvenuta, perfettamente conservata in giacitura primaria la statua di culto della divinità femminile a cui il luogo sacro è dedicato, identificabile con la Demetra greca, venerata dagli Etruschi come Vei e dai Romani con il nome di Cerere, insieme agli arredi di culto.
La cella, orientata secondo i punti cardinali, ha dimensioni esigue ed è stata realizzata in un punto nascosto della grotta, quasi a formare un tutt’uno con essa, mostra elementi costruttivi in peperino.
L’ingresso era munito di porta, della quale è visibile il foro del cardine: probabilmente era interdetto l’accesso per chiunque non fosse un ministro del culto.
Il tetto, realizzato con lo stesso materiale, è a doppio spiovente, formato da tre coppie di lastroni.
Due timpani simmetrici si impostano sotto gli spioventi, con una funzione sia strutturale sia decorativa, in quanto presentano entrambi un disco acroteriale.
La parete est della cella aderisce alla roccia, la parete ovest è invece dotata di particolari modanature che la fanno apparire simile ad un altare.
L’interno è spoglio e presenta, sulla parete di fondo, un banco monolitico in peperino, che fungeva da piedistallo per la statua di culto, ritrovata proprio qui, presumibilmente nella stessa posizione che doveva avere al tempo della vita del santuario.
L’originale della statua è conservato all’interno del museo archeologico nazionale di Viterbo, assieme ai reperti ivi rinvenuti, in una fedele e suggestiva ricostruzione del tempio.
La dea, di piccole dimensioni, appare seduta su un trono, indossa un chitone con cintura alta lungo fino ai piedi e un mantello che le copre la testa, reclinata verso destra e ornata di una corona (non completamente conservata) posta su capelli ondulati e scriminati al centro.
Con la mano destra regge una piccola patera mentre la mano sinistra manca di tre dita che dovevano sorreggere probabilmente delle spighe, anche esse perdute.
La statua fittile di epoca ellenistica appare di ottima fattura e presenta un ottimo equilibrio compositivo tra volto e veste, elegantemente panneggiata.
Lungo la parete destra è stato ritrovato un tavolino rituale: al di sotto di esso sono emerse quattro lucerne di età neroniana, ritrovate tutte capovolte, aspetto tipico nei culti ctoni.
Il ritrovamento di un Asse dell’epoca domizianea, molto consumato dall’uso, fa ipotizzare che il luogo sacro, sia stato utilizzato almeno fino all’età Traianea.
L’occultamento intenzionale del sacello avvenne probabilmente all’inizio del II sec. d.C..
Per entrare nella cella vera e propria si doveva passare obbligatoriamente per un ambiente di collegamento tra la cella stessa e la grotta, antistante l’ingresso, che doveva essere importante ai fini del culto, viste le particolari rifiniture che esso presenta.
Qui c’era un altare in peperino con un donario in ceramica, legato alla propiziazione della fertilità.
Un altro ambiente di particolare interesse è risultato essere la terrazza di culto posta al di sopra della cella. Qui sono stati ritrovati ancora in opera tre lastroni come limite tra la terrazza stessa e la parete rocciosa: una di queste lastre presenta un foro passante, funzionale alle libagioni che qui venivano compiute.
Il santuario si sviluppa anche al di fuori della grotta, come dimostra il deposito votivo creato all’interno di un altro anfratto formatosi a seguito di un cedimento della parete rocciosa.
La fronte del santuario oltre a sfruttare la parete naturale era stata fornita di un porticato in materiale deperibile, coperto di tegole, il cui crollo è stato rinvenuto negli strati di abbandono.
Nei pressi del santuario sono stati rinvenuti materiali dell’età del bronzo, tra cui 95 frammenti di ceramica d’impasto riferiti con certezza a epoca preclassica.
Il sito era pertanto frequentato fin dal II millennio a. C.
Nei pressi si trova un bel fontanile, ora privo di acqua.
 

Fonti documentative

Noemi Evangelista – Il santuario rupestre di Demetra a Vetralla

https://www.academia.edu/1786875/Il_santuario_rupestre_di_Demetra_a_Vetralla

Carlo Persiani – Dietro il sacro sigillo. Testimonianze dell’età del bronzo dal santuario rupestre di Demetra-Vei-Cerere a Macchia delle Valli (Vetralla, VT)
file:///C:/Users/Utente/Downloads/Dietro_il_sacro_sigillo_Testimonianze_de%20(1).pdf
FrancescaCeci, Paola Di Silvio, Stephan Steingräber – Santuari extraurbani dell’Etruria rupestre tra Barbarano romano e Blera. I luoghi sacri in località La Noce e La Lega
file:///C:/Users/Utente/Downloads/SANTUARI_EXTRAURBANI_DELL_ETRURIA_RUPEST.pdf
Stephan Steingräber – L’Etruria meridionale interna e le necropoli rupestri: storia delle ricerche e scoperte
file:///C:/Users/Utente/Downloads/LEtruria_meridionale_interna_e_le_necrop.pdf

https://www.etruschi.name/tempio_demetra/index.html

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link alle coordinate
42.28823, 12.065634

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