Teatro comunale delle Muse – Cagli (PU)
Cenni Storici
All’antico teatro delle Muse, inaugurato nel 1754, il Comune avrebbe sostituito il Comunale la cui costruzione veniva materialmente avviata nel 1871. Venne utilizzato il disegno di Giovanni Santini da Perugia al quale si affiancò, apportando alcune modifiche, l’architetto ingegnere Coriolano Monti sempre cittadino di Perugia ma attivo anche a Bologna quale direttore dell’Ufficio degli Ingegneri Comunitari di Bologna (poi ufficio tecnico). Nel dicembre 1876, con l’ultimazione delle decorazioni, il teatro era terminato. Per l’inaugurazione del 1878 fu appositamente scritta l’opera lirica il Violino del Diavolo dal cav. Agostino Mercuri di Sant’Angelo in Vado, mentre le dieci scene (fondali e quinte ancora conservate nel palcoscenico) furono realizzate da Girolamo Magnani, lo scenografo preferito da Giuseppe Verdi. Il fronte principale, coronato da un robusto cornicione poggiante su mensole, si inserisce armonicamente nel tessuto urbano grazie all’impiego di elementi classicheggianti quali il bugnato. Il foyer del teatro è sormontato da una volta a crociera elegantemente decorata facendo ricorso ad una cromia cangiante e a fioroni a rilievo in chiave di volta, la quale poggia su quattro grandi colonne marmorizzate. Ad Alessandro Venanzi (1839-1916) va il merito di aver eseguito tutte le decorazioni del teatro, compreso il grande sipario. Le balconate libere dei palchi e del loggione, recano elaborate decorazioni che variano l’una dall’altra. Al secondo ordine la balconata è dedicata agli uomini illustri di Cagli, qui effigiati entro tondi dorati. Alla base dei pilastri, a differenza del primo ordine dove è il Cigno, è posta a tutto-rilievo la Sfinge greca, mentre nel terzo ordine compare l’animale favoloso Pegaso. Dominata dalla cromia azzurra è la grande volta dove entro elaborate cornici esagonali sono raffigurate le figure simboliche delle sette arti liberali: Grammatica, Dialettica, Retorica, Aritmetica, Geometria, Astrologia e Musica. Nei pennacchi delle finte vele si aprono dei tondi nei quali sono i busti a monocromo di grandi personaggi votati alle arti maggiori. Al di là della cornice, che delimita lunette e tondi, il Venanzi è ricorso ad un alleggerimento cromatico attraverso un fondo digradante dall’azzurro al violaceo che raggiunge l’apice attorno al rosone ligneo traforato che, aprendosi in due parti, permette alla lumiera dorata di salire fin sopra la volta. Il lampadario, disegnato a scheletro, è stato intagliato nella bottega di Francesco Pucci da uno dei suoi migliori allievi: Rinaldo Paioncini.
Sipario storico di Alessandro Venanzi
La bocca d’opera reca entro nicchie le statue della Commedia e della Tragedia sotto le quali sono i busti del Goldoni e dell’Alfieri. Il timpano è ornato da un quadrante di un orologio tirato da bighe contrapposte. Nel relativo bozzetto campeggia la scritta esplicativa “L’INVIDO TEMPO VIOLAR NON OSI L’ARA DELL’ARTE”. Conclude la poderosa opera del Venanzi il superbo sipario, ove una folla di armati e cavalieri, di paggi e di alti dignitari attornia il padiglione dell’imperatore Federico Barbarossa che nel 1162 ebbe ad assediare la guelfa Cagli, qui raffigurata sullo sfondo a sinistra. L’episodio ritrae l’imperatore nell’atto di nominare “Ludovico Baglione Duca di Svevia in Vicario perpetuo dell’Imperio sopra la Città di Perugia”. Nel 1998-2002 è stato oggetto di un profondo ed attento restauro: tra le ditte esecutrici la De Feo Antonio Restauri di Roma una delle più apprezzate realtà italiane nel restauro di beni cultirali.