SS. Trinità e Monastero dei Girolamini – Isola del Piano (PU)


 

Cenni Storici

Il Beato Pietro Gambacorta e il suo arrivo a Montebello nel 1377. Com’era Montebello alla fine del ’300 e come ci arrivò Pietro? Ne abbiamo una descrizione fatta da Padre Bernardino Pucci, priore del monastero di Montebello, eletto per tre volte nel 1638, nel 1641 e nel 1655: “Il nostro Gambacorta si portò finalmente in un altissimo colle che dagli abitanti dei villaggi Monte Brardo viene appellato, quindi mirò alla falda di questo, verso tramontana, un altro sito non più lungi che due tiri di mano e quivi si trasferì Pietro, e giunto parve che lo Spirito gli dicesse: quivi è destinato che tu debba stabilire il tuo soggiorno. Ed egli qui fermossi e disse: ‘Perfice gressus meos in semitis tuis ut non moveantur vestigia mea’. Fu termine dunque del di lui viaggio questo luogo che io dico comunemente appellato Montebello. (…) Questo giogo di montagna è per lo più da alberi e nulla di meno fertile di ottimo grano, di biade e produce in abbondanza erbe per pascoli degli armenti e di tal qualità che se ne ritrae perfettissimo formaggio, contiene nel più erto una assai comoda strada che per la carra, là dove Federico Duca d’Urbino per questo in buona parte traghettò materia e legname per fabbricare la sua famosissima corte, ed a tal fine fé acconciare le stalle del nostro convento per gli animali destinati a quel carreggio, e nelle sue falde è ripiena di ville e amenissimi colli. Tra l’austro e levante si stende un tratto di piano assai capace e comodo e tutto pienamente vestito di quantità di querce et altr’alberi, di noci e castagni e cipressi e sono buona parte delle querce in maniera disposte, che formando per lo piano commodi e larghi stradoni fanno credere che ad arte siano state accomodate. Quivi dunque fermossi Pietro. E quivi dié principio a nuova forma di vita”.

Sulle tracce dei nostri padri

“Andar per campagne non è più una gioia. Improvvisamente, qualcosa è cambiato in un paesaggio che non cambiava da quattromila anni, quello delle terre coltivate, e l’anima dell’uomo si è rattristata. Pensavamo, vivendo nelle città, che sarebbe sempre esistito, lontano dalle strade, dalle mura, dai grandi serpenti cloacali, dagli anelli periferici dove agonizzavano e rinascevano i tram, dalle concentrazioni di sforzi e di pena, di crudeltà e di godimento troppo elevate, un mondo non tutto contaminato, un dolore meglio sopportato, una miseria più pulita, una fatica meno impura, una benda per le ferite dei nervi, una possibilità d’incominciare una vita diversa, una riserva inesauribile di nutrimento fresco e di acque, una religione astrale delle consuetudini che scampava dai cambiamenti troppo rapidi, reagiva con sovrana indifferenza alle imposture della politica, non tradiva la fedeltà di chi nasceva e le speranze di chi gli si convertiva. Tutto questo chiamavamo campagna”.

Guido Ceronetti, “L’antica civiltà contadina a Isola del Piano”, 1973

L’esposizione delle attrezzature agricole vuole essere la testimonianza di una grande civiltà e insieme la speranza che questa non scompaia. Gli aratri di legno, i telai per tessere la lana, il cotone e la seta, le pietre lavorate per macinare il grano e per stendere i bachi da seta, i ventilabri per vagliare le sementi, la pialla gigantesca per fare i tini e le botti, sono gli strumenti di una civiltà in cui ogni famiglia era autosufficiente: produceva canapa, lana e seta e le lavorava, seminava il grano e lo trasformava in pane, dal legno del bosco ne faceva uscire una sedia, una botte, un recipiente. Il museo non è solo il riconoscimento di una civiltà antica ma anche la constatazione che questi strumenti ancora oggi in parte si fanno. Infatti il molino di pietra è dell’ultimo scalpellino che c’è rimasto a Isola, le pistole per portoni sono dell’unico fabbro, le sedie le ha fatte uno dei pochi contadini che le sanno ancora fare, le scarpe l’unico calzolaio che c’è rimasto e i cesti e i canestri di canna, passata la generazione di mio padre, non li saprà fare più nessuno.

Gino Girolomoni, Sulle tracce dei nostri padri, Quaderni del Monastero di Montebello, Fondazione Alce Nero, 2000

Per approfondimenti maggiori: www.agriturismogirolomoni.it

 

Mappa

Link coordinate: 43.724626 12.750841

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