Sentiero e Lago di Fiastra (MC)
Cenni Storici
Il lago di Fiastra, il più grande bacino idroelettrico delle Marche, festeggia mezzo secolo di vita. Si formò, infatti, nel 1954 a monte dello sbarramento costruito sul fiume Fiastrone, affluente del Chienti. Il primo studio per realizzare la diga risale però a molti anni prima della sua costruzione, addirittura al 1917. Oggi, oltre alla sua funzione idroelettrica, il lago di Fiastra svolge anche un ruolo turistico grazie alla sua posizione tra monti e boschi. Il Comune di Fiastra, d’intesa con l’Enel, ente proprietario e gestore dell’invaso, ha costituito un gruppo di lavoro incaricato di organizzare incontri, mostre e pubblicazioni a celebrazione del cinquantenario del lago. Il primo obiettivo è quello di reperire testimonianze, documenti, foto e quant’altro possa contribuire a recuperare la memoria e l’esperienza vissuta mezzo secolo fa dalla popolazione di San Lorenzo, la frazione di Fiastra oggi sulle sponde del lago.
Domenica 14 novembre 2004, nella sala consiliare del Comune di Fiastra, è stato celebrato il cinquantenario della nascita del lago Enel di Fiastra e della costruzione della sua diga alla presenza del sindaco, Claudio Castelletti, dell’assessore regionale dei Lavori Pubblici, Cataldo Modesti, dell’assessore alla Provincia di Macerata, Dario Conti, del sindaco di Capistrello (AQ), Paolo De Meis, dell’assessore al Patrimonio, Silvio Bisegna, e di altri rappresentanti della giunta e del comune.
Durante l’incontro, l’ex dirigente Enel Mario Mosciatti, ora giornalista e scrittore, ha presentato una relazione sulla storia dell’energia elettrica in Italia, con particolare riferimento al maceratese e alla diga di Fiastra.
Un quadro sulle attività produttive Enel è stato presentato, invece, dal Direttore dell’Unità di Business Enel per l’energia rinnovabili di Ascoli Piceno, Silvano Silvi, che ha indicato ai presenti anche alcune linee strategiche, cui dovrebbero ispirarsi i soggetti che pianificano lo sviluppo del territorio e l’utilizzo dei corsi d’acqua. Un’attenzione particolare è stata data alle fonti rinnovabili e a quelle idroelettriche che hanno assunto un ruolo di fattore plurimo e strategico nell’uso della risorsa acqua per il territorio.
A queste due presentazioni ha fatto seguito la relazione di Gilberto Panbianchi, docente del Dipartimento di Scienza della Terra all’Università di Camerino, sull’assetto idrogeologico e sulla trasformazione del paesaggio appenninico. Panbianchi ha concentrato l’attenzione sull’area dei Monti Sibillini e del bacino imbrifero del Fiastrone, su cui cinquant’anni fa è stata costruita la diga che ha dato origine al lago Enel di Fiastra. Nella relazione è stato citato anche il recente ritrovamento archeologico nei pressi del lago di Fiastra, annunciato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche, che dimostra come in epoca remota questo luogo fosse già stato un lago naturale.
Un intervento, tra l’istituzionale e il filo dei ricordi personali, è stato quello dell’Assessore Dario Conti che porta il nome del nonno, già produttore di energia idroelettrica nella prima metà del secolo scorso, con un piccolo impianto lungo il fiume Fiastrone, sommerso dal grande invaso concluso nel 1954 dall’Unes.
Alberto Neuroni, direttore dei lavori di costruzione della diga e ospite d’onore della giornata, ha ricordato alcuni momenti significativi della vita del cantiere come quello della foto del getto dell’ultimo metro cubo di calcestruzzo, il n. 153.000, mostrata al pubblico durante l’intervento.
Al termine dell’incontro, il Sindaco di Fiastra ha assegnato una medaglia e un attestato di benemerenza alle nonne e ai nonni presenti, in quanto artefici della costruzione della diga Enel di Fiastra.
Il Lago di Fiastra: un serbatoio di energia preziosa
di Marta Zarelli
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta delle fonti energetiche rinnovabili. Non poteva mancare l’acqua, la fonte rinnovabile di gran lunga più utilizzata nel nostro paese. Fino a tutti gli anni ’50 la produzione energetica italiana è stata principalmente idroelettrica; alla vigilia della costituzione dell’Enel, nel 1962, tale quota sfiorava ancora l’80%, assicurando un buon livello di indipendenza al bilancio energetico nazionale. Le prime centrali idroelettriche italiane furono realizzate alla fine del XIX secolo. Più tardi, acciai e condotte forzate sempre più resistenti consentirono lo sfruttamento di “salti” più elevati, mentre nuove tecniche costruttive alimentarono progressi nella realizzazione di serbatoi di regolazione e poi di grandi bacini di accumulazione. La diga nella Vallata del Fiastrone, ultimata nel 1953 e prossima ai cinquant’anni di vita, ha creato l’omonimo serbatoio, ad oggi il più grande bacino idroelettrico della Regione Marche, situato proprio nel cuore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Chiediamo all’Ingegner Silvano Silvi, Responsabile Energie Rinnovabili dell’Unità Enel di Ascoli Piceno, di illustrarci le caratteristiche dell’impianto.
Quali sono le caratteristiche del bacino?
“Il serbatoio del Fiastrone ha una capacità totale di 20 milioni di metri cubi e una capacità utile di esercizio a fini produttivi di 16 milioni di metri cubi. Lo sbarramento – situato a circa 3 Km dalla frazione di S. Lorenzo al Lago – è di tipo simmetrico ad arco gravità in calcestruzzo armato, nel quale dunque il peso dello stesso fa da struttura e permette la tenuta dell’ingente quantitativo di acqua. L’altezza del coronamento (il camminamento in cima) varia in funzione del fondo alveo da 82 a 87 m e il suo sviluppo è pari a 254 m”.
Ci può sinteticamente illustrare il tragitto che compie l’acqua proveniente da Fiastra?
“L’acqua del lago – alimentata dal Fiume Fiastrone – viene condotta mediante delle opere di derivazione nella Centrale di Valcimarra (Caldarola) dove viene turbinata e rilasciata nel Bacino di Borgiano (Caccamo). Tali opere permettono il collegamento del versante del Fiastrone e di quello del Chienti; sono costituite da una prima galleria che raggiunge una vasca di oscillazione – posta a monte della centrale con la funzione di bilanciare la pressione – dalla quale parte una condotta forzata che alimenta le due turbine all’interno della centrale”.
Quanto contribuisce l’impianto idroelettrico al fabbisogno energetico?
“Questa centrale fornisce un servizio di energia pregiata, è infatti un serbatoio che lavora sulle punte di domanda: l’energia prodotta entra in rete tutti i giorni lavorativi nelle ore di maggior richiesta. La centrale copre il fabbisogno di 500 ore annue – concentrate prevalentemente nel periodo invernale quando c’è maggiore disponibilità di acqua – stimate in relazione ai picchi di domanda giornalieri, dettati in misura prevalente dalle esigenze dell’industria”.
La presenza dell’alga nel lago. Che tipo di accorgimenti sono stati presi?
“Una prescrizione di carattere cautelativo da parte del Ministero della Sanità ha bloccato la turbinazione per lunghi periodi nel corso dei quali si sono registrati elevati indici di presenza dell’alga nelle acque del lago. Ora si interviene con misure di sicurezza nel caso in cui i livelli dell’alga nelle acque superino la soglia di pericolosità. Possiamo, ad esempio, miscelare a Valcimarra le acque del Fiastrone con quelle del Chienti, ciò permette di variare i rapporti di proporzione della composizione delle acque”. Il lago di Fiastra oggi è una grande attrazione turistica e teatro di eventi sportivi importanti. Una mostra di foto d’epoca celebrerà il cinquantenario della prima prova di invaso, effettuata nell’ormai lontano gennaio del 1954. Da allora San Lorenzo al Fiume, il paesino sommerso per sempre dalle
acque, è diventato San Lorenzo al Lago.
La fabbrica della preistoria
Manufatti di epoca remota in prossimità del lago di Fiastra. Oggetti che rimandano ad una officina della pietra risalente a 80mila anni fa. Le acque del bacino dell’Enel, che proprio in questi giorni festeggia i 50 anni della costruzione della diga, hanno così restituito alla comunità marchigiana tesori appartenenti al suo passato. Della natura del rinvenimento archeologico ha dato conferma al sindaco della cittadina, Claudio Castelletti, la Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche.
In tre siti diversi, attorno al lago, sono stati trovati oltre un centinaio di oggetti tra cui frammenti di vasi di ceramica, attribuiti al neolitico ed all’eneolitico, dal V al III millennio prima della nascita di Cristo. E poi una serie di strumenti che servivano all’uomo del paleolitico per grattare le pelli e per la caccia come lame, raschiatoi e grattatoi.
Il ritrovamento dei reperti è stato reso possibile grazie alla passione di Emanuele Cancellieri, un giovane del luogo, studente universitario a Roma, che ha segnalato alla Soprintendenza di Ancona il riaffiorare dal lago dei manufatti, ora custoditi presso il Museo archeologico nazionale delle Marche.
L’area circostante il lago Enel di Fiastra era già nota da un punto di vista archeologico ben prima della realizzazione della diga e addirittura dalla fine dell’800, quando nelle vicinanze di Ponte del Rio vennero alla luce una serie di bronzetti che testimoniano l’esistenza di un probabile luogo di culto dedicato a Giunone, verosimilmente di età ellenistica repubblicana (III secolo a.C.).
Successivamente, nella prima metà del Novecento, molteplici furono le scoperte a S. Lorenzo al Fiume di numerose tombe riferibili alla stessa epoca, con corredi che presentano materiali archeologici analoghi a quelli di S. Savino di Pievebovigliana, Pievetorina e Vallicelle di Camerino; un contesto culturale che sembra ricondurre a quella koinè “celto-greco-etrusco-italica” presente nell’area adriatica centro settentrionale fra IV e III secolo a.C.
Il sito afferente alla necropoli di S. Lorenzo al Fiume farebbe parte di quel comprensorio di vici e pagi posti a controllo del territorio e della viabilità tra i fiumi Chienti e Fiastrone, in una zona nevralgica per i collegamenti tra Adriatico e tirreno, verso l’Etruria e verso Roma.
Il lago Enel di Fiastra, formatosi in seguito alla costruzione della diga, cinquant’anni orsono, è stato realizzato nel tratto in cui il fiume Fiastrone lambisce la porzione più meridionale del Bacino di Camerino e attraversa il versante occidentale della Dorsale marchigiana. I manufatti litici sono venuti alla luce su sequenze sedimentarie continentali, pleistoceniche.
Oltre a tali testimonianze, si è accertata nell’area del lago la presenza anche di materiali ceramici relativi a fasi più recenti neolitiche ed eneolitiche (IV-III millennio a.C.). Secondo quanto si è appreso, uno studio approfondito delle forme del rilievo e delle sequenze ad esse associate, unitamente all’apporto fornito da altre discipline, consentirebbe di ricostruire l’evoluzione del contesto ambientale di questa porzione del territorio marchigiano, nella quale hanno agito antichi gruppi umani.