Scavi archeologici di Pale – Foligno (PG)

La campagna di scavi è organizzata dal Liceo Classico di Foligno sotto la guida della Soprintendenza Archeologia dell’Umbria e delle archeologhe Maria Romana Picuti e Matelda Albanesi.

 

Descrizione

L’area del ritrovamento è facilmente visibile al centro del campo che si trova a monte della ex cartiera di Pale, ed i ragazzi che hanno effettuato lo scavo hanno portato alla luce un edificio sacro d’epoca romana del II secolo avanti Cristo.
Il posizionamento del Tempio sottolinea l’importanza del luogo che era adiacente ad un asse viario di primaria importanza per le popolazioni Umbre sin dal Neolitico ( VI Millennio A.C. ) diventata poi la cosiddetta “ Via Plestina “ ( successivamente in epoca Medievale “ Via Lauretana “) arteria di collegamento delle vallate Umbro – Laziali con l’altopiano di Colfiorito e quindi con le Marche ed il mare Adriatico.
E’ chiaro che dopo la conquista di tali territori Umbri da parte di Roma ( intorno al 295 A.C. ) la viabilità ha assunto un ruolo strategico poiché i Romani, come si sa, curarono moltissimo le strade poiché erano indispensabili e strategiche per il transito di merci, rifornimenti e truppe.
Non dimentichiamo poi che l’area era di per sé, già precedentemente al tempio, legata a ritualità pagane, basti pensare alla presenza di un altro tempio scoperto sulla cime del monte di Pale e la presenza di grotte lungo il pendio abitate da uomini delle caverne.
L’arrivo dei Romani, come si è detto nel 295 a.C., che fondano le colonie di Spoleto nel 240 a.C. e aprono la via Flaminia nel 220 a.C., favorisce la costruzione a Valle del Tempio ( rispetto a quello della cima del monte ) molto più fruibile.
Per la sua costruzione sono state utilizzate tecniche costruttive di tipologia Umbra, ma la copertura è stata realizzata con terrecotte decorative di modello Romano.
Il luogo sacro è caratterizzato dalla presenza di acque anche sulfuree che hanno favorito lo svilupparsi di culti pagani legati alla purificazione, e la strada ha favorito la facilità al suo approccio.
E’ risaputo che il binomio Tempio e viabilità erano elementi che favorivano il transito di merci, scambi culturali e commerciali, erano quindi un importante punto di aggregazione e commercio.
 

Struttura

Il tempio è formato da due celle gemelle delimitate da due possenti strutture murarie che si allungano sulla fronte inquadrando lo spazio antistante. Il tipo di tempio con due celle è poco diffuso nel mondo romano e trova confronti soprattutto in area appenninica e in sabina.
Esternamente si conserva parte del crollo della decorazione del tetto, costituita da terrecotte (lastre e antefisse). Particolarmente significative le lastre, che presentano eleganti motivi decorativi (palmette, rombi e girali vegetali) e che conservano tracce dei colori originari (rosso, celeste, giallo).
Il rivestimento in terracotta si rendeva necessario sia per motivi decorativi, ma anche per preservare il legno da agenti atmosferici che ne avrebbero accelerato il deperimento.
Le due stanze del tempio dove erano custodite le due divinità avevano accesso solo i sacerdoti mentre nell’area davanti allo stesso custodivano l’altare sacrificale.
Non si hanno ancora elementi certi per definire l’identità della o delle due divinità a cui il tempio era dedicato, ma si sa per certo che sicuramente erano divinità benefiche che per la presenza delle acque e in particolar modo sulfuree fa supporre che siano strettamente legate a riti di purificazione e rinascita.
 

Progetto scolastico “Archeologia”

Il progetto “Archeologia” è stato portato a termine dal Liceo Classico Frezzi di Foligno e si svolto nel corso dell’intero anno scolastico, attraverso lezioni frontali e visite guidate, con lo scopo di avvicinare i giovani alle “fonti materiali”, quelle archeologiche ed alla conoscenza del territorio (in particolare quello della valle del Menotre) nella sua ricchezza e complessità storica e culturale.
La dott.ssa Maria Laura Manca, ispettrice della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria ha curato la Direzione scientifica mentre una quarantina di ragazzi, di età compresa tra i 14 ed i 18 anni, hanno preso parte alla campagna di scavo sotto la guida :
– delle archeologhe: Matelda Albanesi e Maria Romana Picuti,
– e delle insegnanti: Sandra Buccioli, Marta Gaburri e Paola Pieri
Inoltre c’è stata la collaborazione dei Volontari del Gruppo archeologico Mevania (Enrico De Tona e Renzo Lopparelli), del Dopolavoro ferroviario Foligno (Giorgio Petrini) e Feliciano Benci, che per primo ha segnalato il ritrovamento delle terrecotte architettoniche a Pale.
Per l’individuazione dell’area del tempio ci si è avvalsi della collaborazione dei geologi Luca Tassi e Paolo Boila.
Oltre a questa sono state fatte in passato altre campagne di scavo, nel 2012 e 2013 località la Corte di Cancelli e nel 2014 quest’ultima in località Nocette di Pale.
Il tempio non è attualmente visibile per motivi di conservazione. Al termine della campagna di indagini 2014 è stato ricoperto con tessuto – non tessuto e rinterrato, in attesa di ottenere finanziamenti per il restauro e la musealizzazione.
 

Approfondimento

Per gli appassionati ed i curiosi che volessero approfondire l’argomento riporto integralmente il testo prodotto dalla Dott.ssa M. Romana Picuti che illustra dettagliatamente il risultato degli scavi.
A Lei vanno i miei più sentiti ringraziamenti per la preziosa collaborazione.

IL TEMPIO A DOPPIA CELLA IN LOCALITA’ “NOCETTE DI PALE (FOLIGNO PG)”

L’occasione degli studi in onore di Filippo Coarelli consente di presentare i risultati di una prima campagna di scavo effettuata nel 2014 in località “Nocette di Pale”, in comune di Foligno (Perugia).
Nell’area la segnalazione del ritrovamento fortuito di terrecotte architettoniche avvenuto alla fine degli anni ’90 del secolo scorso a seguito della realizzazione di un elettrodotto era stata a più riprese verificata con ricognizioni di superficie che hanno permesso di definire il sito entro il quale gli scavi hanno in effetti poi rimesso in luce un edificio templare d’epoca romana della cui decorazione si è già avuto modo di riferire in altra sede.
Il terreno si colloca a monte del centro di Pale, alle radici del monte omonima nei pressi del corso del fiume Mentre.
Il campo è a tutt’oggi oggetto di coltivazioni e lo scavo ha dimostrato quanto le arature abbiano inciso sullo stato di conservazione della stratigrafia e delle strutture archeologiche.
In passato la zona è stata ulteriormente danneggiata dalla messa a dimora di una piantagione di alberi di noce, ancora esistente negli ami ’50 del ‘900, che ha poi lasciato il nome alla località.
L’esistenza di alcuni canali moderni che, insieme alle fosse per la piantagione, hanno profondamente inciso la stratigrafia archeologica deve essere anch’essa legata alla coltivazione degli alberi da frutta.
Le indagini archeologiche sono state eseguite nel 2014, sotto l’alta vigilanza dell’allora Soprintendenza per i Beni Archeologia dell’Umbria, nella persona di M. Laura Manca, da Matelda Albanesi e da chi scrive.

IL TEMPIO E GLI SCAVI

Le ricerche hanno portato alla luce un edificio rettangolare, perfettamente orientato Nord – Sud che misura 13,40 x 9 metri ovvero 45 x 30 piedi romani, aperto verso Sud, esso è delimitato da due possenti muri laterali e chiuso sul fondo da una struttura muraria Est –Ovest.
Lo spazio interno è scandito in pars postica (5.80 x 6.40 m) e pars antica da un muro anch’esso orientato Est-Ovest, il pronao risulta totalmente aperto sulla fronte (5.10 x 6.30 m), mentre la parte posteriore è divisa in due celle da un muro Nord – Sud; ciascuna delle celle misura 5.80 x 2.60 m circa ovvero 20 x 9 piedi romani.
I muri sono stati realizzati in locali irregolari di dimensioni piuttosto contenute in pietra calcarea locale bianca appena sbozzati lungo la faccia a vista e disposti su filari orizzontali di altezza variabile.
Le strutture perimetrali presentano una doppia faccia a vista e nucleo di scaglie di calcare.
Stante la fragilità del tipo di materiale, facilmente sfaldabile, gli elementi risultano spaccati e disgregati.
La cella orientale presenta un pavimento ora molto polveroso, in battuto di breccia a granulometria fine legata da sabbia e malta conservato solo nella porzione Nord.
La cella Ovest è stata interessata dal taglio di un’ampia fossa che ha portato alla perdita di consistenti resti delle murature e dello stesso pavimento.
Questo, conservato esclusivamente lungo la parete orientale, è formato da ghiaie e malta ed è analogo a quello della cella adiacente.
Sulla fronte, la pavimentazione del pronao è costituita da un battuto di terra e renella; al momento non è stato possibile individuare tracce delle colonne o delle basi di esse, che pure potevano essere presenti sulla fronte dell’edificio.
Il cattivo stato di conservazione delle strutture trova riscontro nella stratigrafia archeologica esterna al Tempio.
Nella porzione occidentale del saggio, sotto lo strato di humus, nulla rimane del crollo del tetto e dei semi elementi decorativi, probabilmente per effetto dello scarso interro, delle arature e dell’azione di dilavamento del terreno; è stato individuato, e solo in parte riportato alla luce, un piano di frequentazione in terra battuta e renella, che lascia affiorare in più punti il travertino del livello geologico originario.
Lungo il lato orientale le indagini si sono arrestate ad uno strato con una buona concentrazione di frammenti di terrecotte architettoniche; fortemente intaccato dalle fosse moderne e ancora per lo più da indagare, esso va riferito al crollo del rivestimento fittile dell’edificio.
Lungo il lato settentrionale, invece, al di sotto di uno strato di limo contenente anche in questo caso resti della decorazione fittile e frammenti d’intonaco, è stato individuato un piano di calpestio formato da un battuto di malta e sabbia fine.
Un accumulo, non ancora indagato, di detriti costituiti da scheggioni calcarei e frammenti di rivestimento in cocciopesto ributtato, individuato all’angolo Nord-Est dell’area di scavo, attesta non solo successivi sconvolgimenti dell’area ma anche l’impiego, nell’edificio o in altri adiacenti, di diverse tipologie di pavimentazione.

IL TEMPIO A DUE CELLE

Gli scavi fin qui condotti in località “Nocete” si sono rivelati di grande interesse, dal momento che il ritrovamento di un tempio a due celle, elemento di maggiore rilievo di questa prima campagna di scavi, va ad arricchire la non cospicua lista di templi appartenenti a tale tipologia che, sulla base dei monumenti noti, ancora qualche anno fa veniva considerata esclusiva della regio IV – Sabina et Samnium e del periodo medio e tardo repubblicano.
Negli ultimi tempi, invece, la scoperta di edifici similari anche a Roma e nel Lazio e, in quest’ultimo anno, la rilettura della pianta risalente alla prima fase del tempio di Iuno Sospita a Lanuvio, della fine del VI secolo a.C., hanno permesso di ampliarne l’ambito geografico e cronologico di riferimento.
In particolare, nello studio su Lanuvium risulta particolarmente interessante l’accostamento tra il grande edificio templare tardo-arcaico ed un coevo modello fittile, rinvenuto in una località posta tra Lanuvio e Velletri, che raffigura un tempietto a tetto a doppio spiovente con due celle coperte da un unico soffitto piatto, identificata da Fabrizio Santi con un votivo modellato proprio sull’edificio di prima fase del tempio di Giunone Sospita.
Tra gli altri edifici appartenenti a tale tipologia ricorderemo quelli di Luco dei Marsi – il “tempio A”, della fine del l sec. a.C., ed il “tempio B”, del IV sec. – quelli di Alba Fucens – di cui uno sul monte Pettorino, e l’altro sotto la chiesa di San Pietro – entrambi risalenti al III sec. a.C., nonché il tempio di Montorio del Vomano, anch’esso in Abruzzo, attribuibile, sulla base di un’iscrizione con l’indicazione della coppia consolare al 55 a.C..
A questi si è aggiunto di recente l’edificio templare riportato alla luce a Villa San Silvestro di Cascia, nel territorio dell’antica Nursia, località in cui gli autori individuano un forum legato alla conquista della Sabina ad opera di Manlio Curio Dentato; l’edificio sacro inserito al centro di uno dei lati brevi di un complesso architettonico che si articola intorno ad una piazza porticata ha rivelato due differenti fasi costruttive risalenti, rispettivamente, al II e al I sec. a.C..
A questi templi si aggiunge quello riportato alla luce negli anni ’70 del ‘900 lungo la via Appia antica presso la chiesa del “Domine quo vadis”, rimasto a tutt’oggi inedito ed attribuito a tale tipologia solo di recente.
Come naturale, incerti rimangono in qualche caso i nomi delle divinità venerate; se sicura è l’identificazione del tempio di Lanuvio con quello di Iuno Sospita, alla quale l’autore, nell’ipotesi di una doppia titolarità avvicina ipoteticamente il nome di Fauno – Iuno, per gli altri permangono forti incertezze.
Ad Alba Fucens è nota la titolarità dell’edificio inglobato nella chiesa di S. Pietro, che sappiamo essere dedicato ad Apollo, ma sconosciuta rimane quella del tempio sul monte Pettorino.
Per quelli di Luco dei Marsi, Adele Campanelli avanza l’ipotesi che fossero dedicati a Cerere e Venere e che, stante la diversa cronologia dei due edifici, il più recente potesse avere sostituito quello più antico quando quest’ultimo venne investito da una frana.
Per quanto attiene Mortorio al Vomano, la presenza di una iscrizione pavimentale identifica per certo il tempio con un luogo di culto di Ercole, mentre il ritrovamento di una dedica sacra incisa su di una base posta da una magistra Veneris, ha fatto ipotizzare, seppure con le dovrete cautele, che l’edificio fosse dedicato anche a Venere.
Se sconosciuta rimare la divinità venerata nel tempio posto lungo la via Appia, a Roma, per quella di Villa S. Silvestro è stato avanzato il nome della coppia Demetra/Cerere.

LE TERRECOTTE ARCHITETTONICHE

Le terrecotte rinvenute nel corso della campagna di scavi 2014 non sono molto numerose, poiché gli strati archeologici del crollo del rivestimento fittile del tempio soro stati solo in parte scavati; esse ripetono i tipi raccolti nel corso delle ricognizioni anche in questo caso per la maggior parte costituiti da frammenti appartenenti a lastre di rivestimento.
Il “tipo A”, più numeroso presenta un anthemion con cinque palmette alternate per dritto e rovescio.
Le palmette, comprese entro una banda in rilievo, presentano lobi aggettanti.
La banda, alla base delle palmette, reca delle spirali a “S” stilizzate; lungo i lati superiore e inferiore, una seconda banda segue l’andamento delle palmette.
I riempitivi sono costituiti da losanghe, inserite sempre come motivo isolato.
La cornice superiore, separata dall’anthemion mediante un toro a sezione semicircolare, e decorata con baccellature concave, strette ed allogate, in forte rilievo, che terminano in lieve aggetto sul listello liscio del coronamento; il lato inferiore della lastra finisce con un bordo continuo.
I frammenti conservano tracce del colore originario (rosso, celeste, verde blu e giallo), che permettono di ricostruirne la quasi totalità della decorazione pittorica.
Le lastre di rivestimento del secondo tipo (“B”) presentano tua variante del motivo con coppia di palmette contrapposte collegate da due spirali diagonali.
I petali sette in tutto, prendono avvio da un bottone centrale di notevoli dimensioni e, dapprima (all’attacco del calice) molto sottili assumono poi una forma lanceolata con costolatura centrale e bordi rilevati.
Le spirali sono formate da un nastro sottile.
Dal calice delle palmette si dipartono quattro esili steli che terminano con dei boccioli rigonfi.
Alcuni frammenti rinvenuti nel corso degli scavi 2014 permettono d’ipotizzare che la cornice superiore presentasse un cavetto liscio e un kyma lesbio con teoria di archetti, con fiore trilobato inscritto alternati a fiori stilizzati con stami centrali.
Al momento non si hanno elementi per ricostruire la cornice inferiore, anche in questo caso probabilmente dritta e priva di decorazioni.
Anche i frammenti di questo tipo conservano consistenti tracce della colorazione originaria.
Del tipo dovevano esistere più varianti ipotizzabili sulla base di alcune variazione dei particolari decorativi, delle dimensioni e della resa più corsiva di alcuni di essi.
Per quarto riguarda il resto della decorazione si segnala la presenza di alcuni frammenti di cornici baccellate, forse parte di sime, e alcuni frammenti di antefissa a testa umana con nimbo foliato e corona di foglie scontornate, un tipo che trova ampia diffusione in area umbra, derivato da modelli volsiniesi risalenti alla fine del IV – inizi III sec. a.C. esso è stato rielaborato in area perugina e, in seguito, aretina, dove sono attestate produzioni più corsive e semplificate.

CONCLUSIONI

Al momento non conosciamo l’organizzazione architettonica del complesso sacro e se ci fossero, come facilmente ipotizzabile, un recinto di delimitazione dell’area sacra ed edifici connessi al suo funzionamento ed alla celebrazione dei riti.
Il Tempio occupava una posizione scenografica collocandosi nel punto in cui la strada antica dopo un’erta salita tra i tagli artificiali praticati nella parete rocciosa guadagnava un primo modesto terrazzo pianeggiante.
Dall’area antistante al tempio la vista spaziava su un vasto panorama e sulla pianura sottostante, con i quali intratteneva un rapporto visivo ora non più percepibile per il frapporsi del castello medievale.
Dell’edificio sacro va sottolineata la contiguità topografica nonostante il notevole dislivello di quota, con il luogo di culto che sorgeva sulla cima del monte di Pale, per il quale è attestata una frequentazione dall’epoca protostorica fino a quella repubblicana.
Sorto a 953 m s.l.m., sulla cima di un rilievo scoglioso di natura calcarea questo venne monumentalizzato in epoca repubblicana con la realizzazione di un tempio anch’esso orientato Nord-Sud, che è stato indagato archeologicamente negli anni ’80 del ‘900 ma che purtroppo è ancora a tutt’oggi inedito.
La scelta della cima del monte di Pale per la sede di un culto è legata alla spettacolarità della sua posizione ed alla morfologia del rilievo che incombe a picco sulla Valle Umbra e che permette di spaziare sia verso la valle del Tevere sia in direzione opposta verso le cime dell’appennino umbro-marchigiano.
L’esistenza di questo luogo di culto d’antica origine deve avere influenzato la scelta della località “Nocette” per la fondazione dell’edificio sacro in esame, al pari della sua collocazione lungo un itinerario transappenninico molto antico che, staccandosi dalla via Flaminia tra Fulginiae (Foligno) e Forum Flaminii (San Giovanni Profiamma) si dirigeva a Colfiorito, l’antica Plestia, e di lì arrivava al mare Adriatico a Senigallia (Sena Gallica).
Questo secondo tempio che le terrecotte permettono di attribuire ad un periodo compreso tra la fine del III sec. a.C. e la prima metà del successivo, appare quindi legato alla precoce romanizzazione del territorio umbro negli anni successivi alla conquista dell’Umbria ad opera dei Romani, quando questi ultimi organizzarono la valle mediante la deduzione della colonia di Spoletium e la fondazione di Forum Flaminii.
L’adozione di modelli romani, testimoniata dal territorio di Fulginiae dall’uso precoce dell’alfabeto latino, si riscontra nel tempio in località “Nocette” sia nella scelta planimetrica sia in quella della decorazione architettonica anche se, accanto a tipologie di matrice urbana perdurano quelle di origine etrusca (antefisse a nimbo foliato).
La sua realizzazione dovette quindi essere legata alla strutturazione del territorio fulginate in un momento storico di trapasso che vede, presumibilmente, la presenza di coloni viritani e l’organizzazione del distretto in praefectura.
Per quanto riguarda l’identificazione della divinità venerata nel tempio in località “Nocette”, le fonti (letterarie, epigrafiche e archeologiche) al momento tacciono; in attesa di nuovi dati, risulta per nulla prudente l’accostamento avanzato alla fine dell’800 del toponimo e oronimo Pale con Pales, divinità venerata dagli allevatori ed invocata in qualità di protettrice del bestiame (sulla quale si è tra l’altro soffermato di recente Filippo Coarelli, trattando del Palatino).
Le nostre conoscenze su questa dea sono penalizzate dall’esiguità delle attestazioni e dall’ambiguità delle testimonianze letterarie ed epigrafiche, non sempre univoche, che la identificano ora con una divinità maschile, ora femminile.
Come noto, in onore di Pales, venivano celebrate il 21 aprile le Parilia, che prevedevano un rito di purificazione delle greggi ma anche un’altra festa che cadeva il 7 di luglio e che viene indicata nei fasti pregiuliani di Anzio con il nome di Palibus II.
La scoperta dei fasti, avvenuta agli inizi del ‘900 comportò, oltre all’acquisizione della seconda festività anche un altro elemento di novità quello dell’esistenza di due entità divine con il medesimo nome.
In uno degli articoli fondanti nella storia degli studi su Pales, Georges Dumézil ha avanzato l’ipotesi, ribadita poi da Coarelli, che le divinità menzionate nei fasti fossero entrambe femminili – Palibus (duabus) -e che, come tali, dovevano essere venerate tra la tarda Repubblica e l’inizio dell’Impero.
Una tale duplicità per Pales: bene si adatterebbe al tempio a doppia cella riportato alla luce a Pale, sebbene al momento non esistano elementi che possano provare un reale rapporto tra Pales e l’edificio sacro in esame, anche in considerazione del fatto che non è automatico che a coppie divine corrispondano strutture templari a doppia cella.
Si aggiunga inoltre che, se da un lato il dato architettonico porterebbe a ipotizzare l’esistenza di due divinità non si esclude neanche la possibilità che la divinità fosse una sola; è possibile infatti che nelle che celle gli addetti al culto onorassero aspetti diversi di una medesima entità divina così conte attestato inoltre circostanze dalle fonti letterarie e da quelle iconografiche.
 

Fonti documentative

– M.R. Picuti, Rinvenimento di terrecotte architettoniche tra Pale e Ponte Santa Lucia, in Fulginates e Plestini popolazioni antiche nel territorio di Foligno. Catalogo della mostra, Foligno 1999, pp. 34-35

– M.R. Picuti, Un santuario lungo la via Plestina: le terrecotte architettoniche da Pale di Foligno (Perugia), in I. Edlund-Berry, G. Greco, J. Kenfield (a cura di), Deliciae Fictiles III. Architectural Terracottas in Ancient Italy: New Discoveries and Interpretations, Procedings of the international conference held at the American Academy in Rome, 7-8 novembre 2002, Oxford 2006, pp. 194-209

M.R. Picuti, Il tempio a doppia cella in località “Nocette di Pale” Foligno, Perugia, in V. Gasparini (a cura di), Miscellanea di studi storico-religiosi in onore di Filippo Coarelli nel suo 80° anniversario (Potsdamer Altertumswissenschaftliche Beiträge, 55), Stuttgart 2016, pp. 211-222
 

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