Santuario Umbro Italico del Subasio – Assisi (PG)

Un Santuario d’altura in comunicazione ottica con quello di monte Acuto di Umbertide e di Monte Murlo; una rete visiva che copriva quasi tutta l’Umbria e oltre.

 

Cenni Storici

Il monte Subasio con i suoi 1290 metri è una delle alture che compongono la fascia di catene parallele che costituiscono l’Appennino umbro-marchigiano; la sua forma è ellissoide schiacciata che si colloca come spartiacque tra la Valtopina ad Est, solcata dal Topino, e la Valle Umbra ad Ovest solcata dal Tescio e dal Chiascio.
Il monte presenta una ricca idrografia superficiale con fonti e fossi concentrati soprattutto sul versante occidentale.
Alle sue pendici, settentrionale e meridionale, si sviluppano oggi rispettivamente i centri di Assisi e di Spello dominanti la Valle Umbra.
Fra le cupole minori allineate NO SE in cui si articola il gruppo montuoso, quella più settentrionale è il Colle di S. Rufino (m. 1110 s.l.m.) separato da quella maggiore del Subasio da un ampio avvallamento, solcato dal Fosso delle Carceri, tra la località degli Stazzi e il Rifugio Vallonica.
Sulla sommità di tale rilievo in seguito ad una campagna di scavi eseguita nel 1923, vennero alla luce una stipe e otto bronzetti fra cui un Marte in assalto, due votivi a figura umana schematici, tre offerenti, un pendaglio configurato ad animale e un oggetto indefinibile databili VI-V secolo a.C.
Tali ritrovamenti fanno supporre alla presenza sulla cima del Colle di San Rufino di un edificio templare umbro-italico che andrebbe approfondito con una consistente campagna di scavi.
La presenza di un luogo di culto sulla cima potrebbe comunque essere avvalorata attraverso un confronto con altre cime della catena appenninica comunicanti a vista tra di loro, mi riferisco al Santuario di Monte Acuto di Umbertide e di Monte Muro di Preggio per esempio, ma sappiamo che questo popolo che abitò l’Umbria in epoca protostorica, occupasse un territorio che andava ben al di là dei confini di quella che in epoca augustea diventerà la regio VI (Umbria) e la caratteristica interessante di questa popolazione era quella di costruire luoghi di culto sulle cime delle montagne molto probabilmente per avvicinarsi materialmente alle divinità.
Va altresì considerato che le montagne dell’Appennino ben si prestavano all’antropizzazione per la presenza di bosco e pascoli ben lontani dalla vallate ricche di acqua si, ma malsane per la presenza di ampie aree paludose e di acquitrini.
Le alture ben si prestavano alla sopravvivenza e soprattutto alla difesa, ed è quindi naturale che le cime più alte venissero dedicate a luoghi di culto che data la loro ampia visuale potevano comunicare visivamente con altri gruppi che stanziavano a decine di chilometri di distanza; possiamo dire senza incertezze che tutta l’Umbria sia stata collegata da questa rete ottica e sacra di comunicazione.
Sulla base della tipologia degli ex-voto il luogo di culto fu frequentato dalla fine del VI sec. inizi del V sec. a.C. al III-II sec. a.C.
Se i votivi “arcaici” appartengono all’ambiente culturale tipicamente umbro, manifestatosi soprattutto attraverso la produzione della piccola plastica votiva di bronzo, quelli più recenti, gli offerenti, si inquadrano nella koinè artistica medio-italica dell’età ellenistica.
Il santuario doveva conformarsi come il centro religioso e politico di un territorio non ancora urbanizzato, con insediamenti sparsi di tipo paganico gravitanti probabilmente attorno a quello demico attestatosi in posizione dominante fin dal VI sec. a.C. nell’area in cui si sviluppò successivamente il nucleo urbano di Assisi.
Tale scelta era stata già operata in età preromana mediante una fortificazione della cima del Colle con fossati e aggeri concentrici di terra e pietrame impostata a controllo della Valle Umbra ma forse anche con una funzione occupazionale stabile dell’area montana in rapporto all’uso pascolativo del territorio circostante.
La contemporanea o successiva occupazione del recinto a scopi cultuali, che ritroviamo in modo simile a Monte Acuto, a Monte Ingino e a Col di Mori (Gualdo Tadino) non significò un ribaltamento della funzione originale, ma una nuova dominante di funzione, che ancora diversificata si ripropone in età medioevale con l’erezione di una torre.
Il luogo di culto, analogamente ad altri santuari montani umbri e italici attestatisi sulla catena appenninica, dovette configurarsi anche come punto di aggregazione tra la popolazione circostante e i gruppi transumanti dell’Appennino umbro-marchigiano, in rapporto quindi con una società basata prevalentemente sull’economia pastorale.
Il Subasio costituiva infatti uno dei traguardi obbligati della monticazione pascolativa estiva della transumanza, legata soprattutto all’allevamento ovino, che si svolgeva stagionalmente tra l’Appennino umbro-marchigiano e l’Agro Romano attraverso le strade consolari, soprattutto la via Flaminia, la quale ricalcava percorsi preromani, che le greggi ad un certo punto abbandonavano per salire sul monte. Emblematici in tal senso sono alcuni toponimi locali, quali Le Mandrie, gli Stazzi e gli Stazzarelli.
Il luogo di culto quindi rivestiva un ruolo di centro di rapporti e scambi commerciali consequenziali a questo tipo di frequentazione.
La stipe, di tipo italico di cui ci occupiamo, è riferibile ad un santuario montano coerente con la società pastorale cui si indirizzava.
La figura conosciuta come “Il guerriero del Subasio” si configura come “Marte in assalto“, si tratta di un reperto alto cm. 14,7, la cui lunghezza della lancia è cm. 14,8, le dimensioni dello scudo sono di cm. 4,4 X 4,3; è privo del cimiero, lo scudo è frammentario e a fusione piena; la situla è alta cm. 3 con un diametro dell’orlo di cm. 2,2.
L’iconografia è quella consueta del Marte italico: frontale, gradiente con la gamba sinistra, il braccio destro sollevato verso l’alto in atto di scagliare la lancia dal saurocter fogliato, il braccio sinistro piegato in atto di sostenere lo scudo liscio, originariamente applicato al gomito mediante un perno, con la mano sinistra resa naturalisticamente, retroflessa, dal pollice distinto.
Il volto sommario nei lineamenti, è sormontato da un elmo, con una fessura sulla metà della protuberanza conica per l’alloggiamento del cimiero.
La razza, sorretta da spallacci allungati, è ad un solo ordine di pteryges.
Cerchietti incisi decorano gli spallacci, il cordone di base della corrazza, il pteryges e l’estremità inferiore degli schinieri.
La statuetta esalta naturalisticamente l’estremità degli arti e l’organo sessuale, infatti il Pene è eretto.
Alla base dei piedi appendice di ancoraggio alla basetta su cui è presente anche una situla miniaturistica di bronzo; questa è di forma stamnoide ed è munita sull’orlo di cerniere ad anelli per l’aggancio del manico e ornata sul labbro, sulla spalla e alla base da cerchietti incisi.
La statuetta databile all’inizio del V sec. a.C., grazie alla situla usata nelle cerimonie di lustrationes, potrebbe essere l’allusione al rito della lustratio agri che accompagnava la preghiera di protezione a Marte nell’agricoltura e nell’allevamento.
Dalle tavole eugubine è noto infatti che gli umbri avevano riti molteplici, ma i principali erano considerati la lustrazione ed il sacrificio della olla per il liquido sacro; ne deriva quindi che la situla caratteristica ha nella piccola statua valore di una urna portatrice di acqua, tanto più che il luogo consacrato dagli umbri sulla cima del Monte Subasio non era lontano da una fonte sorgiva sulfurea, a cui, si presume, gli uomini andassero ad attingere prima di celebrare il sacrificio.
In questa prospettiva si avrebbe una ulteriore conferma dell’aspetto agrario nel carattere composito del Marte italico.
Oltre a questo oggetto molto particolare sono venuti alla luce altri bronzetti con raffigurazioni di uomini oranti, offrenti, incedenti, pendagli, oggetti in bronzo, una danzatrice, oltreché frammenti di vasi lavorati senza tornio in argilla brunastra.
I bronzetti sono attualmente conservati presso la Pinacoteca Civica, mentre “Il Guerriero” è nel palazzo del Comune della città di Assisi.
 

Aspetto

Il Colle di San Rufino si presenta come un cono perfetto a se stante rispetto al massiccio blocco del monte Subasio. Si arriva facilmente percorrendo la provinciale che prosegue dall’Eremo delle Carceri e una volta arrivati all’area di sosta degli Stazzi si nota questo rilievo molto caratteristico.
Se si continua la salita verso la cima del Subasio, la cosa che salta agli occhi è la conformazione della punta del rilievo, infatti, occhi attenti, percepiscono la presenza di cerchi concentrici che avvolgono la cima, sono tracce ancora visibili degli aggéri che il popolo Umbro ha scavato per la difesa della cima.
A mano che ci si avvicina al cucuzzolo notiamo una gran quantità di pietrame dovuto al crollo della torre medievale “Del Messere” che li era costruita e che garantiva un controllo della Valle Umbra senza eguali.
Sono presenti altresì delle buche e brandelli di muratura medievale che costituivano l’edificio di difesa di cui si notano anche murature perimetrali che dovevano costituire ambienti per il corpo di guardia.
La buca più grande al centro mette in evidenza file di pietre ancora murate e nella parte a nord-est è ben visibile un tratto angolare e alla base si nota lo stacco della volta dell’ambiente a pian terreno che è crollato.
Altre buche sono presenti e probabilmente riferibili agli scavi archeologici effettuati all’inizio del 900.
Da questa cima in giornate particolarmente limpide si abbraccia una visuale che va dall’eugubino alla Valle del Tevere, dal Trasimeno ai monti Martani ai Sibillini; monte Acuto e monte Murlo sede di altri Santuari simili sono a vista.
 

Nota fotografica

Un’immagine del guerriero italico è tratta dal sito:https://www.studiumbri.it/archivio/vol-13-n-1-2021/gli-umbri-origine-vicende-e-caratteri-di-una-popolazione-italica/
 

Fonti documentative

Daniela Monacchi – Resti della Stipe votiva del monte Subasio di Assisi (Colle San Rufino) in Studi etruschi Vol. LII – MCMLXXXIV – (Serie III) anno 1986
Gemma Fortini – Tracce di civiltà umbra sul monte di Assisi in Atti Accademia Properziana del Subasio serie V 1954-1970
Anna Paoletti – Statuetta in bronzo guerriero del Subasio – 1952

https://www.studiumbri.it/archivio/vol-13-n-1-2021/gli-umbri-origine-vicende-e-caratteri-di-una-popolazione-italica/

 

Mappa

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