Santuario di Santa Maria della Sorresca e territorio – Sabaudia (LT)
Sabaudia
“Pigra, limosa, fetente, coperta di densa gramigna, la vasta palude sogghigna in faccia a’l sole… Unica dea, la Febbre, su l’ali giallastre gravando“.
Così Gabriele D’Annunzio descriveva la Pianura Pontina in Primo vere (1879).
La sua visione decadente è soltanto una faccia della medaglia, perché in realtà il paesaggio naturale precedente alla bonifica fascista non significava soltanto malaria, era un complesso e ricco ecosistema diviso in tre fasce: la macchia mediterranea delle dune costiere protetta dalla barriera dei laghi salmastri; i fitti boschi delle dune quaternarie; la piana a ridosso dei Lepini, posta a quota più bassa e con sorgenti situate ai piedi dei rilievi calcarei, quindi più soggetta a impaludamenti.
La “bonifica integrale” di epoca fascista (1924-37), oltre a imbrigliare l’acqua in un sistema di canali e pompe, antropizzò integralmente gran parte di questo ecosistema mediante una trama di poderi agricoli quadrati dalla superficie media di circa 20 ettari, collegato a un circuito di borghi e centri rurali, le cosiddette “città di fondazione“.
Ne sorsero 5 in meno di un decennio:
Littoria oggi Latina nel 1932, Sabaudia nel 1933-34, Pontinia nel 1934-35, Aprilia 1936-37, Pomezia 1938-39.
Sabaudia si distingue tra tutte non soltanto per l’architettura improntata a un razionalismo più essenziale, spesso accostato alla metafisica pittorica di De Chirico, ma anche per la sua collocazione straordinaria e l’originaria vocazione turistica, a ridosso del monte Circeo e stretta tra il lago di Paola, con le dune e il mare alle spalle, e le foreste del parco del Circeo.
La città, di circa 20.000 abitanti, sta nel cuore del Parco Nazionale del Circeo, sulle sponde del lago di Paola.
Fondata nel 1934, fu la seconda città dopo Littoria (Latina) ad essere voluta dal regime fascista nel territorio delle Paludi Pontine bonificate.
La posa della prima pietra di Sabaudia avvenne il 5 agosto 1933 e la nuova città fu inaugurata il 15 aprile 1934 da Benito Mussolini alla presenza di circa ventimila persone.
Gli architetti vincitori del concorso per il piano urbanistico di fondazione della città la immaginarono predisposta a divenire un importante centro sportivo, in particolare per ospitare gare nautiche sul lago di Paola.
I primi abitanti che vi si insediarono furono coloni di origine veneta e friulana inviati, insieme alle loro famiglie, a sviluppare l’agricoltura nei poderi dell’Opera Nazionale Combattenti.
La città fu intitolata alla famiglia reale e posta sotto la protezione della Santissima Annunziata, patrona della Casa Savoia.
Il centro conserva interessanti aspetti architettonici che ne fanno uno dei migliori esempi dell’architettura razionalistica italiana.
Merita una visita la Cappella reale, voluta dalla Regina Margherita dopo la scomparsa del consorte Umberto I, al quale è stata dedicata e che originariamente era all’interno del palazzo Margherita in Roma.
Nel 1935 fu donata dalla Regina Elena alla parrocchia SS. Annunziata, al cui interno oggi si trova.
La cappella ha un altare in noce intagliato sovrastato da un tabernacolo ligneo che funge da base a una statua del Beato Umberto; sul soffitto è scolpito lo stemma di casa Savoia.
Sabaudia è la sede amministrativa dello splendido Parco Nazionale del Circeo, nato nel 1934 insieme alla città, che accoglie non solo numerose specie animali e vegetali ma anche altre meraviglie come grotte e resti fossili.
Il Monte Circeo si erge enorme sulle acque del mar Tirreno, formando un vasto promontorio dove la natura regna lussureggiante.
Il lago di Paola, così chiamato per la torre esistente alle pendici occidentali del monte, è il più meridionale dei quattro laghi pontini (con quelli di Caprolace, Monaci e Fogliano) e si presenta separato dal mar Tirreno da una duna sabbiosa larga circa 200 metri.
E’ costituito da un corpo principale orientato da NO a SE, parallelamente alla linea di costa; è lungo 6,7 km, ha una superficie di circa 390 ha, un perimetro di 20 km, un volume di 14 milioni di metri cubi e una profondità media di 4,5 m con punte massime di circa 12 metri (Fossa della Molella).
Il lago presenta verso l’interno una serie di cinque “bracci“, residui dei letti di antichi corsi d’acqua che vi affluivano.
Lo scambio idrico con l’ambiente marino costiero, che determina la natura salmastra delle acque, si realizza attraverso due canali: all’estremo settentrionale la foce del Caterattino, scavato nel corso della recente bonifica delle paludi pontine; all’estremo meridionale la foce di Torre Paola, primario collegamento con il mare canalizzato già all’epoca dei Romani e ripristinato nel 1721.
Il lago è rifornito di acqua dolce attraverso alcuni canali di raccolta delle acque piovane realizzati durante le opere di bonifica, e da poche sorgenti le cui portate ora si sono ridotte a causa dell’intenso prelievo di acque di falda per uso irriguo.
Il fenomeno di espansione urbana di “Circeii” (la preesistente colonia romana facente parte della tribù pontina) continuò in età augustea e oltre, soprattutto durante il secolo I d. C. a seguito della formazione di un’importante frazione in località Torre Paola, conseguente alla sistemazione di un porto-canale romano dotato anche di un anfiteatro.
La tradizione ricorda che fu Nerone a ideare un progetto che comprendesse il collegamento di tutti i laghi costieri con una rete di canali da Ostia fino al lago d’Averno.
Il progetto si limitò però a pochi tratti che interessarono il collegamento tra il mare e il lago di Paola e tra quest’ultimo e il lago di Caprolace.
Riguardo al primo tratto, il canale fu realizzato tagliando le dune sabbiose e risistemando lo scavo naturale preesistente in una trincea lunga circa 700 metri e larga 16 metri.
Lungo la scarpata settentrionale fu costruito un muraglione, in parte visibile, in opera reticolata, rinforzato da pilastri.
Il canale era delimitato da argini in muratura, con banchine larghe circa 2 metri, e da due moli guardiani che si protendevano a mare per alcune decine di metri.
Sicuramente databile ai primi anni dell’Impero è il braccio occidentale del nuovo canale, mentre probabilmente successivo, forse di età domizianea, è l’attuale braccio orientale.
L’alveo, ormai insabbiato e incapace di assicurare il naturale deflusso delle acque, fu completamente riscavato, approfondito e modificato nel ‘700, nel corso dei lavori di trasformazione del lago di Paola in una valle da pesca effettuati dalla Reverenda Camera Apostolica.
Santuario di Santa Maria della Sorresca
Una meta religiosa importante nel territorio comunale di Sabaudia (LT) è la chiesa di S. Maria della Sorresca, piccolo e antico santuario sulle rive del lago di Paola.
Si trova a pochi passi dal centro di Sabaudia, sulle sponde del lago, in una posizione particolarmente suggestiva.
Risale al VI secolo (fu fondato dai Benedettini nel 564 d. C.) o forse al X secolo; rimaneggiato nel secolo XIII, fu retto dai cavalieri templari.
Il nome sembra derivare dall’altomedievale “surrectum” (canale) o secondo altri dal latino “em>surrexit“, a ricordo del ritrovamento nelle acque del lago di una statua della Madonna col Bambino.
Secondo la leggenda alcuni pescatori di San Felice Circeo gettarono le reti nel lago e ritirarono una statua di legno della Vergine che tiene sulle ginocchia il Bambino Gesù, rivestita di un abito rosso e di un manto celeste, con un bianco fazzoletto sulla testa che ne copre i capelli.
La portarono nella chiesa di S. Paolo ai piedi del promontorio del Circeo (in località La Darsena, lambita dal canale che collega il lago al mare) e quando tornarono il giorno dopo a venerarla, la statua non c’era più: era tornata sul luogo del ritrovamento, sulle sponde del lago e su un grosso ceppo di quercia.
I pescatori allora, con l’aiuto degli abitanti di S. Felice e di Terracina, intorno a quel ceppo costruirono una cappellina, nel luogo della risurrezione (“sorresca“) della statua e anche perché il prodigio era avvenuto nel periodo pasquale (Pasqua di Resurrezione).
Più tardi dai benedettini di Subiaco fu costruita una chiesa sui resti di una villa romana del I secolo.
Nel secolo XII i monaci basiliani di Grottaferrata eressero il piccolo santuario, cedendolo in enfiteusi ai cavalieri Templari, che ne fecero un avamposto per contrastare eventuali sbarchi di pirati saraceni.
Rimase attivo fino alla fine del ‘700 (soppressione napoleonica).
Nel Santuario si conserva l’antica statua lignea della Sorresca, che dette il suo nome anche al lago: questo infatti da lago Circeo, cominciò a chiamarsi lago di Santa Maria della Sorresca o più semplicemente di Santa Maria o della Sorresca.
Il Santuario di Santa Maria della Sorresca, anche se si trova in territorio comunale di Sabaudia, fa parte della parrocchia di San Felice Martire di S. Felice Circeo, che lo gestisce fin da prima della nascita della città pontina.
Legata da sempre alla devozione degli abitanti di S. Felice Circeo, i fedeli la festeggiano il Lunedi in Albis e più solennemente il lunedì dopo Pentecoste con una processione che da San Felice Circeo giunge fino alla piccola chiesa.
Circondato da un bel giardino, il santuario regala momenti di distensione e magnifici panorami, soprattutto al tramonto.
Nel periodo estivo i locali e gli spazi adiacenti alla chiesa, tuttora sede di culto, ospitano mostre d’arte e avvenimenti culturali.
Questo luogo rappresenta la sintesi dei valori storici, culturali, naturalistici e religiosi del territorio.
Fonti documentative
Stefania De Vita, Emanuela Massaro – Avvenire-Segno7 – 17 maggio 2015 e 2022.
Cartellonistica del Parco Nazionale del Circeo e della Proprietà Scalfati.
Nota
Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri; la visita è stata effettuata il 13 ottobre 2020.
Nota fotografica
Le ultime 5 foto della galleria sono tratte dal sito: https://www.santuariodellasorresca.com/Foto.htm
Mappa
Sabaudia Link alle coordinate: 41.301465 13.025446
Santuario di Santa Maria della Sorresca Link alle coordinate: 41.302524 13.014505