Santuario di San Cataldo – Supino (FR)

San Cataldo Vescovo è uno dei due santi protettori del paese ed è celebrato con un’imponente festa il 10 maggio; in tale occasione viene allestita una spettacolare mostra-esposizione di azalee che si sviluppa per tutto il centro storico.

 

Cenni Storici

Disteso (Supino) sulle pendici settentrionali della Punta di Ciulluzzo,Supino (m. 321, ab. 4800) è un piccolo borgo aipiedi del monte Gemma (m. 1457), sul fianco orientale dei monti Lepini, la catena preappenninica laziale che separa la Campagna Romana e la Ciociaria dalla Pianura Pontina.
E’ ritenuto da alcuni l’antica città volsca di Ecetra.
Alla Cona del Popolo sono i resti di terme romane (II secolo d. C.) con due grandiosi mosaici. Citato per la prima volta nel 1125, nel 1562 divenne feudo dei Colonna, del cui castello medievale restano le rovine.
Località di escursioni montane è il Piano della Croce o di S. Serena, a 1100 metri di quota, paesaggio carsico ricco di voragini naturali e molto panoramico, collegato al paese da un’ardita strada di montagna lunga 10 km.
Dall’altopiano si può raggiungere il monte Malaina (m 1480) o il Salerio (m 1439) e il Gemma (m 1457); a questo si può arrivare anche dalla fonte del Pisciarello, situata presso il paese.
Tra le chiese di Supino, quella di San Nicola, quella barocca di S. Maria Maggiore, con pitture del ‘700, e quella di San Pietro, nei cui pressi sono i resti della chiesa romanica di “Santo Paolo“.
Uno dei due santi protettori del paese, San Cataldo Vescovo celebrato il 10 maggio (l’altro è San Lorenzo martire festeggiato il 10 agosto) ha la cappella-santuario e una statua processionale nella antica chiesa di San Pietro.
Questa è l’antemurale primo (il secondo è la chiesa di San Nicola) dal quale nasce il paese, che si distende come una cintura sulla superficie curva del colle fortificato detto “La Torre“.
Chiesa di ardita sintesi architettonica, è costruita a nido di rondine sulla precipitante scarpata della “Torre Colonna“, in parte pensile e in parte poggiata su un poderoso terrapieno, che si estende alla piazza antistante aperta magnificamente su tutta la campagna medio-ciociara e la Valle del Sacco.
La sua architettura è chiaramente barocca (fa pensare alle opere del Guarini) e la sua forma è poligonale (12 lati).
E’ a pianta centrale, con platea e dromos (navata circolare) come in certe basiliche paleocristiane (S. Stefano Rotondo a Roma).
Fu eretta nella prima metà del ‘700 e ultimata nel 1786.
Suoi aspetti caratteristici sono i sei pilastri mistilinei con doppia parasta, la volta a vele, le quattro loggette, una profonda abside, l’altare maggiore intarsiato di marmo.
La pala dell’altar maggiore è di Sebastiano Conca (1680-1764), tele e affreschi della chiesa sono del pittore frusinate Monicelli (1890); la facciata moderna ha una lunetta musiva di Ugo Santurri (1966) e un portale di bronzo di Silverio Ungheri (1978).
San Cataldo qui è considerato patrono dei malati di ernia inguinale, patologia tanto diffusa un tempo tra i contadini, carbonai, montanari e boscaioli.
Il suo culto, che ancora richiama folle notevoli di pellegrini provenienti anche a piedi scalzi, è attestato da un documento di papa Alessandro IV del 1253 (il “messaggio cataldino“, offerto alla chiesa di Supino dagli eremiti che abitavano i monti circostanti), ma si sviluppa enormemente a Supino nel 1653, quando l’Arcivescovo di Taranto Tommaso Caracciolo, tramite il predicatore supinese fra Filippo De Paolis Foglietta, dona con atto notarile una preziosa reliquia del braccio di San Cataldo (sepolto nel duomo di Taranto).
La reliquia, conservata nella chiesa di S. Maria in un prezioso reliquiario d’argento, donato nel 1719 dall’arciprete Meschini, ogni anno l’8 e il 10 maggio è processionalmente trasferita nel santuario del santo (chiesa di S. Pietro).
Nella notte precedente la festa, mentre risuonano i canti delle compagnie, si tramanda l’impressionante cerimonia della “cacciata“, il trasferimento della statua antica dalla sua alta sede sull’altare dedicato al santo alla macchina processionale, in un profondo entusiasmo religioso.
La statua e la macchina sono un rifacimento del 1870 (Divo Cataldo. Supini Cives. Aere Collato. A D MDCCCLXX) dopo un incendio: reliquie di legno combusto sono nella teca dentro la macchina stessa; furono realizzate con il contributo dello scultore di Morolo Ernesto Biondi ancora adolescente.
Sulla porta della sacrestia questa lapide marmorea del 1786:
Quas olim aedes Supinenses incolae saec. XIII Apost. Principi excitavere, quibusque tutelaris praestantissimi Cataldi nomen auxere, AD MDCCLXXXVI firmius nitidiusque restituere Biscent. post annum agens novo liturgico ordine altare maius aptato renovandas curavit. R. Montini posuit. F. Schietroma anno L a suo sacerdotio“.

Al tempio che anticamente nel secolo XIII i cittadini di Supino elevarono al Principe degli Apostoli,
associarono il titolo del potentissimo patrono Cataldo, nel 1786 lo ristrutturarono più saldo e magnifico
e dopo duecento anni agendo con un nuovo regime liturgico ne curò il rinnovamento dopo aver adattato un nuovo altare maggiore- R. Montini pose (la lapide). F. Schietroma nel 50° del suo sacerdozio”.

La cronologia del vescovo Cataldo è incerta.
Irlandese, formatosi come monaco e poi abate alla scuola del monastero di Lismore, Cataldo fu vescovo di Rachau (località della Stiria, in Austria) nel VII secolo.
Di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, approdò in Puglia e divenne vescovo di Taranto (680-743), dove morìforse l’8 marzo dell’anno 743.
Fu scelto come patrono della città e sepolto nel “cappellone” dell’antica cattedrale di San Giovanni; la sua tomba fu ritrovata nel 1094 durante la ricostruzione del tempio dopo le distruzioni dei Saraceni.
L’unica notizia biografica certa proviene da Taranto e risale al 1071, anno del ritrovamento del corpo di Cataldo; fra i suoi resti si trovò una croce pettorale con il nome di Cataldo, databile sicuramente al VII secolo: il santo è quindi quasi contemporaneo a Maometto.
E’ venerato, oltre che in Irlanda sua patria, anche nell’Italia centromeridionale; ad esempio, San Cataldo è la località sul mare di Lecce; Modena gli ha intitolato una chiesa parrocchiale, San Giovanni Incarico (FR) una frazione presso il lago e Cottanello (RI) un eremo rupestre.
Supino (FR) gli ha intitolato il noto santuario e lo commemora con una grande festa patronale il 10 maggio, data del ritrovamento del suo corpo nel 1071.
Le festività cataldine iniziano a Supino il 30 aprile con una novena predicata in onore del santo, che dura fino all’8 maggio e ogni giorno affronta una tematica diversa: nel 2015 ad esempio c’è stata una giornata della Confraternita, con la cerimonia di ingresso di un nuovo confratello nella “Confraternita degli Incollatori“; un altro giorno è stato dedicato alla Vergine, con omaggio floreale e preghiere dei fedeli alla “grotta della Madonnina“; poi c’è stata la Giornata del Malato, quella pro-Santuario, quella dell’Infanzia con la benedizione dei bambini supinesi, quella della Memoria dei defunti, quella dell’Emigrante.
I bambini delle elementari dedicano pensieri al santo presso il santuario, i supinesi residenti all’estero depongono una corona di fiori al monumento ai Caduti.
Sabato 9 maggio la notte tanto cara ai devoti: all’1,30 partenza dei cortei a piedi; alle 3,00 la santa messa celebrata dal rettore del santuario don Giovanni Ferrarelli; alle 4,00 il momento più atteso: la “cacciata“, cioè la calata del santo dalla sua nicchia sull’altare, dove è rivestito degli abiti episcopali lasciato al “saluto” dei pellegrini e infine posto nella sua macchina processionale.
In serata alle 18 la reliquia del Braccio di S. Cataldo è portata processionalmente dalla parrocchia di S. Maria Maggiore al santuario, quindi segue una messa.
Domenica 10 maggio è la festa del Patrocinio, con il pontificale del vescovo e alle 12,00 la grande processione per le vie del paese, aperta dalle donne (bambine, ragazze, signore e anziane) con i ceri per chiedere grazie o ringraziare dei favori ricevuti.
In piazza San Sebastiano benedizione della folla con la reliquia del Braccio, poi il rientro.
La statua di San Cataldo rimane solennemente esposta alla venerazione dei fedeli e pellegrini dal 9 maggio all’ultima domenica di giugno.
Novità affascinante, da molti anni in occasione della festa di San Cataldo si organizza in paese una spettacolare mostra-esposizione di azalee; così le stradine selciate del piccolo centro storico, quello della chiesa di S. Maria Maggiore e del monumento ai Caduti, e soprattutto via Roma che collega la piazzetta al santuario tramite le scalinate del cinquecentesco Vicolo Alto, si riempiono di magnifici enormi vasi di questi fiori colorati, che incorniciano magnificamente sia il pellegrinaggio continuo dei fedeli al santuario, sia il percorso della processione.
La sera, sulla piazza centrale, un grande spettacolo di gruppi folk in costumi ciociari, con canti rusticani e gara di saltarello ciociaro, chiude i festeggiamenti civili.
 

Fonti documentative

F. Schietroma – Supino e San Cataldo – Tip. Casamari 1969.
Mons. F. Schietroma (a cura) – San Cataldo – Tip. Bianchini Frosinone Ceccano, II edizione, 1990.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri; la visita è stata effettuata il 29 aprile 2016.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.608391 13.227875

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>