Santuario della Madonna delle Lacrime – Trevi (PG)
Cenni Storici
La fondazione del santuario è connessa all’evento miracoloso , un’immagine della Madonna, dipinta da un modesto pittore locale sulla facciata della casa colonica di un certo Diotallevi Santilli, che rappresentava una Madonna col Bambino e S. Francesco che recava la data 3 ottobre 1483, la sera di un venerdì 5 agosto 1485 fu vista piangere lacrime di sangue.
La novità del miracolo suscitò una forte devozione popolare; l’immediata frequentazione del luogo dell’evento da parte dei devoti, la necessità di gestire elemosine e lasciti a favore di una chiesa che custodisse l’immagine, produssero l’interessamento del Comune di Trevi, che in un primo tempo si preoccupò di proteggere con una tettoia l’immagine sacra, successivamente si fece promotore dell’edificazione del santuario.
Nel novembre 1485 venne dato l’incarico del progetto al toscano Francesco di Pietrasanta e due anni dopo fu murata la prima pietra.
Nel 1491 i maestri scalpellini Evangelista e Agostino da Settignano s’impegnarono a fornire le pietre conce per la facciata, tra il 1495 e il 1498, Giovanni di Giampietro da Venezia eseguì lo splendido portale.
Nel 1499, fu data a cottimo a due maestri lombardi la costruzione della tribuna.
Nel 1500 la chiesa fu affidata ai Canonici Regolari Lateranensi e si disse che era alzata soltanto per metà (certamente fin dove si vedono le pietre conce, perché poi fu continuata in laterizio).
Le pareti furono compiute nel 1510, le volte nel 1511, il tetto e l’occhio di fondo nel 1514, gli intonaci e il pavimento tra il 1520 e il 1522.
La costruzione era appena iniziata e già nel 1488 gli abitanti del villaggio di Bovara acquistarono i diritti su una cappella che fecero affrescare dal pittore Pietro Vannucci detto “ il Perugino”.
A partire dal 1500 la chiesa fu affidata dal Comune ai Canonici regolari lateranensi di Regola agostiniana, per i quali venne costruito il vicino convento (1514-1520).
Dalla fine del Cinquecento la chiesa accoglie le sepolture dei più eminenti membri della nobile famiglia trevana dei Valenti.
Nel 1997 ha subito una chiusura per danni strutturali dovuti al sisma che ha interessato l’Umbria e le Marche; è stata riaperta provvisoriamente nel 2004 in occasione delle manifestazioni in onore del Perugino e successivamente nel 2006 è stata definitivamente riaperta.
Aspetto
La facciata, sobria e misurata, è illegiadrita dall’elegante portale architravato e lunettato scolpito tra il 1495 e il 1498 da Giovanni da Venezia, ornato di festoni, candelabre, capitelli, cherubini, con alla base degli stipiti due leoni accovacciati, al centro dell’architrave lo stemma del Comune di Trevi, al disopra della lunetta un puttino.
Un altro portale, assai più tardo e assai più modesto esiste sul lato sinistro, in corrispondenza del transetto.
La stessa era coronata da un cornicione che per essere caduto in parte a seguito del terremoto del 1703, il quale arrecò gravi danni a tutto l’edificio e alla facciata, fu eliminato del tutto.
Interno
Il vasto e maestoso interno arioso e pieno di luce, con pianta a croce latina, coperto da volte a crociera e illuminato da ampie finestre, è una delle migliori realizzazioni del Rinascimento in Umbria.
Oltre il fatto puramente architettonico in già notevolissimo, ricchissima e armoniosamente distribuita risulta la decorazione pittorica e scultorea, che fanno di questo tempio un vero gioiello storico-artistico.
Al progetto originario appartengono le cappelle laterali a forma di edicole, che furono poi decorate in tempi diversi. Tra le cappelle furono costruite le tombe monumentali dei personaggi più illustri dei conti Valenti, la famiglia più rappresentativa della Trevi tardorinascimentale e barocca.
Nella parete di destra, la Cappella di S. Ubaldo, concessa a Pier Costanzo Ricci nel 1556, il quale lasciò un pingue legato per la sua decorazione, attribuita agli Angelucci da Mevale.
Segue la Cappella affrescata dal già celebre Perugino nella seconda metà dell’anno 1521, all’età di 76 anni, con una scenografica Adorazione dei Magi, i Ss. Pietro e Paolo, l’Annunciazione, ed elegantissimi fregi. La stessa venne concessa già mentre la chiesa era in costruzione agli uomini della villa di Bovara che ne avevano fatto richiesta nel 1488.
La cappella nel 1679 fu concessa al conte Giacomo Valenti e confermata ai suoi eredi nel 1729: lo stemma di famiglia figura al sommo dell’arco e sul paliotto dell’altare
Nel grande altare del transetto destro ricostruito verso il 1621 dalla famiglia Benenati-Piccolomini, erede del cardinale Erminio Valenti, è custodito l’affresco quattrocentesco con l’immagine miracolosa della Madonna con il Bambino.
Sulla destra, Cappella già dedicata, avanti il 1527, ai Ss. Rocco, Antonio e Sebastiano; nel 1610, in occasione della canonizzazione di S. Carlo Borromeo fu decisa la dedica a questo santo e commissionata la tela che vi è ora, piuttosto mediocre, e rinnovata la decorazione dell’altare che reca la data 1617.
Di fronte, altra Cappella dedicata a S. Francesco, la cui decorazione fu affidata a Giovanni di Pietro detto lo Spagna nel 1518 e terminata, come ricorda la data appostavi, nel 1520; ha sul fondo il Trasporto di Cristo al sepolcro, e vari Santi, ai lati S. Giuseppe e S. Ubaldo, negli spicchi esterni le figure più nobilmente condotte dei profeti Isaia e Geremia.
Riscendendo verso la porta nella parete sinistra la Cappella di S. Alfonso anticamente dedicata a S. Caterina e di patronato di Tiberio Valenti, nel 1741 fu fatta ridecorare dai Canonici Lateranensi e fornita di una tela mediocre del nuovo santo titolare.
Segue la Cappella della Resurrezione, concessa a Benedetto Valenti avanti il 1530; egli la fece affrescare da un pittore dozzinale in-dicato come Orazio Alfani, ma le due candeliere esterne ornate di figure umane rappresentanti demoni e dannati sono altamente decorative e derivate da Luca Signorelli nel Duomo di Orvieto.
Alternati alle cappelle descritte, i sepolcri monumentali della famiglia Valenti.
Trasporto di Cristo al sepolcro (Giovanni Pietro detto “Lo Spagna“)
Già nel 1518 i Canonici Lateranensi della chiesa della Madonna delle Lacrime avevano commissionato gli affreschi della cappella di S. Francesco allo Spagna, ma il pittore compì il lavoro soltanto nel 1520 (la data è dipinta su una patera).
Vi dipinse il Trasporto di Cristo al sepolcro, S. Agostino con i ritratti dei Canonici Lateranensi ed angeli, i SS. Ubaldo e Giuseppe, i profeti Geremia ed Isaia.
Narra lo Gnoli che i frati furono talmente scandalizzati dall’anacronistica presenza di S. Francesco nella scena del Compianto sul Cristo morto, da ricorrere all’intervento del vescovo Ugolino, vicelegato per l’Umbria, che, con una sentenza dell’anno successivo, diede ragione al pittore.
L’opera era in passato attribuita al Perugino, ma fu restituita allo Spagna nel 1837.
Il Trasporto di Cristo al sepolcro si ispira, in particolare nella figura del Cristo, al celebre dipinto di Raffaello nella cappella Baglioni in San Francesco al Prato a Perugia (1507).
E’ una delle opere più interessanti del pittore, un omaggio dello Spagna al grande maestro urbinate, ma anche una delle rarissime tracce del capolavoro raffaellesco nella pittura umbra del primo Cinquecento.
Nel dipinto la personalità del pittore appare pienamente compiuta, avendo egli assimilato gli insegnamenti di Raffaello innestandoli su di una cultura ancora schiettamente peruginesca; è in questa linea che lo Spagna muoverà tutta la produzione successiva.
Lo stato di conservazione è mediocre.
Adorazione dei Magi (Pietro Vannucci detto “Il Perugino“)
Nel settembre 1521 Pietro Vannucci risulta presente a Trevi: i frati del convento di S. Agostino di Perugia gli comunicano di aver nominato un perito per stimare il polittico dell’altare maggiore; il 30 novembre gli concederanno un’ulteriore proroga per la consegna dell’opera.
Pietro è ancora a Trevi il 17 dicembre successivo, quando compare come teste in un atto di compravendita stipulato nella chiesa delle Lacrime.
Il lavoro a cui sta attendendo è proprio la decorazione della cappella richiesta dalla comunità di Bovara.
Il 26 maggio 1522 «magister Petrus Cristofori de Castro Plebis» rilascia quietanza ai massari di Bovara dei 60 fiorini ricevuti rispetto agli 80 pattuiti per la cappella della «Epifanie seu Magorum».
La cappella dei Magi è la seconda sulla parete destra della navata.
Nella chiave dell’arco è lo stemma della famiglia Valenti, che ne ottenne il patronato nel 1679.
Pietro segnò il proprio nome sulla predella del basso trono: «PETRUS DE CASTRO PLEBIS PINXIT»; nel prato sottostante scrisse un’invocazione alla Vergine: «TU SOLA IN TERRIS GENITRIX ET VIRGO FUISTI / REGINA IN CELIS TU QUOQUE SOLA MANES».
Il quadro principale è un centone di soluzioni già sperimentate, ma qui a Trevi Pietro fa muovere i suoi eleganti personaggi all’interno di una cornice all’antica e ne sfrutta la parte architettonica per ottenere l’illusione di un arco di trionfo.
E’ evidente il confronto con quanto aveva mostrato il giovane Raffaello nel suo periodo umbro.
La miscela trovò un vasto consenso nei centri della valle spoletana grazie soprattutto all’attività di Giovanni Spagna, che fu attivo per la stessa chiesa delle Lacrime.
Fonti documentative
Cartellonistica in loco
S. Nessi S. Ceccaroni – Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia- Spoleto 1979