Santuario Madonna della Villa – Sant’Egidio di Perugia (PG)
E’ una delle più belle chiese che mi è capitato di vedere; il sabato e la domenica di solito è aperta….approfittate!!
Cenni storici
La Madonna della Villa risulta essere una Maestà con una immagine della Madonna in trono con il Bambino, attribuita alla scuola del Lorenzetti, posta presso un crocicchio, d’origine verosimilmente apotropaica.
L’edicola viaria si trasforma in oratorio, forse per iniziale volontà della popolazione, suffragata nel 1400 dall’amministrazione comunale.
La prima notizia è quella datata 3 settembre 1400 dove l’adunanza comunale stabilisce la necessità di costruire una chiesa con annesso ospedale nel luogo detto “la Maestà” di Sant’Egidio.
Questo piccolo santuario mariano, per lungo tempo detto “Maestà“, fu realizzato con le offerte dei fedeli che accorrevano a venerare l’immagine della Vergine.
La decisione comunale ci da indicazioni sulla fortuna che il piccolo luogo santo godeva all’inizio del XV secolo.
Ad essa, infatti, erano riconosciuti poteri miracolosi e i tanti affreschi votivi che ricoprono le pareti della chiesetta, sono l’evidente testimonianza di questa fede religiosa.
La prima volta, che il santuario comparve nella documentazione testamentaria con l’appellativo
“ecclesia” fu il 26 giugno del 1400, quando Tomas Guigliemi di Perugia dispose, nel suo testamento, che in esso venisse realizzata una immagine della “Virginis Marie cum filio in bracchio“.
Da un secondo documento del 1403, sappiamo che, al momento della morte, un certo Luigi di Perugia, aveva ancora un debito di due forni d’oro a causa di una sacra immagine fatta realizzare nella chiesa della Maestà di S. Egidio.
Poco tempo dopo iniziò una lunga contesa sulla proprietà della chiesetta tra la badessa delle monache cistercensi del convento di Santa Giuliana di Perugia e il guardiano dei frati del convento francescano di Porta Santa Susanna, anch’esso di Perugia al fine di potervi istituire un convento dell’ordine minore.
Per risolvere la disputa intervenne, sempre nel 1403, Papa Bonifacio IX (1389-1404) che l’attribuì ai frati, ma le monache insistettero nella difesa dei loro diritti, finché, Papa Giovanni XXII (1410-1415) con una bolla nel 1413, la concesse alle suore.
Neanche questa bolla pose fine alla controversia in quanto il piccolo santuario stava sempre più arricchendosi, sia per la gran mole di pellegrini che vi transitavano, sia per le abbondanti donazioni di terreni, come quella fatta da un anonimo fedele il 12 dicembre 1420 per una grazia ricevuta dalla Madonna.
A questo punto intervennero i magistrati di Perugia che, prima nel 1436 e in seguito nel 1466, confermarono la proprietà del santuario ai frati.
La disputa ebbe termine solo quando Foresio Vannucci da Cortona, con una delega di Papa Paolo II (1464-1471), pronunciò una sentenza definitiva a favore della Badessa di Santa Giuliana.
Nonostante queste controversie, il piccolo Santuario, meta di moltissimi pellegrini, era diventato ricchissimo di affreschi votivi che, alla fine del 1400, avevano ormai ricoperto quasi tutte le pareti interne.
Alcuni nomi di questi fedeli, come quello di Menico de Francesco, Marioto de Pecco e Antonio de Giorgio sono ancora leggibili, anche se sbiaditi, in fondo ai dipinti che loro avevano fatto realizzare.
Nel 1511, le stesse monache di S. Giuliana, incaricarono il pittore perugino, Bartolomeo di Carlo, di restaurare la bella immagine miracolosa che già dava i primi segni di deperimento.
In questo periodo la piccola chiesa raggiunse il suo massimo splendore, infatti allo stesso pittore fu affidato dalle suore nel 1516 il compito di realizzare un ricco addobbo per adornare l’immagine nei giorni di festa.
Nel XVII secolo ed in quello successivo, progressivamente, il Santuario dovette perdere gran parte della sua fama; infatti non furono più realizzati affreschi, né si trovano documenti di quell’epoca.
Questa situazione fece sì che la chiesina, trascurata, cominciasse ad andare in rovina tanto che, verso la fine del 700, si dovette procedere ad una impegnativa opera di ristrutturazione durante la quale fu abbassato il soffitto e realizzato un nuovo tetto a quattro spioventi.
All’interno della Chiesetta, sotto l’immagine miracolosa, venne fatto un nuovo altare, ma soprattutto, come racconta scandalizzato il poeta e storico perugino Annibale Mariotti, furono ricoperti con calcina bianca tutti gli affreschi delle pareti.
Nel secolo scorso, secondo quando sostiene lo storico Ottorino Gurrieri, venne realizzato il grande tabernacolo neogotico e la cancellata che, ancora oggi, proteggono l’immagine di Maria Santissima.
Nel 1859 la proprietà della chiesetta passò dalle monache di S. Giuliana alla parrocchia di S. Egidio, che ne affidò la cura alla Compagnia del SS. Sacramento e del Rosario, che operava in paese.
A causa della scarsità delle risorse economiche della compagnia il piccolo Santuario, poco curato, andò rapidamente deteriorando tanto che nel 1899 l’allora parroco Don Pietro Barola inviò al Regio Ministro delle Belle Arti del tempo una lettera nella quale chiedeva che venisse fatta una pronta perizia per poterlo restaurare.
L’8 aprile 1903, durante un accertamento fatto da esperti del Ministero, sotto lo strato di calce, furono rinvenuti i preziosi affreschi; ma solo il 10 settembre 1911 fu approvato il progetto per i lavori di restauro.
Nel 1913 vennero portati a compimento questi lavori, che consistettero nel rifacimento del tetto, che fu rialzato e rifatto a capanna, e nella costruzione del nuovo campanile.
L’opera fu eseguita dalla ditta Turchetti, mentre il restauro degli affreschi fu commissionato al pittore Alberto Colmignoli, il costo dei lavori assommò a ben 2.831 lire; infine, il 30 aprile 1978, la Chiesa della Madonna della Villa venne riaperta, con una cerimonia ufficiale, dopo ulteriori lavori di restauro realizzati sotto la guida del Prof Bruno Tersetti su commissione della Soprintendenza dell’Umbria.
Nonostante questa riapertura ufficiale i restauri degli affreschi, a tutt’oggi, non sono stati ultimati e le pregevoli pitture si stanno ulteriormente deteriorando rischiando di andare perdute per sempre.
Aspetto esterno
La particolarità, che subito emerge nella pianta della chiesa di Santa Maria della Villa è la struttura a doppio ingresso in una chiesa, sorta come oratorio, dalle dimensioni così ridotte; l’edificio è accessibile tramite due ampie porte simmetricamente sull’asse est-ovest, delle quali la prima, nella parete ovest, presenta caratteristiche leggermente differenti dalla seconda.
La chiesa ha le caratteristiche del Santuario processionale, in quanto ha due porte di accesso che, poste sui lati corti, permettevano il passaggio continuo dei fedeli in preghiera secondo un antico modo di far processioni, detto “a passate“.
Il piccolo Santuario è a pianta rettangolare e misura esternamente: 13 metri di lunghezza per 9 di larghezza e 9,25 di altezza.
Il portone principale, orientato verso ponente, è inserito in un arco a tutto sesto realizzato con pietra arenaria; sopra di esso è collocata una grande nicchia a sesto tondo, con la cornice di base dentellata, in cui è raffigurata la Madonna della Misericordia con i Santi Pietro e Paolo e l’Onnipotente sul sottarco.
La porta posteriore ha sulla sua sinistra una nicchia, simile alla precedente, i cui affreschi purtroppo sono andati perduti e una più piccola a destra.
Tracce di affreschi vicino al portale d’ingresso, ancora visibili all’inizio di questo secolo e oggi perdute, fanno pensare che tutta la facciata fosse affrescata.
Nella parete che corre lungo la strada si apre una finestra, mentre nella parete opposta si eleva il campanile a vela.
Gli affreschi votivi
La ridondanza di alcuni Santi ripetuti in numero massiccio sulle pareti dell’oratorio, conferma la valenza terapeutica del piccolo santuario della Madonna della Villa.
I numerosi affreschi che adornano le pareti interne del Santuario, alcuni dei quali datati, sono evidentemente votivi, cioè fatti fare dai fedeli che si rivolgevano alla Vergine o ai Santi per avere delle grazie o per ringraziare dei benefici ricevuti.
Il fatto di essere votivi fa sì che siano stati realizzati in epoche diverse: si va dai più antichi, che risalgono alla seconda metà del ‘300, ai più recenti e raffinati, che sono da collocare alla fine del ‘400.
Questa diversità di epoca è evidente anche dal fatto che gli affreschi, opera di più pittori di scuola umbra, non facendo parte di un unico progetto, non sono stati dipinti su piani paralleli, ma a volte, addirittura si sovrappongono.
La Madonna è il soggetto più raffigurato, di Lei si possono contare circa quaranta immagini; il più delle volte la Vergine è rappresentata in trono con il Bambino, a volte con il seno scoperto, mentre allatta, “Madonna del latte” o in atteggiamento più dolce, mentre offre al Bambino dei fiori; spesso in queste scene è inserito anche un uccellino.
Tutto ciò dimostra quanto profonda fosse la devozione degli uomini del Medioevo e del primo Rinascimento per la Vergine da tutti considerata come “prima mediatrice di grazie presso il Suo Divin Figliuolo“.
Il carattere di questo santuario mariano sembra comunque essere di tipo multi-terapeutico, se si considera che i Santi più rappresentati sono quelli legati alla realtà economica rurale (i Santi il cui potere taumaturgico veniva riconosciuto sul controllo sulle acque, sui prodotti della terra e di tutto ciò che era connesso al tema della nascita e del parto), alle realtà più propriamente femminili come la maternità e l’allattamento (nonché il lavoro tessile), oltre a quelle relative al fenomeno del pellegrinaggio.
Un elemento, evidenziato dagli affreschi, è lo stretto legame che unisce il Santuario al mondo agricolo, nel quale è collocato.
Infatti, sulle pareti sono più volte dipinti alcuni santi invocati, come protettori, di specifici bisogni degli agricoltori.
Non a caso il più raffigurato, dopo la Vergine, è Sant’Antonio Abate, facilmente riconoscibile per la lunga barba bianca, il bastone e il libro.
Per ben otto volte questo santo è rappresentato; una volta a sinistra della porta principale, è collocato, addirittura in trono con in basso a sinistra il committente (colui che aveva fatto fare l’affresco) inginocchiato e sproporzionatamente piccolo.
Questo ci aiuta a capire quanto grande doveva essere a quel tempo, nel mondo contadino, la devozione per questo santo protettore degli animali, la cui festa si celebra il 17 gennaio.
Altro Santo importante per gli agricoltori era San Cristoforo; di lui ci sono quattro raffigurazioni.
Lo si riconosce con facilità, perché porta il Bambino sulle spalle e ha i piedi immersi nell’acqua.
Il Santo veniva invocato contro i temporali improvvisi e contro la grandine, principali flagelli dell’agricoltura.
San Cristoforo era venerato pure dai pellegrini.
A tal proposito, giova ricordare che la chiesetta della Madonna della Villa sovrasta l’antica strada Francigena o Romanesca, che per lunghi secoli, soprattutto in occasione degli anni santi, conduceva i pellegrini dalla Francia a Roma e viceversa, da qui il nome.
Particolarmente invocato era San Giovanni Battista di cui vi sono quattro raffigurazioni; è riconoscibile per avere, sotto il manto, un abito peloso e per una lunga pergamena che tiene in mano, mentre l’indice dell’altra mano è proteso in avanti a significare la sua missione di annunciatore del Messia.
Quattro volte è raffigurata anche Santa Caterina d’Alessandria, riconoscibile per la corona e la ruota che le è appoggiata ad un fianco; ad essa si rivolgevano le filatrici, ma soprattutto le donne che allattavano e le nutrici.
Un altro Santo a cui si rivolgevano di frequente gli uomini del medioevo era San Sebastiano, raffigurato due volte e individuabile per le frecce conficcate nel corpo; egli era invocato contro la pestilenza e le malattie infettive degli animali.
Nel piccolo Santuario è raffigurato più volte un Santo Vescovo, forse San Bernardo da Chiaravalle.
Questa immagine era legata alla devozione delle monache cistercensi di Santa Giuliana, dato che raffigurazioni simili si trovano anche nella chiesa madre del monastero perugino.
Altri Santi più facilmente riconoscibili come Sant’Antonio da Padova e San Bernardino da Siena a sinistra della finestra, l’Arcangelo Gabriele, San Giacomo il Maggiore e San Francesco d’Assisi, a sinistra della cancellata, ci ricordano devozioni particolari verso queste grandi figure della fede cattolica.
Alcune figure di Santi sono di difficile individuazione, in quanto il loro cattivo stato di conservazione non consente di identificare con precisione gli elementi che le contraddistinguono.
Tutta questa serie di affreschi, anche se non pregevolissimi, fanno sì che il piccolo Santuario della “Madonna della Villa” possa essere considerato, a ragione, una minuscola ma preziosa pinacoteca di quello che fu il culto popolare mariano in Umbria, tra il XIV e il XVI secolo.
Interno
Fare una descrizione dettagliata dei dipinti contenuti all’interno della chiesa si rivela cosa assai complessa in quanto questa ne è talmente ricca che si potrebbe definire una vera e propria Pinacoteca.
Comunque vediamo di dare un quadro dettagliato dei dipinti seguendo un ordine in senso orario delle pareti della stessa cominciando da quella esposta ad est, per intenderci quella che ha la porta rivolta verso l’abitato di Sant’Egidio.
Tutti gli affreschi sono disposti su più registri quindi per darci un metodo partiremo dal primo registro in basso per poi salire ai registri successivi e ognuno di questi sarà descritto partendo in senso lineare da sinistra verso destra.
Si cercherà altresì di dare un nome all’autore del dipinto e la sua collocazione temporale storica.
PARETE EST
Primo registro:
1. Nicchia in basso Madonna in trono col Bambino e angeli; pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana. I dipinti da tale artista sono datati “1477”.
2. Madonna in trono col Bambino e fiore. “Maestro del Sant’Antonio abate in cattedra“, pittore umbro arcaizzante. Dipinti collocabili intorno alla fine del XIV secolo.
3. Santo diacono giovane (soggetto iconografico non identificato). Pittore non identificato; dipinti cronologicamente collocabili tra il 1470 e il 1479 (iscrizioni parzialmente leggibili).
4. San Giovanni Battista, Madonna del latte e San Bartolomeo. “Maestro del Sant’Antonio abate in cattedra“, pittore umbro arcaizzante. Dipinti collocabili intorno alla fine del XIV secolo.
Secondo registro:
1. Madonna in trono col Bambino e un uccellino. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega. Epigono della pittura giottesca assisiate, tra i seguaci di Puccio Capanna. Dipinti stratigraficamente contemporanei e collocabili tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
2. Nella nicchia in alto a sinistra della porta Madonna col Bambino e Santi (soggetti iconografici non identificati). Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
3. Crocifissione; “Maestro di Sant’Egidio” e bottega. Fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Questo quadro occupa anche una parte del terzo registro.
4. Santo Vescovo, San Cristoforo, Madonna in trono col Bambino e Sant’Antonio abate. “Maestro di Sant’Egidio” fine del XIV e l’inizio del XV secolo).Il Santo vescovo è forse identificabile con San Bernardo da Chiaravalle, questa immagine infatti era legata alla devozione delle monache Cistercensi del monastero di Santa Giuliana dato che raffigurazioni simili si trovano anche nella chiesa madre del monastero perugino. Ricordiamo infatti che l’area di Sant’Egidio era fra i possedimenti di questo monastero.(vedi post chiesa di Sant’Egidio).
Terzo registro:
1. Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato. Dipinti cronologicamente collocabili tra il 1470 e il 1479 (iscrizioni parzialmente leggibili).
2. Sant’Antonio abate, Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
PARETE SUD
Primo registro:
1. Madonna col Bambino. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega. Dipinti stratigraficamente contemporanei e collocabili tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
2. Nicchia – Madonna dell’umiltà e angelo. – Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
3. Nella spalla sinistra della finestra in alto Sant’Antonio da Padova e in basso San Bernardino da Siena. Entrambi i dipinti sono di un pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana. Dipinti datati “1477“.
4. San Cristoforo, San Giacomo, Madonna col Bambino e Sante (soggetti iconografici non identificati). “Maestro di Sant’Egidio” e bottega. Dipinti stratigraficamente contemporanei e collocabili tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
5. Nella spalla destra della finestra Santo diacono giovane (soggetto iconografico non identificato). – Pittore non identificato. Dipinti cronologicamente collocabili tra il 1470 e il 1479
6. Santa e Madonna in trono col Bambino (la Santa è deteriorata e non identificabile). “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
7. San Giovanni Battista e Madonna in trono col Bambino. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
8. Annunciazione. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
Secondo registro:
1. San Cristoforo. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
2. Madonna del latte e un Santo Vescovo in cattedra. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio” inizi sec. XV.
3. Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato, ancora legato alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti individuati dall’affinità stilistica con Gentile da Fabriano, primi decenni del XV secolo.
4. Santo (soggetto iconografico non identificato, forse San Giovanni Battista), Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
5. Madonna in trono col Bambino e Sant’Antonio abate. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
3. Madonna in trono col Bambino e angeli. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
A destra della finestra i dipinti del secondo registro sono più grandi e completano la parete fino al soffitto mentre nella parte sinistra della finestra il ciclo si completa con un terzo registro di due dipinti.
Terzo registro:
6. Santa Caterina d’Alessandria, Madonna in trono col Bambino e Santo Vescovo. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
7. Madonna in trono col Bambino. Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
PARETE OVEST
La parete ha una porta contrapposta a quella di ingresso.
Primo registro:
1. Madonna del latte. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
2. Sant’Antonio abate in cattedra. “Maestro del Sant’Antonio abate in cattedra“, pittore umbro arcaizzante. Dipinti collocabili intorno alla fine del XIV secolo.
8. Santo, Madonna col Bambino e Sant’Antonio abate. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’’inizio del XV secolo.
Secondo registro:
9. Madonna in trono col Bambino. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
10. Annunciazione. Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
11. Madonna col Bambino. Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
Terzo registro:
1. Santa Caterina d’Alessandria, Madonna in trono col Bambino e Sant’Antonio abate. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
2. Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato. Dipinti cronologicamente collocabili tra il 1470 e il 1479.
12. Crocifissione. Pittore attivo nella bottega dei Salimbeni e nella cerchia di Bartolomeo da Miranda. Affinità stilistica con la pittura umbra meridionale e marchigiana. Collocazione cronologica dei dipinti tra il 1420 e il 1450 circa.
PARETE NORD
Questa parete contiene l’edicola sacra da cui poi è nato il Santuario.
Primo registro parete a sinistra di chi guarda l’altare:
1. San Giacomo e San Gabriele. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
2. Madonna col Bambino e San Giovanni Battista. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
3. San Sebastiano. Pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana.
Secondo registro parete a sinistra di chi guarda l’altare:
3. Santa Caterina d’Alessandria e Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato, appartenente alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti caratterizzati da una specifica cifra stilistica, databili all’inizio del XV secolo.
4. San Francesco, Madonna in trono col Bambino, e angeli. “Maestro di Sant’Egidio” e bottega fine del XIV e l’inizio del XV secolo.
Terzo registro parete a sinistra di chi guarda l’altare:
1. Madonna di Loreto. Pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana.
5. Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana.
Immagine sacra:
L’altare, posto sotto l’immagine miracolosa è separato dal resto dello spazio da una struttura a baldacchino del XVIII-XIX secolo a pianta rettangolare e realizzato in muratura fino all’altezza di circa un metro e da un cancello in ferro battuto.
l cancello, che permette l’accesso all’interno dello spazio consacrato, si innesta su quattro colonne, montanti di una struttura superiore costituita da tre archi raccordati; l’estradosso degli archi è adornato da una ricca decorazione in gesso e legno, pesantemente scialbata, raffigurante i quattro Evangelisti e quattro Profeti del Vecchio Testamento; questi sono intervallati da due tipologie di cuspidi, due ad arco trilobato in corrispondenza delle colonne esterne ed altre, di dimensioni inferiori, con piccoli putti.
L’effigie miracolosa si presenta come un dipinto murale piuttosto compromesso dal tempo e dalle ridipinture: il modello originario è quello di una Madonna in trono col Bambino; l’affresco è attribuito a Pietro Lorenzetti vissuto tra il 1280 e il 1348 anno in cui morì per una pestilenza.
Durante la sua vita il pittore toscano lavorò per alcuni anni alla realizzazione degli affreschi della chiesa di San Francesco ad Assisi e fu probabilmente in questo periodo che venne realizzata l’immagine della Madonna della Villa.
Primo registro parete a destra di chi guarda l’altare:
6. Nella nicchia Madonna col Bambino. Non è stato possibile alcun riferimento cronologico o stilistico, a causa della limitatezza dei lacerti ancora visibili.
7. Madonna. Pittore non identificato, ancora legato alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti individuati dall’affinità stilistica con Gentile da Fabriano, primi decenni del XV secolo.
8. Santo. Pittore non identificato, ancora legato alla bottega del “Maestro di Sant’Egidio“. Dipinti individuati dall’affinità stilistica con Gentile da Fabriano, primi decenni del XV secolo.
Secondo registro parete a destra di chi guarda l’altare:
1. Madonna del latte con Sant’Antonio abate. “Maestro del Sant’Antonio abate in cattedra“, pittore umbro arcaizzante. Dipinti collocabili intorno alla fine del XIV secolo.
2. San Cristoforo, Sant’Antonio abate e San Bartolomeo. “Maestro del Sant’Antonio abate in cattedra“, pittore umbro arcaizzante. Dipinti collocabili intorno alla fine del XIV secolo.
Terzo registro parete a destra di chi guarda l’altare:
1. Madonna di Loreto. Pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana.
2. Madonna in trono col Bambino. Pittore non identificato, attivo nell’ambiente assisiate della seconda metà del XV secolo e fortemente influenzato dalla cultura marchigiana.
Fonti documentative
Chiara Cavanna – Santa Maria della Villa in Sant’Egidio – Tesi di laurea
Opuscolo realizzato per il Giubileo del 2000
Per approfondimenti
Tesi di laurea di Chiara Cavanna (link via dropbox, vi chiederà l’autenticazione ma non è obbligatoria)
Studio delle fasi pittoriche di Chiara Cavanna(link via dropbox, vi chiederà l’autenticazione ma non è obbligatoria)
Da vedere nella zona
Castello di Sant’Egidio
Castello di Ripa
Chiesa di Santa Maria di Ripa
Castello di Pilonico Paterno