Abbazia di San Paolo delle Abbadesse – Bastia Umbra (PG)
Cenni storici
Il monastero sorge nei pressi della confluenza del fiume Tescio con il Chiascio o Chiagio a circa 1 Km dal centro abitato di Bastia Umbra anticamente detta Insula Romana o Romanesca.
La fama di questa chiesa assai antica è tradizionalmente legata alla vicenda della scelta di serafica povertà di S. Chiara, che, come noto, all’origine della sua vocazione, avendo deciso di seguire la regola di S. Francesco, contrastata dalla famiglia e fuggita dalla sua casa, una volta presi i voti nel 1211, trovò rifugio, con l’aiuto del Santo, nella comunità femminile benedettina a cui allora questo sacello apparteneva.
In particolare l’insediamento, chiamato anche S. Paolo fontis Tibertini (detto nome deriva da come era chiamato l’ultimo tratto del Chiascio prima di confluire nel Tevere), o S. Paolo del Chiagio, o S. Paolo delle Ancelle di Dio, costruito su un terreno ceduto nel 1055 dalla famiglia longobarda di Adoino di Agino al Capitolo della Cattedrale di S. Rufino di Assisi, nutrita è in proposito la bibliografia, dagli storici è fatto risalire con sicurezza al 1198 in quanto nella bolla di Innocenzo III di quell’anno si confermavano i beni del monastero al vescovo di Assisi Guido.
In un’altra bolla dello stesso papa datata 5 maggio 1201 pose il monastero sotto la protezione e al diretta giurisdizione della Sede Apostolica riconoscendone i privilegi, le numerose pertinenze e cinque benefici con cappelle; questa bolla è conservata nell’Archivio del monastero di Sant’Apollinare di Assisi.
Successivamente lo stesso papa nel 1202, smentendo la bolla precedente donò al monastero l’esenzione dall’autorità episcopale.
Nella stessa bolla del 1201, Innocenzo III aveva concesso all’abbadessa Sibilia (o Vibilia), la stessa che ricevette Santa Chiara il 28 marzo del 1211, una riserva particolare per la sua comunità, consistente nel sanzionare con pene assai severe (tra cui interdetto e maledizione divina) i perturbatori della tranquillità della comunità medesima “nulli omnino hominum liceat prefatum monasterium temere perturbare“.
Provvedimento che giustificherebbe la scelta di Francesco per questo luogo, soprattutto per tutela dell’incolumità della fanciulla, in quanto alle dipendenze di un ordine potente ed autorevole, e luogo potente ed autorevole esso stesso, a giudicare dai beni e dalle concessioni godute, la giovane era più che al sicuro.
Inoltre il Santo era ben al corrente dell’opposizione dei parenti di Chiara a tale scelta, in relazione soprattutto al senso dell’onore familiare vigente nel Medio Evo.
Narra la leggenda che opponendosi ai genitori che volevano riportarla a casa si aggrappò all’altare e non fu possibile staccarla.
Santa Chiara fu successivamente trasferita a Sant’Angelo di Panzo alle pendici del Subasio dove fu raggiunta dalla sorella Agnese e da altre compagne.
Nel 1272 papa Gregorio X, di passaggio ad Orvieto, confermò i beni ed i privilegi di San Paolo delle Abbadesse compresa l’esenzione riconosciuta da Innocenzo III.
Monastero benedettino e chiesa diedero poi, data la loro importanza sul territorio, il nome alla circoscrizione amministrativa che con la terminologia del tempo venne a chiamarsi balia di S. Paolo delle Abbadesse (de Abbatissis) dipendente dal Comune di Assisi.
Col declinare della potenza benedettina, nel 1289 le monache si trasferirono 1389, all’interno della città di Assisi, rimasto il luogo abbandonato, fu scelto nel 1389 dagli assisani per la costruzione di una fortezza a guardia del confine (il passaggio del Chiascio su cui successivamente sorgerà il ponte) contro le tendenze espansionistiche dei perugini, fortezza che venne eretta sui muri dell’antico monastero.
Per innalzare l’opera demolirono i muri del monastero risparmiando solo la chiesa.
Ma considerando i perugini “che questa nuova fabrica non poteva altro che danno allo stato loro apportare, fatto prima, et per lettere, et per Ambasciatori intendere agli Ascesani, che desistessero dall’opera, et essi non vi attendendo, né dando risposta alcuna a Magistrati, fù finalmente dopo tutti i debiti convenevoli deliberato, che vi si mandassero le genti a scaricarla“.
Distrutto il baluardo, e rimasta tuttavia intatta la chiesa, le pietre dei ruderi della fortezza furono utilizzate circa quattro secoli e mezzo dopo, nel 1820, per la costruzione del ponte sul Tescio “congiunto con l’altro sul Chiagio” come tuttora visibile alla base dei piloni frangiflutti.
Scarse sono le notizie dell’insediamento fino ai primi del secolo XIX.
È tuttavia da ritenere che la nuova efficienza del ponte, nel XVI secolo, si riflettesse anche sulla valorizzazione del sacello che, luogo francescano per eccellenza in quanto legato alla vicenda clariana, era la prima meta di devozione dei pellegrini provenienti dal nord, una volta oltrepassato il fiume con pagamento del debito pedaggio.
Menzione visiva viene fatta della chiesetta in alcune carte topografiche sei/settecentesche ad attestazione dell’importanza del sito.
Così in una pianta del territorio del cartografo Aquilanti (sec. XVII) S. Paolo viene menzionata come tale e lo stesso avviene in una copia della carta medesima dei primi del secolo seguente in cui però non compare il toponimo, comparendo tuttavia la figura dell’insediamento.
Dell’antico monastero resta solo la cappella costruita nell’ultimo decennio del XII secolo.
Nel 1862 , come ricordato in una lapide all’interno della chiesa, il comune di Bastia (oramai a questa data il monastero è passato dal comune di Assisi a quello di Bastia Umbra) decise di realizzare il cimitero.
Dopo il terremoto del 1997 la chiesa è stata restaurata e riparta al culto nel 2004 e affidata alla custodia e gestione al monastero delle Benedettine di Sant’Anna di Bastia Umbra.
Aspetto esterno
La facciata è priva di ogni elemento decorativo anche se i materiali utilizzati fra cui i grossi blocchi di pietra utilizzati per la struttura di base fanno supporre la presenza di una struttura molto più antica.
L’abside, esposta ad oriente, è tripartito da due leganti lesene tonde con semicapitello a latifoglie.
Esternamente è decorata alla foggia bizantina da una monofora divisa in due da una nuda colonnina di travertino, ornata nell’arcatura da racemi con ai lati due colombe.
Il campanile è a vela.
Interno
L’interno è a navata unica spoglia con tetto a capriate e lesene laterali che ripartono la superficie delle pareti e ne diventano motivo di decorazione.
Frammenti di pittura di “scuola perugina” del XVI sec., sono presenti nell’abside ove si possono distinguere l’immagine della Vergine con in braccio il Bambino e ai lati San Paolo e San Benedetto dedicatario dell’antico cenobio.
Dalle Fonti Francescane
“Poi, dopo che ebbe preso le insegne della santa penitenza davanti all’altare di santa Maria (della Porziuncola) e, quasi davanti al talamo nuziale della Vergine, l’umile ancella si fu sposata a Cristo, subito san Francesco la condusse alla Chiesa di San Paolo (delle Abbadesse in Bastia Umbra), con l’intenzione che rimanesse in quel luogo finché la Volontà dell’Altissimo non disponesse diversamente. Come resistette con ferma perseveranza alla violenza dei familiari. Raggiunti a volo dalla notizia dell’avvenimento, i parenti, col cuore straziato, condannano il proposito messo in atto dalla vergine; e riunitisi in gruppo, accorrono al luogo, nel tentativo di ottenere l’impossibile. Ricorrono a tutto: alla violenza impetuosa, a trame avvelenate, a lusinghiere promesse, pur di persuaderla a recedere da quella condizione di umiliata bassezza, che né si addice alla nobiltà del casato, né ha precedenti nella contrada. Ma ella, aggrappandosi stretta alle tovaglie dell’altare, si scopre il capo rasato, affermando che in nessun modo si lascerà strappare dal servizio di Cristo. Col crescere della lotta ostile dei suoi, cresce il suo coraggio, e nuove forze le infonde l’amore stimolato dalle offese. Ostacolata così per più giorni nella via del Signore e soffrendo l’opposizione dei suoi familiari al suo proposito di santità, non vacillò l’animo, non svigorì il suo fervore: anzi, tra le parole ingiuriose, ella tempra il suo spirito alla speranza, finché i parenti, sconfitti, si danno per vinti e si placano”.
Fonti documentative
F. Guarino – La Valle del Tescio – Accademia Properziana del Subasio e Parco Regionale dl Subasio 2006
B. Sperandio – Chiese Romaniche in Umbria – 2001
Fra Tommaso da Celano “Vita di San Francesco d’Assisi e Trattato dei Miracoli
G. Farnedi e N. Togni – Monasteri Benedettini in Umbria alle radici del paesaggio umbro – 2014