Roccatederighi – Roccastrada (GR)
Cenni Storici
Roccatederighi, piccola frazione del comune di Roccastrada in provincia di Grosseto, è un borgo medievale dell’Alta Maremma incastonato su uno sperone di roccia vulcanica a 537 metri s.l.m. sulle colline metallifere.
Caratteristico è il suo impianto urbanistico che con i suoi vicoli e i suoi edifici si integra perfettamente con lo snodarsi di enormi “massi” di riolite; le case, i tetti, le scale del paese diventano un tutt’uno con gli affioramenti di roccia vulcanica che al sorgere e calare del sole si tingono di rosa.
Come se ne deduce dal suo nome ne furono signori i Tederighi, vassalli dei Conti Aldobrandeschi; tuttavia, Roccatederighi era già conosciuta nel 952 dagli storici come “Rocca Norsina”, che nel 1110 faceva parte del territorio di Roselle.
All’inizio del XIII secolo era indicata con l’espressione “Rocha filorum Guaschi”, derivata dal nome della consorteria che vi dominava; mentre, a partire dal 1239 fu detta dei figli di Tederigo o Tederigolo, dal quale prese il nome attuale del paese.
Nella seconda metà del XIII secolo Roccatederighi passò sotto il controllo della Repubblica senese quando, nel 1294, la famiglia Tederighi incominciò a vendere a Siena le loro quote di possedimenti e diritti sul castello; l’ultima vendita venne conclusa nel 1323.
Nel 1369 Siena la donò poi alla famiglia Salimbeni, il cui dominio durò fino alla loro caduta nel 1404; nel 1405 era nuovamente amministrata da Siena che ne seguì le sorti fino alla caduta della sua Repubblica nel 1554.
Durante la campagna militare del 1553 le armate del Marchese di Maragliano distrussero Roccatederighi, facendo giungere fino a noi solo la porta d’ingresso.
Nel 1618 Cosimo II dei Medici con diploma del 2 Novembre 1618 costituisce in feudo Roccatederighi affidandolo a Giovan Cristofano Malaspina di Mulazzo con il titolo di Marchese.
Come accade al vicino Castello di Montemassi, i Malaspina vendettero il feudo a Giovan Domenico Cambiaso di Genova.
Con le riforme leopoldine il Granduca impose a tutti i feudatari il pagamento di una provvigione annua di mille lire così il Marchese Cambiaso, decise quindi di rinunciare al diritto feudale sulla Rocca.
Con gli sconvolgimenti napoleonici, Sua Maestà la Regina Reggente Maria Luisa concesse di nuovo in feudo i castelli di Roccatederighi e Montemassi a Vincenzo Salucci di Livorno come attestato della riconoscenza per i servizi da lui resi a Lodovico I.
Architettura e Urbanistica
Alla parte più antica del borgo si accede attraverso una porta del XII secolo con arco a tutto sesto che introduce nella parte più autentica del borgo medioevale.
Addossata ad essa frammenti delle originarie mura di cinta si mescolano con gli edifici che costeggiano il dedalo di vie che si inerpica sullo scoglio di roccia.
Camminando per il borgo, numerose sono le testimonianze di architettura medievale che si scorgono: parti murarie di edifici realizzati con conci squadrati, porte con archi a tutto sesto, finestre bifore, mensole scolpite con motivi vegetali stilizzati, stipiti costituiti da lunghi conci in un unico blocco di trachite.
La trachite veniva impiegata secondo un uso di tipo “selettivo”, come già osservato per il castello di Montemassi, in quanto soltanto gli elementi architettonici di un certo pregio e la porzione basamentale dei muri perimetrali dell’edificio venivano realizzati con pietra vulcanica, mentre le restanti porzioni di paramenti murari venivano realizzate con un’apparecchiatura muraria disordinata composta da bozze di un calcare compatto tipo galestro, corrispondente alla pietra locale.
Sulla sommità settentrionale del borgo, dove un tempo aveva sede il cassero, c’è ora la Torre dell’Orologio, ricostruita nel 1911 per celebrare il 50° anniversario dell’Unità d’Italia.
La prima chiesa che si incontra fuori dalle antiche mura castrensi è la chiesa di San Sebastiano che si presenta in stile neoclassico a seguito di una ristrutturazione nel corso dell’Ottocento; precedentemente, invece, era un oratorio del Cinquecento dedicato ai Santi Fabiano e Sebastiano.
La tradizione locale racconta che nell’Ottocento fosse la chiesa della Compagnia laicale dei “Flagellanti” di S. Sebastiano le cui cruente pratiche penitenziali crearono timori tali per la tutela dell’ordine pubblico, che la Prefettura ne vietò severamente l’esercizio.
La strada che costeggia la chiesa, attraverso l’antica porta ad arco tondo, si inerpica con il suo intrecciarsi dei vicoli; caratteristica è “Via del Tufolino” con gli scalini scavati nella roccia.
Chiesa di San Martino
Salendo verso la sommità del paese si incontra Piazza della Torre sovrastata da un grande masso e, salendo ancora, si arriva alla chiesa di San Martino.
Alla metà del XIII secolo il centro castrense annoverava, accanto alla “ecclesia Sancti Martini” quella di S. Maria oggi scomparsa e ritenuta la più antica del paese, forse perché collocata entro il cassero.
La chiesa di S. Martino è invece situata su uno sperone roccioso all’estremo opposto dell’abitato rispetto al cassero, dove, verosimilmente, aveva sede il primitivo castello; l’edificio sacro si presenta con una struttura “ad aula”, con abside piatto e copertura del tetto in legno.
Una lapide sulla facciata, recante la data 1489, ricorda gli interventi di rifacimento del sito. All’interno interessante è una pittura del XVI secolo di un autore senese raffigurante una Madonna col Bambino e S. Agostino nell’atto di sostenere il castello di Roccatederighi.
Dalla piazza della chiesa la strada lascia dietro di sé le case, per inoltrarsi tra i soli massi, dove si cammina tra saliscendi direttamente sugli scalini scavati nella roccia; da qui suggestivo è il tramonto sulla pianura grossetana che culmina con il mare sullo sfondo e nelle giornate più limpide con la vista delle isole dell’arcipelago toscano.
Curiosità
Ogni anno il 14 agosto si svolge il Palio storico dei Ciuchi tra le cinque contrade in cui è suddiviso il paese.
Risalente al medioevo (1295), con il nome di “Giostra dei Sestrieri ” con Palio (perché le contrade che concorrevano erano sei), il palio vede i ciuchi, con i rispettivi fantini, sfidarsi in una corsa per la via principale alla conquista del drappo dipinto a mano.
La sera, prima dell’inizio della corsa, si svolge il corteo storico che porta il Palio: sfilano i rappresentanti delle varie contrade in costume medioevale; per ogni contrada ci sono dame, cavalieri, signori feudali e rappresentanti delle arti e mestieri.
Passato il corteo vengono quindi presentate le cavalcature con i relativi fantini.
Fonti documentative
www.castellitoscani.com
“Roccatederighi dal Medioevo all’età moderna”, Simonetta Soldatini, Betti Editrice
“Trekking Roccastrada”, Edizioni L’Albatro, 1989
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Camilla Zoppis
Da vedere nella zona
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