Rocca Massima – Latina (LT)

Il paese costituisce il centro abitato più alto della provincia di Latina (m 735 s.l.m.).

 

Cenni storici

E’ il centro abitato più alto della provincia di Latina (m 735); ha poco più di mille abitanti e una sola frazione, Boschetto, a metà strada verso Giulianello.
Il suo monte Grugliano (m 1080) è una delle cime più settentrionali dei Lepini, ma con una camminata di circa 3 ore si può raggiungere da Rocca Massima anche monte Lupone, che della catena dei Lepini è la terza vetta.
Forse è l’antica Arx Carventana, a lungo contesa tra Volsci e Romani.
La rocca fu fondata nel 1202 da papa Innocenzo III, cui nell’VIII centenario (2002) fu intitolato un Largo presso la chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo patrono del paese.
Assegnata agli Annibaldi (1202), fu poi feudo dei Conti (sec. XV), dei Salviati (1558) e dei Borghese (sec. XVIII).
Porta Doria è la porta di accesso dell’abitato rivolta verso Giuliano, oggi Giulianello, con cui Rocca Massima formò un unico feudo sotto la famiglia Conti, quella di Innocenzo III.
La cosa migliore da fare, una volta arrivati a Roccamassima da Segni, da Giulianello o da Cori, è quella di girare a piedi tutto il borgo; si può partire dalla piazza e andare alla Madonna del Carmine, al Belvedere, al parco della Memoria, a San Rocco e infine tornare nella piazza di partenza.
Oppure, sempre partendo dalla piazza, si può prendere la strada di Segni e dopo 3-400 metri, all’altezza della chiesa e convento di S. Rocco, presso il cimitero, salire a destra con delle scalette delimitate da una staccionata bianca; si sale così sul colle dove è il Parco della Memoria.
E’ questo il bel risultato del progetto “Un albero per la memoria, un parco per la speranza“, ideato nel 2000 dalla Pro Loco e realizzato con la partecipazione delle famiglie che dedicano alberi in memoria di parenti defunti o in augurio di bambini al momento della nascita; la gestione e la manutenzione del Parco sono curate dalla stessa Pro Loco in accordo con l’Amministrazione comunale.
Usciti dal parco si può salire ancora a destra fino in cima al colle dove è l’antenna-ripetitore radiotelevisivo e da dove si ammira una splendida veduta sul paese, sulla pianura e sulla costa.
Si ridiscende poi per la strada in parte percorsa fino alla provinciale per Cori; e si ritorna a Rocca Massima lungo il percorso pedonale che fiancheggia la strada, aperto a sinistra sulla pianura e sul mare.
Giunti alla Madonnella, per via del Carmine (a sinistra si scende per via della Ficorella fino alla provinciale per Giulianello) si torna in piazza.
Tutto il giro dura circa 1 ora ed è molto arioso e panoramico; e si può integrare con il giro a piedi del centro storico, con la Corte e la parrocchiale di San Michele Arcangelo, poi via della Marina, la bella passeggiata panoramica della circonvallazione fino al Belvedere, affacciata sulla pianura Pontina e il mar Tirreno: il mare è una componente essenziale di questo balcone naturale che è Rocca Massima, ma in certi giorni può essere anche totalmente nascosto dalla nebbia.
Ampie vedute si hanno anche verso i Monti Albani e Lepini, la Valle Latina, gli Ernici e i Simbruini.
Con un sentierino si può scendere fino alla partenza del “Volo dell’angelo“, si passa davanti alla chiesa della Madonna del Carmine e poi tornando verso la piazza si scende in via Femmina morta, una cementata che fa da “scorciatoia” per tornare sulla via di Giulianello. Risaliti a San Rocco (cimitero), si può concludere la camminata alla croce fuori paese sulla via di Segni, tonando poi alla piazza.
Il Belvedere del paese, sperone panoramicissimo sulla vallata, fino a Velletri e Lariano chiuse dall’Artemisio e a Rocca Priora, è stato dedicato dal Comune, il 13 agosto 2018, al “Dott. Umberto Cianfoni (16 settembre 1911–8 aprile 1997), esimio cittadino, medico condotto e illustre pediatra“.
Nei pressi è la stazione di partenza del “Volo dell’Angelo” (Flying in the sky, Il volo del falco pellegrino), la fune aerea più lunga e veloce del mondo con i suoi 2250 metri di cavo a estensione unica, con una velocità massima di 150 km/h; regala l’emozione del volo attraverso tutta la valle piena di ulivi tra Rocca Massima e Giulianello, planando alle pendici del Monte S. Angelo (m 693), dove è possibile avvistare il falco pellegrino.
E’ questo l’animale più veloce del mondo; si ritiene possa raggiungere in picchiata, durante la caccia, velocità di poco inferiori ai 300 km/h.
Si può riconoscere per il capo nerastro e il piumaggio sfumato nelle varie tonalità del grigio, in forte contrasto con il ventre, tendenzialmente biancastro o giallo punteggiato di nero; la femmina è più grande del maschio e depone da 2 a 4 uova in nidi generalmente posti all’interno di cavità in pareti rocciose.
In un punto della passeggiata sotto la rocca è affissa una poesia intitolata Incanto; l’autore (mi ha detto Cosimo Trizio, proprietario del vicino ostello Il Vecchio Convento) è Angelo Selvaggio di Aprilia, che scrive:
Se lo sguardo porti lontano/vedrai l’orizzonte/partorire cielo e mare./
Sospesi al bordo della vita/spazi coglieremo in controluce…
Avidi gli occhi/ d’infiniti arabeschi/ d’albe incantate/ di rossi tramonti/
orlati di sole/urlati di vento./
Cullati dalle stelle i nostri sogni/ nel raggio della luna incantata.
Sa di cielo l’aria che ci bacia
e il vento che ci accarezza
sa di mare
.
Proprio accanto alla partenza del Volo dell’Angelo sta anche la chiesa della Madonna del Carmine. Sorge nella piazzetta della Madonnella, affacciata sulla valle Ariana, ed è seicentesca; lo conferma una iscrizione incisa nella pietra sull’architrave della porta d’ingresso:
Virginis Deiparae Natalibus Sacrum/ Piorum largitate a fundamentis erectum. A.D. MDCVI“; cioè “Sacro ai Natali della Vergine Maria; eretto dalle fondamenta con le offerte delle persone pie nell’anno 1606“.
Il tempietto votivo è dedicato quindi alla Natività di Maria, che si festeggia l’8 settembre, e una signora del luogo mi ha raccontato che da questa chiesa partivano e tornavano, al suono delle campane, le compagnie di pellegrini che l’8 settembre andavano a piedi al santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, passando per la montagna di Artena e Valmontone.
Un altro cartello chiarisce:
“Chiesa del Carmine. Edificata nel 1606. Curata dalla Confraternita del Carmine e dedicata alla Madonna del Buon Consiglio.
Degni di nota sono non solo l’inclinazione dell’altare interno rivolto verso Genazzano, ma anche esternamente il bassorilievo della Madonna del Buon Consiglio che guarda verso Genazzano.
In questa città in tempi antichi gli abitanti di Rocca Massima si recavano in pellegrinaggio. Oggi si conserva questa antica tradizione portando gli stemmi della Madonna in occasione della sua festa che si tiene la prima domenica di settembre
“.
Nel pellegrinaggio a Genazzano, prima di affrontare la montagna lepina e di scavalcarla verso Artena, si incontrava la Cona Capo La Mora, una capelletta in pietra a forma di grotta dove i contadini e i pastori pregavano e si riparavano in caso di pioggia.
Originariamente anch’essa era dedicata alla Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, e i cittadini di Rocca Massima erano soliti onorarla quando tornava il pellegrinaggio da Genazzano, dopo la risalita del centro storico di Artena, la sosta nella chiesa collegiata di Santa Croce e lo scavalcamento della montagna lepina.
Il maestro Augusto Callegari, da sempre innamorato di Rocca Massima e del suo territorio, ha voluto arricchire la cona con un suo quadro raffigurante Maria SS.ma della Pietà, eseguito nel 1999 (“A Fulvio collegati 1999“) e commissionato dalla famiglia di Fulvio Liberati, scomparso in un tragico incidente sul lavoro.
Subito a sinistra della cona c’è una panchina di ferro nera, adornata e infiocchettata, che dicono la panchina della Pace; e una fontanella di acqua freschissima che in paese chiamano la fontana della Conetta.
Nei pressi è un cartello della Via Francigena e questo del CAI: “La cona è all’incrocio di quattro strade: quella che viene dalla provinciale Giulianello-Rocca Massima (700 metri discesa) che con altri 2 km raggiunge la piazza del paese; quella che prosegue verso la montagna e il Piano Civita di Artena; quella che taglia a sinistra (Via Nuova) e finisce al Boschetto, la frazione di Rocca Massima a metà strada verso Giulianello; e quella che taglia a destra e finisce sulla via Latina Artena-Colleferro“.
Nella montagna di Artena, come in tutti i monti Lepini, è tipico il fenomeno del carsismo, fenomeno erosivo dei rilievi calcarei conseguenza del processo di carbonazione, in cui l’acqua piovana, che contiene disciolta l’anidride carbonica, altera chimicamente ed erode la roccia.
Il nome del processo deriva dalla zona del Carso, in Friuli-Venezia Giulia, dove è particolarmente evidente.
Tra gli animali della boscaglia lepina alcuni sono tipici; il tasso, ad esempio ha un corpo tozzo e robusto con testa piccola e allungata munita di orecchie arrotondate, collo taurino, zampe e coda corte.
La pelliccia è folta di colore grigio-argenteo; la testa è bianca con due bande longitudinali nere che vanno dall’estremità del muso ai lati del collo attraversando l’area degli occhi e delle orecchie.
E’ un animale monogamo, tende a restare insieme alla compagna per tutta la vita.
Notturno e pacifico, passa la giornata a dormire all’interno delle numerose tane che scava e spesso condivide con altri animali come la volpe.
L’istrice invece è un animale con corpo e coda ricoperti di aculei rigidi ed erettili.
Per natura tranquillo, quando si sente minacciato drizza la criniera e gli aculei del dorso, facendo vibrare il sonaglio caudale; in questa fase alcuni aculei si possono staccare.
Tra gli uccelli, il fanello ha un canto è melodioso e flautato e una mescola di colori bellissimi, dal bruno caldo del dorso al rosso vivo di fronte e petto, dal grigio del disegno facciale al bianco candido della banda alare che stacca elegantemente sul nero delle remiganti.
Tra la flora, il muschio appartiene alla famiglia delle Briofite, un gruppo numerosissimo di piante pioniere terrestri.
I muschi sono dotati di radici temporanee non assorbenti con ruolo ancorante mentre il trasporto di acqua e sostanze nutritive avviene per capillarità e interessa l’intera colonia di piante.
Il muschio sopporta benissimo l’aridità perché riesce a disidratarsi mantenendosi in uno stato quiescente, dal quale si risveglierà in poche ore, se innaffiato.
Esistono numerose specie di Orchidee spontanee (rustiche), diffuse spesso ad altitudini elevate. E’ facile riconoscere un’orchidea proprio per i suoi fiori irregolari, simmetrici secondo un piano verticale: 3 sepali colorati, 3 petali di cui 2 laterali e uno più grande, il labello, che è un lembo a tre lobi di cui uno termina con uno sperone.
Le foglie basali sono spesso macchiate di bruno-rossastro; quelle del fusto sono foglie abortite e ridotte a guaine.
Tra le specie che popolano il nostro territorio troviamo il genere Ophrys, OphrysApifera, Orchis.
 

Fonti documentative

Rocca Massima, Guida storica a cura di P. L. De Rossi, Comune di Rocca Massima, 1992.
Cartellonistica locale comunale.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri.
Le visite sono state effettuate il 1° novembre 1922 e 16 giugno 2024.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.679109 12.919574

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