Rocca di Turri – Foligno (PG)
Cenni storici
A poche centinaia di metri dal Santuario della Madonna del Riparo, alle pendici del monte Cologna, sulla sinistra del paese di Scandolaro per chi giunge da S. Eraclio, posta su di uno sperone roccioso si trova la Rocca del Conte o Turri (torre di Ser Angelo). La Rocca, fu edificata sicuramente prima dell’anno 1000 dai de Comitibus, conti di Uppello e successivamente di Foligno.
Anche se può essere raggiunta agevolmente in macchina, dalla statale Flaminia svoltando nei pressi della villa Clio Carpello, il visitatore che intende fare una gradevolissima passeggiata a piedi, non può che percorre il ripido e suggestivo sentiero che dallo stesso paese di Scandolaro, si inerpica lungo un costone immediatamente sotto il Santuario, tra un lussureggiante bosco di lecci e querce secolari.
E proprio verso la metà del percorso indicato, che alzando gli occhi a sinistra, ci si rende conto dell’imponenza della costruzione, mentre volgendo lo sguardo all’indietro, non ci si può esimere dal perdere qualche momento per ammirare la superba bellezza della pianura umbra.
Dopo circa 15 minuti di cammino giunti in cima al colle, attraverso un ampio piazzale ben curato, si arriva alla rocca, circondata da poderose mura ancora intatte a nord e in completa rovina nella parte sud.
Quello che colpisce di più l’occhio del visitatore è la massiccia torre quadrangolare posta appena subito dopo il cancello d’ingresso. Di antica famiglia longobarda, i de Comitibus verosimilmente discendono da Ildebrando, pronipote di re Liutprando che costituì in ducato il territorio di Spoleto.
Abbandonato lo stesso in seguito alla calata dei Franchi di Carlo Magno, Ildebrando si impossessò di alcune terre della Sabina e del folignate, divenendone signore incontrastato.
Ed è proprio al centro del territorio umbro, tra Trevi e Nocera Umbra che si insediò una miriade di conti, di origine, tradizione e lingua longobarda.
Un ramo di questi è sicuramente identificabile nei conti di Oplello (attuale Uppello), che secondo i più antichi documenti conservati nell’Abbazia di Sassovivo, possedevano proprietà in loco già nel 1033.
Si ha notizia che il conte Ugolino de Comitibus e sua moglie Ugolina, nel 1076 colpiti dalla santità di fra’ Mainardo, fondatore dell’Abbazia, donarono allo stesso sei moggi di terreno, imitati in queste elargizioni da altri conti, tra i quali spicca Gualtieri che regalò al santo monaco il suo Palazzo Rocca (futura Abbazia di Sassovivo), nonché il monte omonimo.
Ed è in quel periodo che si incomincia a delineare la casata dei Conti (o de Comitibus), come pure in quel periodo risulta iniziare l’ascesa dell’Abbazia di Sassovivo, più tardi annoverata tra le più grandi e le più potenti della penisola.
La discendenza dei de Comitibus si può così sintetizzare: da Lupone 2° morto nel 1101, attraverso Bonconte 1°, Mainardo 1°, Monaldo 12° e Ranaldo 1° si giunge a Napoleone IV, capostipite della famiglia e padre di Ranaldo 5°, che sposatosi con la contessa Burgari dei conti di Marsciano, generò Francesco 2°, padre di Brancuccio 3° che a sua volta ebbe un figlio di nome Ranaldo 10° conte di Girigiano che visse fino all’anno 1350 a Foligno con il cognome dei Conti o de Comitibus nel rione Spavagli, adiacente a Piazza della Canapa (attuale Piazza S. Domenico).
Il Dorio però a differenza di molti altri storici, il primo personaggio del casato che collega a detta dimora è Ranaldo 5°, di cui tratteggia un profilo biografico che va dal 1250 al 1320.
Ma questa notizia risulta essere priva di attendibilità storica. Quel che è certo invece è che nel rione Spavagli dimorò il figlio di Ranaldo 10°, Astorello 1° de Comitibus, denominato storicamente “Nobilis vir Astarel-Folign lus Raynaldi Brancutii de Comitibus de Fulginea de Societate Spavagliorum” (del rione Spavagli).
Il suddetto conte generò Sigismondo 1°, la figura più importante della nobile casata.
Sigismondo nato nel 1440, fu segretario dei brevi di diversi papi, poeta in latino e in volgare, cancelliere di Foligno quasi ininterrottamente dal 1466 al 1480.
Eresse una cappella in onore di S. Anna nella chiesa di S. Francesco e fu nel prodigo di beneficenze.
Nel 1505 commissionò a Raffaello Sanzio la “Madonna di Foligno” che donò alla nipote suor Anna Conti (o de Comifibus) e che dopo le vicissitudini del periodo napoleonico, durante il quale fu trafugata in Francia, può essere ammirata presso la Pinacoteca Vaticana.
Sigismondo 1° morì nel 1512 all’età di 72 anni Prefetto della Fabbrica di S. Pietro.
Le sue spoglie riposano nella chiesa dell’Ara Coeli in Roma.
Nel 1476 sposò Allegrezza 3° degli Atti, dalla quale ebbe due figli, Giovanni Francesco segretario di papa Leone X e di Clemente VII, e Plautilla sposata a Pietro Gabrielli da Fano, segretario di Leone X e fratello del cardinale Gabrielli vescovo di Urbino e legato dell’Umbria.
Giovanni Francesco già sposato con Lucrezia di Giovan Pietro II Bufalini di Città di Castello, rimasto vedovo, si unì in seconde nozze con Violante dei conti Maurizi di Tolentino, dalla quale ebbe Sigismondo 2°, Domenico 2°, Lodovico 3°, Cecilia 1°, Anna 1° e Livia 1°.
Sigismondo, Domenico e Livia morirono in tenera età.
Lodovico fu l’ultimo maschio e morì nel 1513 probabilmente avvelenato, senza lasciare eredi, mentre Cecilia sposata a Guidantonio II Seggi, di nobile famiglia folignate si spense nel 1561.
Suor Anna, ultima della famiglia e nipote prediletta di Sigismondo 1°, morì nel 1580, lasciando in eredità al Monastero di S. Anna in cui era vissuta, il celebre quadro di Raffaello “La Madonna di Foligno” donatole dallo zio.
Il fortilizio appartenne ai de Comitibus fino al 1728, anno in cui morì Crispolda, l’ultima discendente diretta.
Sul finire del secolo XVIII, la rocca fu acquistata dalla famiglia Deli.
Nel 1816 risultano proprietari Carlo e Piermarino Deli, che in seguito ad un grave dissesto economico la vendettero ad un certo Nicola Maiolica di Cannara.
Nel 1860 fu acquistata dalla famiglia Clarici, titolare di una delle aziende olearie più rinomate dell’Umbria.
Aspetto attuale
Attualmente la superba struttura fortificata, appartiene al dottor Fabio Ciri di Spello e conserva quasi intatta l’originale conformazione medievale. Ristrutturata pochi anni or sono, è stata adibita ad agriturismo con il nome di “Rocca Deli”, purtroppo ha subito lesioni in seguito al terremoto del 1997 e al momento è chiusa sia la rocca che la struttura agrituristica.
Bibliografia
Santuari e Castelli del Folignate e dalla Valtopina di Sandro Capodimonti editrice Dimensione Grafica