Rocca di Acquabianca – Ravignano di Foligno (PG)
Cenni Storici
La rocca di Acquabianca, il cui nome acquisito è stato preso dal fosso omonimo, già nota almeno dalla prima metà del Duecento, è una fortificazione di poggio risalente al Medioevo costruita con funzione difensiva e di supremazia sulla valle del fiume Topino.
La struttura è posizionata lungo una strada medievale ora in gran parte scomparsa, chiamata “ strada di Paterno”, che attraversando il paese di Poggiarello scendeva a Pieve Fanonica e si ricollegava alla via consolare Flaminia.
Il nome in origine era “Fortellitium Agnani“, e costituiva un anello della linea difensiva dei Trinci.
Il toponimo Acquabianca è noto dai documenti sin dal pieno Medioevo: al 1235, il sito di “Aqua alba“, nel territorio di Foligno, era un punto di confine con il territorio distrettuale della Valtopina direttamente dipendente dalla Sede apostolica per il tramite della Camera provinciale in Spoleto.
Gli Statuti comunali di Foligno promulgati nella prima metà del Trecento, davano prescrizioni per la tutela strutturale del condotto dell’Acquabianca, che convogliava acqua potabile nel centro cittadino, con cui si stabilivano controlli periodici onde preservare la purezza delle acque in esso fluenti.
Il “Fortellitium Agnani” compare tra l’elenco dei “sindacati”, ( denominazione con cui si designavano sotto il profilo istituzionale – amministrativo i castelli e le ville ) che in occasione della festività di San Feliciano (24 gennaio) conferivano alla cattedrale i “ Doppieri ”, candelotti di cera devozionali di vario peso, un simbolico omaggio al patrono e un tangibile tributo di obbedienza alla città capoluogo.
Fino al 1969 si trovava allo stato di rudere, e in quell’anno venne ristrutturata dai Recchi utilizzando “le antiche pietre” (così recita un’iscrizione murata), e venne costruita ex novo anche una piccola cappella.
Tratti delle strutture originarie sono leggibili all’interno delle costruzioni successive. In particolar modo si riconoscono due alte pareti con paramenti murari formati da blocchi di arenaria, piccoli, squadrati e dai caratteri duecenteschi, forse pertinenti alla torre del fortilizio.
Aspetto
Nonostante l’eccellente opera di recupero effettuata, ora appare completamente invasa da piante rampicanti, che un tempo erano state messe a dimora per ornare la residenza; infatti Il complesso ha subito danni ingenti con il terremoto del 1997, ed è stato abbandonato di nuovo.
Fino agli anni Novanta del Novecento la rocca ha costituito il centro del podere di Acquabianca, che comprendeva circa 70 ettari di terreni, tra olivati ed arativi.
Lungo la strada di accesso alla rocca è la “Fonte del Casale”, una fonte d’attingimento in muratura, realizzata negli anni Trenta.
SORGENTE DI ACQUABIANCA
Nelle vicinanze della Rocca sgorga la sorgente omonima che risulta utilizzata sin dal Medioevo e nei secoli successivi ma sarebbe stata abbandonata a causa di una serie di preconcetti, primo fra tutti la supposta eccessiva presenza nelle sue acque di sali calcarei.
Solo nell’agosto del 1894 l’Acquabianca tornò ad essere immessa nella conduttura municipale, dopo che una serie di analisi e di verifiche accurate dimostrò il suo alto livello qualitativo, ponendo fine alle dicerie che su essa gravavano ormai da tanto tempo.
I lavori di captazione e di distribuzione del nuovo acquedotto di Foligno terminarono nel dicembre 1895 e la sorgente di Acquabianca, assieme alle sopra citate sorgenti di Capodacqua, alimenta tuttora la città.
Nei pressi della sorgente è presente un laghetto artificiale di privato usato un tempo per la caccia eil tempo libero.
Fonti documentative
F. Bettoni M.R.Picuti – La montagna di Foligno – Itinerari tra Flaminia e Lauretana – Associazione Orfini Numeister 2007