Rocca dei Trinci di Capodacqua – Foligno (PG)

La rocca è stata completamente recuperata e destinata a ricettività turistica.

Cenni Storici

Al centesimo miglio (Pontecentesimo), della Statale Flaminia per chi giunge da Foligno svoltando a destra, dopo circa quattro chilometri si giunge a Capodacqua.
Subito dopo su di un colle, si erge maestosa la Rocca dei Trinci, fortezza posta a protezione del diverticolo che conduce a Colfiorito, considerato all’epoca di vitale importanza strategica.
Del castello se ne parla già a partire dal 1229 a proposito di una disputa tra il Capitolo della Chiesa di Assisi e due signori del contado. Successivamente si ha notizia dell’esistenza di questo nucleo fortificato nella “Cronica di Perugia” del 1289, nella quale si riporta che il 13 maggio di quell’anno truppe perugine e todine devastarono i castelli di Foligno tra i quali Colfiorito e Capodacqua.
È quindi storicamente accertato che il castello sia antecedente al 1305, anno di ascesa al potere della famiglia Trinci.
Con l’avvento della Signoria Trinciana infatti, cura costante della stessa fu la protezione delle posizioni confinarie e l’acquisizione di territori atti a difenderle e questo si verificò principalmente dopo la morte di Ugolino I nel momento in cui il potere passò nelle mani di Corrado I, che governò dal 1338 al 1343 continuando i lavori di fortificazione intrapresi dal predecessore nei castelli di Annifo e Capodacqua e facendo costruire nuove rocche come Pasano e Calestro.
Ma è soprattutto con Ugolino III (1386-1415), figlio di Trincia VIII che il castello di Capodacqua venne ampliato e fortificato.
Lo stesso Ugolino infatti, appena assunta la Signoria provvide per prima cosa a rafforzare ancor di più le difese esterne e precisamente i castelli di Colfiorito, Annifo, Capodacqua, Verchiano, Roccafranca, Rasiglia, nonché le rocche di Calestro, Salvino, Arvello, Pasano, Afrile e Serra di Valtopina, impiantandovi castellani stipendiati e manipoli di soldati.
Nel 1413 però, il castello subì gravi danni dalle truppe di Ladislao d’Angiò re di Napoli che condusse una politica di predominio sull’Italia centrale e si volle vendicare di Ugolino, che quando era al servizio dei fiorentini aveva umiliato i suoi soldati.
Ad Ugolino III successe Corrado III, che governò insieme ai fratelli Nicolò e Bartolomeo in una specie di triunvirato fino al 1420 allorquando i due, attirati in un tranello vennero uccisi per motivi d’onore dal castellano di Nocera durante i festeggiamenti per la fine dell’anno.
Dopo i fatti sanguinosi che portarono alla scomparsa dei fratelli, Corrado rimase signore incontrastato fino ai primi di settembre del 1439, periodo in cui dopo un assedio durato due mesi da parte delle truppe del cardinale legato Giovanni Vitelleschi, alcuni congiurati aprirono le porte della città in cambio di alcune garanzie.
Nella notte tra l’otto e il nove settembre, i congiurati irruppero nella casa di Corrado.
Lo stesso e i suoi figli maschi vennero fatti prigionieri e rinchiusi nella rocca di Soriano (Viterbo), dove furono strangolati il 14 giugno 1441.
Con la morte di Corrado III finisce la Signoria dei Trinci.
A partire dal 1445 il castello di Capodacqua, divenne residenza estiva della Curia Vescovile di Foligno.
Nel 1450 vi dimorò il vescovo Antonio Bolognini, lo stesso che diede il nulla osta per la costruzione del Santuario della Madonna delle Grazie di Rasiglia (15 agosto 1450).
In seguito ne divennero proprietari i nobili folignati Gentili Spinola, zecchieri pontifici.
Domenico Gentili Spinola di Giovanni Battista e di Claudia Roncalfi, ne fu l’ultimo proprietario, in quanto alla morte della madre avvenuta nel 1803, fu costretto a liquidare tutto il suo patrimonio per debiti.
 

Aspetto attuale

Il castello è approssimativamente a ferro di cavallo, le mura, delle quali rimangono pochi resti, seguono l’andamento del terreno.
All’interno in buono stato di conservazione, svetta la torre pentagonale con merlature guelfe, ricca di diverse feritoie su tutti e cinque i lati.
Sempre all’interno delle mura perimetrali, è ancora esistente una piccola chiesa dedicata alla Madonna del Castello, in tempi passati luogo di devozione e di pellegrinaggi.
 

Curiosità

Gli abitanti di Fiorenzuola, paesino situato nei pressi del castello, tutti “Bartoli” di cognome, discendono dai mastri muratori chiamati dai Trinci per la ricostruzione del maniero.
Originari del capoluogo toscano, vollero chiamare quelle poche case Fiorenzuola (piccola Firenze) in ricordo della loro città natale.
 

Fonti documentative

Santuari e Castelli del Folignate e della Valtopina di Sandro Capodimonti – 2010 edizione Dimensione Grafica
 

Mappa

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