Ripari rupestri – Spello (PG)
Ne propongo 8 di seguito che sono quelli che conosco
Riparo rupestre di Collepino
Riparo rupestre di Ponte Parasacco
Riparo rupestre della stradetta d’Assisi
Riparo rupestre dell’Eremo di Sant’Elia
Riparo rupestre di Poggio Calvarone 1
Riparo rupestre di Poggio Calvarone o del Capanno di Florio
Riparo rupestre (crollato) di Poggio Calvarone detto “Il Nero”
Riparo rupestre della Sportella
Cenni descrittivi
Il nostro monte Subasio sin dall’antichità è stato fonte di reddito e terreno per lo sviluppo di diverse attività dell’uomo, e non è peregrino pensare che la sommità priva di alberi non sia un fatto climatico, ma che sia invece frutto del lavoro umano, lavoro di ascia, fuoco e sudore dell’uomo che ha colonizzato il territorio per la sua sopravvivenza.
E’ storicamente provato che le nostre montagne appenniniche tra cui il Subasio sono state colonizzate in tempi antichissimi da popolazioni nordiche ( Naharti – Umbri ) che sono scese in Italia sfruttando le vallate dei fiumi e si sono poi insediate sulle alture per motivi di sicurezza e le hanno tappezzate di Castellieri, hanno sviluppato allevamenti , pastorizia, una agricoltura di altura, una fitta rete viaria e intrecciato conseguentemente commerci.
La civiltà del nostro Appennino è partita dall’alto per diffondersi a cascata nelle vallate Umbre e Marchigiane.
Per quanto riguarda il Subasio è documentato che i benedettini , come qualcuno aveva già fatto prima di loro, coltivavano tutta l’area nei dintorni del loro Oratorio della Madonna della Spella che al tempo era privo di piante fino al laghetto, alberato in tempi recenti con pini durante il periodo Mussoliniano.
Il monte quindi è stato sempre una fonte di sostentamento e di reddito e nei periodi bui delle guerre anche un sicuro rifugio.
Oggi, la montagna è diventata una forma di economia marginale, con l’abbandono delle abitazioni, della pastorizia, dello sfruttamento del bosco per legna o per carbone, del semi abbandono di aree destinate all’olivicoltura, dovuto all’attrazione verso i centri di pianura e con la corsa all’industrializzazione.
Girovagando però sulle pendici e tra i boschi, si ritrovano ancora tracce di ripari rupestri utilizzati da pastori o persone che erano dediti all’attività agricole, che resistono ancora alla furia della devastazione più dell’uomo che del tempo.
Ce ne sono diversi disseminati per tutto il pendio del monte visto che tale territorio era adibito in prevalenza alla pastorizia per cui erano stati predisposti dei ripari in posizioni strategiche in modo tale da offrire riparo ai pastori.
Si consideri che sono semplici ripari costruiti solamente con la pietra senza uso di nessun tipo di collante, nemmeno terra e che, grazie alla tecnica costruttiva, garantiva riparo dalla pioggia o dal freddo.
Chi ha fatto tali opere era a digiuno di istruzione, spesso erano solo rozzi pastori analfabeti, ma che spinti dalla necessità, hanno comunque realizzato opere di elevata taratura architettonica, semplici ma efficaci, anche se di notevole difficoltà di realizzazione; strutture che hanno affrontato e resistito ai numerosi terremoti che hanno devastato le nostre aree.
Ho sentito il dovere di documentare (quelli che ho trovato) un patrimonio culturale, a mio avviso, che inesorabilmente si sta perdendo e con lui la cultura della montagna intesa come ambiente di conservazione e non di solo sfruttamento.
Mappa – Riparo rupestre di Collepino
Mappa – Riparo rupestre di Ponte Parasacco
N 43 0 27.5508
E 12 42 7.11 tra “ Bosco Strappabraghe e Gli Olmi sul percorso dell’Acquedotto Romano “
Mappa – Riparo rupestre dell’Eremo di Sant’Elia
Link coordinate: 43.011768 12.694850
Mappa – Riparo rupestre di Poggio Calvarone
Link coordinate: 43.012494 12.676175
Mappa – Riparo rupestre di Poggio Calvarone o del Capanno di Florio
Link coordinate: 43.017085 12.675137
Mappa – Riparo rupestre di Poggio Calvarone detto “Il Nero“
Link coordinate: 43.008416 12.677227